Se gli sparatutto più istintivi riescono a rilassarvi meglio della musica classica, un po’ come accade a me, allora potreste trovare Livelock un giochino più che interessante. Il vezzeggiativo non è usato a caso, considerata la sostanza abbastanza esigua dell’offerta, ma l’opera prima di Tuque Games ha dalla sua un’ottima fattura e una struttura più che collaudata, sulla quale gli sviluppatori canadesi (Montreal, per la precisione, dove gli studios di videogiochi spuntano come funghi) hanno saputo costruire un convincente setting fantascientifico.
L’idea è sempre quella di ampliare gli shooter top-down nella direzione dei giochi in stile Diablo
WELCOME, INTELLECTS
L’idea dell’intelletto umano trasferito su un sistema digitale si trova ormai in molti videogiochi, dopo aver interessato romanzi e racconti fin dagli albori del cyberpunk. Seguendo questa linea, Livelock imbastisce un incipit mai davvero eccelso (per quello c’è SOMA, se vi interessa la massima espressione videoludica della stessa suggestione) ma più che decoroso in ottica sci-fi, buttandosi su una particolare declinazione del genere post-apocalittico: dopo un cataclisma di dimensioni planetarie, ciò che resta dell’umanità fa appena in tempo a sperimentare il trasferimento digitale delle coscienze su tre esemplari – una scienziata, un atleta e un soldato – lasciando a loro il compito di riportare in vita la specie non appena le condizioni ambientali l’avessero permesso, attraverso una tecnologia segreta chiamata – guarda un po’ – Progetto Eden. Nel frattempo, però, le intelligenze artificiali create dagli uomini prendono il controllo del pianeta e guardano alla presenta degli “Intellects” sopravvissuti, stipati in poderosi robot da battaglia, come a una minaccia per il futuro della Terra, un vero e proprio virus biologico da estirpare definitivamente.
Sfida e longevità diventano interessanti solo competendo in classifica, oppure buttandosi nella crescita di tutti gli eroi
La spettacolarità visiva è condita da trovate semplici ma efficaci, come la stazza sovradimensionata dei nostri robot rispetto ai devastati scenari terrestri (principalmente New York, Tokyo e Mosca), e soprattutto il discreto di livello di distruttibilità che caratterizza alcuni elementi di scenario, capace di movimentare piacevolmente la resa grafica nonostante un feeling un po’ “cartonato”. Sotto il profilo del gameplay, invece, le partite in co-op al massimo della difficoltà sono quelle in grado di dare maggiore soddisfazione, complice il buon livello di sfida e la suddetta varietà complementare delle armi, condita da skill ed effetti già visti ma ben implementati. Casomai, Livelock risente un pochetto del costo sin troppo basso per il respawm immediato degli eroi, oltre che di una longevità non esattamente eccezionale per lo storymode, demandata principalmente alle classifiche online e allo sviluppo di tutti i personaggi (personalizzabili anche sotto il profilo visivo). Tali limiti sono segnalati nel voto qui sotto, e tuttavia non tolgono il fatto che Livelock sia un titolo piuttosto divertente da giocare e altrettanto bello da vedere. Guardate voi se è il caso di farlo vostro, a un prezzo tutto sommato onesto.
Livelock riesce a fare piuttosto bene l’antico mestiere del top-down shooter (o twin-stick, se giocato col pad), contaminandosi come altri colleghi con meccaniche co-op e nemici in stile Diablo. Nel suo caso abbiamo a che fare con un percorso più lineare di missioni, poteri e armi da sbloccare, e tuttavia il gioco degli indipendenti di Tuque Games – qui editi da Perfect World Entertainment – si rivela particolarmente spettacolare e divertente da giocare, complici diverse scelte riuscite sul piano del design. Anche il setting fantascientifico è ben reso; complessivamente, dunque, dispiace che il livello di sfida e la longevità diventino interessanti solo competendo in classifica, oppure buttandosi nella crescita di tutti gli eroi. Il voto ne risente, ma il lavoro degli sviluppatori rimane comunque ben eseguito.