Chi mi conosce sa bene quanto abbia amato le ultime due incarnazioni di Rayman. Di base sono uno che cerca di accumulare Obiettivi e Trofei solo strada facendo, senza impuntarmi al completamento più assiduo; il fatto che l’unico gioco che abbia “millato” (su Xbox 360) nella mia vita sia stato Rayman Origins dovrebbe dirla lunga su quanto il lavoro di Ubisoft sia stato apprezzato da queste parti, e se Rayman Legends non ha subito la stessa sorte è stata solo una questione legata al tempo a mia disposizione, sempre più ridotto al lumicino quando si tratta di giocare ciò che voglio e non ciò che devo. Ho quindi abbracciato con somma gioia la venuta di Rayman Legends su Nintendo Switch, una console che sta prendendo sempre più spazio nel mio tempo libero e che sta diventando il luogo migliore per un certo tipo di esperienza, come peraltro vi ho raccontato qui, in un recente editoriale.
GLOBOOOOOOOX
Cominciamo col dire che Rayman Legends è esattamente quello che conosciamo, ovvero un platform tutt’altro che banale, stilisticamente fantastico e pieno di tante piccole chicche che lo trasformano in un prodotto davvero unico, almeno se guardiamo al solo genere di appartenenza. Nintendo Switch è la casa perfetta per un videogioco siffatto, con lo schermino della console che restituisce a pieni polmoni tutta la gioia dei colori spruzzata a profusione da quel piccolo gioiellino chiamato UbiArt Framework, un motore grafico che – a mio modesto avviso – Ubisoft ha sfruttato davvero troppo poco se guardiamo alle sue potenzialità. Più che nella versione TV, Rayman Legends dà il meglio di sé proprio nella sua forma portatile, tanto più che anche le volte che ci ho giocato in casa ho preferito tenere la console in mano e giocare svaccato sulla poltrona, sul letto o, ovviamente, sul trono. Tutte le buone sensazioni del titolo originale sono qui preservate: è davvero uno spasso, ad esempio, ripercorrere i livelli musicali, con Eye of the Tiger in versione mariachi che da sola varrebbe il prezzo del biglietto, non fosse che Ubisoft chiede quaranta euro per accadere al giro di giostra: un po’ troppi soldi per un titolo che ha quattro anni sulle spalle, almeno nell’ottica di chi se l’è già giocato nelle diverse incarnazioni che si sono succedute nel tempo e guarda a questa versione come un riempitivo per ripercorrere, di tanto in tanto, le gesta della melanzana più celebre del pianeta.
Fatta salva la qualità clamorosa di Rayman Legends, siamo di fronte a un porting abbastanza pigro
Insomma, Rayman Legends c’è e non è invecchiato di una virgola, ma avrei preferito vederlo in vendita a un prezzo più congruo allo sforzo al lumicino che Ubisoft ha profuso per portarlo su Nintendo Switch. Diciamo che se l’avete già giocato altrove non c’è nessuna ragione per guardare a questa versione (a meno di non essere super appassionati della serie e avere la fregola di voler giocare a Rayman Legends anche in coda dal medico); se, invece, siete felici possessori della console e non avete mai avuto modo di visitare gli incubi del Sogna Bolle, allora lo sforzo economico richiesto potrebbe avere un gran ritorno in termini di goduria ludica.
Rayman Legends, così come il predecessore Origins, è uno dei platform più belli di sempre, e su questo davvero non riesco a transigere; il gusto di viverlo in versione Switch, soprattutto nella forma portatile, è poi qualcosa di davvero difficile da trasmettere a parole. Detto questo, non basta un misero contenuto secondario come la modalità torneo per il Kung Foot a giustificare l’obolo di 40 euro richiesto da Ubisoft per portarselo a casa (su Steam costa la metà), per lo meno se lo avete già giocato altrove. Se, invece, siete totalmente “vergini” e cercate qualcosa che vi accenda gioia e godimento a profusione, non dovreste perderlo per nessuna ragione al mondo.