Fire Emblem Warriors: Three Hopes – Recensione

Switch

Arriva infine il giorno del giudizio per Fire Emblem Warriors: Three Hopes, un Musou non eccessivamente ambizioso, tuttavia ligio nel ripetere la lezione appresa dopo tanta, tanta pratica…

Sviluppatore / Publisher: Omega Force, Intelligent Systems / Nintendo Prezzo: 54,90€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Cooperativo offline PEGI: 12 Disponibile Su: Nintendo Switch Data di Lancio: 24 giugno

Come dichiarato qualche settimana fa nella nostra anteprima, Fire Emblem Warriors: Three Hopes è un Musou che non vuole correre rischi. Restando sulla medesima piattaforma, se paragonato alle possibilità offerte dalla Tavoletta Sheikah o ai massacri orbitali sulle ali del Colosso Sacro Vah Medoh, l’impatto iniziale offerto dall’ultimo virgulto di Omega Force risulta straniante nella sua semplicità, una sorta di ritorno al passato in cambio di una fluidità sicuramente più consistente.




Quello che Fire Emblem Warriors: Three Hopes riesce a creare con successo è un convincente contesto, ambientando la vicenda in una versione alternativa del Fódlan visto in Three Houses e scrivendo da zero una storia non banale e adatta anche a chi ha perso interminabili ore nell’apprezzato strategico. Allo stesso tempo, molti dei più peculiari assiomi della serie firmata Intelligent Systems sono stati declinati e integrati dentro e fuori alle amate/odiate battaglie campali in salsa arcade che i Musou imbandiscono da tanti anni, offrendo una flessibile rosa di opzioni con cui plasmare il destino del nostro mercenario, tornato in vita dopo essere stato spazzato via nella primissima missione da Byleth, ovvero l’eroe che abbiamo guidato sulla strada dell’unificazione del Fódlan in Three Houses. Bella riconoscenza!

I DESTINI INTERCONNESSI DI THREE HOPES

Spaesato e assetato di vendetta, Shez (il nome ufficiale del nostro alter ego) verrà posto davanti ad un’ardua scelta sin dalle primissime battute, costretto dai tumultuosi eventi a decidere a quale fazione prestare i suoi servigi. Combattere in nome di Edelgard, Dimitri o Claude aprirà la strada a tre distinte narrazioni, ognuna con il proprio corredo di personaggi provenienti, rispettivamente, dall’Impero Adrestiano, dal Sacro Regno di Faerghus e dall’Alleanza del Leicester; la possibilità – disattivabile liberamente – di perdere definitivamente un personaggio che cade in battaglia è un importante elemento che vi spronerà a dare il massimo affinché la truppa arrivi sana e salva al termine dell’avventura.

Fire Emblem Warriors Three Hopes Recensione

Coltivare le amicizie migliora i vantaggi ottenuti combattendo in gruppo. Qui mi sto spingendo un po’ oltre…

La preparazione parte dal campo base, un avamposto sempre presente tra una sortita e l’altra dove modificare le classi, allenare i guerrieri e cementare i legami tra regali e attività comuni; solo un limitato numero di azioni può essere compiuto in questa temporanea oasi di pace e, allo stesso modo, la scarsità di risorse impone scelte importanti prima di mettere in gioco la vita dei nostri commilitoni sul campo di battaglia. Per incrementare l’approvvigionamento è importante pianificare le mosse: ogni capitolo è focalizzato su una campagna militare che presenta un obiettivo finale, raggiungibile affrontando un numero variabile di battaglie secondarie. Portarle a termine non è solo un modo per intascare punti esperienza e reperire armi e oggetti dalle spoglie di guerra, ma anche per esplorare sulla mappa strategica villaggi, miniere e atri punti d’interesse, che elargiranno bottino extra rispettando determinate condizioni. Tra le opzioni di personalizzazione spiccano mosse speciali e abilità, derivate dall’allenamento e dalla classe scelta, che però possono spesso essere equipaggiate da vocazioni simili.

È PUR SEMPRE UN ARCADE. O NO?

