Gomorrah – Recensione

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Un po’ a sorpresa, gli italiani 34BigThings portano su Steam un’interessantissima visual novel ispirata a Gomorra di Saviano che ci mostra il crimine da un’altra prospettiva.

Sviluppatore / Publisher: SandBox / 34BigThings Prezzo: 2,99 € Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam), iOS, Android Data di uscita: Già disponibile

Sapete cosa si dice di un lavoro? Che può avere tre qualità: può costare poco, può essere realizzato in breve tempo e può raggiungere vette di qualità altissima. La fregatura è che queste tre caratteristiche non possono mai essere presenti contemporaneamente. Vuoi un lavoro fatto bene e in fretta? Preparati a pagare profumatamente. Vuoi spendere poco e avere tutto subito? La qualità sarà quel che è.




Giocando a Gomorrah, avventura di SandBox pubblicata dagli italiani 34BigThings, ho scoperto che lo stesso principio si può applicare al mondo della malavita organizzata. Tutto sta nel decidere cosa si è disposti a perdere.

NINA NON AVER PAURA

Nina ha già perso tutto. La mamma quand’era ancora adolescente e il padre nel giorno del suo diciottesimo compleanno. Tutto quel che le è rimasto è un cognome che pesa come un macigno: suo padre si chiamava Sergio Miniero ed era un boss della camorra. Dalle sue volontà passavano tutti i traffici del porto di Napoli finché una pallottola non ha incrociato la sua strada, nel centro di un sala affollata di fianco a una torta, lasciando Nina sola e al contempo erede di un impero. L’avventura narrativa concepita da SandBox ci catapulta nei suoi panni proprio in quel momento: da lì in poi, il resto della vita (lunga o breve) di Nina è nelle mani del giocatore. L’aggettivo dopo “avventura” è determinante: narrativa. Gomorrah, liberamente ispirato al romanzo di Saviano, è una visual novel: sullo schermo scorre una storia, raccontata attraverso dei testi nel complesso molto ben scritti e delle vignette illustrate: il compito a cui siamo chiamati è quello di scegliere per conto di Nina, laddove la vita ci lascia facoltà di scegliere, ovviamente.

QUELLA DI GOMORRAH NON È LA CLASSICA STORIA DI ASCESA E ROVINA, MA IL RACCONTO DELLE ROVINE SU CUI LE PERSONE CHE VIVONO IN TERRITORI CONTROLLATI DALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA VIVONO

In questo senso Gomorrah prende una svolta originale e coraggiosa, provando a distaccarsi dall’epica del racconto criminale che di solito finisce per mitizzare balordi e boss, tramutandoli in figure tragiche e persino eroiche. Gomorrah non eleva mai Nina oltre la sua condizione umana di vittima e carnefice, ruota privilegiata di un ingranaggio di cui si è ritrovata a far parte, suo malgrado, ma a cui decide, quotidianamente, di continuare ad aderire.

Gomorrah

Alcune scelte condizionano profondamente la storia, escludendo ad esempio dei personaggi dai capitoli finali.

Di recente sui social e nelle rubriche di alcune pubblicazioni online si è aperto un dibattito sui giochi ambientati nel mondo della criminalità organizzata il cui punto centrale verteva intorno alla grande assente da questo genere di produzioni: la rappresentazione delle vittime. Gomorrah pare essere (quanto meno a memoria di chi scrive) il primo titolo consapevole da questo punto di vista, ma anche in grado gestirne la portata di complessità annessa, bilanciando nella sua progressione narrativa le portate del vissuto di due diverse tipologie di vittime, quelle colpite dalla violenza della camorra, e quelle colpite da un destino di nascita per cui l’appartenenza è una strada spianata dalla mancanza di risorse e alternative percorribili solo al costo di sacrifici enormi. Quella di Gomorrah non è la classica storia di ascesa e rovina, ma il racconto delle rovine su cui le persone che vivono in territori controllati dalla criminalità organizzata vivono, per scelta o condanna.

