Company of Heroes 3 – Recensione

PC PS5 Xbox Series X

I campi di battaglia di Relic Entertainment tornano a ruggire ancora una volta: a quasi dieci anni di distanza dal suo predecessore, Company of Heroes 3 è giunto fra noi. E stavolta parla anche italiano.

Sviluppatore / Publisher: Relic Entertainment / SEGA Prezzo: 59,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Online cooperativo e competitivo PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Steam), PS5, Xbox Series X|S Data di Lancio: 23 febbraio (PC); nel corso del 2023 (console)

Diciamocelo, non è mica un brutto periodo per essere appassionati di strategici in tempo reale. Fra gli Age of Empires che tirano ancora alla grande e il cui quarto capitolo ha di recente ricevuto due nuovi fazioni, WARNO e Broken Arrow che promettono di soddisfare gli appassionati della Cold War gone hot, il prossimo Homeworld 3, ed esperimenti come Minecraft Legends e tanti altri titoli minori che al momento sto sicuramente dimenticando, di pane per i denti per chi mastica RTS ce n’è.

E quella che abbiamo in esame qui al momento è sicuramente una pagnotta bella sostanziosa. La serie di Company of Heroes, che qui giunge al suo terzo capitolo, è infatti una di quelle che hanno segnato la storia del genere: il suo ingresso in scena, classe 2006, segnò infatti una vera e propria evoluzione del genere, iterando sulle scelte del precedente Dawn of War e raffinandole per consegnare un gameplay tanto innovativo – perché meno basato sul base building, e con l’introito di risorse legato al controllo del territorio – quanto capace di tenere i giocatori incollati al monitor per gli anni a venire. Ma aggiungere una nuova pagina a una saga così amata non è certo responsabilità da poco, e questo Relic Entertainment lo sa bene (ogni riferimento a un tetro millennio è voluto). Con Company of Heroes 3, lo studio canadese si è proposto di creare l’RTS sulla Seconda Guerra Mondiale più grande di sempre. Ci sono riusciti?

COMPANY OF HEROES 3: VIAGGIO NEL MEDITERRANEO

Direi che possiamo tranquillamente rispondere a questa domanda già da subito: sì, Company of Heroes 3 è già al lancio più grande, in termini di puro contenuto, di entrambi i suoi predecessori anche se consideriamo le espansioni che hanno ricevuto nel corso degli anni. Tanto per cominciare, ci sono quattro fazioni: US Army, UK Forces, Wehrmacht e Deutsches Afrikakorps. Ci sono poi due campagne: partiamo da quella dall’assetto più tradizionale, cioè quella che ci vede seguire il DAK e il suo comandante Erwin Rommel in otto missioni che li vedono sfidare i rivali britannici fra le dune del deserto della Tunisia e della Libia. Una campagna che fa anche da estensione del tutorial e che offre una discreta varietà di scenari; ho trovato particolarmente divertente la missione in cui, con una quantità limitata di truppe, dobbiamo prendere d’assalto un deposito di munizioni britannico temporaneamente poco difeso e andarcene prima che torni il resto dell’esercito nemico.

CURIOSA LA SCELTA DI METTERCI A COMANDO DELLE FORZE TEDESCHE, MA RACCONTARE LA STORIA DAL PUNTO DI VISTA DEI LIBICI

Curiosa la scelta narrativa, che mette in contrapposizione il fatto di essere al comando dell’esercito tedesco – ricordiamo che Erwin Rommel in quanto alto esponente dell’esercito era anche membro del NSDAP, quindi certamente non una figura neutrale come talvolta viene dipinto; e l’impressione è che lo faccia anche Company of Heroes 3 – con il punto di vista da cui viene raccontata la storia, alternandosi fra due figure libiche di origine ebraica: un padre che decide di unirsi alle forze britanniche, e la figlia che invece rimane con la madre nella città di Bengasi, occupata dalle forze dell’Asse. Una contrapposizione che non fa grandi favori all’assetto narrativo, che pure narra (usando personaggi inventati, chiaro) di storie e di sofferenze vere che hanno coinvolto la popolazione libica ed ebraica nel corso del 1942. Forse sarebbe stato più efficace, a livello narrativo ed emozionale, giocare questa campagna dal punto di vista delle forza britanniche in continua rotta, ma capisco che non sia semplice strutturare una serie di missioni intorno al concetto che dobbiamo perdere finché non arriva la fatidica battaglia di El-Alamein.

Company of Heroes 3 Recensione

Le battaglie nel deserto sono state il dominio dei carri armati, che fanno la loro bella (e frequente) apparizione anche nella campagna del Deutsches Afrikakorps.

