CRYMACHINA – Recensione

PC PS4 PS5 Switch

Tre anime, tre involucri di un tempo che fu, ora sospeso in un Eden fatto di speranze e sogni. Questo è Crymachina, sviluppato da FuRyu, gli autori di Monark, e pubblicato da NIS America.

Sviluppatore: FurYu e Aquria / Publisher: NIS America Prezzo: 59,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente  PEGI: 16 Disponibile su: PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch, PC Data d’uscita: 24 ottobre (PC); 27 ottobre 2023 (console)

Ben prima che l’umanità si perdesse in un limbo, quando ancora la speranza non era svanita, c’era chi sognava un futuro. Talvolta una famiglia, spesso un lavoro, una sicurezza economica e addirittura il posto fisso. Poi è accaduto qualcosa, nel mondo, qualcosa che nessuno aveva previsto: una calamità naturale, una nuova guerra e una pandemia. Potrebbe comodamente essere un collegamento con quanto accade oggi nel mondo, ma è in realtà il preludio di Crymachina, il nuovo videogioco action dei creatori di Monark, anch’esso un videogioco che ha catturato una cerchia di appassionati quando venne pubblicato, ormai un anno e mezzo fa.




Con Crymachina, però, le ispirazioni ancora più marcate lasciano spazio a molte interpretazioni, con un’originalità che si palesa inaspettatamente per gran parte dell’esperienza, in un racconto che affascina e colpisce, parlando al cuore dell’umanità. A primo impatto, dal secondo trailer, ho compreso di essere davanti a un omaggio a cuore aperto nei confronti a Nier Replicant e NieR: Automata, i capolavori di Yoko Taro, il folle autore che ha tessuto le narrazioni di Gestalt e di 2B.

LA STORIA DI UN TEMPO CHE FU

Il racconto di Crymachina, però, si concentra espressamente su tre personaggi, narrando la storia di ognuno di essi, e ponendo l’attenzione inizialmente su Lebel Distel, per poi gettarsi a capofitto sulle narrazioni di Ami Shido e Mikoto Sengiku. Non facendo troppi spoiler che potrebbero rovinarvi l’esperienza, qualora foste interessati a intraprendere questo viaggio sospeso fra l’Eden e il network, sappiate che la costruzione del mondo è stata sapientemente gestita e dettagliata con molta cura. Come accennavo prima, Crymachina parla di umanità: al suo centro, oltre a un’evoluzione che intrattiene e coinvolge, c’è l’obiettivo degli Ex Dei Machina di riportarla in vita attraverso le E.V.E, dei corpi sintetici che assimilano i ricordi reali di persone decedute.

Una luce da cui avrà origine la nuova umanità? Chissà.

Nonostante una somiglianza con il Project Gestalt, che i fan di Yoko Taro ricorderanno molto bene, Crymachina riesce in ogni caso a raccontarsi con intelligenza e a non prendere troppi elementi dalle sfumature di NieR. Seppure in maniera trascinata e talvolta lenta, prendendosi il proprio tempo per ingranare e parlare delle tre protagoniste, adattando un racconto maturo con l’obiettivo di far riscoprire l’umanità, Crymachina commuove e racconta le tre storie con l’obiettivo di esaltarne le differenze, arrivando a comporre un mosaico che convince e mostra le sottigliezze degli animi delle tre E.V.E.

Non fatevi comunque ingannare dalle ispirazioni: Crymachina riesce a raccontarsi in modo preciso

Per merito di una struttura da visual novel, che si scopre interamente nella stazione spaziale dell’Eden, si riesce a entrare in contatto con diversi personaggi. Il primo, per la precisione, è Enoa, una sorta di androide che accoglie Label e le altre due protagoniste nella struttura orbitale, lontano dal pianeta Terra e dai rimasugli di un passato che ormai non esiste più. Le ispirazioni, chiaramente evidenti, non prendono in realtà mai troppo il sopravvento: la storia si può concludere in quindici ore, e in ventitré per riuscire a completare le varie attività.

Per fare il parry (già, è presente) sarà fondamentale tenere d’occhio il colore viola.

Per comprendere al meglio la storia dei personaggi, una volta che si sarà giunti all’Eden e alla sua calma serafica e irraggiungibile, si potrà bere del tè in compagnia di altri comprimari che, oltre a dare una lettura del mondo precisa, saranno un motivo in più per avanzare nell’intricata narrazione di Crymachina.

