Death or Treat – Recensione

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Un action-platform-slasher con elementi roguelite dallo stile grafico davvero accattivante, che vi porterà a vestire il (singolo) panno di Scary, un fantasmino che dovrà ritrovare lo spirito di Halloween: ecco Death or Treat.

Sviluppatore / Publisher: Saona Studios / Perp Games Prezzo: € 24,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 7 Disponibile su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Switch Data di uscita: Già disponibile

Seguendo le prestigiose orme di titoli come Hollow Knight e Ori, il team madrileno Saona Studios ci porta in dono (beh, quasi) Death or Treat, action 2D frenetico con elementi roguelite che strizza un occhio e mezzo a Tim Burton.




La storia sembra presa di peso da uno dei tipici film del crepuscolare regista americano: lo spirito di Halloween è sparito e il GhostMart, azienda leader nella creazione di dolcetti festivi, rischia la chiusura.

ERA UNA NOTTE BUIA E TEMPESTOSA

Sarà proprio il proprietario di quest’ultimo, un fantasmino di nome Scary, a doversi mettere sulle tracce del responsabile, il malvagio Clark Fackerberg, fondatore di Faceboo e colpevole di aver immesso sul mercato una nuova droga che priva la gente della propria volontà. Vi ricorda qualcosa questo scenario? Eh sì, gli sviluppatori hanno deciso di puntare sulla satira, prendendosi un po’ gioco del mondo dei social e del capitalismo in genere. La formula funziona e vi sfidiamo a trovare le molteplici citazioni nascoste nel gioco.

Death or Treat

Nel gioco si sprecano citazioni e prese i giro a social e marchi famosi, da RipTok a Deviltube, FaceBoo e Laghoste.

A livello di gameplay Death or Treat è un classico action-platform con elementi roguelite non particolarmente punitivi (anzi ben equilibrati) che stimolano la rigiocabilità e non portano mai il giocatore sulla soglia della disperazione. L’esplorazione è incentivata da una manciata di percorsi secondari e stanze celate, che spesso e volentieri servono quasi unicamente a rimpinguare notevolmente il bottino. Non vi aspettate però boss segreti o loot esagerati perché non ne troverete.

SALTA, SCHIVA, VOLA, COLPISCI

I combattimenti sono il vero fulcro su cui poggia il gameplay di Death or Treat. Il minuscolo e fluttuante protagonista può sembrare un tipetto fragile ma sa come muoversi e soprattutto è velocissimo. Vestendo i panni, pardon… il singolo panno di Scary avrete a disposizione tre tipi di attacchi: rapido, pesante e dalla distanza. Ognuno di questi può essere combinato con attacchi aerei che diventano fondamentali soprattutto dopo i primi livelli di riscaldamento, durante i quali incontrerete quasi sempre avversari abbordabili.

Il minuscolo e fluttuante protagonista può sembrare un tipetto fragile ma sa come muoversi e soprattutto è velocissimo

Successivamente però le cose si faranno più serie e i colpi arriveranno un po’ da tutte le parti, soprattutto dall’alto. Importantissimo è il crowd control in presenza di nemici troppo numerosi, ma al tempo stesso anche la schivata che Scary può sfruttare per evitare i proiettili vaganti. Rimanere fermi troppo tempo nello stesso punto equivale a morte certa, che nel caso di un fantasma non corrisponde esattamente al passaggio a miglior vita ma alla perdita dei progressi raggiunti e all’obbligo di ricominciare l’avventura dall’hub centrale mantenendo però parte delle risorse guadagnate.

Death or Treat

Due o tre nemici per volta non sono un problema ma spesso la loro quantità diventerà soverchiante e dovrete muovervi molto più velocemente.

