The Great War: Western Front – Recensione

PC

Dopo averci deliziato con l’ottima remaster di Command & Conquer, Petroglyph Games ci porta su campi di battaglia più reali e realistici, con The Great War: Western Front. Preparate i fischietti.

Sviluppatore / Publisher: Petroglyph Games / Frontier Foundry Prezzo: 34,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Online competitivo PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam, Epic Games Store) Data di Lancio: Già disponibile

Fare un gioco che vuole avere l’azione al centro ambientato durante la Prima Guerra Mondiale non è semplice. Si può fare come Battlefield 1, che butta gran parte del realismo alle ortiche per non sacrificare quel gameplay veloce per cui la serie è diventata famosa. Si può fare come Isonzo, che si attiene più strettamente alla realtà dei fatti, ma anche in questo caso facendo qualche concessione alla giocabilità.




Cambiando genere, si può fare come Iron Harvest, che ci parla della guerra ma infilandoci enormi mech e diavolerie tecnologiche, snaturando quindi un po’ il messaggio. Oppure si può fare come The Great War: Western Front, che invece cerca di attenersi per quanto più possibile alla dura realtà della guerra sul fronte occidentale.

THE GREAT WAR: WESTERN FRONT E LA FEDELTÀ STORICA

È evidente fin dal primo avvio che il team di sviluppo di Petroglyph si è avvicinato alla Grande Guerra cercando, per quanto possibile, di rispettarne la sua dimensione quale immensa tragedia. Il video introduttivo, narrato con voce cupa, spiega in maniera comprensibilmente didascalica le ragioni per lo scoppio della guerra (che vanno ben al di là degli spari di Gavrilo Princip) e il modo in cui questo conflitto sradicò quella che era la dottrina militare esistente fino a quel momento, e che la guerra Franco-Prussiana del 1870, pur moderna tecnologicamente, non aveva soppiantato del tutto.

“Nel giro di poche settimane, sparirono le cariche di cavalleria e le linee di battaglia di un tempo”, recita l’introduzione

“Nel giro di poche settimane, sparirono le cariche di cavalleria e le linee di battaglia di un tempo”, recita l’introduzione, “in questa guerra, le vittorie si misurano in centimetri.” Si riesce proprio a percepire un grande livello di rispetto per gli eventi della Prima Guerra Mondiale in The Great War: Western Front, che in fase di creazione ha collaborato con l’Imperial War Museum di Londra e che fa spesso utilizzo di video dell’epoca, riporta citazioni di poeti, politici e generali, mostra materiale propagandistico delle varie nazioni e conta su un accompagnamento musicale contemporaneo agli eventi, con canzoni come la Marche Lorraine, It’s a Long Way To Tipperary e Over There che con i loro toni allegri e baldanzosi offrono un netto contrasto con la dura realtà degli scontri sul campo, dove centinaia di soldati che cadono nel fango nel giro di pochi minuti, falciati dal fuoco delle mitragliatrici.

The Great War Western Front Recensione

Il tutorial fa un ottimo lavoro nello spiegare le meccaniche di gioco. Non ignoratelo.

Credo che aver parlato di questo aspetto sia una premessa indispensabile prima di arrivare a discutere del gameplay di The Great War: Western Front, diviso in due modalità principali: la campagna, che ci pone sul fronte occidentale e mischia una componente grand strategy con gli scontri in tempo reale, e le battaglie storiche, che invece ci spediscono direttamente su alcuni dei campi di battaglia più tristemente famosi di quel conflitto (Ypres, Verdun, Passchendaele, le Somme, tanto per citarne qualcuno). È indispensabile perché il gioco in esame non va affrontato e non è stato pensato come un RTS classico: la guerra di trincea richiese nuove considerazioni tattico-strategiche, e la sua versione videoludica le richiede a noi.

