NBA 2K24 – Recensione

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Una nuova stagione di basket ha inizio. Immancabile, preciso e ordinario come un orologio svizzero, arriva NBA 2K24, la nuova iterazione del franchise sviluppato da Visual Concepts e pubblicato da 2K Games.

Sviluppatore / Publisher: Visual Concepts / 2K Games Prezzo: 69,99 Localizzazione: Presente Multiplayer: Presente PEGI: 3 Disponibile su: PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One, PC e Nintendo Switch Data d’uscita: Già disponibile

Il basket è uno sport affascinante, uno dei più romantici e belli da guardare al televisore e soprattutto dal vivo – anche se non ho mai avuto l’occasione di assistere a una partita NBA come tanti altri. Sì, non scherzo: è proprio bello vedere la tensione di un giocatore qualunque che, mentre osserva il canestro, deve prendere una decisione all’istante prima di perdere l’occasione. Passarla a un compagno, avvicinarsi e tirare, accontentandosi di un tiro da due, il più semplice da ottenere per un giocatore di NBA 2K affezionato. È il tiro da tre, però, a essere il sogno di chiunque, quello che ammanta di gloria e prepara a far varcare le porte della storia della pallacanestro.




È un campo stretto, quello da basket. Non esistono ripensamenti. Gli avversari sono veloci, alle volte anche troppo, e quando si tratta di dover prendere una decisione, serve essere rapidi. Nessun tentennamento, perché ogni punto ha un valore inestimabile. Un passaggio verso un compagno smarcato è la soluzione per assestare un colpo, guadagnarsi due punti è il modo più semplici per scatenare la folla sugli spalti, ma è con i tre punti che conquisti la folla. È come ne Il Gladiatore: vita o morte; eppure qui non muore nessuno, se non i sogni dei più giovani. Con NBA 2K24, infatti, Virtual Concepts non ha voluto toccare più di quanto dovesse, concentrandosi essenzialmente su poche novità riguardanti la modalità carriera (MyCAREER) e il MyTeam, l’equivalente cestistico online del classicissimo Ultimate Team di EA Sports FC (stavo per scrivere FIFA).

BLACK MAMBA MOMENTS: RIVIVERE LA STORIA SPORTIVA DI KOBE BRYANT

Come scritto in passato nella recensione della versione antecedente, NBA 2K segue una formula vincente e raggiunge l’obiettivo: essere un convincente simulativo di basket e un convincente gioco della disciplina, ricreando le atmosfere di una partita e le sensazioni che da essa si possono fare proprie. NBA 2K24, tuttavia, toglie e aggiunge poco, dimostrandosi in realtà una prosecuzione particolarmente riuscita, seppure non mettendo troppa carne sul fuoco, dedicandosi alle modalità dedicate, le più apprezzate dai fan. Oltre alle già citate, infatti, tornano le Ere e la WNBA, con una carriera più rifinita – ma ne parliamo a breve.

Kobe Bryant è sempre Kobe Bryant…

Proprio com’è accaduto con Micheal Jordan, lo storico cestista e campione dei Chicago Bulls, Virtual Concepts si è concentrata stavolta per riproporre la storia sportiva di Kobe Bryant, facendo vivere i suoi più importanti e salienti della carriera, con le sue partite migliori e complesse. Il tentativo del team, infatti, è cercare di far rivivere attraverso la storia ciò che hanno reso determinati protagonisti del basket i migliori in assoluto per quanto riguarda i risultati ottenuti sul campo e la loro importanza all’interno dell’intera NBA. Nel caso di Kobe Bryant, oltre a essere stato svolto un lavoro sopraffino in termini di fedeltà storica, posso facilmente affermare che è stato molto commovente, in particolare per il legame che aveva con i Los Angeles Lakers e, in generale, per il basket. Il Black Mamba Moments è un contenuto che segue in termini ludici quanto è stato fatto in passato per omaggiare Air Jordan, e questo nuovo assaggio dei momenti più salienti e complessi che riguardano Kobe Bryant, lo ammetto, sono stati piacevoli e commoventi da vivere.