TUTTE LE SFUMATURE – O QUASI – DI CRYMACHINA

La nuova opera di FuRyu è un action RPG con visuale alle spalle, in cui è possibile muovere le protagoniste che si possono scegliere dall’hub dell’Eden, selezionandole direttamente da Enoa. Per sbloccare, o anche solo per vederle, è necessario parlare, parlare e parlare con le comprimarie – già, sono tutte donne – per poi gettarsi a capofitto nella lotta in un mondo che sembra tirato fuori direttamente da Matrix, con la differenza che non c’è Keanu Reeves o Trinity a darsele contro l’Agente Smith. Label, Ami e Mikoto se le daranno di santa ragione con le creature di un mondo digitalizzato e meccanizzato, che ora si sono insinuate in profondità alla ricerca di un futuro.

Tanti attacchi, tanti approci e molti nemici da abbattere: una maggiore varietà degli stessi avrebbe giovato

Attraverso questi luoghi, le tre protagoniste sono chiamate a usare tutte le loro abilità per avere la meglio. Il sistema di combattimento, frenetico ma datato, riesce a intrattenere piacevolmente grazie agli attacchi che si possono eseguire all’interno dei livelli, risultando coinvolgente. Oltre alle offensive spada alla mano, sono presenti degli attacchi a distanza, nonché ulteriori abilità che si possono usare nel corso dell’esperienza per avere la meglio nello sviluppo.

Il duro risveglio di una delle tre E.VE.

Generare combinazioni di attacchi, dunque, è un obiettivo che appaga e gratifica molto – specie uno che resta anestetizzato dai sistemi di combattimento come il sottoscritto – anche quando si affronta un nemico temibile. Gli avversari, oltre ad avere una barra della salute, ne hanno un’altra che garantisce il loro equilibrio, ben visibile anche sulle tre protagoniste. Minando e colpendo con insistenza per abbassarle, i nemici entrano in uno stato alterato in cui non possono eseguire azioni di alcun genere. Quello diventa il momento migliore per andarci giù pesante e senza pietà alcuna, lanciando il nemico in alto e poi in basso, eseguendo in seguito un attacco speciale e tanti altri, in seguito. Spesso, però, gli scontri non saranno affatto semplici: attivare le abilità non sarà immediato e dovrà essere eseguito con tempestività e in momenti precisi. Salire di livello, personalizzare le protagoniste e perfezionare le loro statiche può essere la chiave del successo all’interno di Crymachina.

Un impatto grafico estremamemte datato che non offre particolari emozioni

La struttura ludica, però, non ne approfondisce le meccaniche, limitandosi e non affondando mai il colpo. A colpire è l’Eden e la sua realizzazione, inoltre, con un buon livello di direzione artistica – anche nelle pochissime cutscene al suo interno – e un buon sound design che emoziona e coinvolge. L’impatto grafico, non appena si avviano le missioni, cambia radicalmente: i luoghi sono spogli e datati, di una generazione fa, e non colpiscono come mi sarei aspettato. Resta l’umanità, la sua ricostruzione e l’obiettivo comune delle tre E.V.E per riportarla alla luce: una speranza che è raccontata ottimamente, a volte tra ispirazioni e spicchi di originalità. Altre volte, però, non riuscendo completamente ad affondare il colpo.

In Breve: Crymachina è un racconto toccante che sfiora le sfumature dei dettagli umani e le sue insicurezze recondite e primitive. Parla attraverso un linguaggio comune, già visto nelle opere di Yoko Taro e nello storico delle produzioni di FuRyu, ma riesce tuttavia a trovare degli sprazzi di originalità, soprattutto quando vengono approfondite le tre protagoniste principali. Il game design non brilla ma non delude neppure, riuscendo in ogni caso a stimolare l’interesse del giocatore attraverso un buon sistema di combattimento basato sulle abilità. Peccato che la grafica, datatissima e spesso un pugno nell’occhio, non offra ulteriori emozioni.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come gira: Tutto liscio, nessun intoppo. Su PlayStation 5 mantiene i sessanta fotogrammi al secondo.

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Pro

  • La storia commuove e colpisce / Il sistema di combattimento appaga, soprattutto contro i boss / Tre personaggi uno più toccante dell'altro

Contro

  • Il game design non affonda il colpo / Grafica di una generazione fa / Poteva essere fatto tanto di più
7.5

Buono

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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