Reduci dall’antipasto dello scorso anno composto dalle due portate gemelle Let’s Go Pikachu e Eevee, i mostriciattoli tascabili di Gamefreak si presentano finalmente all’appello con quella che dovrebbe rappresentare una nuova partenza per il marchio, nonché il primo capitolo ufficiale di Pokémon realizzato (anche) per le console casalinghe. Con una veste grafica tirata a lucido e alcune interessanti trovate, Pokémon Spada e Scudo sono le due facce di una lucente medaglia in equilibrio tra tradizione e rinnovamento.
A METÀ STRADA
Sulla carta, il nuovo Pokémon non potrebbe essere più conservatore, grazie anche a una trama discretamente prevedibile, a sua volta messa in moto dalla più classica delle premesse.
Lungi da me rovinarvi la sorpresa, tuttavia dubito fortemente che possiate rimanere basiti sapendo che la vicenda inizia vestendo i panni del solito protagonista muto come un Magikarp, determinato a intraprendere un viaggio che lo porterà a sconfiggere otto capipalestra, ovviamente dopo aver ricevuto in dono una rissosa bestiola. Ironia a parte, lo schema di gioco non si sposta minimamente da quanto la nostra memoria muscolare ha imparato a menadito durante decadi di collezionismo digitale, confermandosi dunque impermeabile al fascino del sistema di cattura a base di tiro a segno introdotto nei due Let’s Go. Tuttavia, nella sua totale aderenza al passato, Pokémon Spada (e Scudo, però questa è l’ultima volta che lo ricordiamo!) riesce comunque a scrollarsi di dosso una buona dose di game design antiquato, migliorando complessivamente la qualità della vita dei suoi giovani allenatori.
Nella sua totale aderenza al passato, Pokémon Spada riesce comunque a scrollarsi di dosso una buona dose di game design antiquato.
Non parlo solo dei vari attacchi, ma anche dei comportamenti ritratti nei momenti più rilassati, vedi ad esempio le occasionali sessioni di campeggio dove fare una pausa cucinando le bacche raccolte in un gustoso curry o giocando con il nostro entourage, migliorando in questo modo il legame d’amicizia con i piccoli mostriciattoli. Il rovescio della medaglia è che la qualità si paga, come ben sa il producer Junichi Masuda, “reo” di aver tagliato via una discreta parte del Pokédex finora conosciuto per migliorare particolari e movenze del bestiario in vista di questo nuovo inizio.
TAKE THE WALK ON THE WILD SIDE
Creare e ottimizzare la propria squadra è un obiettivo a lungo termine che Pokémon Spada rende decisamente agevole, dividendo il bottino di esperienza tra i sei mostri che compongono la squadra e concedendo una fetta più sostanziosa a chi combatte in prima linea.
Per cacciare in grande stile la scelta migliore è allontanarsi dai percorsi battuti e avventurarsi nelle nuove Terre Selvagge
Le trasformazioni Dynamax sono la novità (letteralmente) più grossa e strombazzata di questo episodio, ovvero un asso della manica da tirare fuori in particolari momenti, nella fattispecie durante gli scontri con i capopalestra e in particolarissime situazioni volute dalla trama. La mutazione dura tre turni e strategicamente parlando rimpiazza Mosse Z e le Mega evoluzioni, tuttavia i vantaggi restano notevoli, con l’arsenale del mostro-non-più-così-tascabile sostituito in blocco da possenti mosse Dynamax, tanto spettacolari quanto dannose. Anche in questo caso, però, l’impressione è quella di avere di fronte un’introduzione valida, eppure non ancora completamente sviluppata. Un po’ è colpa dell’AI – come sempre piuttosto docile – che solitamente utilizza la trasformazione quando viene messa alle corde, ovvero durante lo schieramento dell’ultimo pokémon disponibile. Non c’è dunque una vera e propria strategia in ballo e, anzi, mi è capitato spesso e volentieri di sconfiggere un avversario colossale senza ricorrere alla stessa metamorfosi, semplicemente basandomi sui più elementari rapporti di forza e sfruttando mosse super efficaci, concludendo un duello in stile Davide contro Golia affidandomi alla forza bruta per spedire nello spogliatoio un nemico apparentemente imbattibile.
VERSO IL FUTURO
Al netto di novità e mezzi passi falsi, Pokémon Spada (e Scudo: ok, non riesco a non rimarcarlo!) resta un punto di partenza esaltante per la serie.
Verso la fine del gioco, col medagliere finalmente completo, le Terre Selvagge rappresentano una tappa obbligatoria per creare la squadra definitiva.
L’ottava generazione di Pokémon mi ha conquistato, ed è davvero uno spasso da giocare grazie a una marea di migliorie che snelliscono e ampliano positivamente l’esperienza di gioco. Tra meccaniche non perfettamente espresse e un roster penalizzato da inevitabili (purtroppo è davvero impossibile accontentare tutti) defezioni le ombre sono comunque presenti, ma nel complesso credo che questo capitolo sia un ottimo nuovo inizio, apprezzabile tanto dalle nuove leve quanto dai veterani.