Worldless – Recensione

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In un universo onirico composto di luce, fuoco e ombra, Worldless, sviluppato dal team indipendente Noname Studios in collaborazione con Sin Nombre Studios e Coatsink, è una luce perpetua che illumina il cammino di un flebile bagliore nell’oscurità dell’ignoto.

Sviluppatore / Publisher: Noname Studios / Thunderful Publishing Prezzo: € 39,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: +12 Disponibile su: PC (Steam, Epic Store, Windows Store), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S e Nintendo Switch Data d’uscita: Già disponibile

Dicono che nell’Universo, se si ascolta bene, l’unico rumore che si potrebbe percepire è il proprio respiro. In un’oscurità che circonda qualunque cosa, illuminato da stelle sparse ovunque come puntine di una costellazione del mistero di una galassia sconosciuta, nessuno e niente, al contempo, emettono alcunché. C’è un pianeta, poco più in là; poi qualche altra magia composta dalla materia oscura e dalla fisica, che è una materia strana, stranissima, e allo stesso tempo affascinante. Silenzio, di nuovo.




È un silenzio che viene rotto solamente da Noname Studios, uno team indipendente alla sua prima opera, concentrata unicamente su giochi di luce, di ombre e oscurità in una sorta di costellazione che non semplicemente tale; qualunque cosa circondi il bagliore impersonato dal giocatore, è un mistero fitto quanto la creazione dell’Universo e non ha alcuna spiegazione logica capace di dare informazioni reali. È come il Luogo Buio, un posto in cui i sogni e gli incubi prendono vita. Con Worldless, però, a prendere respiro e a illuminare il mondo è una luce che non si consuma: essa rappresenta la speranza di un Universo ancora in lotta continua, in totale evoluzione, impreciso e incomposto, non totalmente finito.

Pronti a entrare in quel portale?

Non sapevo affatto cosa mi sarei aspettato in un questo viaggio lungo quindici ore, e a tratti, lo ammetto, mi è sembrato di rivivere due fra le mie produzioni predilette: GRIS e Ori and The Will of Wisps. Entrambe, oltre a essere produzioni artistiche e ottime produzioni a scorrimento, rasentano la spettacolarità dell’autorialità e la passione continua che solo i videogiochi riescono a trasmettere. Worldless è esattamente questo: un’opera d’arte in movimento che, illuminandosi ed entrando in contatto con il giocatore, connette le emozioni e l’Universo, facendo diventare la realtà un meraviglioso e lontano ricordo. In un mondo che non riesce più a vedere la bellezza, Coatsink ha dato vita a un videogioco coinvolgente e silente, serafico e affascinante, andando a scalfire la linea sottile che unisce l’animazione, il genere Metroidvania e il platform per creare una sinergia di elementi unici e particolareggiati.

IL FASCINO DEL SILENZIO

Niente viene spiegato, nulla mostrato, e nessuno appare intenzionato a raccontare troppo di questi mondi magici da cui si può entrare all’interno di un portale ancestrale. È come se fossero delle strane ma meravigliose e incomprensibili porte che conducono a un nuovo spazio-tempo, in un momento che è rimasto per troppo tempo immobile, in attesa che qualcuno animasse quei luoghi. E quel qualcuno, parrebbe, siamo proprio noi. Worldless è una produzione artistica, affinata a precisa, cosparsa di rimandi alla letteratura e alla scienza, e soprattutto alla filosofia.

Tanti riferimenti alla poesia e all’arte in un altrettanto minuscolo spazio vitale

Erroneamente ho pensato che potessero esserci dei collegamenti con la filologia, e invece non è stato così, perché la produzione si racconta diversamente e ha un altro obiettivo: far sentire il giocatore in un mondo dominato dalle sue afflizioni mentre là fuori diventa tutto da scoprire, tutto da capire, tutto da vivere. In Worldless si vive, infatti, e si vive pienamente, c’è questo bagliore di speranza che è il protagonista di questa storia, una sorta di impavido crociato nel bel mezzo dell’oscurità, alla perpetua ricerca della verità e del suo scopo in un vasto Universo che non comprende appieno.

Ambientazioni e luoghi da sogno in un minuscolo spazio vitale.

Nel corso dell’avventura, però, questa flebile luce incontrerà anche una sorta di narratore simile ai personaggi visti in Soul, il capolavoro di Pixar, pronto a dare un benvenuto in quel mondo con frasi incomprensibili che si possono solo capire una volta giunti alla conclusione dell’esperienza. In termini narrativi, dunque, l’opera preferisce mostrare e raccontare, invece di limitarsi a usare la loquela per farsi comprendere. È d’uopo sottolineare, in tal senso, che ogni istante vissuto dal bagliore è un collegamento con la realtà e la vita, tanto che la produzione, concentrandosi su un ragionamento opposto a quello di Alan Wake 2, preferisce affidarsi a un impatto grafico degno dei migliori film d’animazione, aumentando la sua cifra stilistica – ma di questo ne parliamo poco più in basso, senza creare confusione.