La campagna italiana è invece una quasi-novità per la serie. Dico quasi perché già l’espansione del secondo capitolo Ardenne’s Assault si allontanava dalla classica struttura lineare a missioni, ma in Company of Heroes 3 la cosa è in scala molto più grande. Quella che ci troviamo di fronte è infatti una campagna dinamica, che parte con lo sbarco in Sicilia e in Calabria (che fanno da tutorial) per poi portarci a Salerno, e da lì ci chiede di risalire lo stivale italiano sfondando le varie linee di difesa tedesche e arrivando fino a Roma. In realtà proprio quest’ultima cosa mi ha lasciato un po’ perplesso: non me ne vogliano i miei amici e colleghi romani, ma speravo si arrivasse almeno fino alla linea Gotica, mentre invece la battaglia finale della campagna (molto bella oltretutto, con la possibilità di alternarsi al comando di due armate diverse) si svolge a Subiaco, caposaldo della linea Gustav. Anche così, comunque, non è certo roba da sbrigarsi in un pomeriggio: di lavoro da fare prima di arrivare alla capitale ce n’è, perché in giro per la penisola oltre a città sotto il controllo tedesco da liberare circolano anche teutoniche armate, pronte a venire a romperci le scatole e a rallentare la nostra avanzata.

Company of Heroes 3 Recensione

Per conquistare Potenza dovremo lottare casa per casa. Lanciafiamme e granate sono vostri amici!

L’IA, SIA NELLA CAMPAGNA CHE NELLE SCHERMAGLIE, NON È CERTO TATTICAMENTE BRILLANTE

Vale la pena spendere due parole su come funziona la liberazione delle varie città. La maggior parte di loro potrà essere conquistata semplicemente spedendoci vicino le nostre armate, tutt’al più dovendo aspettare alcuni turni a seconda del livello di difesa della città. Se invece la città è presidiata da forze nemiche, in tal caso partirà una schermaglia in tutto e per tutto identica a quelle in cui ci imbatteremo dovessimo incontrare armate nemiche per strada. E sebbene ci sia una buona varietà di mappe e scenari, devo dire che queste schermaglie tendono a diventare ripetitive piuttosto in fretta a causa anche di una IA non certo brillante, che anche alla difficoltà più alta non offre una sfida interessante; se uno usa la pausa tattica, poi, penso onestamente che sia impossibile perdere. Per carità, è presente anche la risoluzione automatica, ma è spesso e volentieri la scelta meno conveniente. La scarsa saggezza dell’IA si riflette anche nella mappa della campagna, dove spesso e volentieri il nostro informatico rivale utilizza gli aerei a solo ed esclusivo fine di ricognizione, il che mi è sembrato doppiamente strano se pensate che nella beta di un anno e mezzo non si faceva problema alcuno a spedire bombardieri sulle nostre forze.

Company of Heroes 3 Recensione

Sulla mappa della campagna, oltre a muovere le compagnie, potremo usare anche varie abilità.

Tornando alle città, alcune di loro vengono liberate tramite una missione specifica. Queste sono battaglie con mappe e condizioni differenti rispetto alle classiche schermaglie, ed è qui che si trovano i punti alti della campagna. Certo, alcune sono meno riuscite di altre (una su tutte Potenza: chiedo scusa a Daniele, il mio lucano collega, ma la vostra cittadina è un incubo da navigare), ma dall’altro lato abbiamo battaglie come Montecassino, Ortona e la già citata Subiaco che sono decisamente ben realizzate. A livello narrativo, nella nostra risalita verso Roma saremo accompagnati da tre colleghi – Buckram, per gli americani; Norton, per gli inglesi; Anna Valenti, per i partigiani – che di quando in quando ci assegneranno obiettivi secondari da completare. Riuscendoci, miglioreremo la loro stima nei nostri confronti e sbloccheremo vari potenziamenti. In linea di massima, comunque, a livello di storia questa campagna è tranquillamente dimenticabile: piacevoli le lettere dei soldati che di quando in quando appaiono nei caricamenti delle schermaglie, e che illustrano il lato più umano della guerra, ma per il resto il punto più degno di nota è forse il fatto che la chiusura della campagna sembra suggerire che nel futuro di Company of Heroes 3 ci siano le bocage francesi. Spiace, infine, come al lancio non ci sia traccia delle modalità singleplayer secondarie a cui Relic Entertainment aveva accennato in fase di sviluppo.

DA UN CAMPO DI BATTAGLIA ALL’ALTRO

Purtroppo, in queste ore pre-release il multiplayer è desolantemente disabitato (cari colleghi, avete forse paura di perdere?) quindi sono poche le considerazioni che posso fare in termini di bilanciamento e simili; per quello, toccherà aspettare di vedere come si evolve la situazione non appena i server saranno aperti al grande pubblico. Posso comunque fare qualche considerazione di aspetto più generale. Come già anticipato, il gioco offre quattro fazioni (ricordiamo: americani, inglesi, tedeschi e tedeschi del deserto con qualche italiano qua e là) ciascuna delle quali avrà disponibili al lancio tre comandanti.

A DISPETTO DI QUANTO DETTO IN PRECEDENZA DA RELIC, NON SARÀ POSSIBILE GIOCARE USANDO UNICAMENTE UNITÀ ITALIANE

Questo è sicuramente un tema sensibile per molti giocatori – ricordiamo che in Company of Heroes 2 alcuni comandanti potevano essere acquistati solo a pagamento, e credo che basti il nome Elite Troops a far riemergere brutte memorie nella mente dei veterani della serie – ma per il momento posso dire che Relic Entertainment sembra aver fatto un buon lavoro: ciascuno delle tre dottrine integra la fazione in maniera efficace e le offre una personalità distinta rispetto alle altre scelte, e sono tutte disponibili da subito. Certo, vi avviso che la dichiarazione di qualche tempo fa secondo cui avremmo potuto giocare “usando interamente unità italiane” mi sembra piuttosto lontana dalla realtà, ma allo stesso tempo il DAK ne ha a disposizione una discreta selezione.

