Berzerk: Recharged – Recensione

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L’ennesimo roguelike dall’enorme mappa generata proceduralmente, azione top down shooter e sparatorie bullet hell? , ma Berzerk: Recharged ha 43 anni. Quarantatré!

Sviluppatore / Publisher: SneakyBox / Atari Prezzo: 9.75 euro Localizzazione: Testi Multiplayer: Cooperativo locale PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam ed Epic), Nintendo Switch, Xbox, PlayStation Data d’uscita: Già disponibile

Gabrielle “Coco” Bonheur Chanel un giorno disse che una donna ha l’età che merita. Che accadrebbe se si applicasse questo concetto ai videogiochi? Berzerk, nato nel 1980, meriterebbe di avere due anni. O due mesi. O venti minuti. Del resto, probabilmente sta uscendo un top down shooter roguelike con livelli procedurali anche in questo momento, dunque alla fine Berzerk ha l’età che vuole. Cosa ha reso così leggendario quel cabinato, oltre a un gameplay di ottimo livello? Sicuramente la sintesi vocale, davvero rara e costosissima a quell’epoca; poi, la presenza di un nemico indistruttibile, pronto a rincorrere i giocatori che dovessero impiegare più del dovuto a completare un livello, attraversando pure i muri se necessario.




Un Baron von Blubba sei anni prima di Bubble Bobble. Infine, il ridottissimo parco macchine oggetto della conversione ufficiale per sistemi casalinghi: Atari 2600, Atari 5200 e Vectrex. Tutto qui. Un assist perfetto per SneakyBox, software house specializzata in porting che ha già arricchito le fila della collana Recharged di Atari rinnovando grandi classici, tra i quali ricordiamo Asteroids, Breakout, Missile Command e Quantum. Uno dei giochi più iconici della storia, pronto per essere migliorato con ciò che ci offre la tecnologia moderna, nelle mani di sviluppatori esperti in questo genere di operazioni. Cosa potrebbe mai andare storto? Più di qualcosa, purtroppo.

BERZERK: RECHARGED. SIAMO ROBOT O CAPORALI?

In Berzerk: Recharged teoricamente impersoniamo un umanoide o una qualche figura antropomorfa, o magari anche un essere umano vero e proprio, ma per noi vegliardi è e sarà sempre un “omino”. Dunque abbiamo il nostro omino imprigionato in un labirinto di stanze interconnesse tra loro e popolate da robot di vario tipo incaricati di eliminare qualsiasi intruso. Alcuni non possono muoversi e si limitano a vomitarci addosso proiettili, altri corrono come pazzi ma perlomeno non sparano, i peggiori sono quelli dotati di grande velocità e ottima mira. Ma c’è una buona notizia: non siamo obbligati a ucciderli. Ci basta uscire indenni dalla stanza, da una qualsiasi porta che non sia quella dalla quale siamo entrati, e si passa al livello successivo. Questo comportamento un po’ prudente, per usare un eufemismo, non è gradito dal gioco, che oltre a mantenere l’indicatore delle combo ben ancorato allo zero, ci insulterà chiamandoci Pollastri e invitandoci a combattere da robot.

Ogni 10 stanze attraversate i robot cambiano colore e diventano più aggressivi.

Il sistema di controllo originale che prevedeva un joystick e un bottone per sparare nella direzione di movimento è stato sostituito dal twin stick con tastiera e mouse, scelta sicuramente più in linea con i nostri tempi. Power up, sebbene dalla durata brevissima, e un dash per le schivate di emergenza, aumentano la nostra aspettativa di vita, mentre ogni dieci livelli i robot diventano più forti, aumentando aggressività, velocità di movimento e resistenza ai nostri colpi. E se il contatto con un nemico o uno dei suo proiettili ci priva solamente di un punto vita, l’arrivo del sogghignante Evil Otto cambia il ritmo dato che è indistruttibile e in grado di procurarci un instagameover.

