Fate/Samurai Remnant – Recensione

PC PS4 PS5

Dopo averlo provato in una lunga sessione di gioco ad agosto, Fate/Samurai Remnant è pronto a raccontare una nuova guerra per il Santo Graal scatenata da Omega Force e pubblicata da Koei Tecmo, disponibile da oggi su PlayStation 5, PlayStation 4, Nintendo Switch e PC.

Sviluppatore/Publisher: Omega Force / Koei Tecmo Prezzo: 69,99 € Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PlayStation 4, PlayStation, Nintendo Switch e PC Data d’uscita: 28 settembre 2023

Un desiderio da esaudire, il Giappone Feudale (sempre sia lodato), l’ennesima guerra per il Santo Graal e un ragazzo con un marchio sulla mano. Potrebbe essere il preludio per qualunque storia facilmente reperibile in una fumetteria, ma il racconto di oggi, invece, racconta di un nuovo percorso per la serie Fate, che si è lasciata alle spalle i fasti del passato, specie grazie alla celeberrima visual novel Fate/stay Night, creata al tempo da Type-Moon, dando origine ad altre opere dedicate e una lunga sfilza di adattamenti.




Con Fate/Samurai Remnant, invece, c’era già il sentore di nuovo dal 2018, anno in cui iniziarono i lavori di Omega Force sull’opera per presentare un prodotto valido e consistente. Se ad agosto le sensazioni iniziali erano buone, dopo aver completato la storia principale posso concretamente dire che si è davanti a un videogioco curato sotto ogni punto di vista, con un game design preciso e ben amalgamato al suo interno, sorretto da una storia consistente, longeva, dettagliata e in linea con il passato della serie.

Non è sempre facile, in tal senso, districarsi con un colosso come Fate, perché fra visual novel, manga e anime, oltre a parodie di vario genere, perdersi qualcosa per strada è inevitabile. Al riguardo, Fate/Samurai Remnant è la prova concreta di cosa significhi proporre una produzione che va ben oltre le peculiarità del genere cui appartiene, abbracciando un linguaggio ammodernato, proponendosi ai neofiti e soprattutto ai fan di lunga data con leggerezza, non perdendo l’occasione per fare tanto, molto di più. Sospeso fra passato e presente, Fate/Samurai Remnant è un videogioco appassionante, destinato a essere probabilmente uno dei più centrati dell’intero franchise. E se le lodi iniziali non dovessero bastare, le motivazioni ulteriori potrebbero raccontarvi il perché.

LA STORIA DI UN RAGAZZO, DI UNA RAGAZZA E DI UN DESIDERIO

Iori Miyamoto, cresciuto da sempre a Edo , è un ragazzo allevato sin da bambino come samurai, addestrato per essere diverso da chiunque altro e per abbracciare un destino fatto di altruismo, sacrificio e onore.S

e qualcuno è un appassionato di storia, sappia che il contesto raccontato è ambientato nel periodo Kaian

Conosce la legge della spada giapponese, poiché è il figlio adottivo di Miyamoto Musashi, lo spadaccino più potente della storia – realmente vissuto, se qualcuno se lo stesse chiedendo. All’interno della serie Fate, infatti, personaggi storicamente vissuti compaiono nella trama, diventando a loro volta fondamentali all’interno del tessuto narrativo. Sono chiamati Servant, entità che sostengono i Master in qualunque battaglia e conflitto, con questi ultimi intenzionati a impossessarsi del Santo Graal, esaudendo quel desiderio tanto agognato.

Ogni viaggio ha un inizio…

In tal senso, Iori corrisponde alla seconda categoria. Ritrovandosi misteriosamente un marchio sulla mano, incontra Saber (agli appassionati storici potrebbe suonare familiare) e cominciano a cooperare, con un unico obiettivo conteso con altri Master e Servant: impossessarsi del Santo Graal prima di chiunque altro. Non potendo farvi spoiler, sappiate soltanto che il racconto, lungo cinquanta ore, è ricco di colpi di scena e di momenti commoventi. In tal senso, l’opera non appare affatto snaturata nella sua anima da visual novel, tanto da restare piacevolmente su questi binari e ritrovandosi a seguire questo approccio, eseguito alla perfezione nell’intero arco narrativo, ben coeso e scritto.

