Starfield – Recensione

PC Xbox Series X

Bethesda ci fa volare nel cosmo infinito con Starfield, un gioco immenso che si snoda bilanciando ruolo, avventura e sparatutto in prima persona. Ambizioni alle stelle, letteralmente, ma saranno state tutte rispettate?

Sviluppatore / Publisher: Bethesda Game Studios / Microsoft Prezzo: €69,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PC e Xbox Series X|S Data d’uscita: 6 settembre 2023

Siamo nel XXIV secolo e l’umanità, da quasi 200 anni, è stata costretta ad abbandonare la Terra, trasformata in un pianeta arido e invivibile dal collasso della magnetosfera. Da allora gli esseri umani hanno scoperto centinaia di pianeti più o meno vivibili su cui migrare, lavorare e prosperare, ma l’ormai antica catastrofe planetaria non sembra aver influito sulle loro pessime abitudini. A una fase iniziale di grande collaborazione, in cui l’Unione delle Colonie aveva assicurato pace e benessere a tutti i pianeti abitati, ne è seguita una molto più turbolenta di guerre e secessioni. Vent’anni dopo una spaventosa guerra tra l’UC e il Collettivo Freestar, in cui quest’ultimo ebbe la meglio, e la successiva firma di un armistizio, le due parti stanno vivendo una difficile pace fatta di antichi rancori e reciproca diffidenza.




Per fare fronte alle ristrettezze economiche, Ben Morloch (ma voi potete chiamarlo come preferite) ha accettato un lavoro su Vectera, un roccioso satellite del pianeta Anselon ricco di risorse minerarie, nel sistema di Narion. La sua carriera di minatore, però, non sarebbe durata gran che, giusto il tempo di imparare a usare l’estrattore laser: dato che era l’ultimo arrivato, i colleghi avevano simpaticamente deciso che sarebbe toccato a lui estrarre il prezioso manufatto misterioso incastonato in fondo a una caverna, un oggetto dalle caratteristiche straordinarie ma dal potere spaventoso.

OLTRE IL CIELO DI STARFIELD

Appena lo ha toccato, Ben (o come avete preferito chiamarlo) è piombato in un trip di allucinazioni visive, luminose e sonore, per risvegliarsi poco tempo dopo nell’infermeria. Ma tutto questo avrebbe dato una svolta alla sua vita: nel giro di pochi minuti, infatti, sarebbe stato coinvolto in una schermaglia coi pirati Cremisi, avrebbe conosciuto l’esploratore Barret e avrebbe ricevuto in premio una bella astronave, con cui riportare il manufatto alla loggia della Constellation, un’associazione di uomini e donne di scienza e di conoscenza che, da generazioni, aveva fatto dell’esplorazione del cosmo e della scoperta di nuovi pianeti e di nuove forme di vita una missione.

Starfield disco

Oltre l’Iperspazio esiste un mondo tutto da esplorare.

Ed è proprio qui, sul pianeta Jemison del sistema planetario di Alfa Centauri, che al nostro eroe si apre una nuova prospettiva: la possibilità di vivere di esplorazione o, perché no, di intraprendere una carriera militare o, ancora, diventare un contrabbandiere dello spazio. In fondo, quando si ha un’astronave a disposizione, si può fare di tutto. Starfield è un gioco estremamente ambizioso, il cui sviluppo ha richiesto complessivamente una decina d’anni e il suo primo annuncio risale addirittura all’E3 del 2018.

UNA GALASSIA NEL PC

Strutturalmente si tratta di un gioco di ruolo open world nel senso ampio del termine, visto che possiamo esplorare una vasta porzione della Via Lattea formata da interi sistemi planetari – come il nostro Sistema Solare – con tanto di lune, satelliti e anelli. Naturalmente, l’accuratezza astronomica lascia molto spazio alla fantasia, con pianeti inventati di sana pianta e condizioni atmosferiche addolcite a sufficienza per consentire la respirazione o, in altri casi, la temporanea sopravvivenza indossando specifiche tute. Possiamo volare da un punto all’altro della galassia compiendo dei balzi nell’iperspazio, semplicemente scegliendo la destinazione sulla mappa stellare.

Siamo nel XXIV secolo e l’umanità, da quasi 200 anni, è stata costretta ad abbandonare la Terra, scoprendo e colonizzando centinaia di pianeti più o meno vivibili

Ogni globo è stato generato proceduralmente e poi affinato inserendo punti di interesse, che si possono scoprire tramite scansione dall’astronave o con l’esplorazione diretta, a piedi. Lì, possiamo incontrare territori di ogni genere, rocciosi come Marte o floridi come Jemison, con tutte le dovute vie di mezzo, senza naturalmente contare quelli con le condizioni atmosferiche più estreme. Flora e fauna sono variamente rigogliose e, limitatamente alla seconda, anche pericolosa: può capitare di imbattersi in animali feroci che non amano la presenza umana, che possono sbranarci o avvelenarci, ma che in ogni caso ci renderanno più ferrati in una nuova scienza, la xenobiologia. Una volta saliti sull’astronave, invece, possiamo muoverci liberamente nelle immediate vicinanze di una luna o di un pianeta, oppure compiere salti iperspaziali tra un sistema e l’altro.

