Fort Solis – Recensione

PC PS5

Se dopo l’esaltazione di Dead Space e il controverso The Callisto Protocol state cercando qualcosa di diverso, allora Fort Solis, un’avventura narrativa sviluppata da Fallen Leaf, potrebbe fare al caso vostro.

Sviluppatore/Publisher: Fallen Leaf / Dear Villagers Prezzo: 34,99 € Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile su: PlayStation 5 e PC Data d’uscita: 22 agosto 2023

Qualcuno disse, un bel po’ di tempo fa, che lo Spazio era l’ultima frontiera. E qualcun altro, sempre in procinto di spiegare l’immensità del Cosmo, si dedicò anima e corpo alla scoperta degli esopianeti e della costruzione di nuove colonie, Poi esiste un pianeta rosso, Marte, il sogno proibito attualmente di Elon Musk e della NASA, un vero e proprio fetish per chiunque adori l’astronomia e, in generale, lo studio del Sistema Solare. Di film, libri e videogiochi ambientati sul pianeta roccioso del nostro Sistema Solare, infatti, ce ne sono parecchi. E poi c’è Fort Solis, un thriller fantascientifico tematicamente vicino ai mostri sacri precedentemente citati, ma che con essi non c’entra nulla.




Il primo errore che si potrebbe fare, infatti, è cercare di pensare che Fort Solis sia la risposta a The Callisto Protocol e Dead Space. Al contrario di quanto qualcuno si aspetterebbe, invece, questa nuova avventura su Marte è un’avventura narrativa con poche reali innovazioni ma con tanta, tanta passione per il genere cui appartiene, forte di una storia che mi ha tenuto incollato per le sei ore al suo interno necessarie per il suo completamento. Poiché trovo sia giusto tagliare le proverbiali corna al toro, sappiate che Fort Solis non è un horror, e di spaventi non ce ne sono. Al suo interno, però, sono previste lunghe camminate in un vortice di follia che farebbe impallidire anche il meno impressionabile fra gli uomini.

OLTRE LA PALLIDA OMBRA DI FORT SOLIS

2080, Marte. L’umanità ha raggiunto traguardi sorprendenti sul pianeta rosso, tanto da avere stabilito una presenza costante. Jack Leary, interpretato da Roger Clark (già, Arthur Morgan sembra proprio essere finito nello Spazio), è un ingegnere che si occupa del funzionamento di strutture sensibili all’interno dell’insediamento umano. Accompagnato da Jessica Appleton, impersonata da Julia Brown, sembra essere una giornata tranquilla (o Sol, come viene indicato nel film The Martian), tanto che Jack non sembra troppo preoccupato né dal forte vento dell’atmosfera marziana, e tanto meno della richiesta d’aiuto proveniente da Fort Solis, l’avamposto simbolo di Marte predisposto a scoperte scientifiche di ogni genere. Non raccontandovi troppo del racconto, il messaggio proveniente da Fort Solis, in realtà, è un comunicato a vuoto e nasconde ben più del classico problema da risolvere. Entrando all’interno del luogo, infatti, lo trova totalmente deserto, con messaggi sparsi ovunque che raccontano parecchio su Fort Solis, il motivo della creazione della struttura su Marte e il suo scopo.

L’illuminazione ambientale è uno degli assoluti punti a favore della produzione.

In termini narrativi, Fort Solis è tematicamente vicino ad altre avventure narrative, e mantiene l’obiettivo della telecamera sull’avamposto, Jack Leary e il suo truculento e inquietante cammino, spinto a scoprire la verità su quanto sta accadendo. Il racconto è coinvolgente, straziante e commovente, sorretto soprattutto dalle interpretazioni dei protagonisti e, soprattutto, proprio dalla voce profonda di Roger Clark. Il protagonista principale e Jessica Appleton, che in un secondo momento può essere impersonata all’interno del racconto, parlano alla radio di ogni scoperta in maniera costante.

Le interpretazioni di Roger Clark, di Julia Brown e dal tanto amato Troy Baker sono davvero superlative e valgono il prezzo del biglietto

La scrittura, quindi, procede all’inizio molto lentamente e poi accelera improvvisamente: è un peccato che, però, il ritmo cambi da un momento all’altro, spezzando in questo modo la fluidità del racconto, che non risulta originale ma è comunque buono.

