Lasciatemi fare una doverosa premessa, prima di iniziare la recensione vera e propria: ho scoperto solo di recente i giocattoli “animati” di Activision, complici un paio di promozioni da cestone dello scorso anno. Prima di allora li ho sempre snobbati, considerandoli alla stregua di giochini casual per ragazzetti. Titubante, lo scorso novembre mi sono tuffato all’interno delle Skylands in compagnia delle mie due bambine, abbastanza distanti tra loro per età, e mi sono dovuto ricredere. La formula costruita da Activision è robusta, funziona bene senza risultare leggera e banale, è leggera e spensierata e si fa godere dall’inizio alla fine; e poi i pupazzetti degli Skylanders sono giocattoli fatti e finiti, dall’ottima qualità costruttiva, sufficientemente fuori di testa e curiosi da stringere immediatamente un forte legame con i bambini (quelli che lo sono ancora, e quelli che sono rimasti dentro di noi e ogni tanto sgomitano per uscire). Magari non serve sottolinearlo – ed è un discorso che vale in generale, ma è proprio in loro compagnia che il gioco dà il meglio di sé, con le loro risate e la loro buffa concentrazione nell’affrontare i disperati minion di Lord Kaos, sempre impegnato in qualche nefandezza. In tutto questo, il gameplay costruito attorno a esplorazione, combattimenti modello “button mashing”, monetine/gemme da raccogliere ecc. è tutt’altro che banale, e soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati è godibilissimo anche da giocatori più stagionati. Un discorso che vale ancor di più per Skylanders Superchargers, che introduce per la prima volta i mezzi di terra, acqua e aria, e con loro parecchie novità.
MAI UN MOMENTO DI TRANQUILLITÀ
Come già accaduto nei capitoli precedenti, le Skylands sono nuovamente sotto l’attacco di Lord Kaos, che questa volta è affiancato dall’inquietante essere che si fa chiamare Tenebroso, ed è forse in questa eccessiva semplicità che si annida l’aspetto meno convincente del gioco: una storia liscia liscia, senza particolari colpi di scena (come invece ci aveva regalato, nei limiti di un racconto per bambini, TrapTeam dello scorso anno), e quindi meno coinvolgente.
UN SACCO DI COSE DA FARE
A questo si aggiunge la quantità sterminata di contenuti presenti nel gioco: ogni personaggio ha le sue skill e le sue abilità, la campagna dura una buona manciata di ore, e questo rappresenta il “pacchetto base”, a cui si aggiungono le partite con le carte di Pietracielo (in versione Overdrive, con i veicoli che entrano a far parte dei mazzi dei giocatori) e un’Accademia più grande e ricca di attività collaterali. Mettiamoci anche il fatto che le tre diverse tipologie di mezzi propongono modelli di guida, sfide e percorsi molto diversi tra loro: le missioni sono sostanzialmente di due tipi (corse da un punto all’altro della mappa e arene con combattimenti), ma il fatto di poterle affrontare derapando, effettuando evoluzioni in volo o immergendosi sott’acqua regala una decisa dose di varietà.
liquidare Skylanders come “giochino” per ragazzetti sarebbe un errore, e lo dico soprattutto come genitore, interessato a che i propri figli crescano in maniera sana, anche videoludicamente
OCCHIO AL PORTAFOGLIO
Uno degli aspetti più controversi e forieri di polemiche per il genere dei “pupazzetti”, da Skylanders a Disney Infinity, passando per gli Amiibo di Nintendo, è il fatto che costringono a un esborso continuo – in maniera più o meno subdola – per sbloccare i contenuti di gioco. Quest’anno, con mia grande sorpresa, Activision si è dimostrata meno avida che in passato: alcune modalità di gara (separate dalla campagna) sono accessibili solo acquistando un Racing Pack, ma al di là di quello, per poter accedere a tutte le missioni secondarie della campagna è sufficiente (si fa per dire) comprare un mezzo acquatico e uno aereo. Un acquisto che mi sento comunque di consigliare, perché – come scrivevo poco sopra – l’esperienza di gioco ne guadagna in divertimento e varietà. Oltretutto, alcune side quest influenzano in maniera diretta quella principale, eliminando ostacoli e pericoli, e rendendo quindi più agevole il cammino verso la meta. Poi certo, se siete dei collezionisti e non potete non avere tutta la serie di quest’anno, allora avete già messo in conto la spesa, e il discorso non vale più. Riprendendo poi quanto già fatto da Disney con Infinity 3.0, esiste anche una versione del gioco solo digitale (non ancora disponibile in Italia), a prezzo più contenuto, che permette di utilizzare la base dello scorso anno e di godere dei nuovi personaggi solo sullo schermo.