Una volta schierate le nostre truppe, la loro importanza diverrà più marcata di fronte al sempre presente triangolo delle armi, ovvero una sorta di carta, forbice e sasso che intercorre tra spade, lance e una vasta gamma di brutali strumenti quali asce o magli. Nel fragore del metallo che stride si palesano jolly come i maghi e i monaci, artefici di vere e proprie deflagrazioni elementali in seguito a particolari combo o utilissime iniezioni di punti ferita per i compagni presenti nelle vicinanze. Si tratta ovviamente di combattenti caratterizzati da una resistenza esigua, ma per massimizzare le probabilità di vittoria è consigliabile unire le forze con un compagno: così facendo la sua unità verrà annessa alla nostra e potrà essere alternata liberamente a seconda del nemico da fronteggiare. Inoltre, una volta “sguinzagliata”, potrà combattere assieme al capogruppo e unirsi a lui durante l’esecuzione di potenti attacchi combinati. Tornando su mosse e abilità speciali, equipaggiare un attacco con proprietà contraerea concederà un grosso vantaggio al momento di fronteggiare Cavalieri Pegaso e altre unità alate anche senza il supporto di arcieri, e la pausa strategica (escludibile a favore di una cadenza degli eventi più serrata) che spunta a ogni nuovo obiettivo permette di distribuire celermente le attenzioni delle unità – attive o di supporto che siano – attraverso una serie di ordini, sufficientemente diretti (“conquista” o “attaccate all’unisono”) da non frammentare eccessivamente lo spirito di un gioco che resta sempre e comunque un arcade dall’anima estremamente casinista.

Fire Emblem Warriors Three Hopes Recensione

Una tecnica speciale imbevuta del potere del vento ha sollevato quel plotone, pronto per qualche succulenta combo.

Apprezzabile la possibilità di giocare la quasi totalità della campagna con un amico grazie allo split screen orizzontale

Da notare che le tecniche speciali consumano l’integrità dell’arma, una risorsa da amministrare con cura che verrà ripristinata durante le soste all’accampamento o recuperando sul campo rarissimi oggetti. Tra combo in grado di sollevare da terra plotoni di avversari e attacchi finali che riempiono lo schermo con effetti di luce e esplosioni assortite, la spettacolarità non manca a Fire Emblem Warriors: Three Hopes, al netto di una fluidità che si assesta attorno ai 30fps quando Switch è accoccolato nella sua docking station, concedendosi qualche incertezza in più nella modalità handheld; non il massimo, certo, ma parliamo pur sempre di un hardware oramai anzianotto e, sotto quest’ottica, è particolarmente apprezzabile la possibilità di giocare la quasi totalità della campagna con un amico grazie allo split screen orizzontale, che tutto sommato si concede pochi compromessi grafici per garantire una fluidità rispettabilissima scongiurando i brutti ricordi risalenti a Hokuto Musou 2. Raccomandatissimo il doppiaggio giapponese, giacché quello inglese vive di vertiginose cadute di stile: in particolar modo, la voce di un certo personaggio – che per motivi di NDA non posso nominare – è particolarmente ridicola mentre cerca di suonare possente e virile, con risultati involontariamente imbarazzanti.

In Breve: Fire Emblem Warriors: Three Hopes può inizialmente sembrare un Musou come tanti, ma possiede alcuni elementi in grado di giustificare un riconoscibile filo conduttore con l’illustre serie Fire Emblem. Questo gli dona una spiccata identità, ma nel cuore della lotta le meccaniche della serie sapranno inesorabilmente di già visto. Buono per i fan, un po’ meno per gli altri: se non temete la sfida, giocate abilitando la morte definitiva dei guerrieri caduti. Vi aiuterà ad assaporare al meglio tutte le possibilità che il gioco offre.

Piattaforma di Prova: Nintendo Switch
Com’è, Come Gira: Fire Emblem Warriors: Three Hopes si comporta meglio dell’ultima disastrosa avventura di Link orchestrata da Omega Force. Il framerate si assesta attorno ai 30fps nella maggior parte dei casi, con qualche picchiata durante le situazioni più ingarbugliate.

Condividi con gli amici










Inviare

Pro

  • Un Musou classico, ma discretamente profondo / La morte permanente è una bella sfida per spingere a giocare più attentamente / Una storia tutta nuova per il Fódlan, con rigiocabilità assicurata.

Contro

  • Pecca enormemente di ambizione di fronte a L’Era della Calamità / Nel suo classicismo, sa tanto di già visto, e difficilmente richiamerà nuovi proseliti.
7.8

Buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

Password dimenticata