La paura c’è, l’atmosfera è quella, l’obiettivo pure. Manca solo un pochino di rifinitura

Il senso d’inquietudine, complice un’atmosfera ben ricreata, si manifesta immediatamente. La location scelta per mettere in soggezione il giocatore, infatti, lascia interdetti sulla sedia e spinge a domandarsi costantemente cosa sta capitando. Fort Solis è completamente svuotato: restano soltanto i messaggi e le testimonianze di chi ci ha lavorato, oltre ai video all’interno dei computer sparsi per gli uffici del posto, completamente esplorabili avanzando nella trama principale. La scelta di raccontare poco, e farlo attraverso la scoperta, è certamente vincente.

LINEARE E CON POCHE INNOVAZIONI

Come accennavo prima, Fort Solis è un’avventura narrativa. Non ha nulla a che vedere con gli action più famosi del panorama, con un Dead Space o un The Callisto Protocol (l’ho già ripetuto un paio di volte, sì, ma è sempre utile rimarcarlo), anche se la maschera indossata da Jack Leary potrebbe confermare il contrario. La sua linearità, dunque, non prevede una lotta contro Xenomorfi, Necromorfi e creature di ogni genere. Il suo unico nemico è l’uomo, che all’interno dell’opera di Fallen Leaf è il reale responsabile di cos’è accaduto all’avamposto in tutta la sua follia. Fort Solis è un videogioco narrativo che dà il controllo del protagonista in terza persona (in seguito, pure di Jessica Appleton per motivi di trama), mettendo il giocatore davanti a situazioni alquanto semplici da risolvere.

Fort Solis

Avete paura del buio e di cosa potrebbe celare l’animo umano?

In tal senso, non mi sono mai trovato in difficoltà con gli enigmi proposti, anche perché erano particolarmente scolastici e di semplici approccioche non è un male, considerando l’obiettivo dell’opera. E l’interazione ambientale, invece, l’ho gradita quando si trattava di esplorare ogni centimetro dell’avamposto marziano. Una nota stonata, che però non inficia negativamente sulla produzione, è il movimento di entrambi i protagonisti: spesso sono lenti, non particolarmente fluidi e agili. Da notare, tuttavia, la gestione della mappa, che per qualcuno potrebbe risultare incomprensibile mentre si avanza nella storia, ma che è proposta in modo intelligente all’interno del gioco, anche se non è certamente la più originale. Quando c’è da correre a causa degli avvenimenti, è purtroppo il gioco a prendere le redini, non dando la possibilità di vivere il momento al massimo delle sue potenzialità.

Una maggiore varietà all’interno delle situazioni del gioco avrebbe certamente giovato alla produzione

I quick time event, presi a piene mani dai mostri sacri del genere, non rappresentano una sfida particolarmente ostica e non propongono reali conseguenze. Anche se i punti a favore della produzione ci sono, Fort Solis scricchiola là dove dovrebbe invece proporsi in modo divergente. Resta comunque affascinante che l’obiettivo dell’opera rimanga sull’uomo e la sua imperfezione, spinta a scoprire cosa si celi nell’oblio della sua mente.

In Breve: Fort Solis è un’avventura narrativa classica con una storia interessante e forte di una buona scrittura degli avvenimenti, sebbene alcuni di essi vengano proposti con una certa frettolosità, a volte smorzando il ritmo narrativo. L’interazione, invece, è alquanto scolastica ed è un punto di partenza per Fallen Leaf, che in futuro potrebbe proporre nuovi racconti. Con Fort Solis ha certamente gettato le basi per il suo futuro, che potrebbe concretamente essere roseo, se corrette alcune cosucce.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come gira: Al netto di qualche problematica relativa al frame rate, la prova su PlayStation 5 è proceduta senza particolari intoppi. Tutto fluido. A parte i movimenti dei protagonisti principali.

 

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Pro

  • Una storia buona e coinvolgente / Una magistrale interpretazione di ogni attore scelto per l'occasione / Un'atmosfera tagliente e sferzante / Proporre un'intera base completamente vuota è un'ottima idea

Contro

  • Qualche inciampo sui quick time event / Una struttura di gioco a volte troppo scolastica / Una maggiore varietà avrebbe giovato
8

Più che buono

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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