Alan Wake 2 – Recensione

PC PS5 Xbox Series X

Remedy torna sul luogo del delitto e ci regala un altro capitolo della “Wakepedia” che ormai inizia a diramarsi in direzioni a dir poco interessanti con Alan Wake II, la sua nuova iterazione.

Sviluppatore / Publisher: Remedy Entertainment / Epic Games Publishing Prezzo: € 49,99 (PC), €59,99 (Console) Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: +18 Disponibile su: PC (Epic Games Store), Xbox Series X|S, PS5 Data d’uscita: Già disponibile

Il primo Alan Wake era, in un certo senso, un esperimento intrigante, ma non riuscito al 100%. La sua dimensione orror-onirica era più che liberamente ispirata a un personaggio realmente esistente (dirvi quale sarebbe un insulto alla vostra intelligenza). La sua storia, tuttavia, aveva qualcosa di poco masticabile e avrebbe anche potuto rimanere lì, sospesa in un limbo. Il pubblico, però, non l’ha mai dimenticata e da oltre dieci anni ne chiedeva a gran voce il ritorno. Remedy ha ascoltato le preghiere o forse fin dall’inizio aveva intenzione di farlo tornare, ma solo quando i tempi sarebbero stati maturi.




Nel frattempo il suo spirito aleggiava più o meno percepibile in altre produzioni dei creatori di Max Payne, fino a tornare fuori nell’appendice (non memorabile, va detto) AWE del bellissimo Control. In tante occasioni, quando abbiamo recensito un sequel o uno spin-off, vi abbiamo detto che quel gioco sarebbe stato tutto sommato fruibile anche se non avevate giocato i titoli precedenti, magari a scapito di qualche trascurabile dettaglio secondario. Non è questo il caso: giocare Alan Wake II senza aver completato il primo capitolo e Control significa perdersi MOLTO e rendere quasi impossibile la ricostruzione del puzzle.

DUE DESTINI LEGATI

Le prime due ore di gioco sono fondamentalmente una lunga intro nella quale viene presentara la new entry Saga Anderson, agente FBI specializzata in casi impossibili, che insieme al collega Alex Casey (il nome non vi è nuovo? Bravi, avete studiato) raggiunge la località di Bright Falls per indagare su l’ultimo di una serie di omicidi di natura rituale. La vittima è un ex-agente scomparso tredici anni prima e ricomparso sotto forma di cadavere che non deve essersela passata benissimo. Purtroppo per lui le pene non sono finite perché, proprio durante la sua autopsia, subentra l’elemento soprannaturale che lo trasforma in un mostro dal ventre squarciato che inizia a mietere vittime. Dietro questa truculenta resurrezione, c’è molto di più di quello che sembra e Saga lo intuisce, iniziando subito a mettere insieme i pezzi.

La sofferta storia d’amore tra Alan Wake e Alice assume nuovi contorni in questo sequel, che approfondisce anche il punto di vista della moglie.

Nel corso delle sue indagini, l’agente Anderson raccoglierà una miriade di indizi, che dovrà sistemare per completare i casi. Per farlo potrete accedere al Luogo Mentale, un comparto della sua mente nel quale Saga può analizzare le prove, creare collegamenti e trarne deduzioni. Queste fasi rappresentano la parte investigativa di Alan Wake II, che è anche il punto più debole della produzione Remedy.

Mai come in Alan Wake II la firma dell boss di Remedy, Sam Lake, è ben riconoscibile in ogni dove

Nonostante il ricomporre pian piano delle ricostruzione per ottenere sempre più dettagli sulla trama sia in teoria una componente fondamentale, in questo caso tale elemento di gameplay è un po’ troppo guidato, e anche le intuizioni paranormali che la protagonista ricava dai pensieri di protagonisti chiave risultano, a volte, un po’ forzate. Sono meccaniche che potevano essere trattate in modo più approfondito e articolato per evitare di farle diventare un semplice “riempi gli spazi andando per tentativi”, cosa che di fatto sono.