CORSE INSIEME, ANCHE ONLINE
Anche quest’anno Skylanders permette di affrontare tutta l’avventura, dall’inizio alla fine, in compagnia di un amico. La formula messa in campo da Activision per il coop in locale è semplice ed efficace: i due personaggi condividono il medesimo schermo (non diviso in due come in Disney Infinity, dove il risultato non è altrettanto funzionale), legati da un filo “invisibile” che permette di riavvicinarli se si allontanano troppo; nell’ottica di favorire il gioco a due, loot, ricompense e punti esperienza vengono assegnati a entrambi i giocatori, evitando così litigi e bisticci inutili.
BELLO DA VEDERE (E DA TOCCARE)
Il motore grafico è lo stesso dello scorso anno, anche se con qualche miglioria qua e là: la resa è ottima, anche perché la caratterizzazione “cartoonosa” del gioco riesce a mascherare bene qualche limite nella quantità di poligoni di oggetti e nemici; eccellenti invece le animazioni di ogni personaggio, così come la colonna sonora e il doppiaggio in italiano di tutte le voci. Un titolo particolare come Skylanders richiede però anche di valutare la qualità dei pupazzetti e dei veicoli, e anche in questo caso c’è davvero poco di cui lamentarsi: le statuette sono realizzate con ottimi materiali, gradevoli al tatto, pesanti e resistenti (credetemi, se vi dico che l’ho sperimentato di persona – lasciare qualche Skylander nelle mani di bambini di sei anni per un pomeriggio, e la sera rimetterli sulla base con le dita incrociate, e scoprire che funzionano ancora perfettamente è il miglior test possibile); i veicoli non hanno base d’appoggio e in molti casi hanno alcune parti mobili (ruote, eliche, pale ecc.), due elementi che li rendono ancor più “giocattoli” dei personaggi veri e propri.
UNO SGUARDO AL FUTURO
Chiudo questa lunga recensione con una riflessione di più ampio respiro sulla serie di Activision, che in parte si riallaccia a quanto detto in apertura: liquidare Skylanders come “giochino” per ragazzetti sarebbe un errore, e lo dico soprattutto come genitore, interessato a che i propri figli crescano in maniera sana, anche videoludicamente. È vero che il target ideale è quello dei giovanissimi, e negarlo sarebbe sciocco (oltre che sbagliato), ma il gioco è infarcito di una serie di elementi che si ritrovano, in forme più o meno articolate, anche in prodotti destinati a target più maturi, e sicuramente diversi: la crescita del proprio personaggio, le sue statistiche, le abilità e le skill da sbloccare, i perk e i collezionabili, e persino il “tuning” delle vetture, solo per citarne alcuni. La proposta è più accessibile e semplificata, ed è giusto che sia così, ma offre il vantaggio – magari non esplicito, ma evidente – di introdurre molte delle dinamiche e delle situazioni ludiche con cui i nostri figli si divertiranno negli anni a venire, quando agli squali parlanti subentreranno strighi e soldati in mimetica. Dite niente, dite.
La storia non è delle più intense e il multiplayer va sicuramente rivisto e migliorato, ma Skylanders Superchargers è il titolo più riuscito della serie, e anche uno dei più “generosi” con le carte di credito di mamma e papà: la formula originale, arricchita qua e là, funziona sempre e diverte, e l’introduzione dei veicoli amplia parecchio l’esperienza; tanti i contenuti da sbloccare, così come le situazioni di gioco, che terranno occupati per molto tempo tutti quanti, giovani e meno giovani. Assolutamente giustificata la spesa extra per portarsi a casa un mezzo aereo e uno subacqueo, sia per completare la campagna al 100% che per gustarsi modelli di guida e tracciati completamente diversi da quelli con i mezzi su strada.