Fire Emblem Warriors - Recensione

3DS Switch

Ci siamo lasciati lo scorso mese con la speranza che il nuovo musou si sarebbe rivelato un po’ più ispirato del precedente Warriors All-Stars. La buona notizia è che il tanto atteso (per lo meno dai fan del genere) Fire Emblem Warriors è sicuramente un titolo più robusto, creato su misura per un’architettura specifica senza pensare al multipiattaforma, con tutti i vantaggi del caso. È quindi giunto il momento di sottoporlo al nostro giudizio, cercando di capire se l’ombra di Nintendo è stata sufficiente per confezionare un titolo godibile come fu a suo tempo Hyrule Warriors.

EMBLEMI OVUNQUE

Nell’eventualità che non abbiate a cuore i personaggi e le storie che animano l’epopea di Fire Emblem, gli eventi narrati nell’ultimo nato di Omega Force non faranno nulla per vincere il vostro favore. Ambendo a riscrivere la definizione stessa di “banalità” sul dizionario, i due principi Rowan e Lianna abbandonano in tutta fretta il castello dopo aver ricevuto dalla loro madre (rigorosamente lasciata indietro, ça va sans dire) un importante artefatto, braccati da mostri fuoriusciti dagli stessi portali che condurranno nella loro dimensione personaggi provenienti da svariati capitoli di Fire Emblem. Non è solo l’incipit a essere scialbo, ma il dipanarsi della narrazione si muove nella stessa direzione. Durante il primo bivio narrativo, i protagonisti si troveranno ad accogliere i rampolli dei regni di Hoshido e Nohr, inseguiti dai cattivi di turno: in entrambi i casi ci troveremo di fronte lo stesso, prevedibile equivoco, con i fratelli maggiori dei fuggitivi convinti di avere di fronte i rapitori del sangue del loro sangue.

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Fire Emblem Warriors sa come farsi amare

Sicuramente la trama gioca un ruolo secondario in un musou, ma sarebbe stato bello vivere una vicenda appassionante tra una battaglia e l’altra, senza limitarci alle ovvie montagne di fan service. Però Fire Emblem Warriors sa come farsi amare, espandendo la classica struttura a base di battaglie campali con elementi tipici di Fire Emblem, come il celebre triangolo delle armi. Si tratta di un’aggiunta più importante di quello che può apparentemente sembrare all’inizio, destinata ad aggiungere da sola un livello di strategia inedito, scongiurando quegli scenari in cui un eroe livellato a dovere ripulisce da solo la mappa, puntando dritto al generale nemico, ignorando eventi e ordini. Giocando al livello più arduo (che è poi l’unico che vi consiglio di selezionare tra i tre inizialmente disponibili), un personaggio armato di spada che si trova ad affrontare un cavaliere munito di lancia se la vedrà sempre brutta, specialmente se l’unita in vantaggio è incarnata da uno dei boss. È quindi necessario pensare dinamicamente e adattarsi, entrando spesso e volentieri nella schermata tattica per indirizzare gli eroi alla volta dei nemici più abbordabili, alternando in tempo reale il controllo di Rowan e compagni per gestire di persona le situazioni più spinose.

I campi di battaglia non brillano per particolari, ma offrono in cambio alcune possibilità tattiche da sfruttare per evitare che lo scontro vada troppo per le lunghe, come strapiombi superabili in un lampo dalle unità volanti o le Vene del Drago introdotte in Fire Emblem Fates, che giacciono custodite all’interno di determinate fortezze aspettando di essere attivate per modificare la topografia della mappa. Come vuole la tradizione Omega Force, Fire Emblem Warriors offre i mezzi per portare avanti una carneficina su vasta scala grazie alle classiche combo e agli attacchi Musou (qui ribattezzati Attacchi Eroe), cui si aggiunge il Risveglio, uno stato in cui il guerriero interessato ignora l’eventuale svantaggio imposto dal triangolo delle armi e picchia come un fabbro, terminando il tutto con un attacco speciale. Probabilmente, però, la novità più appariscente è rappresentata dalle unità come Xander o Camilla, che combatteranno sempre e comunque in groppa ai loro destrieri, cavalli, viverne o pegasi che siano. Niente paura, giacché si comportano esattamente come gli eroi appiedati, messo in conto un iniziale disorientamento dovuto ad alcune combo in cui succede di tutto, tra voli, picchiate e vittime catturate e trascinate in giro come in un rodeo!

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I campi di battaglia non brillano per particolari, ma offrono in cambio alcune possibilità tattiche da sfruttare

Pescando dalla storia recente del franchise, Fire Emblem Warriors permette di unire le forze con un altro personaggio, eliminandolo temporaneamente (la coppia può essere separata in qualsiasi momento) dal campo di battaglia e potenziando le statistiche del guerriero comandato dal giocatore. In questa condizione i vantaggi non si fermano ai meri numeri, garantendo anzi l’accesso ad attacchi in coppia e provvidenziali difese, quando l’eroe “in background” entra in scena per annullare un colpo diretto. Alla fine della tenzone è il momento di raccogliere le spoglie di guerra, tra nuove armi, denaro e materiali, questi ultimi da investire in diagrammi ad albero (ce ne sono tre per ogni personaggio, divisi in attacco, difesa e speciali) ove sviluppare combo, abilità e resistenze. Tra i premi più prestigiosi e rari spiccano gli emblemi del potere, lasciapassare con cui attingere al vero potenziale dei guerrieri una volta raggiunto il quindicesimo livello, quando sarà finalmente possibile mettere le mani sulle classi avanzate. Oltre al logico tornaconto a livello di statistiche, questo traguardo aggiunge numerose nuove opzioni ai diagrammi delle abilità, aprendo le strade a nuove possibilità belliche; è dunque cosa buona e giusta sapere che, una volta completate, le missioni possono essere affrontate in modalità libera, facendo incetta di materiali ed esperienza, scegliendo senza obblighi la formazione da portare in battaglia.