SCRIVERE PER FUGGIRE, ECCO ALAN WAKE II

La prima parte del gioco termina dopo un evento che ovviamente non vi riveleremo nonostante sia piuttosto facile da intuire. Da quel punto in poi Alan Wake II procede su due binari che portano avanti storie parallele, ma intimamente legate.

gli abitanti di Bright Falls sembrano conoscere Saga e affermano addirittura abbia passato la giovinezza da quelle parti

Saga proseguirà le sue indagini sulle tracce della Setta dell’Albero, ben conscia però che non si tratterà di un percorso lineare perché strani fenomeni si stanno verificando sempre più spesso: gli abitanti di Bright Falls e dintorni ad esempio sembrano conoscerla e alcuni affermano addirittura che lei abbia passato la sua giovinezza da quelle parti… e poi ci sono quelle angoscianti voci sulla figlia. Man mano che il gioco va avanti la convinzione di trovarsi di fronte a un intricato caso di omicidi plurimi lascia spazio a qualcosa di molto più inquietante, che rischia di mandare in pezzi tutta la sua vita. Dal canto suo, Alan non è ancora libero dal Luogo Buio e dal giogo della Presenza Oscura, che lo costringono a proseguire la scrittura del suo romanzo nella speranza che si trasformi in un portale verso la verità e (si spera) la libertà. Un labirinto nel quale lo scrittore dovrà muoversi con cautela e facendo attenzione ai dettagli rivelatori che la sua mente ha sparso ovunque.

Una pozza di liquame incolore è il “portale” che da un certo momento in poi vi permetterà di passare dall’avventura di Saga a quella di Alan.

Bright Fall, Cauldron Lake e la New York oscura in cui si muoveranno metteranno non pochi ostacoli davanti ai due protagonisti, sotto forma di falsi indizi, vicoli (apparentemente) ciechi ma soprattutto presenze che faranno di tutto per mettere i bastoni tra le ruote all’indagine di Saga e impedire la fuga di Alan. La varietà dei nemici, reali o immaginari, non è altissima e le loro tattiche di attacco non brillano per acume, ma l’aggressività non manca loro e le risorse a vostra disposizione non saranno particolarmente generose. La luce, è lei l’alleata che dovrete cercare se vorrete avere una speranza di sopravvivenza. Le “presenze” non la sopportano; anzi la rifuggono, che sia un semplice lampione in grado di tenerle lontane, la fiammata di una torcia capace di bruciarne le carni o un bengala che può addirittura bloccarne i movimenti.

Se volete giocare Alan Wake II senza aver prima finito il titolo originale e Control (con relativi DLC) potete farlo ma rimettere insieme i pezzi del puzzle sarà pressoché impossibile

Il gameplay (e di conseguenza anche il gunplay) del primo Alan Wake sono stati rimodellati e ammorbiditi e appaiono ora meno rigidi. Le due storie condividono buona parte delle meccaniche che non rivoluzionano il mondo degli action in terza persona, ma che, grazie a un paio di trovate legate ai cambi di realtà, riescono a rinfrescare la formula e a non far pesare il discreto ma necessario backtraking di cui il gioco è provvisto. Se state cercando spaventi a profusione però qui non ne troverete. Per carità, il gioco non è avaro in fatto di salti sulla sedia ma non è sicuramente il titolo più spaventoso in circolazione. Chi ha giocato Resident Evil VII (soprattutto in VR) sa cosa significhi sudare copiosamente e urlare come se non ci fosse un domani; questo non accade nel titolo Remedy che però, fin dal primo all’ultimo minuto, vi metterà addosso un’atmosfera angosciante e pesante come un cappotto bagnato.

Esteticamente Alan Wake II è davvero notevole.

A livello tecnico siamo su livelli eccellenti anche su console. In modalità performance il gioco è un gran bel vedere nonostante la presenza dei 60fps non sia così solida. Fatta eccezione per sporadici e leggeri fenomeni di pop-in, piccole imperfezioni con l’illuminazione e un unico bug che ci ha costretti a ricaricare l’ultimo salvataggio perché lo schermo improvvisamente si è fatto nero, tutto il resto dell’esperienza è filata via liscia. Menzione d’onore per la colonna sonora, già eccellente quella del primo Alan Wake. In questo seguito, seppur non generosissima in termini di quantità, si attesta su livelli qualitativi molto alti grazie a sonorità metal e melodiche che sottolineano alla perfezione le diverse fasi di gioco. Altrettanto buoni gli effetti sonori, che specialmente con un buon paio di cuffie o con un adeguato impianto “avvolgono” il giocatore in un florilegio di scricchiolii, bisbigli, sciabordii, esplosioni e via dicendo.

