Contro tutte le fiamme che l’Inferno può evocare, John Romero propone SIGIL 2, il nuovo capitolo non ufficiale di DOOM, sorretto, affinato e costruito sull’impalcatura ludica del titolo originale del 1993. Insomma, una nuova ossessione per il sottoscritto.
Sviluppatore: / Publisher: John Romero Games / John Romero Games Prezzo: Gratis Localizzazione: Presente Multiplayer: Presente PEGI: 18 Disponibile su: Xbox Series X|S, Xbox One, PlayStation 5, PlayStation 4, Nintendo Switch, PC (Steam) Data d’uscita: Già disponibile
Se impostassimo una DeLorean immaginaria al 1993, due anni prima della mia nascita, probabilmente godrei uno dei momenti più importanti del panorama dei videogiochi. Formalmente, credo esista un prima e un dopo DOOM, esattamente come si potrebbe dire per Half-Life e, perché no, addirittura Quake, altra produzione di id Software che, di sicuro, non ha bisogno di ulteriori presentazioni.
È bastata una notizia, il trentesimo anniversario di DOOM (1993) e un comunicato di John Romero per arrivare a un momento che definire rilevante nelle ultime due settimane, è particolarmente eufemistico per chiunque adori la storia dietro a uno dei punti cardini dell’industria dei videogiochi. E se quel momento c’entra con John Romero, game designer del primo e iconico DOOM, le attenzioni si fanno totali, gli occhi sono solo su questo titolo e non c’è proprio modo per desiderare null’altro, a meno che non vogliate volare su Pandora o, chissà, a menare le mani su Granblue Fantasy Versus: Rising – cosa che sto facendo, ma prima dovevo finire i nove livelli di SIGIL 2.
Già, nove livelli aggiuntivi: in sostanza, un gioco completo. Come completo era anche il primo, indimenticabile e infernale SIGIL, che in fatto di difficoltà sapeva come lasciare il giocatore alla mercé dell’Inferno e proporre, al contempo, livelli complicati e intricatissimi, degni del primo capitolo del franchise. Guardandoli ora, osservandoli meglio e capendoli, dopo aver concluso SIGIL 2 nella modalità più difficile che l’esperienza offre (non è per i deboli di cuore; qui si va oltre l’hardcore nudo e crudo), ho ritrovato aree aperte e più grandi, simili addirittura a quelle di DOOM Eternal, in fatto di composizione e scelta ambientale. Ora, DOOM (1993) sapeva come coniugare quel piatto tanto ambito e anche offrire delle arene intricate in cui affrontare le orde dei demoni: ora questa certezza si è trasformata, radicandosi e riuscendo, allo stesso tempo, a offrire nove livelli di puro coinvolgimento.
Un videogioco completo, ripeto, migliorato e affinato, una delizia tale che è un peccato non sia anche sui canali ufficiali e venduto separatamente
SIGIL 2, OLTRE IL CONTESTO DI DOOM
Essendo collegato alla lore del primo capitolo ufficiale, SIGIL 2 mantiene le stesse dinamiche narrative, raccontando la sua storia attraverso le ambientazioni e ciò che vi è attorno, con il Doomguy come assoluto protagonista delle vicende. Com’è tipico per la serie e in generale per il trentennale franchise, non c’è una storia palesata nel vero senso del termine, anche se John Romero ha lasciato tracce di quello che è effettivamente il racconto complessivo dell’esperienza in ogni sua formula, intensificando una magia che riesce a meravigliare e a colpire in modo deciso. Intanto che si fossilizza e ramifica maggiormente il talento del game designer statunitense, allo stesso modo quanto avviene è degno di nota, tanto da configurarsi in maniera imprevedibile sul lungo corso.
Al riguardo, John Romero ha lavorato in modo attento e peculiare a fornire ogni elemento contraddistinto all’interno del suo capolavoro, riuscendo sia a dare un continuum a DOOM e, al contempo, a donare atmosfere e sensazioni inedite, capaci di attirare e coinvolgere positivamente il giocatore. Questo, unito a un estro sopraffino, si aggiunge alla consapevolezza di cui sopra, anno dopo anno sempre più, dando senso allo spessore di un game designer costantemente sulla cresta dell’onda, capace di offrire un’epopea unica nel suo genere e arricchita da tante sfumature in grado di spingere inesorabilmente il giocatore a vantare di quelle atmosfere vincenti e appaganti. Al riguardo, la chiave di volta di questi nove livelli è una sola: level design. Se già in passato era brillante, unico e forte, nonché ben implementato, in SIGIL 2 l’epopea migliora definitivamente, raccogliendo una prova sontuosa di cultura e passione, legata allo stesso modo a un filo conduttore che conduce il giocatore verso delle reali porte infernali impreziosite dalla passione di John Romero per la sua creatura originale.
LA BRILLANTEZZA DEL LEVEL DESIGN
Come DOOM è sempre DOOM, SIGIL 2 non inventa la ruota ma, allo stesso modo, riesce a innovarsi mantenendo il suo stile vecchia scuola che tanto adoro da sempre. Lo ammetto, non potrei farne a meno: è certamente più forte di me sotto ogni punto di vista, tanto da mantenere quell’affascinante approccio che tanto adoro negli shooter in prima persona di quell’epoca tanto decantata – e pure meritatamente.
Così bello e avvolgente che potreste non farne affatto a meno
Intercambiare le armi è rimasto pressoché immutato, con poche reali novità nell’architettura di gioco, se non nel level design, ben implementato e utile, coinvolgente e appagante come non mai. A tal proposito, come già accennato in precedenza, esplorare e sviscerare cosa si ha attorno è di sicuro la parte migliore dell’intera esperienza, che espande in modo appassionante ciò che si è visto in passato con DOOM (1993). A offrire ulteriori soluzioni, inoltre, è la metodologia che riguarda cosa si affronta all’interno dell’esperienza di gioco, in un’avventura che accoglie vari modi per affrontarla al suo meglio. Non dimenticherò facilmente che è necessario sparare a un occhio per accedere a una nuova sezione del livello, come non sarà facile scordare le ondate di nemici che John Romero ha sapientemente infilato in ogni sezione, con l’obiettivo di fare del male a chiunque.
È un’opera estremamente lucida e arricchita da tanti rimandi al passato e, soprattutto, impreziosita da un sound design di prim’ordine
In Breve: Intelligente e appassionante, SIGIL 2 è un continuum fantastico e meraviglioso, denso e complesso, intricato e spensierato, arricchito di tanti rimandi quanto di elementi positivi al suo interno. È pensato per gli hardcore gamer e coloro che non possono fare a meno di giocare e giocare all’infinito a produzioni di questo calibro, che per DOOM hanno letteralmente anima e corpo, e sacrificato molto più di quanto qualcuno penserebbe. Da vivere intensamente.
Piattaforma di Gioco: Xbox Series X
Com’è, Come gira: Ottimamente, al netto dell’assenza degli obiettivi. È pensato per essere una prosecuzione come fosse un nuovo DOOM in pixel art. Meraviglioso, già.