Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX – Recensione

Switch

È un po’ come essere Gregor Samsa de La Metamorfosi di Kafka, ma con tanta tenerezza al posto di scomodi carapaci e chele…

Sviluppatore/Publisher: Spike Chunsoft/The Pokémon Company – Nintendo   Prezzo: € 59,99    Localizzazione: Testi    Multiplayer: Assente   PEGI: +7   Disponibile su: Switch

Come il protagonista del racconto di Franz Kafka, il nostro alter ego si sveglia all’interno del mondo di Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di soccorso DX privo delle sue sembianze umane, rimpiazzate dai pacioccosi tratti dei mostriciattoli tascabili nati dalla mente di Satoshi Tajiri. Niente allenatori nei paraggi stavolta, né sfere Poké dove essere rinchiusi al termine di una lotta: se il vostro più recondito sogno consiste nell’impersonare un Pokémon, ci sono buone possibilità che questo gioco faccia al caso vostro. A meno che non odiate con decisione i roguelike, però, giacché il titolo qui presente appartiene alla serie Fushigi no Dungeon (Mystery Dungeon in Occidente), figlia di un Koichi Nakamura incuriosito dal fascino della fondamentale opera di Glenn Wichman e Michael Toy.




Con i suoi combattimenti a turni all’interno di labirinti creati casualmente, Fushigi no Dungeon è stato lo scheletro per iniziare i protagonisti dei più disparati marchi nipponici al fascino del dungeon crawling all’occidentale, calando personaggi come il chocobo di Final Fantasy o i guerrieri di Etrian Odyssey all’interno di umide segrete. Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di soccorso DX è dunque il remake del primissimo incontro tra i labirinti di Spike Chunsoft e la banda di Pikachu, uscito nel 2005 su Game Boy Advance e Nintendo DS.

ANY COLOUR YOU LIKE

Se il capitolo originale (diviso a sua volta in due edizioni con mostriciattoli differenti, qui riunite all’interno dello stesso gioco) offriva una pixel art apprezzabilissimi, l’aggiornamento di Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di soccorso DX alza l’asticella proponendo una veste poligonale impreziosita da un filtro acquerello davvero affascinante, che dona alla vicenda un inedito tono fiabesco.

Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di soccorso DX recensione Pokémon Mystery Dungeon Switch Pokemon Mystery Dungeon: Rescue Team DX

Il rapporto tra gli elite comandati da Alakazam e il nostro protagonista è destinato a diventare piuttosto complesso.

Non fatevi però ingannare dalla zuccherosa presentazione, perché la trama di Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di soccorso DX si rivela inaspettatamente matura dopo le prime missioni d’assestamento, ponendo la metamorfosi del protagonista al centro di una leggenda che lega un’antica maledizione ai catastrofici stravolgimenti ambientali che stanno mandando nel caos il mondo. Il gioco inizia con un bizzarro test di personalità con cui decidere la natura del Pokémon in cui ci reincarneremo, ma fortunatamente questa nuova versione permette di sceglierlo liberamente qualora il verdetto non ci risultasse congeniale.

Il roster comprendepersonaggi della quarta generazione, implementando meccaniche inedite come le Mega Evoluzioni

È solo la prima delle numerose modifiche destinate a rendere più attuale un gioco che, ridendo e scherzando, si porta la bellezza di tre lustri sulle spalle. La più apprezzata – nonché dovuta – riguarda il roster di Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di soccorso DX, che prevedibilmente comprende personaggi provenienti dalla quarta generazione, implementando meccaniche inedite come le Mega Evoluzioni. Proprio quel che ci vuole per rimpolpare i ranghi della squadra di soccorso che avremo l’onere di creare e guidare in missione sull’onda dell’entusiasmo del nostro iperattivo partner, scelto liberamente all’inizio del gioco.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Squisita veste grafica.
  • Svecchiato da piccole, numerose quanto benvenute modifiche.
  • Trama intrigante e buona longevità, garantita dai labirinti procedurali.

Contro

  • Decisamente destinato ai più giovani.
  • Tende a divenire piuttosto monotono, come del resto tutti i Fushigi no Dungeon...
7.8

Buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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