Quest’ultimo inizialmente è ridotto in pezzi e scarsamente popolato ma, grazie alle risorse che accumulerete durante il gioco, potrete ravvivarne il brio attirando nuove presenze (mai termine fu più azzeccato) e aprendo nuovi locali. In questi troverete generi di conforto, nuovi accessori e addirittura trarne un profitto. La Fucina di Frank ad esempio è perfetta per migliorare e potenziare le armi secondarie mentre da DetoxBucks non troverete un cappuccino fumante e muffin ai mirtilli ma corroboranti pozioni curative. Il vampiresco Joe Bite Them (sì, c’è anche un velo di critica politica nel gioco) invece è colui a cui dovrete rivolgervi per aumentare gli slot degli oggetti che potrete conservare in caso di morte prematura o superamento dei livelli.

Ogni run fallita ci vedrà tornare in campo sempre più accessoriati, preparati e forti

Ogni run fallita quindi ci vedrà tornare in campo sempre più accessoriati, preparati e forti. A livello di bilanciamento siamo messi abbastanza bene ma, in alcuni casi, si sente un po’ la mancanza di “pezzi duri” che mettano realmente alla prova le abilità del giocatore… fatta eccezione per il mondo finale che è davvero bello tosto. Si muore spesso ma quasi sempre per errori di valutazione o per la soverchiante presenza di nemici, ma siamo ben lontani dalla sublime cattiveria di titoli come Cuphead o Sifu.

QUALCHE MACCHIA SUL LENZUOLO DI DEATH OR TREAT

Nell’insieme Death or Treat aveva tutte le potenzialità per risultare un prodotto azzeccato, contraddistinto da un gameplay semplice ma divertente e un mood estetico non proprio originalissimo eppure comunque accattivante. Il punto forte è l’estetica sulla quale il team di sviluppo ha lavorato tantissimo e altrettanto è stato fatto per quanto riguarda le animazioni: buffe, numerose e sublimemente fluide. Il gameplay non propone spunti particolarmente originali ma ciò fa sì che Death or Treat sia estremamente immediato soprattutto per i giocatori meno avvezzi al genere.

Death or Treat

L’estetica è senza ombra di dubbio il lato più riuscito di Death or Treat, nonostante un riciclo degli assets abbastanza evidente.

Purtroppo si fanno notare alcuni problemi di ottimizzazione, palesati da rallentamenti che in teoria su un hardware come PS5 non dovrebbero esistere, ed occasionali ritardi nella risposta ai comandi. In alcuni casi ci siamo imbattuti anche in testi mancanti nei sottotitoli (tradotti comunque in un buon italiano) e piccoli glitch che tuttavia non hanno mai compromesso l’esperienza di gioco. Visivamente pesa un po’ anche un riciclo degli assets abbastanza persistente, che si nota ancora di più quando si è costretti a ripetere i livelli creati proceduralmente.

Dead or Treat cattura l’occhio con un’estetica pregevole e invoglia all’acquisto grazie ad un mood satirico azzeccato, ma risulta un po’ troppo banale e poco profondo

È il classico gioco “senza impegno”, che cattura l’occhio con un’estetica pregevole e invoglia all’acquisto grazie ad un mood satirico davvero azzeccato, ma che alla prova sul campo risulta un po’ troppo banale e poco profondo. Gli appassionati del genere forse lo apprezzeranno, ma a tutti gli altri possiamo consigliare di tenerlo nella Lista Desideri per i periodi di magra.

In Breve: Un action roguelite esteticamente pregevole, che non propone spunti di gameplay particolari ma che si lascia giocare. Manca un po’ di ottimizzazione che si materializza in qualche inciampo di troppo sia a livello tecnico che di fruibilità. Da tenere comunque in considerazione per riempire i periodi di “magra” in cui si vuole giocare qualcosa di leggero e divertente.

Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: Su PS5 i fondali disegnati a mano e splendidamente animati, la gran quantità di personaggi su schermo e i numerosi effetti visivi non mettono più di tanto in crisi l’ammiraglia Sony. Si nota qualche rallentamento nelle fasi più concitate ma più per problemi di ottimizzazione che di hardware.

 

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Pro

  • Graficamente delizioso e ottimamente animato / Gameplay divertente con elementi roguelite equilibrati…

Contro

  • Qualche ritardo nei comandi e glitch secondari / ... anche se tende velocemente alla ripetitività.
6.8

Sufficiente

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