Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai – Recensione

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The Adventure of Dai è una serie manga arrivata in Italia con il nome di “Dai, La grande Avventura”, e non poteva mancare Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai. Dai è infatti il protagonista di una serie Shonen – quindi mirata al pubblico di giovani ragazzi – basata sull’immaginario di Dragon Quest, vero e proprio pilastro del gioco di ruolo nipponico, e in tal senso stupisce che anche nella sua prima edizione animata, giunta da noi con il nome de “I cavalieri del Drago”, la connessione al gioco dell’allora Enix fosse stata del tutto rimossa. A dispetto del trattamento passato, oggi l’intera opera è stata rivalutata in un’edizione curata da Panini che chiarisce fin da subito il collegamento tra fumetto e serie videoludica.

Sviluppatore / Publisher: Square Enix Prezzo: 59,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: PlayStation 4, PC, PS5, Switch,  Xbox One, Xbox Series X|S  Data di Lancio: Già disponibile

Non è sicuramente un caso se il videogioco in questione sia riuscito ad arrivare in Occidente: il nuovo adattamento animato, con un numero impressionante di 100 episodi, è stato infatti distribuito nei maggiori mercati occidentali tra il 2020 e il 2022 (da noi su Crunchyroll). Ed è difficile immaginare l’esistenza di questo videogioco senza la base della serie animata, poiché a questo si deve gran parte della sua messinscena.




Da parte sua, Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai si presenta come un modesto hack’n’slash nel quale botte e tecniche di combattimento da sfoderare in battaglia vengono affiancate da un sistema di crescita che prende in prestito livelli di potenza e meccaniche di crescita dal mondo dei giochi di ruolo. La modalità principale nella quale si è catapultati segue le orme di Dai fin dagli albori della sua avventura, precisamente gli eventi narrati nel capitolo 74 del manga, proponendo lunghe sequenze narrate che raccontano e riassumono gli eventi più importanti della sua storia. Tra capitoli semplicemente narrativi – presentati addirittura con un player simile a quello dei video di Youtube – e intermezzi effettivamente giocabili, l’epopea del giovane guerriero e del suo gruppo di compagni di avventure viene raccontata in diversi capitoli, ognuno contenente all’interno una manciata di scenari extra da completare a suon di mazzate, talvolta sottostando a stringenti limiti temporali.

E CON L’AIUTO DI UN MAGO!

Il videogioco permette di vestire i panni di più personaggi giocabili – nei livelli in cui ciò è permesso – e ognuno dei protagonisti è caratterizzato da un moveset unico, e abilità extra che possono essere potenziate o equipaggiate in slot corrispondenti a pulsanti del joypad. In tal senso, la produzione si presenta in modo molto semplice: vuoi per una veste grafica più che accattivante, vuoi per un ritmo di gioco piuttosto sostenuto nelle prime fasi, ci si aspetterebbe che ciò che viene proposto all’inizio dell’avventura rappresenti un assaggio di un videogioco che si apre alla sperimentazione del giocatore col prosieguo dell’azione. Invece, purtroppo, arrivano le brutte notizie.

Al completamento di un piano della modalità roguelike si può scegliere quale tipologia di potenziamento conquistarsi nella stanza successiva. Ricorda niente?

In Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai non rimane molto dell’ispirazione ruolistica di The Adventure of Dai, e per certi versi sembra più avvicinabile alla categoria dei videogiochi Musou dove ci si trova a menare avversari per la maggior parte del tempo, non importa cosa venga narrato nelle fasi dialogiche. Purtroppo, la scelta di declinare un impianto simile ad una serie di scontri con boss mal congegnati, e situazioni ripetitive, finisce per rendere l’incedere del giocatore spesso snervante, quando addirittura frustrante nel ritrovarsi di fronte a schermate di Game Over che durano più di 10 secondi, specie quando ci si trova per la maggior parte del tempo a dover far fronte a tecniche speciali degli avversari – fortunatamente ben segnalati da indicatori a schermo – che richiedono veloci schivate.

In realtà l’azione sarebbe fin troppo semplicistica, non fosse per una telecamera che inspiegabilmente può essere agganciata solamente attorno a determinati nemici

In realtà l’azione sarebbe fin troppo semplicistica, non fosse per una telecamera che inspiegabilmente può essere agganciata solamente attorno a determinati nemici e l’esagerata mole di punti vita di alcuni di questi. In tal senso, è il videogioco stesso, a più riprese, ad invitare i giocatori a dedicarsi ad attività extra e al potenziamento dei personaggi: peccato che, al di fuori di una modalità extra, queste supposte attività secondarie siano quasi del tutto irrintracciabili nella modalità storia.

C’È UN RAGAZZO LAGGIÙ, PROPRIO COME SEI TU!