Rivivere la storia e la carriera di Kobe Bryant vale assolutamente il prezzo assoluto del biglietto

Il campione di basket, in tal senso, è pure nella copertina dell’iterazione di quest’anno, come a dimostrare quanto è importante per Virtual Concepts raccontare dei giocatori che scegli anno dopo anno. Se steste quindi cercando qualcosa che vada oltre alla modalità MyCAREER e MyTeam, la modalità Black Mamba Moments potrebbe essere la scelta migliore che potreste fare. Può anche essere molto utile anche per i neofiti: chi si avvicina a un’iterazione di Visual Concepts, attirato da Kobe Bryant in copertina e sapendo dell’esistenza di questa modalità, potrebbe apprendere attraverso il suo campione preferito come giocare a basket, arrivando in seguito a godere delle modalità principali proposte da Visual Concepts e da 2K Games. Alla conclusione del percorso dedicato ai campioni dei Lakers, inoltre ci saranno delle ricompense dedicate per affrontare al meglio il MyTeam. Anche se le onnipresenti microtransazioni, una macchia all’interno dell’opera, si estendono ben oltre la modalità online preferita dai fan della pallacanestro.

NBA 2K24: UNA CONTINUA CERTEZZA

Rispetto alla versione precedente, NBA 2K24 non ha subìto grossi cambiamenti in termini contenutistici. Il campionato inizia con un giocatore da creare, con un editor del personaggio non particolarmente originale e con pochissime scelte a disposizione per quanto concerne il vestiario. Il coinvolgimento è cambiato sotto qualunque punto di vista, perché a primeggiare, oltre alla classica stagione da affrontare e un percorso da campioni da raggiungere, c’è l’aggiunta di una città viva ed esplorabile al pacchetto che aggiunge ulteriori novità da affrontare per accrescere le abilità del proprio giocatore e, soprattutto, per migliorare i suoi attributi dal menù delle opzioni. La città, ispirata a Miami, è un luogo vivo e pulsante, con un numero di attività generose e con tante cose da fare e da vedere, dimostrandosi un’alternativa valida alla classica stagione da affrontare, che però risulta troppo attraente per resisterle. La nota dolente, in realtà, risiede nelle varie possibilità da affrontare sul campo.

Il mio esordio con i Chicago Bulls, in onore di Air Jordan.

In tal senso, ho iniziato subito a solcare come ogni anno i campi della National Basket Association senza troppi tentennamenti, scegliendo ben due squadre nella mia esperienza: i Chicago Bulls, per l’immutabile affetto verso Michel Jordan, e i Los Angeles Lakers, la mia squadra preferita. In entrambe le situazioni, ho comunque giocato con un personaggio estremamente debole, da migliorare di partita in partita, guadagnando punti VC da adoperare successivamente. Da questo punto di vista, purtroppo, Virtual Concepts invita i giocatori ad acquistare virtualmente la valuta, togliendo il piacere di vivere la stagione e di migliorare a proprio piacimento il giocatore. Sia chiaro, si può scegliere di non darsi alle microtransazioni più sfrenate, eppure trovarsi una possibilità del genere nella modalità carriera, che già non innova alcunché, risulta esagerato. Resta comunque apprezzabile trovare una funzione come il ProPlay, che ha consentito a Virtual Concepts di riuscire a immortalare i momenti più salienti e rendere le animazioni maggiormente verosimili.

Un nuovo prospetto giovanile che, pensa un po’, potrebbe essere il nuovo LeBron James…

Tornare sul campo, tuttavia, è sempre un piacere. Come già accennavo, NBA 2K24 non apporta grosse novità quando si ha la palla fra le mani, dovendola poi infilare nel canestro. In realtà, i miglioramenti ci sono eccome: nella fluidità delle animazioni, nella gestione del giocatore sul campo e nel coinvolgimento, che stavolta raggiunge il massimo assoluto, obiettivo peraltro già raggiunto in passato proprio con il capitolo antecedente. Distribuire i punti esperienza per generare la build migliore, insomma, è sempre un piacere, come lo è anche seguire un percorso dedicato per arrivare alla vetta dell’Hall of Fame, che richiede tanto tempo, pazienza e un numero di stagioni – in totale sette – da passare in compagnia di NBA 2K24. La progressione del passato, comunque, è tornata a essere lenta, poiché collegata alle microtransazioni di cui parlavo poco più sopra, togliendo il piacere di godersi la stagione. Non scherzo con il dire che sono estremamente e forse troppo presenti, tanto da lanciare un messaggio pessimo per quanto riguarda giocare e vivere un’esperienza: per essere più forte e potente non importa quanto giochi, ma quanto spendi. Ed è una formula che non trovo a fuoco in una modalità di questo tipo. Un miglioramento significativo, tornando nello specifico alle partite, ricade invece sull’intelligenza artificiale dei propri compagni e degli avversari. Finalmente, sembra di affrontare qualcuno con un cervello, il che non è affatto scontato.

Una partita iniziata nel migliore dei modi.