Saber è un personaggio realmente affascinante…

La storia, ritmata con decisione, è fresca e leggera, ma comunque impegnativa da seguire, se non si presta la dovuta attenzione e non si seguono i dialoghi nell’idioma britannico, l’unica lingua all’interno dell’opera per comprendere cosa sta accadendo. È stato svolto, infatti, un lavoro peculiare e preciso per descrivere ogni singolo personaggio all’interno del racconto, con Iori che da ragazzo inconsapevole, immaturo e un po’ tonto, diventa qualcuno che non avrebbe mai immaginato, comprendendo gli insegnamenti del suo mentore e molto di più su sé stesso.

La storia di Fate/Samurai Remnant è essenziale; è il suo cuore pulsante, nonché l’ossatura stessa dell’opera sotto ogni sfaccettatura e particolarità, com’è sempre stato in passato

La storia di Fate/Samurai Remnant è essenziale; è il suo cuore pulsante, nonché l’ossatura stessa dell’opera sotto ogni sfaccettatura e particolarità, com’è sempre stato in passato. Omega Force, marcando il territorio, non lo ha snaturato, riuscendo nel complesso compito di ammodernare lo stile del racconto e di realizzare un’opera curata sotto ogni aspetto. Oltre ad avermi tenuto incollato allo schermo del televisore per diversi pomeriggi, incantato da Iori, Saber e gli altri personaggi, Fate/Samurai Remnant mi ha conquistato per la sua storia intricata, il rapporto che lega ognuno Servant e dei Master, e soprattutto per il suo stile artistico, di elevatissima caratura.

FATE/SAMURAI REMNANT: OLTRE L’AZIONE E LA STRUTTURA MUSOU

Quando Fate/Samurai smette di essere una classica ed elegantissima visual novel, all’improvviso si tramuta in un videogioco d’azione adrenalinico, vivace e fresco, ben diverso dagli altri presenti sul mercato. L’opera di Omega Force è un action rpg con dinamiche musou che potrebbero ricordare a qualcuno quelle già viste in passato con Persona 5 Strikers, con la sola differenza che Fate/Samurai Remnant ha una profondità ancora più marcata nella sua struttura ludica e nell’approccio, anch’esso eseguito magistralmente e con grande cura.

Come accennavo prima, Fate/Samurai Remnant ha un game design superlativo…

Il sistema di combattimento, in tal senso, va oltre i classicismi del genere cui appartiene, inserendo all’interno delle fasi di combattimento dei momenti in cui è necessario usare le abilità di Iori e del Servant indicato contemporaneamente per avere la meglio contro gli avversari. Alcuni di essi, inoltre, catturano l’attenzione perché sono vari, numerosi e coriacei, e parte del coinvolgimento più spensierato diventa abbatterli con le magie del protagonista o, nel caso di Saber, attraverso le sue magie dell’acqua, utilissime quando si fronteggiamo i nemici dell’elemento fuoco. Il sistema di combattimento, anche se mantiene l’ossatura tipica dei musou, è ciò che potrebbe considerarsi un ibrido fra i due generi: da una parte c’è la dinamicità riscontrabile in Persona 5 Strikers e in Samurai Warriors, mentre dall’altra la fluidità di un qualunque action. Fate/Samurai Remnant, tuttavia, è ben più originale di quanto appaia: nel corso delle lotte più complesse, è possibile scegliere chi usare per un breve lasso di tempo, concatenando combo e attacchi rapidi contro gli avversari.

La bellezza dei germogli nel pieno dell’ennesima missione secondaria.

Questo matrimonio, oltre a offrire un sistema di combattimento ottimamente proposto, dà modo al giocatore di scegliere le magie e gli attacchi di Iori nel menù dedicato ai protagonisti, in cui si possono sbloccare dei potenziamenti relativi a Iori e ai Servant. A rendere lo sposalizio ancora più efficace, è la raccolta dei punti esperienza da spendere nei rami delle abilità di ciascun personaggio. In Fate/Samurai Remnant è importante sapere attaccare e farlo nel modo giusto, e Iori al riguardo è certamente in alto nella catena alimentare, come lo è ogni Servant sotto al suo comando – Saber su tutti, è davvero potente se usata in modo intelligente. Il sistema di combattimento, insomma, ben incastrato nel tessuto di gioco tanto quanto lo è l’esplorazione di Edo, l’attuale Tokyo, centro nevralgico da cui parte l’intera avventura che poi si estende in modo inaspettato. Lo stesso Iori, al suo interno, può intrattenersi con missioni secondarie e incarichi di vario tipo, che però non rappresentano il reale obiettivo dell’opera, risultando come dei riempitivi.

