Kona II: Brume – Recensione

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In un mondo di silenzi e paure, un mistero è l’unica speranza cui aggrapparsi per trovare la verità. È il nuovo viaggio del detective Carl Faubert in Kona 2: Brume, ancora una volta immerso nella natura selvaggia.

Sviluppatore/Publisher: Parabole / Ravenscourt Prezzo: ND Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox One, Xbox Series X|S, PC e Nintendo Switch Data d’uscita: 18 ottobre 2023

Un passo, un sospiro, il battito del cuore che accelera. Il silenzio interrotto da un ululato lontano che proviene da una rupe nei pressi di una cascata ghiacciata, le cui acque, ora, somigliano a un muro di granito bianco e levigato, impenetrabile. I fiocchi di neve si adagiano sul terreno e sul giubbotto che protegge Carl dalla brezza che lo sferza in maniera incessante. È come se dei petali, staccandosi da un fiore, nascondessero il polline tirato su da uno sciame di api. La differenza è che l’inverno, mentre bussa alle porte del Paradiso, dà il benvenuto a un milione di fiocchi di neve diversi per forme e dimensioni. E ognuno di essi si attacca sul terreno, nascondendo la strada, il sentiero, un percorso o una nuova speranza.




Il cuore è pesante, la testa confusa, il respiro è affannato. Un altro passo, un altro respiro, ora il cuore è ancora più accelerato di prima. Davanti a Carl solo una coltre bianca: la luce non proviene dal cielo, poiché i raggi del Sole, nascosto fra le nubi, filtrano da esse e risplendono sulle acque mosse del lago, mentre la tenuta di un uomo ricco regna sul paesaggio. Se a Carl manca il fiato, io ne resto ammaliato: è la connessione speciale che si crea quando videogioco e la realtà si sfiorano, legandosi come due rami avviluppati in una storia di mistero, ricca e sfaccettata.

COME RACCONTARE I VIDEOGIOCHI

Da Kona 2: Brume, prosieguo più massiccio e meglio costruito dell’omonimo primo capitolo, non potevo aspettarmi di meglio. Ora come ora, creare un seguito convincente e appassionante è compito complesso; lo si è visto in questi giorni con Marvel’s Spider-Man, e l’ho provato con le mie mani con un’opera intimista e ottimamente costruita. Di Carl Flaubert, d’altronde, qualcuno ha vissuto le sue peripezie qualche anno fa in quel di Atamipek, in Canada, quando era sulle tracce del signor Hamilton, incaricato di investigare su una neve improvvisa e la sparizione di massa degli abitanti del luogo.

Un lago, la notte, la luna. Potrebbe essere l’inizio di un romanzo di Nicholas Sparks.

L’investigatore privato non sembra affatto aver perso il vizio e il naso per gli affari: se prima era solo per rimpinguarsi lo stomaco e andare a letto senza preoccupazioni, ora cosa circonda la regione fittizia di Manastan, nel Québec settentrionale, ha un significato diverso per lui. La sua guerra, interiore ed esteriore, è divenuta personale. Senza farvi spoiler che potrebbero rovinare una delle storie meglio scritte e dense di questa annata, Kona 2: Brume concentra ogni sua energia per ricreare un contesto e un racconto capaci di essere migliori del predecessore sotto ogni luce e sfumatura, impreziosendo un lato narrativo di grande, elevatissima caratura.

Una storia avvolgente e coinvolgente, raccontata da un narratore onnisciente che è parte integrante dello sviluppo del protagonista

Rafforzato da tematiche delicate, inclusa la sensibilizzazione ambientale, Kona 2: Brume è un videogioco che coinvolge ed emozione, tocca le corde più intime di chi, nel silenzio, ritrova una parte di sé stesso. È questo il messaggio finale: far sentire il videogiocatore abbondato, alla mercé di una coltre bianca dalla quale i fiocchi di neve s’infilavano ovunque.

La casa di Hamilton. Sì, fa paurissima.

Il Manestan, inoltre, già vista vissuto nel predecessore, è ricco di una zona a mappa aperta completamente esplorabile, in cui è facile incontrare situazioni e momenti da cui si può dedurre che le esistenze passate in quel luogo erano felici. D’altronde, come potevano non esserlo? C’era tutto: un villaggio, una piccola cittadina, le ciaspole e talvolta delle escursioni all’aperto. Che bello andare a vedere gli alci, che meraviglia osservare i cervi e accarezzare le foglie di un albero striminzito a causa dell’acqua piovana. Carl avverte tutto questo, e il narratore, che è possibile impostare sia in lingua francese che in inglese, racconta la sua storia come se fosse un audiolibro densissimo di particolarità.

