Days of Doom – Recensione

PC PS4 PS5 Switch Xbox One Xbox Series X

Sono giorni complicati quelli della fine del mondo in Days of Doom, e l’unica speranza di sopravvivenza per strategici a turni e roguelite è rimanere uniti.

Sviluppatore / Publisher: Sneaky Box / Atari Prezzo: € 28,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: +7  Disponibile su: PC (Steam, Epic Games Store), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Switch Data di lancio: Già disponibile

Che ne dite, lo sentite anche voi il bisogno di una bella ventata di aria fresca dopo una lunga estate caldissima? Sì? Bene, eccoci a voi dunque con po’ refrigerante venticello videoludico: che ve ne pare di una storia apocalittica, affollata di zombie, in cui vi ritrovate a guidare un gruppo eterogeneo diretto verso un misterioso santuario della salvezza? Come dite? Già visto?




E se vi aggiungessi sopra una bella grattugiata di roguelite? Ah, ormai anche vostra nonna ha introdotto meccaniche roguelite nella partita di Scala 40 del giovedì sera? Ok, e se ci buttassi un bel look primi anni 2000? Perfetto, ora è il turno dei ’90 e bisognerà aspettare altri quindici anni prima che il 2010 ritorni di moda. Va bene, quindi…

DAYS OF DOOM O DELL’ETERNO RITORNO DEL ROGUELITE

Come forse avrete intuito dal paragrafo introduttivo, Days of Doom non si muove sul più innovativo dei sentieri. La trama racconta il viaggio della speranza di uno sparuto gruppo di sopravvissuti all’Apocalisse che ha affollato la Terra di zombie. Tra i superstiti c’è chi ce l’ha fatta grazie a innesti e poteri, ma anche chi semplicemente ha mostrato un indomito spirito di sopravvivenza. La strada verso il Santuario, la terra promessa dove i pochi superstiti dell’umanità sono radunati e in salvo è però costellata di insidie, ostacoli deviazioni e… morte. Ok, per quanto io la stia tirando per le lunghe, la trama di Days of Doom è tutta qui, non c’è molto altro da inventarsi. La componente interessante dunque sono le sue meccaniche che innestano un’anima roguelite nel cuore di uno strategico a turni.

Gli zombie sono così, visto uno, visti tutti.

Per farla breve, se guardando le immagini sparse vi è tornato alla mente Plants vs Zombies, siamo da quelle parti. I nostri sopravvissuti e sopravviventi si trovano ad affrontare non-morti e altre amenità apocalittiche all’interno di scenari a griglia in cui ad ogni turno possono spendere dei punti azione per muoversi e agire. La componente roguelite è rappresentata invece dalla permadeath delle nostre squadre, che potranno tuttavia essere rimpiazzate da altri gruppi di sopravvissuti con abilità differenti, consentendo tuttavia di conservare la reputazione raccolta per spenderla in potenziamenti dell’accampamento, base dei nostri sopravvissuti.

UNA MORTE LENTA

Days of Doom offre tutto ciò che è lecito aspettarsi da un titolo con le caratteristiche appena esposte. I nostri personaggi hanno capacità e attacchi differenti che consentono di affrontare zombie e altre più potenti mutazioni in modi differenti, sfruttando anche la sperimentazione offerta dagli elementi presenti nello scenario. Sull’altro versante, la presenza di nuove classi e altre aggiunte sbloccabili funge da stimolo alla rigiocabilità, alimentando il flusso del roguelite. Il problema è che entrambi questi approcci sono accompagnati da una lentezza di fondo che fa capolino già nelle fasi iniziali.

Tranquilli ragazzi, la so io la strada!

Le battaglie strategiche si risolvono spesso in partite a scacchi giocate sulla difensiva, dove l’attesa è l’approccio più remunerativo, e dunque finiscono per assomigliarsi un po’ tutte. Oggetti e rune provano a smuovere un po’ le acque, ma soprattutto quest’ultime si rivelano utili solo in situazioni particolarmente favorevoli, visto che spesso i loro benefici sono accompagnati da un effetto collaterale piuttosto impattante.

