Inizio questa recensione di EA Sports UFC 2 con una considerazione a latere. Guardare un incontro di MMA è un’esperienza affascinante e terribile allo stesso tempo: da un lato, infatti, la spettacolarità delle gesta degli atleti lascia senza fiato, mentre dall’altro è innegabile come la brutalità di alcune sequenze possa scuotere non poco anche le persone meno sensibili. Questo aspetto, unito alla generale poca confidenza con la tradizione delle arti marziali miste, ha generato una sorta di diffidenza verso la disciplina, spesso ingiustamente additata solo come un grandguignolesco carrozzone dedito all’esagerazione, come nel caso celebre delle immagini dell’incontro tra la Holm e la Rousey, con la prima ingiustamente accusata di aver infierito inutilmente sull’avversaria. La violenza degli incontri di MMA è certo evidente, a volte estrema, ma quello che non traspare dalle immagini televisive (e che non è di immediata lettura per un pubblico poco abituato) è l’incredibile profondità tecnica di uno sport che si risolve, spesso, in brevi ed efficaci offese frutto di preparazione fisica e psicologica enorme. D’altronde, stiamo parlando di una disciplina che deriva dal pancrazio greco, uno degli eventi più suggestivi dei Giochi Olimpici antichi. Riuscire a comunicare tutto questo in un videogioco che sia contemporaneamente bello da vedere, intuitivo da giocare e credibile dal punto di vista tecnico è davvero difficile, ma Electronic Arts, forte della licenza della UFC, la lega professionistica più importante al mondo, ci riprova, dopo un primo episodio controverso che, però, lasciava intravedere un buon potenziale.
SEGNATI LE OSSA…
Lo dico immediatamente, UFC 2 è stata una delle più liete sorprese dell’anno. Intanto, il primo impatto con il gioco lascia senza fiato: graficamente, infatti, siamo dalle parti di NBA 2K16 e dunque il titolo EA si mostra immediatamente in tutto il suo splendore. Tutto in UFC 2 raggiunge un livello di cura estetica pazzesco, dalla presentazione dei lottatori ai dettagli del corpo, dai guantoni al taglio dei calzoncini, passando ovviamente per i fisici statuari dei combattenti, magnificamente modellati ed estremamente reattivi a mostrare in maniera credibile i segni degli scontri. In movimento, poi, mi ha stupito non solo la qualità delle animazioni, ovviamente allo stato dell’arte, ma la contestualizzazione dei gesti. Mi spiego meglio: una proiezione offensiva che culmina con un calcio al volto può essere schivata, parata, oppure interrotta con un calcio veloce basso, che magari fa perdere l’equilibrio all’avversario. Ecco… per ogni alternativa descritta ci sono animazioni uniche, che fungono da raccordo e danno una risposta immediata credibile, quasi sempre perfetta e fluida. Certo, nelle transizioni in clinch o a terra a volte c’è qualche forzatura, ma in generale, a un occhio poco attento, la differenza tra una partita a UFC 2 e un incontro visto sul canale HD della Pay TV è praticamente nulla.
La differenza tra una partita a UFC 2 e un incontro visto sul canale HD della Pay TV è praticamente nulla
… CHE POI TE LE MISCHIO
In termini di offerta siamo davanti, invece, a un gioco decisamente più cicciotto della precedente edizione. La carriera, seppur più strutturata e corposa, resta purtroppo ancora il punto debole dell’intera produzione, più che altro perché – pur offrendo un sistema di personalizzazione e crescita del personaggio tutto sommato discreto – manca di storytelling, non dà mai sufficientemente motivazioni per crescere e si limita, in fin dei conti, a una sequela ininterrotta di incontri dalla difficoltà crescente.
UFC 2 dà il meglio di sé in multiplayer
Easy to learn, hard to master, UFC 2 è di sicuro il miglior titolo dedicato alle MMA in circolazione, nonché un ottimo sviluppo per la serie. Tecnicamente impressionate e dalla giocabilità profonda e appagante, il titolo EA riesce a simulare in maniera abbastanza precisa l’intenzione e la fenomenologia di un incontro reale. Spiace che in alcune circostanze il sistema di gioco sia un po’ sbilanciato e che la carriera sia abbastanza priva di mordente, ma l’esperienza resta sempre e comunque divertente.