Così tanti tasti che qualcuno potrebbe confondersi…

La mappa stellare funziona su tre livelli: interstellare, interplanetario, planetario. Nel primo caso ci mostra i sistemi planetari sotto forma di punti diversamente colorati, in base alla fazione politica che ne ha il controllo, e noi possiamo muoverci tra sistemi soltanto facendo tappa su tutti quelli che ci dividono dalla nostra destinazione; nel secondo caso, possiamo vedere una mappa di tutti i pianeti che circondano la stella e possiamo andarci direttamente; infine, possiamo osservare il pianeta o il satellite su cui atterrare, ruotandolo, alla ricerca del punto su cui farlo. Una volta a terra, possiamo camminare o correre e, non essendo previsti mezzi di terra, l’unico modo per spostarci più rapidamente tra due punti noti è l’uso di una versione terrestre della mappa, ma solo se non trasportiamo troppo peso.

E ADESSO DA DOVE COMINCIO IN STARFIELD?

Il problema maggiore di un gioco del genere, bisogna ammetterlo, è farne una descrizione esaustiva. Ci sono numerosissimi aspetti da tenere in considerazione e Bethesda, in questo ARPG, ha messo davvero di tutto, moltiplicando gli sforzi per N-mila planetoidi. C’è un sistema economico e commerciale basato su crediti, accettati in tutto lo spazio conosciuto e utilizzabili per comprare e vendere oggetti, c’è una carriera da esploratore o da militare tutta da costruire, ci sono mille conoscenze da apprendere e diverse attitudini che possono influire il comportamento del nostro avatar, che acquisisce lentamente punti esperienza portando a termine le missioni assegnate dai PNG e può migliorare, col tempo, le proprie statistiche. I punti esperienza si possono spendere in abilità di diverso livello in cinque campi: fisico, sociale, combattimento, scientifico e tecnologico.

Al nostro eroe si apre una nuova prospettiva: la possibilità di vivere di esplorazione o, perché no, di intraprendere una carriera militare o, ancora, diventare un contrabbandiere dello spazio

La crescita, in questo senso, non è per niente rapida e richiede molte ore di gioco per giungere a un punto di “svolta” nella difficoltà generale. Nella pratica, questo significa che dovremo affrontare numerose missioni e diventare bravi a fare diverse cose: persuadere la gente durante i dialoghi, destreggiarsi con diversi tipi di armi, combattere in volo sull’astronave, raccogliere il materiale che ci serve, gestire la propria flotta, modificare le armi e così via. Il livello di dettaglio è notevole e il sistema di mutua esclusione con cui sono gestite le compatibilità (e le incompatibilità) tra attitudini e situazioni reali lascia spazio a molta sperimentazione, oltre alla possibilità di affrontare più volte il gioco per vedere sviluppi differenti. Possiamo addirittura costruire l’astronave dei nostri sogni con un apposito editor, a patto di avere abbastanza crediti nel borsellino. Durante le missioni abbiamo la possibilità di raccogliere un’infinità di oggetti: armi, proiettili, cibo, risorse grezze, medicine, attrezzi da lavoro, giocattoli, documenti.

La possibilità di muoversi da un pianeta all’altro porta alla mente tanti bei ricordi.

Ognuno ha uno scopo, un valore in crediti e un peso. Tutto può essere oggetto di scambio commerciale, ma attrezzi e risorse possono tornare utili ai banchi da lavoro per il crafting, armi e proiettili non sono mai abbastanza durante i combattimenti e il cibo, se consumato, può aiutarci a recuperare energia quando i medikit scarseggiano. Non solo: le creature aliene possono avvelenarci e possiamo contrarre “disturbi” da sanare con apposite medicine. Anche se il gioco ci ammonisce sempre di non caricarci di troppo peso, perché ci sfavorisce durante la corsa e soprattutto ci impedisce – senza un logico motivo – di usare la mappa per spostarci più rapidamente, finiremo col saccheggiare beatamente tutti i posti che visiteremo, depredando i cadaveri che lasceremo a terra di tutti i loro averi.

UNA DOMANDA RICORRENTE: “PERCHÉ?”

