“In un buco nella terra viveva uno hobbit. Non era un buco brutto, sudicio e umido, pieno di vermi e intriso di puzza, e nemmeno un buco spoglio, arido e secco, senza niente su cui sedersi né da mangiare: era un buco-hobbit, vale a dire comodo”.
John Ronald Reuel Tolkien, Lo Hobbit.
Immagino sempre così l’inizio di una storia. Talvolta mi è capitato con Eragon, il Ciclo di Shannara, le opere di Brandon Sanderson e le avventure de La Spada della Verità di Terry Goodkind, immaginando quelle terre lontane più vicine di quanto potessi immaginare. Con Baldur’s Gate 3, in tal senso, parte di quelle emozioni sono venute fuori attraverso un grande insieme d’ingredienti miscelati sapientemente fra loro, con lo scopo complesso ma nobile di creare qualcosa di mai visto prima, vicino tematicamente alle opere che hanno fatto grande il fantasy non solo letterario, ma anche videoludico.
Al netto di un legame alla serie di Forgotten Realms, alle opere di R.A Salvatore e a tanti altri scrittori del genere fantasy, l’iconica opera di Larian Studios rappresenta un’opera fuori scala sotto ogni punto di luce. E nel contesto che ricrea, dai legami letterari a quelli ludici, riesce a rispecchiare esattamente il collante necessario fra più media, con questi ultimi che si uniscono fino a creare un’operazione che arriva al suo scopo e va ben oltre, riproponendo gli stilemi classici della serie ma, al contempo, ricollegando i pezzi con intelligenza e passione, dando spessore e immediatezza. Ne ha parlato il nostro Dan Hero nella sua recensione, mentre della storia di Larian, dagli albori a oggi, ci ha pensato Alteridan.
La letteratura fantastica, da sempre affascinante per temi e racconti, si rivolge a un pubblico che intende interfacciarsi con realtà distanti e narrazioni capaci di evolvere e maturare le visioni dei suoi lettori. Mentre Neil Gaiman tesseva le meraviglie di Stardust, George Raymond Richard Martin scriveva delle Nozze Rosse, un evento orribile e ispirato, in realtà, all’uccisione di un clan scozzese ospite di un re di Scozia, che aveva rinunciato al diritto dell’ospitalità per il suo tornaconto e, soprattutto, per umiliare l’avversario.
La potenza del fantasy deriva alle volte dai suoi autori più abili, alcuni dei quali hanno confezionato mondi così vivi da essere divenuti rilevanti per tutti
TRA NARRAZIONE, ISPIRAZIONE E LETTERATURA: LA GRANDE EPOPEA DI LARIAN STUDIOS
Ecco, lo dico: Baldur’s Gate 3 lo è diventato dalla sua uscita su PC e, successivamente, su PlayStation 5. Perché tutti – me compreso – sono attirati spasmodicamente dal genere fantasy? La risposta è semplice: ancora oggi, in un modo o nell’altro, inseguiamo quelle briciole nella foresta, perdendoci in un sentiero e giungendo, improvvisamente, davanti a un antro di una strega. E Baldur’s Gate 3, pensate un po’, riprende esattamente questo genere d’ispirazione, raggiunto solo da The Witcher con le Megere e le missioni a esse dedicate, in quel Velen tenebroso tanto caratteristico quanto brutale e selvaggio, ben lontano dalla calma onirica delle Isole Skellige e dai suoi terreni uggiosi, bagnati dal sangue quanto dalle lacrime di chi si è spento a causa delle decisioni del Barone Sanguinario.
Perdersi nel fantasy significa andare oltre la propria zona di conforto. Accade soprattutto con Baldur’s Gate 3, che è un’evoluzione di tutti questi stilemi
È una visione romantica, già vista in tante opere letterarie, ed è proprio questa la potenza del preludio di Baldur’s Gate 3: il collegamento romantico, etereo e appassionante con il resto della letteratura fantastica che non si collega semplicemente ai Forgotten Realms e, in generale, a Dungeons & Dragons. Come accennavo prima, qui c’è molto altro: in questo caso, il primo titolo di una saga famosissima che mi viene in mente è quella dedicata a Richard Cipher, protagonista de La Spada della Verità, scritta da Terry Goodkind, scomparso recentemente. Questo incontro, brillante quanto emozionante, definisce il rapporto tra il protagonista e Kahlan Amnell, intensificandolo pagina dopo pagina. Non facendo spoiler che potrebbero rovinarvi l’esperienza qualora abbiate deciso di andare nel Faerûn, sappiate soltanto che questo rapporto, costruito sapientemente, è la ricchezza di cui Baldur’s Gate III dispone sotto ogni punto di luce.
Non si potrà fare mai a meno della fantasia; neanche quando un amore impossibile diventa perduto, come quello di Aragorn e Arwen
Al riguardo, Baldur’s Gate III è come una grande foresta che si esplora con pazienza, sbattendo spesso il muso ripetutamente, interfacciandosi con un dolore senza fine, e che può essere solo curato dalla ricerca della verità. Si può dire, quasi, che l’intera produzione si basi esattamente su questo punto, ma sarebbe come minimizzare l’effetto di un’iterazione che, invece, ha tutte le intenzioni di divenire quel metro di paragone. D’altronde, com’è accaduto in passato per opere del genere sparatutto, come Quake e Doom, l’effetto è il medesimo; eppure, con l’opera di Larian Studios l’effetto è intensificato all’ennesima potenza, con i collegamenti fra letteratura e cinema che sorprendono e intaccano le anime dei giocatori.
