The Making of Karateka – Recensione

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Digital Eclipse ci ha preso gusto, e ha deciso di adottare l’idea alla base di Atari 50: The Anniversary Celebration per una nuova collana, includendo The Making of Karateka.

Sviluppatore / Publisher: Digital Eclipse / Digital Eclipse Prezzo: € 19,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: PS4, PS5, Switch, Steam, Xbox Series, Xbox One Data d’uscita: 29 agosto 2023

Sarebbe stato folle archiviare una volta per tutte quella magniloquente opera di preservazione che risponde al nome di Atari 50: The Anniversary Celebration. Il percorso interattivo nella storia del gigante di Sunnyvale è stato talmente ben realizzato e accolto da spingere i ragazzi di Digital Eclipse a riutilizzare la medesima struttura nella nuova collana Gold Master Series, a sua volta dedicata a specifici videogiochi.




Per questo primo capitolo, l’onore di aprire le danze è toccato al Karateka di Jordan Mechner: attraverso cinque capitoli ricchi di foto, interviste esclusive e documenti mai visti prima, Digital Eclipse ci condurrà attraverso il tortuoso percorso formativo che ha portato un adolescente “armato” di un Apple II a realizzare uno dei più importanti videogiochi di sempre, partendo dall’immancabile desiderio di replicare tra le mura domestiche i coin-op del cuore fino al fantomatico progetto per un seguito che non sarebbe mai sbocciato, ma che avrebbe posto delle solide basi per il futuro Prince of Persia.

THE MAKING OF KARATEKA: IL MIGLIOR DOCUMENTARIO POSSIBILE

I più attenti tra voi potrebbero avanzare dubbi su un prodotto simile: focalizzarsi su un solo gioco rischia di apparire come un’impresa lillipuziana se paragonata alla monumentale raccolta organizzata per il compleanno di Atari, e Jordan, dal canto suo, più di dieci anni fa ha già pubblicato un libro dedicato proprio alla genesi del titolo in questione, chiamato – ironia della sorte – esattamente “The Making of Karateka”. Non avete però nulla da temere, giacché il lavoro cesellato da Digital Eclipse completa una serie di informazioni impossibili da recuperare altrove con un comparto ludico di prim’ordine, organizzando un corso di storia del videogioco da non saltare per nulla al mondo.

Le note di Mike Mika in Karateka Remastered spiegano tutto sullo sviluppo del gioco.

Estremamente interessante il primo capitolo, dedicato alle origini da bedroom coder di Jordan, alle prese con un clone di Asteroids che Haiden Software desiderava ardentemente pubblicare, nonostante il comprensibile terrore per i legali di Atari. Oppure il travagliato sviluppo di Deathbounce, primo progetto proposto a Brøderbund, più e più volte modificato prima di venire cestinato definitivamente per far spazio alla creazione di Karateka: entrambi i giochi, inizialmente destinati a sparire tra le nebbie del tempo, sono qui conservati sotto forma di prototipi numerati, da giocare grazie a un’emulazione di buonissimo livello per testare finalmente con mano i progressi che avrebbero condotto un giovane Jordan – in bilico tra Yale e la carriera di programmatore – a realizzare le sue opere più famose. Indispensabili per contestualizzare il periodo gli estratti pescati dal suo diario personale, che tengono conto di idee rimaste nel cassetto, lezioni marinate e osservazioni di vario tipo.

Il lavoro cesellato da Digital Eclipse completa una serie di informazioni impossibili da recuperare altrove con un comparto ludico di prim’ordine

Dura, del resto, continuare a spremere l’Apple II per realizzare un’avventura dal taglio cinematografico dopo essere rimasto a bocca aperta di fronte a Dragon’s Lair! A conti fatti, forse l’unico mezzo passo falso è rappresentato dallo stesso Karateka, disponibile solo nelle tre versioni iniziali, spesso descritte dai fan come la cosiddetta Sacra Trinità (Apple II, C64 e Atari 800) del gioco. Questa scelta, dovuta probabilmente ai diritti sparsi per mezzo mondo, ha giocoforza escluso conversioni più esotiche e potenzialmente interessanti come quella per PC-98, rea di aver deluso Jordan per alcune scelte stilistiche capaci di privare il gioco di parte della teatralità iniziale, come una vistosa barra di stato verticale rosso fuoco.

LA FORZA DELLA NUOVA GENERAZIONE

Digital Eclispe non si è limitata a riutilizzare il template creato per Atari, ma ha compiuto passi avanti: ne è la prova il celebre filmato che riprende la corsa compiuta da papà Francis Mechner (un uomo davvero straordinario, nonché compositore delle tracce audio del gioco) nei boschi dietro alla casa di famiglia indossando il gi della moglie, ricalcato da Jordan per ottenere i fotogrammi di animazione per il suo protagonista attraverso la tecnica del rotoscoping. Qui è possibile utilizzare degli slider per sovrapporre alla sequenza originale i bozzetti inizialmente ottenuti, gli sprite di lavorazione e quelli finali, ottenendo un risultato che farà uscire di testa qualunque appassionato di storia dell’arte. Imperdibile a tal proposito il capitolo relativo al modus operandi di Brøderbund e alla straordinaria sinergia tra Lauren Elliott e il compianto Gene Portwood, un ex animatore alla corte di Walt Disney dagli anni Cinquanta.

L’astronave di Asteroids combatte nemici provenienti da svariati titoli arcade. Un progetto che non poteva andare avanti

Anche questa volta sono presenti un paio di giochi originali, realizzati da Digital Eclipse in stretta collaborazione con Jordan. Karateka Remastered offre una versione moderna del gioco originale, con caratteristiche inizialmente tagliate a causa dei limiti tecnologici dell’epoca e una serie di obiettivi da sbloccare, assieme a un preziosissimo commentario attivabile a piacere che funge da vera e propria lezione di game design.

I progetti iniziali di Jordan, inizialmente destinati a sparire tra le nebbie del tempo, sono qui conservati sotto forma di prototipi giocabili

Deathbounce: Rebounded riscrive in chiave twin stick shooter quel prototipo mai pubblicato a cui accennavamo qualche riga fa, confezionando uno sparatutto arcade frenetico e divertentissimo che non sfigurerebbe nella ludoteca di Jeff Minter.

In Breve: Digital Eclipse non è in grado di fallire, e questo primo capitolo della serie Gold Master Series è la conferma che il team di Mike Mika non è secondo a nessuno per quel che riguarda la preservazione e la diffusione della cultura del videogioco. Il prezzo ridotto non fa che completare un pacchetto davvero appetitoso per gli appassionati di retrogaming.

Piattaforma di Prova: PC, Steam Deck
Configurazione di Prova: Ryzen 7 5800X, RTX 4070 12Gb, RAM 32Gb 3600Mhz, SSD
Com’è, Come Gira: The Making of Karateka è tanto interessante quanto leggero, e potrebbe girare senza problemi sul display del vostro scaldabagno. Da parte mia non ho osato tanto, ma mi sono limitato a provarlo anche su Steam Deck senza alcun problema da segnalare.

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Pro

  • Cinque percorsi ricchi di informazioni e chicche per sapere tutto su Karateka e sulle origini di Jordan Mechner / Deathbounce: Rebounded è una bomba /Solita, maniacale, ricerca del dettaglio di Digital Eclipse

Contro

  • Non sono presenti tutte le versioni di Karateka / Anche includendo i prototipi, i giochi sono effettivamente pochi e simili tra di loro
8

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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