A spasso per Edo (e dintorni).

Iori e Saber, al riguardo, possono esplorare le cittadine, i porti e i centri urbani, raccogliendo missioni e partecipando a lotte casuali, visibili comunque dalla mappa principale che permette di vedere i luoghi d’interesse. I cerchi lampeggianti in rosso, oltre a indicare il prossimo obiettivo, sottolineano la presenza di nemici da eliminare per accrescere le proprie abilità, sbloccarne di ulteriori e raccogliere dell’equipaggiamento migliore

A dare ulteriore spessore alla struttura di gioco è una mappa alternativa denominata Leyline, in cui è possibile usare le altre magie dei protagonisti.

Le katane su cui Iori può contare, infatti, possono essere smontate a piacimento, cambiando il pomello, l’elsa e l’impugnatura, migliorando in questo modo le statistiche delle sue armi, rese più forti a volte in base agli stili di combattimento usati – quattro, in totale. È la parte da gioco di ruolo certamente meglio approfondita, poiché mette il giocatore nella condizione di avere voce in capitolo, anche se solo in quell’occasione e in poche altre. A dare ulteriore spessore alla struttura di gioco è una mappa alternativa denominata Leyline, in cui è possibile usare le altre magie dei protagonisti. In questo luogo, oltre a impedire ai nemici di avere la meglio. Anche dopo quaranta ore di gioco, Fate/Samurai Remnant potrebbe avere qualcosa nella sua manica non ancora scoperta, in attesa di fare la sua comparsa e avviata.

Il fascino del Giappone è anche in queste cose.

Attingendo un po’ dalla filosofia nipponica, Fate/Samurai Remnant resta fedele all’evoluzione della serie e va ben oltre il classico modo per cui molti rimangono incantati da progetti ancora da realizzare e comprendere pienamente. Riuscire a proporre un videogioco di questo calibro, sospeso tra passato e presente, non è una cosa di poco conto in un mercato ormai sempre più agguerrito e pieno zeppo di videogiochi. Fate/Samurai Remnant è un prodotto adatto a chiunque stia cercando una bella storia da raccontare e tante altre da vivere. Complice la direzione artistica, il sound design e le composizioni musicali, Fate/Samurai Remnant assume un ruolo di grande pregio nel tessuto ludico odierno, dimostrando la maturità e il talento di Omega Force. Il Santo Graal attende i più timorati, ma soprattutto chi è alla ricerca di un’avventura sfacettata, capace di tenere il giocatore incollato allo schermo.

In Breve: Fate/Samurai Remnant è un videogioco centrato, a fuoco, ben scritto e strutturato. Oltre a offrire una campagna principale longeva e appassionante, lunga addirittura cinquanta ore (assolutamente superabili, se si completano tutte le attività al suo interno) e con tante cose da vedere e scoprire. Forte di una trama matura, su cui è necessario prestare la massima attenzione per seguirla accuratamente, è anche disponibile un riassunto e delle spiegazioni per comprendere al meglio l’intera lore del mondo di gioco. Il game design, superlativo e ben proposto, coinvolge e lascia la voglia di tornarci sopra un’altra volta.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: Ottimamente. Non ho avvertito problemi di alcun genere e la veste grafica, comunque non particolarmente brillante, fa il suo lavoro. Un ottimo utilizzo del cel-shading.

 

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Pro

  • Longevo e appassionante / Una storia scritta con intelligenza e maturità / Due compagni convincenti / Una struttura ludica convincente e superlativa / Un game design assolutamente efficace

Contro

  • Graficamente non è chissà cosa, ma non è sporcato affatto da difetti sotto il profilo del lato tecnico / Poteva essere fatto di più con le missioni secondarie e gli incarichi
8.7

Più che buono

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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