Fisico o digitale? – L'Opinione

Fisico o digitale? Indovinate un po’, una risposta alla domanda posta in questo editoriale non c’è, bensì l’uscita di Alan Wake 2, che come ben sapete è attualmente disponibile esclusivamente in formato digitale (e chissà se in futuro non verrà distribuita anche una versione retail) è uno spunto perfetto per prendere la palla al balzo e provare ad analizzare uno dei quesiti che più tiene banco negli ultimi anni, che ha avuto un focus maggiore proprio nel 2020, con l’arrivo della pandemia mondiale di Covid-19.

CHIUSI IN CASA, NETFLIX, PIZZA E DIGITALE

Ancor più di Alan Wake, nel 2020 abbiamo visto l’uscita di due giochi estremamente importanti: Final Fantasy VII Remake e The Last of Us Parte 2.

Non fu un periodo semplice per i giocatori

Ricordo come se fosse ieri uno dei problemi paventati dagli stessi publisher e sviluppatori, ovvero la possibilità che la distribuzione dei giochi potesse trovarsi un bastone tra le ruote, quello della reperibilità, motivo per cui tantissimi utenti, già chiusi in casa e impossibilitati a uscire a causa delle norme governative che ci vietavano spostamenti superflui. E per quanto si potesse pregare tutti i santi in cielo nello spiegare alle forze dell’ordine che uscire a prendere quel gioco dal nostro rivenditore di fiducia era davvero una questione di vita o di morte, non valeva la pena beccarsi una multa per stupidità ingiustificata.

Il periodo magico – più o meno – in compagnia di The Last of Us: Parte II.

Il mercato del digitale nel 2020 ha avuto un’impennata pazzesca, trovando anche nei fedeli incrollabili delle edizioni fisiche un solido compromesso, con gli acquisti in digitale dei giochi per forza di cose, ma appena possibile la copia fisica l’avrebbero subito comprata. In molti poi hanno ipotizzato le vendite in digitale aumentate per via della situazione mondiale inedite, ma ad oggi, i dati di vendita, sembrano confermare questo trend, con le due soluzioni che corrono in parallelo, senza mai superarsi, con un pubblico che sembra adottare entrambe le soluzioni, senza problemi di sorta.

COLLEZIONISTI PURI, TRA FISICO E DIGITALE

Sono un ex collezionista di carte Pokémon e metto subito le mani avanti dicendo che non ho voltato le spalle aderendo al lato oscuro del digitale, bensì trovandomi in una situazione dove mi capita di dover giocare e recensire dei giochi, questi mi vengono distribuiti tramite codici che riscatto, dunque gioco X o Y che sia, su PC o console, è sempre in formato digitale.

Il collezionismo sul fronte console mi ha dato poche soddisfazioni pur avendoci provato

Non nego che all’inizio questo aspetto un po’ mi stava stretto. Tendevo a collezionare oggetti per cui un domani li avrei rivenduti al doppio del prezzo e ho ancora giochi originali in perfette custodie PlayStation che custodisco gelosamente. Detto questo, però, non sono un collezionista per quanto riguarda il settore videoludico, perché al netto della conservazione di un gioco, dell’imballo come della custodia, o semplicemente di una console, trovo poi estremamente difficile o di nicchia la possibilità di far partire gioco X su una console Y. Tanto per fare un esempio, quasi come se fosse un segno divino, quando presi al day one la PlayStation 5, la precedente PS4 smise definitivamente di funzionare appena un mese dopo. Una cosa pazzesca, inaspettata e totalmente fuori da ogni più rosea aspettativa. Se fosse sceso un santo a darmi cinque numeri buoni da giocare al Lotto non gli avrei mai creduto o dato retta, figurati credere che dopo anni di fedele servizio, la mia PS4 sarebbe deceduta proprio accanto alla sua sorella più grande.

Alan Wake 2 uscita

Alan Wake è un videogioco TOTALMENTE in digitale. Per ora.

Nel 2010 provai a riesumare il NES che mio padre mi comprò quando ero piccolo. Nulla. L’ultima volta che lo avevo riposto, una manciata di anni prima, funzionava, anche la cartuccia di Kirby’s Adventure dava segni di vista palesi, poi più nulla. Di contro però, un po’ ammaccato, con parti del vetrino dello schermo che continuano a staccarsi, il primo Game Boy, mattone blu, ancora funziona, con quella spia rossa che ogni tanto sembra pronta a spegnersi definitivamente, ma ancora regge botta.

ammaccato con parti del vetrino dello schermo che continuano a staccarsi, il mio primo Game Boy, mattone blu, ancora funziona

Insomma, il collezionismo sul fronte console mi ha dato poche soddisfazioni pur avendoci provato, portando a non focalizzarmi troppo su questa attività. PSX, PS2, la prima Xbox, il SEGA Saturn, tutte irrimediabilmente non più funzionanti dopo che le avevo riposte con grande amore nelle sue scatole e riesumate anni dopo. Basta. Con le carte Pokémon invece ho fatto un affarone, vendute tutte e ricavato più di 3000 Euro.

