Tchia – Recensione

PC PS4 PS5

In un mondo in cui gli esempi di nazionalismo non sono sempre edificanti, Tchia grida l’orgoglio di appartenere al proprio Paese con una poesia non comune.

Sviluppatore / Publisher: Awaceb / Kepler Interactive Prezzo: € 29.99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Epic Games Store, prossimamente su Steam), PS4, PS5 Data di uscita: Già disponibile

Perché inventare di sana pianta lande ove ambientare i videogame quando basta aprire la finestra per trovare tutta l’ispirazione necessaria? Questo devono aver pensato gli sviluppatori di Awaceb durante la realizzazione di Tchia, open world adventure distribuito da Kepler Interactive di cui vi avevamo parlato in questa anteprima.




Certo, loro vengono dalla soleggiata Nuova Caledonia, non dalla nebbiosa Pianura Padania, tuttavia la cura profusa nella realizzazione di questo sand box travalica la questione geo-meteorologica e assurge a omaggio alle proprie origini a cominciare dal parlato, recitato nella lingua canaca Drehu da doppiatori locali, e dalla musica, realizzata da gruppi folcloristici del posto. Ma la produzione è intrisa della cultura neocaledone e, nonostante la mappa del gioco sia opera di fantasia, possiamo trovare biomi, luoghi di interesse, abbigliamento, fauna e make up tratti dalla controparte reale.

TCHIA E IL SALTO DELL’ANIMA, COME GLI A-HA

Tchia è una ragazzina come tante, incoraggiata dal padre Joxu a tirare sassi con la fionda e lanciarsi da altissimi dirupi con un paracadute di fortuna, senza assistenti sociali tra i piedi ad asserire che l’incolumità della piccola sia in pericolo. Ma un giorno Pwi Dua, malvagio tirapiedi del tiranno Meavora, rapisce Joxu scatenando l’ira della figlia che per un momento riesce ad animare il machete del reprobo ferendolo al volto. Questa abilità, chiamata Salto dell’Anima, consentirà alla nostra eroina di partire alla riscossa lungo i dieci capitoli che compongono la storia, affrontabili anche in ordine sparso, pur se a discapito della continuità della trama.

Tchia

Nei panni di una lampada a olio, sto per lanciarmi addosso a un mostro di stoffa.

Il dono particolare di Tchia le permette di assumere il controllo di animali trasferendosi all’interno del loro corpo per sfruttarne le abilità a proprio vantaggio. Come raggiungere il fondo del mare quando trattenere il respiro non basta più? Diventando un pesce. Allo stesso modo, una catena può essere spezzata impersonando un granchio dalle grosse chele, una radura si attraversa a grande velocità quando si è cervi e, in qualità di uccelli, nessuna vetta è troppo alta.

Tchia è ambientato in un’isola frutto della fantasia, ma ricalcando fedelmente biomi, usi e costumi della Nuova Caledonia

Mi è tornato alla mente il video Hunting High and Low degli a-ha nel quale il protagonista, per cercare la propria amata, si trasforma in aquila per volare, in squalo per nuotare e infine in leone. Utilizzare al meglio il Salto dell’Anima è indispensabile per spostarsi in fretta per l’ambiente e superare ostacoli ambientali, ma anche per eliminare nemici, in quanto è possibile muovere pure oggetti inanimati quali torce o taniche di benzina che possono essere lanciate addosso alle truppe Maano, mostri di pezza crudeli ma per loro sfortuna non ignifughi.

E IL NAUFRAGAR M’È DOLCE IN QUESTO MARE

La storia principale è sempre lì che ci attende, ma il gioco ci invita a seguirla con calma, proponendo numerose attività secondarie quali prove di abilità con la fionda, corse a tempo per mare, aria e terra, raccolta di bracciali disseminati ovunque, visita ai numerosi luoghi di interesse e, in generale, esplorazione degli angoli più remoti dell’arcipelago. Lasciandosi cullare da questi piacevoli diversivi il numero di ore in compagnia di Tchia lievita dalle circa otto ore abbondanti richieste per la main quest ad almeno il doppio, ma come in tutti gli open world il tempo è relativo in quanto seguire la via più breve violenta la natura stessa di questo genere di giochi. Mi sono particolarmente divertito con le mappe del tesoro, le quali non riportano l’esatta posizione del forziere ma solo un paio di indizi grafici, lasciando a capacità esplorativa e senso dell’orientamento il resto del lavoro. Dove ho già visto quel grosso masso con tre alberi accanto? La laguna con l’isolotto nel mezzo qui raffigurata non è quella che ho sorvolato poco fa?