Gestire tutto questo ben di dio non dev’essere facile. Anzi, diciamo pure senza timore di possibili smentite che non lo sia per niente. Scrivere un gioco in grado di tenere traccia di ogni nostra scelta, di ogni nostra azione e di tutte le loro conseguenze su centinaia di corpi celesti dev’essere costato una fatica immensa. Ma, come ben sappiamo noi informatici, a una maggiore complessità del software corrisponde una proporzionale quantità di problemi da risolvere, in particolare se a lavorare sul codice sono molte persone. Non ci siamo quindi stupiti se, in alcune occasioni, ci siamo ritrovati a osservare il desktop di Windows all’improvviso: ormai è un classico di qualsiasi giocone al day-1 o poco prima. Sono alcune scelte di gameplay, invece, che risultano piuttosto stucchevoli.

I punti esperienza si possono spendere in abilità di diverso livello in cinque campi: fisico, sociale, combattimento, scientifico e tecnologico

Soprassediamo sull’inconsistenza dei dialoghi e di alcune situazioni, in primis quella iniziale che ci vede regalare addirittura un’astronave da un perfetto sconosciuto… Scegli un compagno, gli dici “seguimi”, e ti ritrovi ad affrontare la missione successiva in solitaria. Vuoi muoverti rapidamente sulla mappa ma non puoi, perché sei troppo pesante. E allora che fai? Chiedi al tuo compagno (magari una minuta donzella) di trasportare per te qualche tonnellata di roba, fili direttamente dal punto A al punto B tramite mappa e tac, il tuo compare è lì al tuo fianco, come se per lui/lei il peso non contasse: ma allora i game designer non avrebbero potuto lasciami usare la mappa lo stesso, senza fare tante storie? Oppure lo chiudi fuori da una porta, per ritrovartelo accanto come se nulla fosse.

Tornano i classici dialoghi tanto cari a Bethesda.

Sei in un’area piena zeppa di nemici impazienti di farti la pelle, sei a corto di energia ma hai una branda nei paraggi: ti fai tranquillamente un sonnellino ristoratore, magari per qualche ora, e nessuno ne approfitterà per ucciderti. Tante piccole illogicità giustificate dal fatto che “è pur sempre un videogioco”, ma che spezzano la sospensione dell’incredulità. Capisco benissimo che si sia voluto fare di più, molto di più, ma Red Dead Redempion 2 – tanto per citare un gioco filosoficamente simile – si presentava subito più pulito e coerente. E già che lo abbiamo citato, parliamo dei mezzi di terra: che gioco sarebbe stato RDR2 senza poter salire a cavallo? E quanto sarebbe stato godibile Days Gone senza la motocicletta?

Non ci siamo stupiti se, in alcune occasioni, ci siamo ritrovati al desktop di Windows all’improvviso. Alcune scelte di gameplay, invece, risultano piuttosto stucchevoli

Ecco, potete tranquillamente scoprirlo con Starfield, il gioco che riesce a fare grandissime cose, perdendosi però in quelle piccole. Preparatevi a lunghe ed estenuanti camminate, intervallate da brevi corse mozzafiato: si può incrementare la potenza del jetpack, ma non aspettatevi la stessa comodità di una Harley Davidson. Premesse valide per un futuro radioso di patch, mod e interventi della community, come del resto Bethesda ci ha favorevolmente abituati.

In Breve: Starfield è per i cauti e pazienti esploratori, non per chi vuole tutto e subito. L’incipit della storia è piuttosto insipido, il senso di straniamento ai massimi livelli. Ma a mano a mano che la nebbia si dirada, si intuiscono e si apprezzano tutte le sue potenzialità e il libero arbitrio lasciato al giocatore, che ha davvero mille cose da fare come vuole lui e quando preferisce, lasciando magari il proseguimento di una missione a tempi (e statistiche) migliori. Di contro, la lentezza dei movimenti a terra e i piccoli difetti di design hanno un loro peso e, seppur a malincuore, bisogna tenerne conto nella valutazione globale, che rimane alta in previsione di sviluppi futuri. Forse qualche settimana in più di playtest gli avrebbe giovato.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Core i5 12600K, 32 GB RAM, GeForce RTX 3060 Ti, SSD
Com’è, Come gira: Circa 50 fps con il preset “Alta” a 1440p con la configurazione di prova, tenendo FSR2 attivato. Ampia scalabilità del dettaglio grafico per le configurazioni meno potenti. Richiede necessariamente un drive SSD.

 

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Pro

  • Immenso, con un sacco di cose da fare / Potenzialità davvero infinite / Lodevole la possibilità di esplorare tanti pianeti...

Contro

  • ...ma con una certa monotonia nel farlo / Meccaniche di gioco talvolta bizzarre
8.8

Più che buono

Diffidate delle imitazioni. Il vero prototipo di tecno-nerd ce l’abbiamo noi e si chiama Paolo Besser. La CBS vorrebbe darci un sacco di soldi per un suo cameo in un episodio di BIg Bang Theory, ma il nostro rifiuto è netto e deciso: dopotutto, sapete che figura barbina farebbe fare a Leonard e Sheldon?

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