Hyrule Warriors: L'era della calamità – Recensione

Switch

Let’s do the timewarp again: Hyrule Warriors: l’Era della calamità ci fa compiere un balzo di cento anni nel passato per assistere di persona alla Calamità Ganon. Sarà valsa la pena rispolverare il flusso canalizzatore?

Sviluppatore / Publisher: Omega Force, Koei Tecmo / Nintendo Prezzo: 60,98€ Localizzazione: Completa Multiplayer: Locale PEGI: 12 Disponibile Su: Nintendo Switch

È passata una settimana dalla nostra anteprima, e Hyrule Warriors: l’Era della calamità ha confermato i pregi e i difetti affiorati durante il nostro test preliminare. Si tratta senza ombra di dubbio del Musou più ambizioso di sempre, con un roster tutto sommato contenuto ma graziato da una diversità inaspettata, dove ogni elemento risulta dotato di uniche gimmick che lo differenziano sensibilmente rispetto agli altri guerrieri anche grazie a un pulsante adibito all’uso di un’abilità personale.




Persino Link (a conti fatti il più tradizionale in quanto a moveset) presenta importanti cambiamenti a seconda dell’arma impugnata, scoccando raffiche di frecce o potenziando il colpo finale di una combo qualora si trovasse a combattere con la classica spada a una mano o brandendo una pesante ascia; considerando che gli strumenti all’interno della medesima tipologia differiscono tra di loro per danno e velocità, la versatilità degli approcci offerta da Hyrule Warriors: l’Era della calamità non ha rivali tra i colleghi Musou. A questa va sommata la cadenza del gioco, un filo meno caotica del solito ma non per questo meno impegnativa: non si arriva mai a falciare migliaia di cattivi nei primi minuti di gioco, e i nemici sono distribuiti in gruppi più compatti capitanati da mini boss che, se ignorati, convergeranno in massa sul giocatore rendendogli parecchio dura la vita.

L’ARTE DELLA GUERRA

Come nel capitolo precedente, questi mini boss possono essere danneggiati seriamente schivando i loro attacchi all’ultimo istante per poi fiaccare l’indicatore della resistenza, ma stavolta entra in scena l’uso della Tavoletta Sheikah e dei suoi quattro poteri (anche loro differenziati a seconda di chi la usa, tanto per rimarcare il concetto di varietà) da attivare appena il cattivo viene marchiato dall’apposito simbolo.

hyrule warriors era della calamità recensione

Niente di meglio di un bombardamento a tappeto alla guida di Vah Medoh per scacciare lo stress.

La finestra di opportunità è sufficientemente larga da permettere la scelta del giusto contrattacco senza semplificare esageratamente l’azione, e il cooldown tra l’uso di un potere e l’altro garantisce che tutte le opzioni belliche vengano usata in egual misura, aggiungendo un gradito livello di complessità al canonico button mashing per cui i Musou risultano famigerati. Fuori dai campi di battaglia è tempo di armeggiare con la mappa di Hyrule, che progressivamente verrà invasa da missioni e richieste, queste ultime vitali per approntare tutta una serie di costruzioni che nei precedenti Musou davamo per scontate come il fabbro o il campo d’addestramento, oltre a estendere il moveset degli eroi e la loro riserva di cuori.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Un Musou straordinariamente maturo / Roster diverso e diversificato senza cloni / Uno sguardo al passato di Breath of the Wild, con un ottimo doppiaggio italiano.

Contro

  • Tecnicamente sottotono / Se non amate i Musou neppure il fascino di Zelda saprà addolcirvi la pillola.
8.4

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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