KONA 2: BRUME AFFILA IL SUO GAME DESIGN

Come una lama calda, l’esperienza in prima persona creata da Parabole e pubblicata da Ravenscourt (già publisher di Road 96) è affascinante. Ed è migliorata in tutto rispetto al primo capitolo, con una maggiore presa di coscienza del proprio talento. Se vi aspettaste un survival classico, potreste restarne delusi. E se pensaste di essere davanti all’ennesimo videogioco a mondo aperto, potreste restarne delusi. Kona 2: Brume arriva in un mondo caldo, caldissimo, nonostante la sua ambientazione gelida e raggelante. E lo fa presentando un game design ben integrato al suo interno, sapientemente adeguato a un contesto che riempie gli occhi e il cuore di autorialità. Se in passato era mancato il coraggio, stavolta il team ha saputo sfruttare tutte le sue carte. Se inizialmente Carl è allo sbando, abbandonato a sé stesso, l’avventura – a cavallo fra la tipica storia thriller che potrebbe ricordare a qualcuno le pagine dei libri di Stephen King – si evolve man mano, con quanto scopre e affronta nel corso del suo viaggio.

Gli interni delle abitazioni sono pregevolissimi.

Armato di un revolver, di un facile da caccia, di uno strumento per le radiazioni e di una torcia, l’investigatore privato affronta le dinamiche di gioco entrando in contatto con dei misteri di varia natura. In tal senso, se il primo Kona includeva due anime al suo interno, il suo prosieguo ne presenta ben tre: è lo stesso metodo usato, seppure non con la medesima profondità, da parte di Hinterland Studio con The Long Dark, un’avventura che ha incluso una parte narrativa solo dopo averlo pubblicato a distanza di due anni.

Il game design di Kona 2: Brume va ben oltre i classicismi del genere cui appartiene, mutandosi in un ibrido tanto speciale quanto intelligente

Kona 2: Brume, esattamente come il predecessore, segue un altro tipo di filosofia: presenta il Calore e la Salute, dopodiché gli status che Carl può ritrovarsi addosso in base alle casualità. Considerando che spesso si ritroverà all’aperto, talvolta in compagnia dei cani della sua slitta – se ve lo state chiedendo, sì, potete accarezzarli – dovrà muoversi dopo essersi assicurato di avere ogni oggetto utile a disposizione. Non sarà semplice sapersi gestire, specie a una difficoltà superiore a quella standard, ma l’esperienza offrirà in ogni caso un pretesto per esplorare cosa potrete trovarvi attorno.

UN GIOCO CHE MANTIENE IL SUO VALORE PRODUTTIVO

E spesso sarete proprio spinti a capire cosa significherà un luogo anche non sarà direttamente collegato con la trama principale. Dopo venti ore in sua compagnia, fra una cosa e l’altra, ho compreso che Kona 2: Brume è la massima evoluzione ed espressione di un team di sviluppo che ha riscoperto una parte fondante della sua autorialità, sapendo cosa aggiustare e migliorare, espandendo in modo encomiabile il suo game design. Ancora da migliorare, però, è lo shooting: non particolarmente ben integrato, ma comunque fruibile, l’opera non spinge affatto per essere un FPS.

La slitta è la novità più interessante all’interno della produzione.

Da incorniciare, inoltre, sono gli enigmi: scervellotici, numerosi e appassionanti, potrebbe volerci molto tempo prima di comprenderli. Spesso basterà guardarsi attorno, ma altrettante, al contrario, non basterà altro che leggere. Kona 2: Brume è un videogioco intellettuale, e l’utilizzo del diario è fondamentale per sapersi districare nel suo elegantissimo e ispiratissimo scenario, degno di una vacanza a Courmayeur – con incubi, tempeste di neve e parecchie situazioni al limite della follia umana.

Denso e carico di emozioni, il racconto di Carl è efficace e ben integrato in un contesto maturo

Anche se ancora devo soffiarmi il naso, dopo aver preso troppo freddo, non vedo l’ora di concludere questa frase e tornare su Kona 2: Brume per platinarlo. Ho altri cani da accarezzare, misteri da risolvere e una nube da diradare.

In Breve: Kona 2: Brume è un videogioco emozionante e coinvolgente, pungente e ben presentato. Se da una parte offre uno spaccato meraviglioso e solitario del Canada, per la precisione della regione del Québec, dall’altra c’è un fitto mistero da risolvere complesso quanto il mondo. Forte di un game design elegantissimo, di grande caratura, la produzione arriva allo scopo senza tentannamenti e con la maturità di chi vuole dire “Presente!” in uno dei mesi più colmi del panorama da diversi anni a questa parte.

Piattaforma di gioco: PlayStation 5
Com’è, come gira:
Nessun problema, nessun tentennamento e tanta qualità visiva dal punto di vista della direzione artistica, così come sul versante tecnico.

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Pro

  • Coinvolgente, avvolgente e accogliente, come un libro di Stephen King / Tre anime che, unite, si completano / Il game design è prelibatissimo

Contro

  • Lo shooting è ancora problematico
8.5

Più che buono

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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