Alla riscoperta di Pikmin 1+2 in una collection tutta da scoprire che include i primi capitoli della memorabile serie, una delle più apprezzate dagli appassionati della Grande N.
Sviluppatore/Publisher: Nintendo / Nintendo Prezzo: 49,99 € Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: + 3 Disponibile su: Nintendo Switch Data d’uscita: Già disponibile
Che strano parlare di Pikmin. Sia chiaro, non sono un nostalgico come lo sarebbe qualcuno che, non appena vede un videogioco del passato ritornare, è pronto a stracciarsi le vesti e a fare salti di gioia per i prossimi eoni. Quando però si parla di una delle creazioni più apprezzate di Shigeru Miyamoto, che aveva l’obiettivo di creare un’opera divergente e mai vista prima sulle console della casa di Kyoto. Se in passato Pikmin ottenne il suo meritato successo, fu proprio perché c’era bisogno di una ventata d’aria fresca e di una produzione che sapesse raccontarsi anche a chi non poteva ancora comprendere le magnifiche avventure di Link e di Samus Aran in Metroid. C’era bisogno di una storia semplice, di una struttura ludica altrettanto classica ma efficace e di qualcosa che tenesse incollati i giocatori per diverse ore.
Il primo Pikmin, pubblicato nel 2021 per Nintendo GameCube, fu un esperimento riuscito. Lo stesso si può dire, in realtà, pure per Pikmin 2, arrivato due anni dopo. Quest’ultimo fu apprezzato maggiormente dalla critica poiché proponeva altrettante finezze di game design e molteplici combinazioni fra i vari Pikmin e il leggendario capitan Olimar, lo sfortunato protagonista della serie. Con Pikmin 1+2, insomma, Nintendo non vuole riproporre soltanto i due videogiochi esteticamente ammodernati, con dei colori più definiti e una ripulitura grafica adeguata, bensì dare un senso di continuità in attesa di Pikmin 4, in arrivo a brevissimo. Cosa significa oggi rigiocare entrambe le produzioni? Sono invecchiate bene? C’è motivo per acquistarle? Se vi piacciono i viaggi del tempo e questo 2023 vi sta stretto, allora è il momento di salire a bordo di una DeLorean immaginaria e impostare la data a qualche anno fa. Spero non ci sia il jet lag.
L’ODISSEA SPAZIALE DI PIKMIN 1+2
Quanto è brutto finire con le gambe all’aria? Tanto, tantissimo. È il caso del povero capitan Olimar, che ha una predilezione per mettersi nei guai e finire in situazioni rocambolesche. Per chi non conosce la sua storia e sente parlare di Pikmin per la prima volta, deve sapere che quel povero disgraziato del protagonista, a causa di un malfunzionamento, si è ritrovato in un pianeta sconosciuto dominato da autoctoni locali pacifici ma privi di una guida che sapesse loro indicarli la strada giusta da seguire.
OLIMAR, IL CLASSICO AVVENTURIERO SPAZIALE CHE HA UNA SFORTUNA ASSOLUTA COME ISAAC CLARK, O QUASI
Il primo Pikmin concentrava le sue energie per raccontare istanti e momenti di un protagonista che si era disperso nel bel mezzo dello Spazio e non sapeva da dove iniziare per scappare e tornare nella sua patria natia, mentre nel secondo è consapevole delle scoperte fatte in passato, anche se pronto a conoscere nuove prospettive. La scrittura, anche se non è il punto di forza della produzione, riesce in ogni caso a esaltare un approccio definitivo e particolareggiato con il sogno che solo le scoperte incredibili sanno offrire. La riproposizione di Nintendo, quindi, risulta azzeccata soprattutto sotto questo aspetto, perché incastra e affina un approccio al racconto adeguato e a fuoco adatto a tutti.
UNA STRUTTURA LUDICA CHE NON INVECCHIA
Dai primi due capitoli è impossibile aspettarsi una rivoluzione delle meccaniche di gioco, come lo era con la terza iterazione del franchise. Fra le due produzioni cambiano il numero dei Pikmin e gli approcci di game design al suo interno, e viene dato in modo misurato una precisa identità ludica che era già rodata sapientemente in passato. In tal senso, Pikmin 1+2 è un’occasione ghiotta proprio per interfacciarsi con un modello di gioco distante da Nintendo, che però oggi trova una connotazione molto vicina a The Legend Of Zelda: Tears of the Kingdom per la creatività.
PASSANO GLI ANNI MA ANCORA OGGI COINVOLGE E APPAGA VEDERE I PIKMIN RAGGIUNGERE I LORO OBIETTIVI
Giocare oggi, a distanza di quasi ventiquattro anni dalla prima volta i due Pikmin, rappresenta non soltanto fare un tuffo nel passato, bensì conoscere da vicino come si può creare una struttura ludica andando dritto all’obiettivo. Le prime due iterazioni non sono invecchiate di un giorno e rappresentano ancora oggi un ottimo modo per recuperare due perle del passato senza troppe complicazioni. La gestione dei Pikmin, specie nei momenti concitati, ancora oggi risulta appagante: inviarli in giro per le mappe e spingerli al recupero dei gettoni, alla distruzione di ostacoli e all’assalto contro le creature spaziali è come tornare indietro nel tempo. Rivedere e rigiocare entrambe le iterazioni per quelle che erano in passato rappresenta un modo unico e speciale per non perdere altro tempo.
NON SOLO UNA REMASTER MA UN LAVORO CERTOSINO PER OFFRIRE QUALCOSA CHE RISPETTASSE IL PASSATO NEL PRESENTE
In Breve: Una remaster comprendente i due giochi di punta che funziona di entrambe le iterazioni di successo dedicate a Pikmin, che per l’occasione indossa un vestito che non le va stretto e che ancora oggi affascina tutti. Forte di una struttura di gioco che ancora oggi appaga e coinvolge, risulta una delle esclusive Nintendo migliori, più creative e originali del suo intero parco titoli. Da avere assolutamente se si è appassionato della serie, ma anche se si sta cercando un pretesto per fuggire via e godersi una storia semplice.
Piattaforma di Gioco: Nintendo Switch
Com’è, Come gira: Ottimamente, tant’è che il lavoro svolto su entrambe le iterazioni è adeguato e ben proposto. Sia in dock che in portabilità risulta un piacere giocarlo, con tutti quei pixel pronti a fuoriuscire dallo schermo. Non è davvero invecchiato di un giorno.