WORLDLESS: UN METROIDVANIA ILLUMINANTE

A primo impatto, lo ammetto, avrei preferito non avesse alcun combattimento, neppure la parvenza del genere Metroidvania e proseguisse come un platform qualunque à la GRIS. Invece, una volta superato l’esaustivo tutorial e la prima sezione dell’opera, ho compreso meglio perché non potesse essere più diverso dalla produzione di Nomada Studio. Worldless è una produzione ibrida che getta nel calderone ben tre generi l’uno diverso dall’altro, riuscendo a miscelarli con sapienza e bravura, affidandosi a fasi platform estremamente a fuoco e a un’esplorazione completa.

Qui ho usato tantissime combo e, alla fine, ho avuto la meglio.

In tal senso, il bagliore è munito di una mappa che può consultare ogni volta che desidera, utilissima per comprendere a che punto è e dove sta andando, qual è l’obiettivo che deve seguire e se la strada giusta intrapresa è quella corretta. Talvolta, non sapevo dove andare: la mappa, al riguardo, non è particolarmente immediata, e va interpretata in un determinato modo per essere compresa in maniera efficace. Visitare questi luoghi ultraterreni, composti da magie e seraficità, è stato meraviglioso e inaspettato: a ogni angolo c’era qualcosa da vedere e scoprire, e i nemici comparivano così, all’improvvisi.

Il sistema di combattimento coinvolge e intrattiene inaspettatamente

Cosa, ci sono nemici? Un numero esagerato. Il sistema di combattimento, davvero originalissimo e fresco, sospeso fra una battaglia a turni e un action, è appagante e totalizzante. Si devono compiere delle azioni precise fra attacchi ravvicinati, a distanza e con l’utilizzo della magia, con quest’ultima da usare con raziocinio e intelligenza per non prendersi il rischio di vedere tutto quanto gettato alle ortiche. Se da una parte gli attacchi devono essere eseguiti con il tempismo giusto, pazientando e osservando il pattern dei nemici da imparare a memoria, il successivo turno vede il bagliore difendersi dalle offensive nemiche.

Gli attacchi a distanza sono coreografici e letali.

Già, avete capito bene: il personaggio può attaccare e difendersi a seconda delle situazioni che si configurano davanti a lui, e si deve pensare a ogni singolo attacco eseguito. Il nemico può essere finito con combo diverse tra attacchi corpo a corpo e a distanza, intercambiando con la magia e cercando, dunque, di arrivare allo scopo senza troppe cerimonie. Oltre all’esplorazione e alla progressione, il sistema di combattimento di Worldless è brillante, unico nel suo genere e, soprattutto, difficile da trovare altrove, specie nel vasto universo del mercato indipendente.

STILE E TANTO DA RACCONTARE

Ho parlato dell’impatto grafico e della direzione artistica, poco più sopra. E ci tengo a rimarcare nuovamente quanto ho scritto: Worldless è un’opera animata che esegue alla perfezione quanto si prefigge, dando al giocatore l’illusione di essere sospeso in un sogno tra l’irrazionalità e la bellezza del creato, in un mondo da vivere ed esplorare pienamente, da amare e apprezzare.

Potrebbe essere una delle migliori esperienze che potreste fare al momento

Le animazioni delle battaglie, dei movimenti dei personaggi, dei luoghi e la raccolta degli indizi, inoltre, conducono in scenari sapientemente disegnati a mano, in un anfratto che attendeva solo di essere scoperchiato da qualcuno interessato a vedere quanto è bello il mondo, quanto è diverso e colmo di ragionamenti e riflessioni di vario genere. Dopo Slay the Princess, il miglior gioco indipendente dell’anno, Worldless è un’opera di debutto inaspettata, bellissima da giocare e da vedere.

In Breve: Worldless è un videogioco ottimo, intelligente e ben confezionato, capace sia di proporre brillanti fasi platform che di rappresentare un Metroidvania estremamente a fuoco e assuefacente. Sorretto da un racconto da scoprire, è un videogioco che punta sia sull’impatto visivo che sul suo sistema di combattimento, riuscendo in modo avvolgente a essere incredibilmente a fuoco in entrambe le luci. È davvero tanta, tantissima roba per un team al suo primo videogioco che arriva in un mercato così aggressivo e agguerrito.

Piattaforma di Prova: Steam Deck
Com’è, come gira: Giocato unicamente su Steam Deck, poiché verificato dalla piattaforma di Valve, l’esperienza all’interno dell’opera è stata liscia e senza intoppi di alcun genere.

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Pro

  • Originalissimo e intelligente / Artisticamente valido / Sistema di combattimento coinvolgente

Contro

  • Impiegherete a capire la mappa dopo un po' di tempo
9

Ottimo

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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