PUNTI, PUNTI E ANCORA PUNTI, MA SOLO PUNTI

Berzerk: Recharged non ha altro scopo se non macinare punti su punti, e il gameplay era già bello e pronto, dunque sarebbe logico aspettarsi diversi tocchi di stile, che invece mancano quasi completamente. Interessante la gestione dei malus in cambio di un moltiplicatore di punteggio, per negoziare l’assenza di powerup o la morte istantanea con un bel X2 sullo score finale. La pacchia però finisce qui, poiché ci sono alcune imperfezioni a livello di gameplay che minano l’esperienza. Per cominciare, Evil Otto non è più in grado di attraversare i muri diventando così molto meno pericoloso, e riuscendo persino a incastrarsi per qualche bizarro scherzo del pathfinding.

Tenere alto il counter delle combo è vitale se si ambisce all’high score.

Se nell’originale al suo arrivo bisognava darsela a gambe immediatamente, ora è pur sempre un problema, ma molto più gestibile. Inoltre, c’è un fastidioso bug che avviene quando abbandoniamo un livello in dash, poiché a volte continuiamo a dashare anche nella stanza successiva, trovandoci magari al centro dello schermo senza volerlo. Berzerk: Recharged non è più Berzerk, e nel mare magnum di top down shooter moderni non riesce a distinguersi.

FORSE È SFUGGITO IL CONCETTO DI “SFIDA”

Oltre alla modalità arcade, in cui cimentarsi in sessioni score attack, in tutta la collana Recharged sono presenti sfide aggiuntive per aggiungere varietà, contenuti, e obiettivi. Berzerk: Recharged non fa eccezione, purtroppo però questa sezione è stata veramente trascurata. Troviamo solo venti challenge, poche rispetto ai suoi colleghi, ma soprattutto che non challengiano per niente: altro non sono che livelli disegnati a mano piuttosto che generati proceduralmente – e non è detto che sia un bene – in cui l’obiettivo è sempre l’eliminazione di tutti i robot, differendo dall’arcade solo grazie alla possibilità di uscire dalla stessa porta dalla quale siamo entrati. E non è detto che sia un bene nemmeno questo, anzi è un clamoroso errore di concetto, che consente di irrompere in una stanza, uccidere un paio robot, fuggire prima della reazione degli altri, rientrare, farne fuori altri due o tre – che nel frattempo sono tornati belli passivi al loro posto – per poi uscire nuovamente, rientra, riesci, ripeti, in un loop infinito di effetti sorpresa fino a quando non ne resterà nemmeno uno.

Con la barriera non temiamo proiettili, occhio però che dura molto poco.

Difficile venir colpiti, impossibile triggerare Evil Otto. Magari il punteggio finale non sarà da hall of fame, però ho platinato il gioco in tre orette. A quel punto avrei potuto insistere per ritoccare lo score, in puro spirito da sala giochi in cui si inseriva la monetina anche solo per battere il proprio record, o tirar fuori un nuovo coniglio dal gigantesco cilindro del mio backlog e dedicarmi ad altro. Magari questo è un incentivo per i cacciatori di trofei, sappiate comunque che Berzerk: Recharged potrebbe durarvi al più un pomeriggio.

In Breve: Berzerk è un classico intramontabile il cui gameplay è invecchiato benissimo, anzi è addirittura più popolare ora di allora, grazie ai progressi dell’hardware. Questa edizione Recharged ripropone lo spirito dell’originale in chiave moderna, ma non riesce a trasformarlo in un gioco più completo di un semplice casual score attack. Se da un lato è comprensibile la volontà di mantenere una certa fedeltà al concept originale, c’è stato un vero e proprio passo falso nell’offerta di contenuti aggiuntivi, con solo un pugno di sfide extra per nulla impegnative. Così rischia di non piacere nemmeno ai fan dell’originale.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: La solita interfaccia minimal – diciamo così, dai – della collana Recharged, senza la possibilità di ridefinire i comandi. Ma perché? Nulla da segnalare sotto il profilo tecnico, sempre fluido a dovere.

 

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Pro

  • Berzerk è sempre Berzerk / Un platino quasi regalato

Contro

  • Contenuti extra risibili / Gameplay ibrido tra retrogaming e moderno senza personalità
6.7

Sufficiente

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