UNA SCELTA ARDUA

Invidio tutte quelle persone che hanno cantine, scaffali, intere stanze piene di scatole, giochi, console. Una realtà che avrei voluto fare mia, ma almeno nel contesto videoludico non riesco a fare mio, almeno in parte, perché la bellezza di avere un qualcosa tra le mani, a seconda del pragmatismo materiale di ognuno di noi, è estremamente impagabile. Sono uno di quelli che quando compra un libro nuovo, toglie la plastichina (se presente) e comincia a sfogliarne le pagine per sentirne l’odore e faccio lo stesso anche quando compro un gioco: lo tocco, lo apro e sento l’odore del blu-ray uscito da un mix di industria e chimica. Mai avrei pensato di citare Vittorio Sgarbi in un articolo su TGM, ma il rapporto che ho con questi oggetti, libri, blu-ray di film e gli stessi videogiochi è altamente erotico e se si deve parlare di arte in tutto ciò, il rapporto erotico o meno che abbiamo con questi oggetti è la rappresentazione tangibile dell’arte del medium.

Immaginate Elden Ring sotto forma di contenuto digitale su… che so, un qualunque abbonamento?

L’altra parte della medaglia è per la maggior parte rappresentato da quelle critiche pigre e mal contestualizzate che vedono il pubblico dedito all’acquisto digitale come pantofolaio, di una generazione figlia di video su YouTube e TikTok, che hanno tutto sul palmo della loro mano con smartphone, Netflix e cibo che arriva direttamente alla nostra porta. Discorsi su quanto “si stava meglio prima” evocano il piccolo boomer che è in ognuno di noi e che inevitabilmente spunta fuori in situazioni del genere. Ma dopo aver fatto una panoramica simile, dove si può trovare una conclusione soddisfacente?

DUNQUE?

Come detto in apertura, una soluzione a questa domanda, a cosa sia meglio tra uno o l’altro, è davvero difficile da trovare in modo definitivo; semplicemente perché queste scelte sono al pari del classico dilemma tutto italiano: pasta o pizza questa sera? Abbiamo gusti visivi e papille gustative che rispondono in modo diverso e come tale, il formato fisico e quello digitale sono due pietanze che presentano pro e contro in modo equilibrato e distinto.

due pietanze con pro e contro equilibrati e distinti

L’errore comunque che mi capita spesso di vedere è di come si pensi – erroneamente – che la propria posizione possa essere quella baciata dalla luce, mentre tutto il resto sia sbagliato. Il pubblico come tale cresce, cambia, si approccia in un contesto assolutamente diverso da quello di un 20 o 30 anni fa.

O magari immaginate un Final Fantasy senza copia fisica o collector.

Un adolescente che si affaccia oggi al mondo dei videogiochi per forza di cose troverà più veloce e smart la proposta digitale, ma come spesso capita, è il tempo che poi aiuterà a far maturare il pubblico per poi portarlo ad un gusto nell’approcciarsi a questa o l’altra passione. Converrete poi che in questo spazio ci ritroviamo anche le disquisizioni sul vero problema di questa industria, ovvero la preservazione dei giochi vecchi.

Un adolescente che si affaccia oggi al mondo dei videogiochi per forza di cose troverà più veloce e smart la proposta digitale

Dove la retrocompatibilità non è una scienza esatta al 100%, come già detto prima, è nei giochi del NES presenti. A meno di non avere una console Nintendo funzionante, rimangono cartucce bellissime da vedere, tramutandosi improvvisamente in semplici oggetti da collezione. E sorvolo sui metodi ufficiali.

Figment 2: Creed Valley

Lo scenario indipendente, invece, offre ai giocatori diverse opere completamente digitali. Figment 2: Creed Valley è l’esempio perfetto.

Parliamone dunque, discutiamone, senza dover puntare il dito, dire cosa è giusto e cosa no, con la consapevolezza che questa “diatriba” probabilmente non troverà mai fine, e può essere d’aiuto sapere il feedback generale del mondo che usufruisce di questo e quell’altro per portare anche publisher e sviluppatori a comportarsi di conseguenza. Cresciamo assieme in questo periodo di forti cambiamenti, scambiamoci opinioni, esperienze per trovare un punto comune. Possiamo farlo. Lo abbiamo sempre fatto, in particolare i videogiocatori PC che ormai vivono perennemente nel mondo digitale senza strapparsi più i capelli.

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