Metal Gear Solid: Master Collection Vol.1 – Recensione

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Che senso avrebbe parlare di cos’è Metal Gear Solid in questa recensione della Master Collection Vol.1? Sappiamo tutti chi è Hideo Kojima allo stesso modo di come sappiamo chi sono Rembrandt e Mozart.

Sviluppatore / Publisher: Konami / Konami Prezzo: € 59,99 Localizzazione: Doppiaggio (MGS1), Testi (MGS2, MGS3) Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PC (Steam,), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Switch Data d’uscita: 24 ottobre 2023

Quando lavori a un restauro non vieni giudicato per le capacità dell’autore originario, ma per come sei stato in grado di tramandarne il verbo pennellato su tela o scolpito nel granito. Adesso, infatti, sarebbe facile disquisire per 8000 battute di Metal Gear. Parlare di quanto il primo Metal Gear Solid sia stato importante per il linguaggio del videogioco, di come Sons of Liberty abbia reso Hideo Kojima un profeta che come tutti i profeti in patria non è tale, visto cos’è successo alla fine della sua vita in Konami.




Di Snake Eater e di come oggi bastino le prime note della sua title track a causare un brivido, what a thrill anche al di fuori del gioco e della lirica del testo. Sarebbe facile, ma perfettamente inutile. C’è così tanta letteratura su Metal Gear che parlarne ancora sarebbe ridondante, presuntuoso come pretendere di aver ancora qualcosa di interessante da dire sulla Ronda di Notte di Rembrandt a 380 anni da quando è stata dipinta. La cosa che è davvero importante davanti a un’operazione come Metal Gear Solid: Master Collection Vol.1 è capire se è una missione virtuosa o meno, se Konami è ancora la spietata Zaibatsu che ha venduto l’anima ai pachinko o questa volta, almeno questa volta, c’è del cuore su disco.

A WEAPON TO SURPASS METAL GEAR

Dal primo Metal Gear Solid sono passati 25 anni. E ancor di più ne sono passati se si elimina la parola “Solid” lasciando solo Metal Gear, il titolo più vecchio tra quelli inclusi in questa raccolta. È naturale che tornare indietro di così tanto tempo con la sensibilità che abbiamo oggi porti a cambiare un po’ la visione che avevamo all’epoca di alcune scelte e dialoghi.

Se cercate le caratteristiche di remaster o addirittura di remake resterete delusi: si tratta di adattamenti, peraltro con risoluzioni e framerate contenuti.

A ridosso alla fine del disco 1 di Metal Gear Solid Otacon definisce Snake “un eroe come quelli dei film”, e Snake risponde che si sbaglia perché nei film l’eroe salva sempre la ragazza.

A ridosso alla fine del disco 1 di Metal Gear Solid Otacon definisce Snake “un eroe come quelli dei film”

Ci si potrebbe aprire una riflessione enorme su come il patriarcato abbia condizionato l’intrattenimento oggi. Forse anche per questo che Konami ha inserito all’avvio dei titoli della collection un disclaimer che ribadisce che si tratta di opere tolte dal loro contesto temporale e culturale – d’altronde si può fare lo stesso discorso per elementi più platealmente politici presentati in-game, come per esempio la Sindrome della Guerra del Golfo, certamente non più al centro delle notizie dei telegiornali. È una coscienziosa, che non nasconde l’uranio impoverito sotto al tappeto e contemporaneamente rispetta i contenuti originali.

Konami come Disney con Via col Vento.

Parliamo tra l’altro di un gioco estremamente legato al suo hardware di riferimento, con diversi aspetti cablati proprio su PS1. Psycho Mantis durante la sua boss fight non si limitava ad analizzare il salvataggio della partita, ma leggeva l’intera Memory Card alla ricerca di altri giochi Konami. Oggi questa cosa non sarebbe replicabile, Suikoden non è – ancora – disponibile su PS5. Una delle più grosse sorprese di questa collection è che nel menu che precede l’avvio effettivo di Metal Gear Solid (presente in tutte le sue versioni tranne The Twin Snakes) c’è una Memory Card virtuale che può essere riempita a piacere di salvataggi fittizi dei giochi Konami dell’epoca.

