Per Plants vs Zombies: Garden Warfare 2 non posso che provare un’immediata simpatia. Un affetto sincero, a dirla tutta, che non dipende tanto dagli autori della serie – certo non bisognosi del mio amore – quanto dal fatto che è sempre piaciuta tantissimo ai miei bambini. Lo spin-off di Plants vs Zombies mette letteralmente i fiori nei cannoni, e ne mette di ancora più colorati in questo sequel, perfetto come il predecessore nel mixare consuetudini degli shooter competitivi/co-op in un contesto folle e ridanciano, dove ogni arma o abilità viene trasformata in una trovata demenziale buona per tutti, grandi e piccini.
L’ETERNA BATTAGLIA DEL CORTILE
La confezione di Garden Warfare 2 è davvero eccellente, in termini grafici così come nel modo furbissimo, direi addirittura astuto, di pompare una varietà di contenuti non così diversa dal passato. In pratica, all’ingresso nel gioco ci troviamo in un grande ambiente aperto, il “cortile”, con gli HUB delle fazioni ai due capi e uno spazio da contendersi al centro, attraverso una serie di inedite missioni single player o con il semplice scopo di alzare la bandiera di una grande aiuola. Il che non rappresenta nulla di imperdibile, sia chiaro, negli obiettivi (la ricerca del laboratorio segreto di Zombotron, ad esempio, nelle quest degli zombie) come nelle ambientazioni (lo stesso cortile o le mappe multiplayer, spesso come introduzione alle regole di base), ma risulta comunque ben realizzato e nemmeno trascurabile nel grado di sfida, grazie ai livelli di difficoltà che accompagnano qualsiasi opzione in singolo e in cooperativa.
Nelle basi di zombie e piante è possibile accedere a tutti i contenuti, dalle citate missioni single-player alle partite in co-op a ondate – stavolta disponibili per entrambi i contendenti – fino ovviamente ai match multiplayer e alle vaste possibilità di personalizzazione dei personaggi, su cui PopCap ed EA continuano a puntare tantissimo. Ed è qui che inizia il “solito” Garden Warfare, un more of the same per certi versi smaccato ma realizzato con stile, strizzando l’occhio sempre al momento giusto.
GARDEN WARFARE 2.0
Le classi sono sicuramente il pezzo forte di questo sequel, come d’altronde lo erano nel predecessore. Tenendo ovviamente fermi gli otto ruoli del primo capitolo, le cui varianti possono essere persino importate dai salvataggi, Garden Warfare 2 presenta tre nuove specializzazioni per ogni squadra, ben bilanciate fra tratti vagamente ricorrenti (la trasformazione momentanea in qualcos’altro, per esempio) e abilità dal forte carattere distintivo. Da notare che le tre skill di ogni personaggio non vanno sbloccate come nell’originale, e che al contrario sono disponibili fin da subito in tutti gli scenari, compreso quello in singolo per “vedere l’effetto che fa”. Una scelta più che ragionevole.
Plants vs Zombies: Garden Warfare 2 è un more of the same per certi versi smaccato, ma realizzato con stile
Le piante hanno dalla loro un cedro, una rosa e una pannocchia, rispettivamente armate con un fascio di vitamina C, petali fluttuanti e chicchi di mais a ‘mo di mitragliette semi-automatiche, tutti grossomodo buoni sulla media distanza per non togliere spazio al vero cecchino dei giardini, il Cactus, fra le classi più battute del primo episodio. Le tre skill del cedro sono una scarica d’energia, la possibilità di trasformarsi in una palla rotolante e un utilissimo scudo momentaneo, capace di regalare fantastiche sorprese a chi è convinto di averci ormai ammazzato. La rosa, invece, è un po’ la maghetta della situazione, con bolle in slow-motion che fanno levitare i nemici, la forma di bocciolo per sgattaiolare lontano e il vero pezzo forte in termini tattici, ovvero la trasformazione dei nemici in stupidissime capre, munite di poteri deboli e caotici. Molto più classica la pannocchia, con un colpo potente, una sorta di bombardamento aereo e un “twist” un poco più fantasioso, per piroettare in aria e sparare una scarica di colpi ai nemici sottostanti.
Per gli zombie, invece, sento di poter mettere Zombolino sopra a tutte le altre classi, per immediata simpatia ed efficacia sul campo. Una piccola palla di carne putrefatta – con akimbo di mitragliette e caratteristico salto rotante verso i lati – capace di “far la trottola” sparando tutto intorno, sollevare i nemici come la Rosa e, soprattutto, entrare temporaneamente in una specie di mech, armato degli equivalenti miasmatici dei missili e della mitragliatrice pesante. Ottimo anche Super Zomb, zombie in calzamaglia che sfoggia pugni, schiaffoni in giravolta e un’unica abilità buona sulla distanza, un colpo deflagrante simile a quello di altri personaggi. Qualcosa di simile è a disposizione del lentissimo Capitan Barbamorta, insieme a un pappagallo con le stesse funzioni della cipolla volante lanciata dal Cactus; in effetti, questa classe va a colmare l’assenza di veri cecchini nella squadra zombie, con l’aggiunta di una pericolosa botte di esplosivo in cui trasformarsi al momento opportuno.
MORE OF THE GRAIN
Il valore strategico delle nuove skill mi sembra evidente, e d’altronde le vere novità di Garden Warfare 2 finiscono proprio con i personaggi – a lato del fatto che, anche in quel caso, alcune abilità vengono ripetute. Ci sono piccole introduzioni per il nuovo co-op alla guida degli infetti, come la quercia tagliata e gli altri boss delle piante, oppure le difese zombesche da piazzare negli appositi punti, ma nulla che possa cambiare più di tanto il sapore della zuppa, più che piacevole ma già lungamente assaggiata. Torna anche l’orgia di personalizzazione delle buste di figurine, con una marea di costumi e accessori per i personaggi, consumabili per le torrette, piccole variazioni per le armi e la non trascendentale introduzione della “galleria leggendaria”, dove vengono collocati i personaggi completi particolarmente tosti.
Le otto mappe sono varie e spesso belle da vedere, specie nella piacevole diversificazione degli scenari più grandi, mentre le modalità sono forse il punto più debole di Garden Warfare 2, a fronte di una riproposizione pressoché immutata di quanto visto in passato. Quelle in co-op sono concettualmente uguali anche dalla parte degli zombie – difesa di una postazione, ondate normali o con roll casuale di boss, finale con difesa del luogo di estrazione (a bordo di strampalati mezzi volanti) – e questo è ancora più vero per le opzioni competitive, ridotte di numero e comunque fondate sulle idee del predecessore.
Le modalità sono forse il punto più debole di Garden Warfare 2
Garden Warfare 2 propone benissimo il suo more of the same, al punto che inizialmente sembra più grosso e vario di quel che è. L’introduzione di uno scenario single player con HUB e piccole sfide tiene piacevolmente legato il tutto, e tante cose buone si vedono anche nelle nuove classi, talvolta ricorrenti nelle abilità ma sempre divertentissime da usare. Le modalità, invece, aggiungono trascurabili varianti a quanto già visto nel predecessore, pur beneficiando di una qualità delle mappe mediamente elevata. La notevole fattura tecnica e la capacità di divertire rendono Garden Warfare 2 un gioco più che buono, soprattutto se avete qualche piccolo giocatore (non proprio in fasce, PEGI 7) con cui condividere il divertimento. Su PC continua a mancare lo split screen, per cui pensateci bene nel momento di scegliere la versione.