L’IDEA DI PETROGLYPH È OFFRIRE UNA RAPPRESENTAZIONE STORICAMENTE ACCURATA DEL PERIODO

E così, lanciare un pugno di squadre verso le trincee nemiche significherà vederle annientate nel giro di pochi secondi. Potremmo rimediare lanciandone molte di più, noncuranti delle vittime pur che questo porti a casa un risultato; oppure, scelta più oculata, potremmo usare l’artiglieria per impedire il fuoco dei soldati e delle mitragliatrici nemiche abbastanza a lungo da permettere alle nostre forze di raggiungere le trincee, ma obbligandoci a calcolare bene i tempi: se lo sbarramento finirà troppo presto i nostri soldati saranno esposti in campo aperto, mentre se finirà troppo tardi finiremo per fare fuoco amico. Una tattica basilare, ma importante da padroneggiare; così come, nelle battaglie difensive, è importante imparare le stesse lezioni che impararono i comandanti sul campo, cent’anni fa. Una singola linea difensiva, per quanto potente, non è la scelta più oculata: meglio trincee su più strati, che lascino lo spazio per sfuggire ai bombardamenti d’artiglieria per poi tornare a occuparle una volta cessati.

DULCE ET DECORUM

Se nelle battaglie storiche gli strumenti a nostra disposizione sono dettati dallo scenario scelto, proseguendo con la campagna ci verranno forniti punti ricerca che potremo utilizzare per sbloccare nuovi armamenti, strutture di supporto, meccaniche di gioco. Lo spionaggio, per esempio, ci aiuta a capire quante truppe esattamente abbiamo di fronte prima di scegliere dove lanciare un attacco.

Lo spionaggio, per esempio, ci aiuta a capire quante truppe esattamente abbiamo di fronte prima di scegliere dove lanciare un attacco

Gli aeroplani possono aiutarci a privare l’avversario dei suoi palloni da osservazione. Granate a gas possono obbligare gli occupanti ad abbandonare le loro trincee. Terrificanti esplosioni sotterranee possono devastare le fortificazioni nemiche, uccidendo eventuali malcapitati al loro interno. Successive battaglie nella stessa zona manterranno le trasformazioni subite dal territorio, che siano trincee o crateri. È evidente, insomma, come Petroglyph si sia impegnata per fornire mezzi che, oltre al loro valore di ricostruzione storica, assicurino anche una certa varietà e profondità tattica al gioco.

The Great War Western Front Recensione

L’Italia non è presente come fazione in gioco, ma fa un suo cameo in alcune occasioni.

Nonostante questo, però, non posso dire di aver trovato le meccaniche di gioco sempre entusiasmanti. Non è neanche direttamente una colpa degli sviluppatori, quanto piuttosto del periodo storico che hanno scelto di dipingere (efficacemente, senza dubbio): cioè un contesto dove gli scontri sul campo si vincono più con l’organizzazione, con l’uso ragionato dei rifornimenti e con la preparazione che con ardite manovre sul campo.

LE MECCANICHE DI GIOCO SONO REALISTICHE, MA DIFFICILMENTE ADATTE A UN PUBBLICO AMPIO

Non aiuta nemmeno, in questo, una certa imprecisione dei comandi. E, ripeto, questo è esattamente in linea con lo spirito che The Great War: Western Front, che vuole prima di tutto essere una trasposizione videoludica della realtà della Prima Guerra Mondiale, e in questo compito riesce senza dubbio molto bene, sia nelle meccaniche che nel già citato contorno. Ma ciò non toglie che un approccio simile lo renderà difficilmente un gioco adatto a un pubblico ampio. Gli appassionati di strategici più realistici, invece, ci andranno a nozze.

In Breve: Molto pregevole dal punto di vista della ricostruzione storica e dell’atmosfera del periodo, con il netto contrasto fra propaganda glorificatrice e cruda realtà. Dal punto di vista del gameplay, però, rischia di non essere adatto a tutti proprio per la sua rappresentazione tendente al realismo delle battaglie sul campo, e di una componente grand strategy adeguata ma non particolarmente profonda.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: RTX 3060, Ryzen 3600, 16 GB RAM, SSD NVMe
Com’è, Come Gira: Dal punto di vista grafico The Great War: Western Front è molto modesto e non è sicuramente in grado di impensierire qualunque PC vagamente orientato al gaming, anche nel caso in cui dovesse avere qualche anno sulle spalle.

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Pro

  • Pregevole ricostruzione storica / Musicalmente ottimo / Gameplay rispettoso del periodo storico…

Contro

  • …ma questo lo rende poco adatto a un pubblico ampio / Qualche imprecisione nei controlli.
7.7

Buono

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

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