INIMITABILE REMEDY

Mai come in Alan Wake II il boss di Remedy, Sam Lake, è stato coinvolto in ogni singola lavorazione e la sua firma è ben riconoscibile non solo grazie al faccione “da Max Payne” che fa bella mostra di sé fin dall’inizio. La sua abilità di game designer viene spesso messa in secondo piano rispetto a quella di altri personaggi dell’industria, Kojima in primis, mentre è giunta l’ora di dare a Sam quel che è di Sam, ovvero il merito di essere uno dei più bravi a creare storie e a raccontarle in modo diverso da tutti gli altri, dando al tempo stesso al pubblico anche un prodotto che pur non rivoluzionando è un piacere da giocare. Alan Wake II è figlio dell’imprescindibile Control e ne è anche l’evoluzione, soprattutto sotto il profilo narrativo. È però anche figlio di True Detective e di un certo modo di fare cinema da brividi, che ha dato vita a piccoli capolavori spesso snobbati dal grande pubblico come Il Sacrificio del Cervo Sacro (Yorgos Lanthimos – 2017) ma capaci di lasciare un’impronta indelebile nella memoria di chi li ha visti.

Al netto di qualche sbavatura tecnica e una manciata di nodi narrativi un po’ contorti, Alan Wake II è un’esperienza appagante imprescindibile per chi ama le avventure horror

La storia arriva ai titoli di coda in un tempo che si aggira sulle diciotto ore, quota destinata a salire nel caso vogliate scoprirne tutti gli oscuri segreti. Le quattro location principali sono, infatti piene di collezionabili spesso ben nascosti, nonché oggetti che, in buona parte, rivestono un ruolo fondamentale nel completare il quadro d’insieme della storia. Entro la fine dell’anno inoltre Remedy ha già confermato l’arrivo del New Game +, intitolato “La Bozza Finale”, che uscirà insieme alla ormai immancabile e desideratissima modalità foto.

Indovinate chi è tornato? Ahti, il simpatico e bizzarro inserviente di Control si farà vedere anche qui e la sua presenza non sarà per niente casuale.

Alan Wake II è un’ulteriore grosso passo avanti per Remedy verso la perfezione stilistica e verso una maturità narrativa. Pochissime software house attualmente possono posizionarsi allo stesso livello degli uomini capitanati da Sam Lake, capaci come nessun’altro di avvolgere gli spettatori in storie totalmente coinvolgenti, raccontate con uno stile assolutamente unico e impreziosite da trovate narrative e ludiche di incredibile impatto. Il “Wake-verse” (o Control-verse) se preferite si sta plasmando sotto i nostri occhi e sta dando vita a prodotti di assoluto valore che possono tranquillamente essere posizionati nell’enciclopedia dei migliori videogiochi di sempre.

Il “Wake-verse” (o Control-verse) se preferite si sta plasmando sotto i nostri occhi e sta dando vita a prodotti di assoluto valore

Al netto di qualche sbavatura tecnica di poco conto e di una manciata di nodi narrativi un po’ più contorti della media, Alan Wake II è un’esperienza squisitamente appagante e un’acquisto imprescindibile per chi ama le avventure horror che amano trastullare la mente del giocatore. La storia dei protagonisti sicuramente non terminerà qui visto che già ben due espansioni sono previste per il prossimo anno… e qualcosa ci dice che un terzo capitolo non è per niente da escludere. Basta che non ci facciano attendere altri tredici anni.

In Breve: A tredici anni dall’uscita del primo capitolo, Remedy prova a migliorarsi e a dare una risposta alle domande che i fan si tengono dentro da così tanto tempo. Alan Wake II è un altro ottimo passo verso la maturazione definitiva del team finlandese, capace come pochi altri di raccontare storie affascinanti e coinvolgenti, contornate da un gameplay solido e un cast di prim’ordine. Qualche piccola sbavatura tecnica e dei nodi ancora da sciogliere (magari in un DLC?) sono gli unici, piccoli nei di una produzione che si mantiene sugli ottimi livelli già raggiunti con Control.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, come gira: Abbiamo giocato l’intera avventura in modalità Performance che mantiene i 60 fps promessi piuttosto solidi per la maggior parte del tempo, con lievi cali solo in un paio di location. Piccoli glitch grafici per l’illuminazione e un occasionale bug che ci ha costretto a ricaricare l’ultimo salvataggio sono gli unici difetti riscontrati in fase di test, che per il resto è filato via liscio e ci ha regalato un’esperienza più che soddisfacente.

 

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Pro

  • Livello di scrittura inarrivabile / Ritmo più alto e gameplay meno rigido / Tensione continua dall'inizio alla fine...

Contro

  • Qualche lievissima sbavatura tecnica / Sezione investigativa un po' troppo guidata / Ma i poteva osare un po' di più sul fattore “horror”
9.2

Ottimo

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