Com’è stato questo Lucca Comics? Il giorno dopo la fine di Lucca è quello dei dolori ai polpacci, delle lavatrici piene di vestiti ancora zuppi dagli ultimi giorni, del 37.2° che chissà se è stanchezza o mi sono preso qualcosa anche stavolta. Il giorno dopo Lucca però è anche quello delle riflessioni a bocce ferme e considerando che il tema della fiera di quest’anno era Together, ovvero “insieme” per i non anglofoni, non si può che rimasticare un (bel) po’ di amaro in bocca.
Nonostante le dichiarazioni dell’organizzazione secondo cui “La capacità di inglobare nel festival le complessità del vivere contemporaneo è un segno di maturità”, dal mio punto di vista la gestione della questione sollevata da Zerocalcare in relazione al patrocinio dell’Ambasciata di Israele è stata ben poco matura (a tal proposito, ecco i videogiochi presenti nel bundle Games for Gaza). Il tema è stato liquidato con un paio di comunicati, mai affrontato all’interno della manifestazione e di fatto depotenziato, reso innocuo. Se le cose si risolvono davvero insieme, la soluzione è il dialogo e il confronto, non ignorare istanze scomode.
IL TERRENO FAVOREVOLE ALLA CONTAMINAZIONE CI SAREBBE, ANDREBBE PERÒ SFRUTTATO PER CREARE OCCASIONI DI INCONTRO E DIALOGO
UN BUON LUCCA COMICS?
Sul versante meramente organizzativo, poi, è arrivato il momento di rendersi conto che Lucca è ormai troppo affollata per una gestione della massa di visitatori affidata a ragazzi volenterosi, questo è innegabile, ma a cui non è stata fornita una formazione idonea ad affrontare numeri di questo tipo. Tra visitatori e addetti ai lavori il totale dei presenti è stato di 350.000 in cinque giorni, senza contare curiosi, turisti, impavidi residenti rimasti in città e lavoratori. Una popolazione quattro volte quella ordinaria della cittadina si riunisce per cinque giorni all’interno delle mura storiche.
QUEL CHE È PEGGIO, LUCCA HA LASCIATO SOLI GLI AUTORI E LE AUTRICI CHE HANNO DECISO DI ESPRIMERE IL PROPRIO DISSENSO IN VARIE FORME
Il concetto di insieme, insomma, si traduce solo con l’accezione di “nello stesso luogo”, ma anche qui si fatica a cogliere quello scambio comunicativo e culturale tra le diverse anime di Lucca che potenzialmente potrebbe garantire uno slancio a tutti i settori coinvolti attraverso la condivisione di talenti e competenze. Ho avuto modo di intervistare alcuni degli autori presenti in fiera (leggerete alcune di queste chiacchierate presto ne L’Antica Libreria di TGM) e con diversi di loro sono finito a parlare di videogiochi, da Alessandra Patanè (fumettista) a Dario Moccia (streamer, divulgatore e creatore di carte) fino a Michelle Dabos, la scrittrice della saga de L’Attraversaspecchi. Il terreno favorevole alla contaminazione ci sarebbe, andrebbe però sfruttato per creare occasioni di incontro e dialogo, mentre al momento le diverse anime di Lucca risultano compartimentate e tenute a distanza.
Poi nonostante il nervosismo o l’immancabile temporale quotidiano, Lucca in quei giorni rimane un luogo surreale in cui può capitare di bere un caffè a fianco dell’editor in chief di Marvel al mattino e di imbattersi in Yu Suzuki in un vicoletto nel pomeriggio. Il Comics tuttavia pare molto vicino a un limite fisiologico con cui non sarà facile fare i conti, perché da un lato sarebbe necessario unire maggiormente le sue diverse componenti, dall’altro la soluzione più ovvia per risolvere parecchi problemi sarebbe quello di lasciare fuori qualcosa, nel senso di fuori dalle mura o in una diversa finestra temporale.