Sin dalle primissime battute, l’opera di adattamento da parte di Virtuos appare come una sorta di patto col diavolo, magia nera che danza tra i circuiti di Switch per dar vita a una visione convincente delle lande di Ivalice prodigiosamente racchiusa nel palmo della mano. Non è la prima volta che questo accade, certo, visto che i nostri dispositivi portatili in passato ci hanno offerto un assaggio del fittizio universo fantasticato da Yasumi Matsuno e Hiroyuki Ito con perle quali Final Fantsy Tactics: War of the Lions o il trascuratissimo Revenant Wings, ovvero il diretto seguito in chiave RTS delle vicende di Vaan e compagni, ma qui il discorso è differente. Final Fantasy XII era e resta uno dei più interessanti capitoli della serie, e vederlo girare senza compromessi sul piccolo schermo di Switch sempre e ovunque è un’epifania che faticherò per un po’ a somatizzare.
“GOD PLEASE SAVE US, SINFUL CHILDREN OF IVALICE!”
Final Fantasy XII è unico, e dovreste recuperarlo senza indugi qualunque sia la vostra piattaforma preferita, visto che il gioco è stato riproposto su PS4 e PC già dall’anno scorso. È un gioco maturo a partire dalla trama incentrata su guerra e politica, narrata con trasporto e chiarezza (dimenticate quindi la confusionaria abbondanza di nomi propri visti in Type-0) nella splendida introduzione, dove l’acciaio delle spade e il ruggito delle aeronavi si incastrano con macchinazioni e tradimenti: in un certo senso, questo dodicesimo capitolo è un po’ il Game of Thrones dell’universo di Final Fantasy, lontano dunque dagli sfruttatissimi stereotipi da shonen manga a cui siamo abituati nel mondo dei giochi di ruolo orientali. In un quadro tanto affascinante è forse il protagonista Vaan ad essere il meno interessante, ma solo perché Square Enix ha saputo confezionare un cast di comprimari di tutto rispetto, capaci di rubare la scena e ben lontani dall’essere meri ammassi di statistiche da puntare in battaglia verso il bersagli di turno. Ecco, il combattimento è un altro pezzo forte, forse troppo unico e particolare per i suoi tempi in quanto anello di congiunzione tra i classici JRPG a turni e i MMORPG, con il gruppo che attacca automaticamente mentre l’azione può essere interrotta in qualunque momento per attivare abilità e usare oggetti. Ci hanno provato in molti, non ultima la veterana Level-5 con il suo White Knight Chronicles, ma nessuno ha mai eguagliato il giusto equilibrio dimostrato da Final Fantasy XII anche grazie al Gambit System, una meccanica con cui “programmare” il comportamento dei membri del party impostando condizioni e gerarchie. Un’idea geniale, inizialmente macchinosa ma destinata a diventare col passare del tempo il migliore amico del giocatore astuto, poco propenso a fermare il tempo in continuazione per impartire ordini a destra e manca.
anche questa nuova edizione per Switch è basata sulla postuma International Zodiac Job System
THE IVALICE ALLIANCE
Il rovescio della medaglia della versione Switch è ovviamente l’aspetto puramente tecnico, assolutamente godibile ma non all’altezza di quanto visto sulle altre piattaforme, non ultima l’Xbox One che in questi giorni includerà anch’essa nella propria ludoteca la sua bella versione di Final Fantasy XII: The Zodiac Age. Questo vuol dire che il framerate si assesta sui 30fps sempre e comunque solidi, assieme a una risoluzione di 720p: la qualità grafica degli elementi in lontananza apparirà dunque un filo sfocata, mentre i modelli non godranno giocoforza della stessa pulizia sfoggiata sulle altre piattaforme.
Presenti all’appello quelle aggiunte che non hanno trovato posto nella recente Final Fantasy X / X-2 HD Remaster per la console Nintendo
Final Fantasy XII: The Zodiac Age portatile è un sogno che si avvera, uno che monopolizzerà in maniera pressoché totale le mie ore passate sul piccolo schermo di Switch per parecchie settimane a venire. Con una trama matura e un sistema di combattimento unico e coinvolgente, il dodicesimo capitolo della fantasia finale si riconferma attualissimo e assolutamente godibile, tanto oggi quanto nel 2006. Le concessioni fatte all’hardware della console Nintendo sono pressoché ininfluenti davanti alla libidine offerta dalla portabilità, consacrando questa incarnazione come la versione definitiva di un classico tutto da riscoprire. Promosso.