LA TRAMA RACCONTA IL VIAGGIO DELLA SPERANZA DI UNO SPARUTO GRUPPO DI SOPRAVVISSUTI ALL’APOCALISSE CHE HA AFFOLLATO LA TERRA DI ZOMBIE

Ci vuole un po’per accumulare la reputazione necessaria agli upgrade dell’accampamento e se è vero che ad ogni passaggio di livello le cose migliorano, è altrettanto innegabile che nel frattempo le cose si facciano di frequente stagnanti. Una dose di varietà è iniettata nel gioco dalle mappe attraverso cui si muovono le varie avventure. È possibile sceglier il proprio percorso di tappa in tappa, ciascuna caratterizzata da un’icona che segnala cosa possiamo attenderci. Oltre agli scontri, che conducono al boss finale, può essere utile prevedere qualche pausa lungo il percorso, magari al negozio o in pronto soccorso, ma ogni deviazione deve essere valutata tenendo a mente che la fine della benzina si traduce in morte certa. Ma tanto, partita più, partita meno, capitano anche le ambientazioni in cui dovremo prendere delle decisioni all’apparenza semplici, le cui conseguenze possono mandare all’aria un piano ben congegnato.

Ogni personaggio ha un’abilità peculiare da giocarsi sul campo di battaglia.

In fondo Days of Doom non fa nulla particolarmente male, ma non riesce nemmeno a fare quel salto per intrigare fino in fondo gli appassionati dei due generi che abbraccia. O almeno, nel mio caso è andata così (prediligo gli strategici ai roguelite, per la cronaca, magari è dipeso da questo):  ho trovato alla lunga poco entusiasmante l’eccessività ripetitività, solo scalfita dai momenti di soddisfazione che comunque non mancano. Sullo stesso livello, sicuramente sopra la sufficienza, ma senza particolari slanci, si mantiene anche il comparto grafico. I personaggi umani sono simpatici, e posso anche considerare divertent alcuni omaggi che li contraddistinguono, ma gli zombie foggiano un look eufemisticamente derivativo.

PROBABILMENTE CHI AMA L’APPROCCIO ROGUELITE POTRÀ SERENAMENTE AGGIUNGERE ALMENO MEZZO PUNTO ALLA MIA VALUTAZIONE

Nel complesso tutto è fatto benino, anche gli scenari colorati benché abbastanza generici. Sotto la soglia della tolleranza piazzo solo le musiche, davvero limitate nel numero e capaci di diventare ripetitive già dopo qualche partita. Probabilmente chi ama l’approccio roguelite potrà serenamente aggiungere almeno mezzo punto alla mia valutazione, ma l’impressione che ho avuto io da Days of Doom è quella di un passatempo piacevole, ma incapace di mantenersi sopra la soglia del rumore circostante troppo a lungo.

In Breve: Days of Doom prova a fare qualcosa di nuovo, fondendo insieme strategia a turni e roguelite. Il risultato finale tuttavia può dirsi riuscito solo in parte. Tanto le battaglie quanto la crescita sono caratterizzate da tempi lenti che finiscono per diluire il divertimento: sul breve periodo ci si diverte, ma il rischio di stancarsi presto è concreto. Carina la direzione artistica, anche se a tratti derivativa. Nel complesso un buon passatempo, che rischia però di scivolare via senza lasciare traccia.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel i5 7200U @2.50, 8 GB, Intel HD 620, SSD
Com’è, come gira: Mentre il mondo è un passo dall’estinzione per colpa degli zombie non si può fare troppo i sofisticati, per questo Days of Doom si accontenta della “configurazione tostapane” per girare liscio come l’olio a 1920*1080 con V-sinc attivo (la sola opzione grafica oltre la risoluzione).

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Pro

  • Fusione di generi / Buon numero di classi

Contro

  • Look generico / Inevitabilmente ripetitivo
6.8

Sufficiente

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