Detto questo, il videogioco Square Enix include all’interno della stessa campagna una vera e propria modalità alternativa, chiamata Temple of Recollection. Questa, da sola, se rifinita per bene, avrebbe potuto tranquillamente reggere l’intero compito di consegnare agli appassionati un buon videogioco tratto dal manga di Yuji Hoori, Riku Sanjo e Koji Inada; in questa istanza si è chiamati a scendere i piani di un labirinto con aree piene di nemici, potendo scegliere ad ogni zona completata di sbloccare un potenziamento tra quelli proposti.

Il senso di progressione riporta alla mente la genialità di roguelike come l’eccellente Hades di Supergiant Games

Il senso di progressione riporta alla mente la genialità di roguelike come l’eccellente Hades di Supergiant Games, ma l’obiettivo principale di questa modalità è purtroppo solamente quello di dare modo al giocatore di raccogliere carte potenziabili da affidare ai protagonisti. Queste, equipaggiabili anche al di fuori del Temple of Recollection, permettono di dedicarsi a fredde operazioni di min-maxing, in pieno stile MMO asiatico, con percentuali di danno o difesa bonus arrotondate al decimale, e qualche – ben più apprezzato – bonus statistico; sempre in questa istanza è possibile anche raccogliere materiali con i quali accrescere l’efficacia delle tecniche speciali che i protagonisti possono normalmente sfoderare in combattimento. Purtroppo questa modalità non influisce minimamente sul livello di forza dei personaggi, tant’è che ogni sessione ricomincia esattamente resettando il loro livello di forza.

Le carte che potenziano i personaggi riportano alcuni degli eventi più importanti della serie animata.

Completare un capitolo della modalità storia permette di sbloccare sempre più piani del Temple of Recollection, e in un certo senso è anche interessante stupirsi di fronte alle più disparate situazioni, come ad esempio trovarsi di fronte all’improvviso ad uno scontro che contempla un boss della storia principale, e un esercito di nemici minori a dargli supporto.

Peccato che questi nemici funzionino discretamente solo all’interno del livello che è stato disegnato loro attorno

Peccato che questi nemici funzionino discretamente solo all’interno del livello che è stato disegnato loro attorno – ognuno affrontabile con strategie differenti come in un vero e proprio puzzle game – e che all’interno di un’arena popolata da 4 protagonisti – di cui tre mossi da una IA incerta – l’effetto finale non sia certamente lo stesso. Il titolo Square Enix, insomma, pecca di varietà in senso strettamente ludico, e anche quando ci si trova chiamati a menare semplicemente fendenti – o nel mio caso, ad usare gli incantesimi di Popp perché è l’unico personaggio veramente divertente da utilizzare -, l’azione hack’n’slash non riesce mai a convincere a causa di limiti di design che ne minano in modo sensibile la fruizione.

Rivedere il pantheon di iconici mostri di Dragon Quest prendere vita anche in questo titolo hack’n’slash è emozionante.

Quel che si percepisce è che Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai sia stato concepito fin dall’inizio come una produzione modesta e mirata ai più giovani, forte di un’apprezzabile veste grafica e dell’inclusione dell’intera storia del classico del fumetto per ragazzi. Forse il risultato non si discosta troppo da questa definizione, ma di sicuro, da un pedigree come quello di Dragon Quest, ci saremmo aspettati un’opera un po’ più raffinata di un semplice – e per di più mediocre – tie-in.

In Breve: Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai è il videogioco che traduce in dimenticabili combattimenti hack’n’slash le prodezze di Dai, protagonista del classico manga The Adventure of Dai. Manca il dinamismo e l’energia che resero grande l’opera di riferimento, ma se non altro siamo riusciti a vedere con i nostri occhi un videogioco che ripercorre gran parte della storia che ha segnato i cuori di tanti lettori e appassionati in tutto il mondo.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, come gira: Nessuna incertezza, anche nelle situazioni più concitate. L’azione gira liscia come l’olio su PS5 pure con decine di Slime a schermo, ma non deve stupire se si pensa che è disponibile con caratteristiche visive pressoché identiche anche per Nintendo Switch.

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Pro

  • Graficamente piacevole / Il mondo di Dragon Quest rivalutato sotto una lente diversa dal solito / Il primo adattamento videoludico a coprire buona parte della storia del fumetto

Contro

  • Azione hack’n’slash semplicistica / Storia mal raccontata / Scelte di design poco chiare / La modalità roguelike che si trasforma in un mezzo per grindare come un qualsiasi titolo mobile del genere gacha
6

Sufficiente

C'è chi dice che nella sua stanzetta, dietro una mole spaventosa di fumetti d'epoca giapponesi, si celino misteri infiniti. Da sempre appassionato di videogame made in Japan e delle opere animate di Kunihiko Ikuhara, dategli un qualsiasi J-RPG e lo renderete un orsetto felice.

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