GOMORRAH E LA CONFUSIONE DI UN GUAGLIONE

L’avventura narrativa non è l’unica componente di Gomorrah. I diversi capitoli che compongono il paio d’ore scarse con cui si può portare a conclusione una run del gioco sono intervallati da brevi fasi gestionali in cui Nina, divenuta nelle prime fasi la boss del clan Miniero, deve assegnare incarichi alla manovalanza dell’organizzazione. Uomini e donne dell’organizzazione sono caratterizzati da diverse abilità, più o meno ideone a ciascun incarico, la cui combinazione produce una predizione sulle possibilità di successo, da scarso a eccellente.

Una rapina in banca, la scorta di un carico di droga o un omicidio hanno tutti lo stesso peso, ovvero zero, anzi spesso tirano fuori il giocatore dall’atmosfera

In ballo ci sono tre risorse: soldi, violenza e rispetto. Come anticipato nel cappello introduttivo, è impossibile pensare di disporre in egual misura di tutte e tre contemporaneamente: la violenza arricchisce, ma a scapito del rispetto. La loro amministrazione serve ad ampliare il ruolo di Nina oltre la sua vicenda personale, incastonata nel comparto narrativo, ma ha anche influenze più dirette sul racconto: esaurire una risorsa per due settimane di fila porta a un game over immediato, mentre la loro scarsa disponibilità può condizionare le opzioni di risposta di Nina.

Gomorrah

Le missioni sono regolate da un calcolo di probabilità anche quando sembra a posto qualcosa può andare storto.

Il problema con questi brevi intervalli, tuttavia, è che falliscono a coinvolgere il giocatore sul piano emozionale: una rapina in banca, la scorta di un carico di droga o un omicidio hanno tutti lo stesso peso, ovvero zero, anzi spesso tirano fuori il giocatore dall’atmosfera, producendo un effetto radicalmente opposto a quelle che credo fossero le intenzioni.

PENNA CAPITALE

Per tirare le somme è necessario contestualizzare Gomorrah e il suo processo produttivo, ragionando quanto meno sui pochi dati in nostro possesso. Il gioco di SandBox è apparso nei comunicati stampa dei PR dal nulla, apparendo pochi giorni dopo nella sua versione finale su Steam, iOS e Android al prezzo decisamente budget di 2.99€. Da queste informazioni dunque è lecito supporre che si tratti di una produzione piccola, realizzata da un team composto da poche persone (il numero limitato di illustrazioni presenti nel gioco sembra confermare entrambe queste ipotesi), comunque dotate di una buona dose di talento dimostrato dall’ottima scrittura, dalle buone illustrazioni, ma anche da meccaniche che riescono con poco a creare la giusta atmosfera.

LA COMPONENTE GESTIONALE FALLISCE IN BUONA PARTE DEI SUOI INTENTI, MA RICOPRE UN RUOLO MINORE RISPETTO ALLE PREPONDERANTI E COERENTI SESSIONI NARRATIVE

Tarando dunque tutti gli elementi e le ambizioni, il giudizio su Gomorrah è nel complesso buono: la componente gestionale fallisce in buona parte dei suoi intenti, ma ricopre un ruolo minore rispetto alla preponderanti sessioni narrative in cui si ritrova un buon livello di coerenza tra le scelte compiute e gli otto finali disponibili, al netto ovviamente di tutte quelle situazioni imponderabili cui la vita pone chiunque di fronte.

In Breve: La visual novel di 34BigThings è senza dubbio interessante, principalmente per l’ottima scrittura della componente narrativa che riesce a proporre un approccio decisamente più consapevole al racconto della criminalità organizzata, con otto finali che esplorano con sufficiente profondità le ramificazioni della storia. Funziona meno invece la componente manageriale che fatica a trasmettere il peso delle scelte e della attività: si tratta di un elemento meno influente, ma rischia di depotenziare almeno in parte l’impatto della narrazione. Nel complesso comunque un esperimento molto interessante, soprattutto al prezzo a cui viene proposto.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel i5 7200U @2.50, 8 GB, Intel HD 620, SSD
Com’è, Come Gira: Prova del tostapane superata a pieni voti. Gira praticamente su tutto, perciò non ci sono scuse.

 

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Pro

  • Approccio interessante / Scritto molto bene / Buona ramificazione nei finali

Contro

  • Componente gestionale non funziona / Varietà di illustrazioni un po’ limitata
7.5

Buono

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