Le migliorie tecniche, quelle che avvengono in partita, risiedono soprattutto nelle fasi difensive, con un coinvolgimento maggiore. Impedire a un giocatore avversario di compiere un’azione qualunque, fermandolo prima che arrivi a canestro, ora è certamente più chiaro – anche se il giocatore, quello che si muove nella modalità MyCareer, non è affatto agile. Serve in ogni caso un po’ di bravura per impedire che un avversario imbuchi la palla a canestro, ed è necessario concentrarsi soprattutto sul momento più adeguato a bloccare un passaggio, un tiro o interrompere delle azioni. Seppure ultima ma non per importanza, è anche possibile godersi l’esperienza con una giocatrice femminile, e con una carriera, denominata Undiscovered Gem, con una storia sotto meglio delineata rispetto alla controparte maschile, sebbene quest’ultimo sia il classico figlio di qualcuno cui scorre il giusto sangue. In tal senso, la modalità MyCareer consente anche di rivivere i momenti salienti del padre e del nonno dell’alter ego in vari momenti, magari in concomitanza di una partita importante.

A TUTTO LA MIA NBA E MY TEAM

Ad aggiungersi alle Ere, immancabile come non mai, arriva l’altro campione dei Los Angeles Lakers: LeBron James. A infoltire la modalità “La mia NBA”, infatti, è proprio lui, con la possibilità di affrontare le sfide che ha affrontato. Una novità certamente utile, soprattutto per i neofiti, è la possibilità di rivivere una modalità all’interno della stessa modalità denominata “La mia NBA semplificata”, un’opzione del tutto nuova che consente di rivivere anche altre Ere fondamentali della NBA. Mai come in questa opera, infatti, c’è una fedeltà storica così importante e fondamentale per i giocatori.

Tanta cura, molta carne al fuoco e una buona esecuzione

La mia NBA, in tal senso, migliora in qualunque aspetto, delineando – anche grazie agli ultimi Collective Bargian Agreement – i vari fondamentali istituzionali per gestire al meglio un qualunque draft e coinvolgersi maggiormente con i pronostici. In NBA 2K24, in tal senso, c’è un miglioramento progressivo di questo aspetto, che si estende totalmente in termini ludici, offrendo una modalità peculiare e curiosa, non di immediato approccio ma comunque interessante da vivere. Il MyTeam, ancora oggi, è la reale essenza dell’opera. Incredibile ma vero, si è trovato un equilibrio soprattutto per i neofiti grazie al Salary Cap, un’implementazione in cui si è costretti a compiere delle scelte per non rendere il proprio roster di giocatori esageratamente forte.

NBA 2K24

Spero stessero parlando bene di me…

Sotto questo aspetto, non c’è molto altro da dire, se non che i server, ora finalmente più stabili, danno modo di godersi l’esperienza senza troppe problematiche. Le recensioni presenti su Steam non lasciano molti dubbi: la versione PC è un completo disastro. Su Xbox Series X, console su cui ho svolto la mia prova durata circa cinquanta ore, non ci sono stati grossi problemi e le poche note negative risultano nell’ottimizzazione, che ancora arranca. NBA 2K24 è un videogioco che fa tante cose buone, ma scivola sulle cose più piccine, pur dimostrandosi un’ottima scelta per gli appassionati di basket e non solo.

In Breve: Non particolarmente brillante ma comunque ben proposto e con tante cose da fare, NBA 2K24 non è un’evoluzione rispetto all’anno passato, pur riuscendo in ogni caso a convincere, proponendo una marea di contenuti interessanti e tante ore di gioco. A destare ben più di qualche dubbio, purtroppo, è la MyCareer: quella insistenza e morbosa presenza delle microtransazioni per far evolvere il proprio giocatore all’interno di una modalità da giocatore singolo è insensata, poco chiara e scarsamente incisiva. Non spinge alla progressione in un altro modo, e qualcuno che potrebbe essere effettivamente tentato di mettere mani al portafogli e spendere danari prima del tempo. Un gioco che, sotto questo aspetto, non premia affatto la pazienza dei giocatori. Sul resto è sempre il buon NBA 2K.

Piattaforma di Prova: Xbox Series X
Com’è, come gira: Qualche incertezza per quanto riguarda il framerate, pur garantendo i sessanta fotogrammi al secondo. Sul resto, invece, nient’altro da eccepire.

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Pro

  • Moltissimi contenuti e tante ore di gioco / Aggiunte e migliorie attente e peculiari / Una maggiore fluidità durante le partite / La cittadina offre tante opzioni / Resta sempre il videogioco di basket definitivo

Contro

  • Una caterna di microtransazioni / Qualche aggiunta in più alla modalità carriera avrebbe giovato / La progressione, se collegata alle microtransazioni, potrebbe snervare in tanti
8

Più che buono

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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