Il DAK è una fazione interessante, che va a riprendere alcuni tratti della Panzer Lehr di Company of Heroes 1.

Sempre restando sul piano generale per quanto riguarda gli scontri all’ultimo victory point, è abbastanza evidente lo sforzo fatto dagli sviluppatori (che includono anche membri storici dalla comunità: il fortissimo DevM è infatti uno dei designer) per cercare di offrire più spazio al gioco della fanteria e dei veicoli leggeri, spingendo più in avanti la soglia temporale dopo cui possenti bestioni d’acciaio iniziano a cavalcare i campi di battaglia. Fra unità disponibili di base e scelte legate alla specifica dottrina, la selezione di veicoli leggeri è infatti piuttosto ampia, e l’attesa necessaria per poter schierare i carri più pesanti non sembra rendere prudente la strategia di risparmiare il prezioso carburante giocandosi il tutto per tutto. Certo, questo vale per le schermaglie di dimensioni più limitate (1v1, 2v2) mentre invece come ben saprà chi ha esperienza nel genere, nelle 3v3 e sopratutto nelle 4v4 tende ad andare tutto un po’ “a remengo” a favore delle unità e delle fazioni più orientate al late game.

A RADUNO DAL QUARTIERMASTRO

Chiudiamo con qualche considerazione su quello che sta intorno al gameplay. Lato audio, devo dire che si alternano alti e bassi: Relic ha sempre fatto un ottimo lavoro con il doppiaggio delle unità, e Company of Heroes 3 non fa eccezione a questa regola, con unità molto ben caratterizzate (per dirne una, adoro il fortissimo accento scozzese dei carri pesanti britannici). Non sono invece convintissimo dal suono di alcune armi; le mitragliatici pesanti in Company of Heroes 2 avevano il pregio di essere immediatamente identificabili in base al rumore che facevano le loro raffiche, mentre invece qui tendono ad assomigliarsi un po’ tutte. Buona, ma allo stesso tempo generica, la colonna sonora; l’assenza di Cris Velasco, compositore nel secondo capitolo della serie, si è purtroppo fatta sentire.

SE IL DOPPIAGGIO DELLE UNITÀ RISPETTA GLI ALTI STANDARD DI QUALITÀ DI RELIC, NON CONVINCONO ALTRETTANTO COLONNA SONORA ED ALTRI EFFETTI

Dal punto di vista tecnico, Company of Heroes 3 è stato rinviato di qualche settimana rispetto alla sua iniziale finestra di lancio e devo dire che purtroppo alcuni motivi di questo rinvio si vedono ancora: se in generale non ci si può lamentare della presentazione del gioco, va detto che si avverte un senso di scarsa pulizia, dal punto di vista visivo – alcune missioni della campagna, come ad esempio Potenza, soffrono di un fastidioso effetto sfarfallio – ma sopratutto nel comparto delle animazioni; per citare due esempi, mi vengono in mente l’abilità Lancio del Coltello dei Commando americani, e la temutissima Stuka Dive Bomb, efficace anche in questa sua incarnazione ma francamente comica per come è rappresentata. In ogni caso, queste e le altre osservazioni mosse nel resto dell’articolo non compromettono in maniera significativa l’ultima creazione di casa Relic, che si attesta su un livello di qualità piuttosto alto.

In Breve: La seconda guerra mondiale secondo Relic torna ancora una volta a graziare i nostri PC, e se di sicuro c’è qualche osservazione da fare qua e là, è davvero difficile non guardare con estremo favore a Company of Heroes 3, che porta una dose di contenuto invidiabile e una personalità che pochi altri strategici sono in grado di esprimere allo stesso livello. Personalmente non vedo l’ora di poter saggiare il multiplayer, ma anche chi apprezza il single avrà di che tenersi impegnato per almeno qualche decina di ore.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: RTX 3060, Ryzen 3600, 16 GB RAM, SSD NVMe
Com’è, Come Gira: Il predecessore era un discreto macigno, ma nonostante non ci sia carenza di esplosioni, fiamme ed effetti di vario tipo Company of Heroes 3 si attesta su un buon livello di ottimizzazione, se non altro per gli standard della serie: il benchmark interno con tutte le impostazioni al massimo e a risoluzione 1080p ha segnato 100 fps di media sulla configurazione di prova.

Condividi con gli amici










Inviare

Pro

  • È il Company of Heroes più grande finora / Una grande campagna dinamica / La sua inconfondibile personalità è tutta lì.

Contro

  • Pecca di pulizia qui e lì / L’IA non è proprio sveglissima sia nella campagna che nelle schermaglie, anche alla difficoltà più alta.
8.6

Più che buono

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

Password dimenticata