SWITCH MUSOU

Come accennavo all’inizio, Fire Emblem Warriors è un musou tecnicamente solido, privo di gran parte dei cali di fluidità che contraddistingue i precedenti capitoli della serie. Le unità principali sono ben particolareggiate, al contrario della carne da cannone e dei fondali che – al contrario – appaiono generalmente piuttosto semplici, ma il colpo d’occhio finale resta comunque soddisfacente. È anche presente la possibilità di scegliere se dare precedenza alla qualità grafica o alla fluidità nella modalità TV, decidendo se giocare a 1080p e trenta fotogrammi al secondo, oppure scendere a compromessi con la risoluzione, affrontando il gioco a 720p ma con l’azione inquadrata a sessanta succosissimi fps. La differenza è notevole, ma in entrambi i casi Fire Emblem Warriors risulta comunque assai piacevole da giocare, guardare e sentire, con colonne sonore decisamente movimentate che virano sull’epico quando i personaggi scatenano le tecniche più potenti. Anche giocando in due tramite split screen il titolo non scade in disastrose moviole come ai tempi del terrificante Ken’s Rage 2 su Wii U, garantendo un’esperienza giocabile in qualunque momento, scendendo però a pesanti compromessi sul fronte della qualità grafica, con un pop-up delle unità nemiche piuttosto fastidioso e un aspetto che richiama Hyrule Warriors per 3DS, il che non è affatto un complimento!

Fire Emblem Warriors non ha veri e propri problemi, piuttosto presenta qualche antipatica magagna

Abbracciando la filosofia dei musou che – ricordiamolo – si odiano o si amano, Fire Emblem Warriors non ha veri e propri problemi, piuttosto presenta qualche antipatica magagna. La principale risiede nella varietà del roster, che presenta diversi personaggi dal moveset molto simile con differenze tutto sommato piuttosto marginali. È comprensibile: con la scelta iniziale tra modalità Principiante e Classica (in quest’ultima, le unità sconfitte non possono essere schierate nuovamente, e appariranno esclusivamente negli intermezzi) come in Fire Emblem Awakening, sarebbe stato illogico non offrire unità di ricambio con cui sostituire i guerrieri incapacitati, specie con il triangolo delle armi in gioco e la paura di non avere eroi con cui “counterizzare” le armi degli avversari. Però è difficile togliersi dalla testa la sensazione che molti personaggi siano stati creati con lo stampino, senza contare la defezione di nomi fondamentali come Ike che, assai probabilmente, si uniranno all’attuale cast tramite DLC. Un altro elemento che stona è la presenza di armi potentissime in dotazioni agli eroi più prestigiosi come Chrom, Ryoma o Xander, alcuni reclutabili praticamente all’inizio e che rappresentano complessivamente una discreta fetta dei venticinque volti selezionabili. Con belve come Siegfried o Raijinto già nelle mani dei legittimi proprietari, il brivido per la conquista delle armi durante le missioni perde un po’ il suo senso, e le decine di strumenti offensivi in bronzo, ferro e acciaio ottenuti come premio finiranno per essere banalmente riciclate dal fabbro, solo per ricavarne abilità da incidere su strumenti formidabili già presenti nel nostro inventario. Una volta conclusa l’avventura non rimane altro che potenziare i personaggi, magari attraverso la modalità Epica, dove rivivere iconiche battaglie prelevate dai vari capitoli di Fire Emblem su una serie di mappe che richiamano la modalità Avventura di Hyrule Warriors. Esattamente come nel musou di Zelda, i segnalini degli avversari (qui presentati nella loro pixellosa gloria) nascondono sfide particolari, come eliminare un certo numero di nemici in un breve lasso di tempo o affrontare unità corroborate da un livello particolarmente alto.

Per concludere, l’immancabile supporto agli amiibo concede di “pescare” equipaggiamento casuale cinque volte al giorno. Durante la mia prova ho usato statuette ispirate all’universo di Fire Emblem assieme a una schiera di Link, Samus e Pikachu assortiti, non notando particolari differenze a livello di loot.

Fire Emblem Warriors è un buon gioco per gli appassionati dei musou, confezionato sfruttando saggiamente l’hardware su cui gira. Declinando con sapienza alcuni elementi distintivi dello storico marchio Intelligent System, il gioco conferisce una discreta (e soprattutto non soffocante) valenza strategica a una serie comunque rivolta all’azione arcade più feroce. Il roster non convince appieno e la storia è a dir poco banale, ma complessivamente ogni possessore di Switch desideroso di menare le mani si troverà sicuramente a casa. Segnalo che il gioco è disponibile anche su New 3DS, versione però non provata in questa sede.

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Pro

  • Un musou tecnicamente lodevole.
  • Meccaniche di Fire Emblem adattate efficacemente.

Contro

  • Roster un po’ ripetitivo e incompleto.
  • Narrazione soporifera.
8.5

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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