Tchia

Certi panorami sono da cartolina.

Per quanto interessante sia correre felici in lungo e in largo per gli isolotti, prima o poi la parte belligerante di ognuno di noi prende il sopravvento richiedendo combattimenti e spargimenti di sangue, e qui Tchia inizia a zoppicare. Affrontare i mostri per buona parte del gioco è opzionale, e per mietere qualche vittima dobbiamo andare in cerca dei rari accampamenti Maano, presidiati da un pugno di mostri dall’AI ballerina che non consente loro di rincorrerci oltre un certo raggio dal loro covo, rendendo il compito una banale sequenza di incursioni e fughe.

Se la componente esplorativa è ben realizzata, la parte action zoppica a causa di combattimenti poco emozionanti

Anche l’assalto alle fortezze nemiche, nonostante sia impegnativo, manca di mordente. Se applicassimo l’iperbole – da me non condivisa – secondo la quale Death Stranding sarebbe un simulatore di corriere, Tchia potrebbe essere un simulatore di scampagnate. È molto di più in realtà, ma proprio non riesco a promuoverlo dal lato action.

DANZO COME UN CALEDONE SOTTO OCCHI ATTERRITI

Nonostante l’esiguo numero di poligoni, il mondo di gioco è rappresentato egregiamente e, complice l’ambientazione da cartolina, i paesaggi sono una gioia per gli occhi. Godersi un suggestivo tramonto dalla cima di un promontorio o assistere allo schiarirsi del cielo dopo un acquazzone invoglia a cercare un biglietto aereo per la Caledonia, ma l’aspetto artistico di Tchia che amo di più è la riproduzione di canti e danze locali, che possiamo accompagnare di persona con vari strumenti tradizionali in sequenze simili a Guitar Hero o semplicemente goderci il momento magari alzandoci dalla sedia e lanciandoci nei balli di gruppo.

Tchia

Non è Despacito ma vi alzerete a ballarla.

Se doveste cedere alla tentazione, ricordatevi che non siete in spiaggia sotto le stelle ai tropici ma in soggiorno, con le cuffie in testa e probabilmente in mutande. Assicuratevi quindi che non ci sia nessuno in casa. La musica non è solo di contorno in quanto la protagonista suonando certe melodie può piegare la natura alla propria volontà, ad esempio facendo sorgere o tramontare il sole, o stimolando la crescita di particolari piante.

Tchia è un viaggio in un mondo lontano raccontato con l’amore che solo chi è legato indissolubilmente alla propria terra può provare

Il tutto con il suo fido ukulele, cordofono tipico del luogo, perché alla fine Tchia è questo: un viaggio in un mondo lontano raccontato con l’amore che solo chi è legato indissolubilmente alla propria terra può provare, in grado di regalare qualche emozione anche se non stimola grande produzione di adrenalina.

In Breve: Tchia è un open world con molte ambientazioni scenografiche da scoprire e altrettante attività nelle quali cimentarsi, ammirando nel contempo la cultura Caledone, sicuramente sconosciuta ai più. Il Salto dell’Anima con il generoso numero di animali controllabili, ciascuno con la propria abilità caratteristica, è uno degli aspetti meglio riusciti del gioco, che però nonostante una storia ben narrata rischia di scivolare nella noia a causa di una quasi completa assenza di combattimenti. Molto consigliato agli amanti dell’esplorazione, chi volesse coniugarla con l’azione potrebbe invece rimanere deluso.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Sempre fluido anche al massimo livello di dettaglio che mi è stato proposto di default.

 

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Pro

  • Open world coinvolgente / Cultura caledone massicciamente presente senza essere invadente / Varie sfide e attività a cui prender parte

Contro

  • Combattimenti sottotono / Mondo di gioco non molto ampio
8

Più che buono

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