UNA BELLA SORPRESA È CHE NEL MENU CHE PRECEDE L’AVVIO DI METAL GEAR SOLID C’È UNA MEMORY CARD VIRTUALE

Più prosaico invece il cambio della porta del controller, da fare tramite menu durante la partita, e chiaramente non adattabile ad oggi la mossa Blackout di Psycho Mantis non esistendo più i canali Hideo video dei televisori dell’epoca. Si è fatto il possibile per cercare di riproporre lo stesso look-and-feel a distanza di quattro generazioni di videogiochi, e anche la scelta di mantenere l’aspect-ratio a 4:3 invece di stretcharlo a 16:9 – o anche solo di inserire un’opzione ad hoc – va in questa direzione.

KEPT YOU WAITING, HUH?

 Sugli altri due titoli principali della raccolta – e sui capitoli bidimensionali, incluso l’apocrifo Snake’s Revenge – si è giocoforza potuto lavorare meno. Buona parte del lavoro era già stata fatta a suo tempo da BluePoint Games, e infatti sia il Sons of Liberty che lo Snake Eater proposti in questa raccolta sono ripresi dalla HD Collection uscita su PS3 e Xbox 360, upscalando il tutto a 1080p (anche per quanto riguarda la versione PC, al netto di eventuali mod non ufficiali).

Cartolina di Snake e Raiden da un mondo che non c’è più. Da tutti i punti di vista.

Si parla di due titoli molto meno legati al loro hardware di riferimento, con Metal Gear Solid 2 passato alla storia più che altro per come si racconta che per i giochi di prestigio alla Psycho Mantis e Metal Gear Solid 3 invece ricordato ancora oggi come il capitolo nel complesso più… Solido da giocare, quasi un giocattolo à la Nintendo se a Kyoto provassero a fare il verso a James Bond. Ci si poteva aspettare qualcosa di più in-game, ma va riconosciuto che anche per il resto della raccolta Konami non si è trattenuta con gli extra. Ognuno dei tre giochi tra l’altro include nella schermata di lancio un Master Book, che è in buona sostanza un incrocio tra una guida ufficiale di quelle che andavano forte negli anni ’90 e nei primi anni 0 e un vero e proprio lore book, infarcito di collegamenti, curiosità e la spiegazione di ciascuna delle opere.

Snake Eater. Letteralmente.

Per chi arriva dalla HD Collection uscita due generazioni fa – peraltro retrocompatibile anche su Xbox One e Series X|S – l’appeal qui è un po’ sacrificato. I fan però apprezzeranno la cura con cui la raccolta è stata confezionata, per certi versi anche sopra al livello della Legacy Collection rimasta esclusiva per PS3. Certo, all’epoca si era deciso di non riproporre The Twin Snakes perché ritenuto non canonico in quanto non propriamente un titolo di KojiPro, scelta che oggi stride con la presenza di Snake’s Revenge.

Ognuno dei tre giochi tra l’altro include nella schermata di lancio un Master Book

E forse sarebbe stato il caso di dare un DEFCON più alto alla rimasterizzazione di Metal Gear Solid 4, al momento confinato ancora su PS3. Ma è innegabile che Konami abbia fatto il possibile, con un paio di accortezze davvero sorprendenti. Piccole cose, ma che fanno la differenza. La stessa che anche un medio-man come Otacon è riuscito a fare all’interno della saga.

In Breve: Da una Konami caduta da anni dal suo stato di grazia e decisa a far finta che Hideo Kojima non esistesse più come una ex altezzosa ci si aspettava un lavoro sciatto. E invece alla fine il cuore c’è davvero in questa Master Collection Vol. 1.

Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: Nulla di anomalo da segnalare, i 1080p ormai sono una risoluzione ampiamente sdoganata – tranne che su Switch in modalità undocked – e trattandosi di giochi con una certa anzianità di servizio era difficile fare un brutto lavoro lato performance.

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Pro

  • MGS1 ha una Memory Card virtuale per Psycho Mantis / I Master Book sono un gradito extra per i fan / Beh, ci sono tre capolavori

Contro

  • A questo punto si poteva inserire pure The Twin Snakes
8

Più che buono

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