Arslan Senki, o meglio ancora The Heroic Legend of Arslan, non è altro che una serie di light novel – se ne contano ben 15 nel momento in cui scrivo! – nata dalla prolifica penna del romanziere nipponico Yoshiki Tanaka. L’autore è uno dei più apprezzati esponenti sia del genere sci-fi che di quello fantasy, là, nella terra del Sol Levante, capace di incarnare i suoi intricati intrecci narrativi in una moltitudine di adattamenti fumettistici e serie animate. Similmente al sempre più apprezzato George R. R. Martin, l’autore di A Song of Ice and Fire (la saga che ha dato i natali al marchio Game of Thrones di HBO), anche il setting di Arslan si rifà a fatti realmente accaduti, ovviamente rimaneggiandoli laddove è possibile per donare alle avventure del giovane principe un tipo di fascino immortale e sottilmente fantasy. Le ispirazioni sono molteplici e si pescano sia dalla Storia cinese – praticamente la base su cui poggia la serie Dynasty Warriors – che a quella persiana, in un tripudio di scontri campali, tradimenti, intrighi ed eroi carismatici, capaci di reggere il confronto con le leggende arrivate sino ai giorni nostri.
Se in Occidente i romanzi a tema fantasy vengono trasposti in serie TV e, infine, in videogiochi da Telltale Games, in Giappone la situazione è un pochino differente. Questo Arslan: The Warriors of Legend non è una diretta trasposizione del fumetto, ma si rifà a sua volta a un recente adattamento animato, curato dall’inconfondibile stile dall’autrice della serie shonen Full Metal Alchemist, già approdata in Italia grazie a Panini diversi anni fa. Nel Bel Paese, tuttavia, l’adattamento animato di Arslan rimane una delle tante creature del web 2.0, figlio dei recenti accordi di licensing fra il publisher bolognese Dynit e VVVVID.it, portale di video streaming che solamente da un annetto o poco più gestisce diverse serie animate in simulcast con la messa in onda giapponese. Non si tratta, ovviamente, di una licenza anime “forte” quanto quelle esibite nel portfolio di Bandai Namco, e quasi sicuramente pochissimi conoscono il materiale originale su cui si basa la produzione, ma c’è da dire che come tanti altri musou, anche questa iterazione firmata Omega Force risulta facilmente accessibile a chiunque volesse tornare a menare le mani su campi di battaglia sterminati, accendendo il cervello di tanto in tanto. Repetita iuvant?
LA STORIA DEL RAGAZZO CHE DIVENNE PRINCIPE
Senza tanti indugi, basta agire sul joypad per superare il title screen che ci si ritrova immediatamente a comando della cavalleria nel bel mezzo di una battaglia fra l’esercito parsiano e quello dei lusitani. Basta qualche minuto, un paio di sequenze tratte dall’anime e una voce narrante particolarmente zelante, e fortunatamente si è già in grado di seguire le vicende senza subire le tipiche lungaggini delle sceneggiature di matrice nipponica. D’altronde si sta parlando di un titolo della serie musou, dove l’azione brainless è quasi un dogma Zen. Chi volesse approfondire con maggiore efficacia il racconto di Arslan può, senza tanti complimenti, rifarsi al buon adattamento animato diretto da Noriyuki Abe, già regista di Yu degli Spettri e dell’osannato GTO: Great Teach Onizuka, mica pizza e fichi.
Si sta parlando di un titolo della serie musou, dove l’azione brainless è quasi un dogma Zen
Le missioni sono strutturate a obiettivi e per ogni compito da portare a termine è visualizzato un timer che suggerisce al giocatore di fare in fretta. Effettivamente l’unica sfida proposta dal gioco – specie se a livello di difficoltà normale – è quella di riuscire a raccogliere i giudizi più alti in una corsa contro il tempo; non che questo svilisca in qualche modo le velleità strategiche di Arslan: The Warriors of Legend, visto che queste si trovano tutte nel menù di personalizzazione dei protagonisti.
CARTE E GUERRA
L’arte del menare le mani non si ferma alla sola abilità con la spada, e pur se abbozzato è comunque presente un sistema di potenziamenti basato sulla collezione di carte ispirate agli eroi e ai luoghi che fanno da sfondo all’epopea del platinato principe parsiano. Equipaggiandone e fondendone diverse è possibile ottenere bonus addizionali, andando così a potenziare i propri guerrieri rifuggendo dal mero grinding di natura J-RPG. Purtroppo non è sempre ben chiaro il funzionamento del meccanismo di fusione, e più che sperimentare sembra ci si debba affidare al caso nel momento in cui si impegnano preziose carte di rango S nel calderone digitale.
Nonostante questo, in un certo senso, la personalizzazione si concretizza anche nella possibilità di alterare le combo in dotazioni alle armi equipaggiate, potendo addirittura votarle ad affiliazioni elementali, così da sfruttare la debolezza delle truppe nemiche e, ovviamente, facilitare l’incedere dei propri compagni nelle situazioni più concitate. Infine, nella modalità Storia si possono rintracciare delle ricette che possono essere utilizzate nel gioco libero e che, un po’ come in Monster Hunter, potenziano il giocatore prima di una missione. Sono tutti elementi che costellano una tipica ossatura action che rimane, malgrado ciò, molto acerba. I limiti dell’impianto hack’n’slash si palesano in combattimenti spesso grossolani e mai davvero convincenti, specie se si guarda alle sporadiche boss fight, dove il gioco dovrebbe dare il meglio di sé. Un peccato, considerando gli sforzi profusi dal team di sviluppo nella personalizzazione dei guerrieri.
La versione più convincente dal punto di vista squisitamente visivo è quella PS4
Difficilmente Arslan: The Warriors of Legend può essere considerato uno dei prodotti migliori partoriti da Omega Force, ma forte di un comparto narrativo migliore del solito e di una licenza anime tutto sommato di un certo valore (almeno in patria), il prodotto firmato da Koei Tecmo rimane comunque una gradevole variante sulla falsariga dei recenti cross-over made in Square Enix e Nintendo. E per approfondire la storia del ragazzo che divenne Re, trovate la serie in streaming gratuito – e, ribadisco, legale – su VVVVID.it.