Parte del successo, come già accennavo, è dovuto interamente ai personaggi e alla cura maniacale di un mondo di gioco vivo e pulsante
Talvolta è una sorpresa meravigliosa, qualcosa di impossibile da accettare e contemplare; in altre occasioni, invece, una magia così bella e pulita da essere complessa da vivere e lasciare andare, quando arriva il momento di farlo. Baldur’s Gate 3 non smarrisce mai il suo obiettivo, e tanto meno il suo messaggio finale. Prosegue, invece, nel complesso compito di raccontare una storia che è un libro a cielo aperto.
TUTTE LE SFUMATURE DI BALDUR’S GATE 3
Come accennavo prima, il grande merito di Baldur’s Gate 3 è la sua scrittura in tutta la sua potenza espositiva. Larian Studios, oltre a riprendere a piene mani dall’immaginario di Dungeons & Dragons, ha proposto dei personaggi capaci di divenire ben più di una classica spalla per il protagonista. Intanto, l’evoluzione di un genere e delle sue idee deriva da tanto tempo passato su produzioni analoghe e passato, che in qualche modo hanno sorretto e costruito le meraviglie odierne.
Baldur’s Gate 3 è la perfezione di tante ispirazioni e adattamenti per raccontare non solo una storia grande storia, ma una grandissima epopea
Talvolta sono raccontate con una voce flebile e la paura di essere giudicati, dall’altra con la sicurezza di aver davanti qualcuno che prova empatia. E lo ammetto, in quanto protagonista mi è accaduto proprio questo, sentendo le parole dei compagni che poi, oltre a essere solamente questo, sono diventati amici virtuali – e non solo. Il mio protagonista è un elfo, un Alto Elfo, dai capelli corvini e dagli occhi verdi, dal corpo muscoloso e ben piazzato, da un’altezza tipica della sua razza. Non è il tipico uomo che giudica, osserva con astio o provoca disguidi, ma che tratta la natura come sua uguale. Il nome, in tal senso, non è stato affibbiato casualmente: è Fëanor. Già, per chi se lo stesse chiedendo, è proprio QUEL Fëanor, il protagonista de Il Silmarillion che in tanti abbiamo apprezzato e amato, e che non poteva affatto mancare nella biblioteca ludica di qualcuno. Mi sono detto: “Perché no?”, e l’ho fatta diventare una parte integrale della mia avventura nel nuovo capitolo del franchise, dando origine a un racconto brillante e intelligente, capace sia di fornire tanti elementi caratterizzanti, quanto di fornire un’idea chiara che mi consentiva realisticamente di giocare di ruolo.
Già, per chi se lo stesse chiedendo, è proprio QUEL Fëanor, il protagonista de Il Silmarillion che in tanti abbiamo apprezzato e amato
Chissà quante vita ha spento, ben prima che comprendesse che le scelte compiute, da qualunque parte arrivassero, avevano delle conseguenze per il mondo che aveva attorno. Chissà quante vite ha spessato, per il proprio tornaconto personale, accettando di essere un male necessario, invece chi era realmente. La caratterizzazione dei personaggi di Baldur’s Gate 3, rafforzata dai temi classici delle produzioni che tanto piacciono a chi cerca in un’avventura le regole e gli stilemi classici dell’high e del dark fantasy, è presente nella sua anima più intima e calzante, rafforzata da una cura appassionata e coinvolgente, utile per chiunque cerchi da un’esperienza qualcosa che vada ben oltre ciò si aspetti.
Poetica, meraviglia e fascino: costruire una storia è la parte più bella dell’avventura
LA MASSIMA EVOLUZIONE DI UN GENERE
Lo ammetto: il genere fantasy, da sempre, è il mio preferito. Direi che dopo quasi sei pagine, tra i classici punti di contatto fra letteratura e ispirazioni, non possa esserci nulla di più curato ed evidente, in un genere così colmo di differenze e particolarità, destinato ad ammaliare e affascinare, a colpire nel segno e a trasportare chi lo utilizza in un mondo composto da meraviglie e situazioni imperdibili, fatte di passione e amore, di cura e intelligenza, di spessore, fascino e umanità.
La letteratura fantastica, il cinema, e i vari media da cui Baldur’s Gate ha preso ispirazioni, sono tutti racchiusi in un videogioco commovente, dal game design brillante e stratificato, in grado di colpire nel segno e trasportare il giocatore in una terra lontana com’era accaduto in passato con Dragon Age, The Witcher, Il Signore degli Anelli e sì, anche Stardust, che è sempre bene citare quando si parla di fantasia. Talvolta, non resta che l’immaginazione. E a volte, come nel caso di Baldur’s Gate 3, anche qualcosa in più.
“E tu, figlia di Eva, da dove provieni? Dai boschi selvaggi che si trovano a occidente?”
“Io… sono venuta da un armadio guardaroba”, balbettò Lucy.
C. S Lewis, Le Cronache di Narnia.