Like a Dragon: Ishin! – Recensione

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Il Bakumatsu, uno dei più affascinanti periodi della storia Giapponese: lo scontro culturale, il sakoku che cede e Like a Dragon: Ishin! finalmente tra di noi.

Sviluppatore / Publisher: Ryu ga Gotoku Studio / SEGA Prezzo: 59,99 € Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S Data di uscita: 21 febbraio

Lo sciabordio delle onde sollevate dalla nera chiglia delle navi olandesi scandisce come un pendolo l’ingresso nell’era Bakumatsu. In un periodo destinato a scuotere come un uragano la terra del Sol Levante, Ryoma Sakamoto fa ritorno a Tosa dopo aver padroneggiato i segreti della spada nei dojo di Edo, ma il rientro lo lascia mestamente deluso: fermamente governata da una struttura sociale dove gli appartenenti ai ranghi più alti possono commettere qualunque nefandezza ai danni dei deboli, Tosa è una provincia irrimediabilmente compromessa, destinata a mutare in seguito a un colpo di stato segretamente organizzato dalla famiglia del giovane samurai.




Alla vigilia del fatidico giorno, però, tutto crolla come un castello di carte hanafuda: il padre adottivo di Ryoma, Yoshida Toyo, viene trucidato a sangue freddo da un misterioso assassino che scompare nelle tenebre lasciando dietro di sé una scia di sangue e un unico indizio, la singolare tecnica di spada conosciuta come Tennen Rishin, da lui esibita con inarrivabile grazia. Animato da un’insaziabile sete di vendetta, Ryoma abbandonerà con disonore la patria per rinascere sotto un’identità fittizia nella grande Kyo (l’attuale Kyoto), ponderando uno stratagemma per entrare nel leggendario corpo degli Shinsengumi e indagare tra gli ufficiali al comando; a quanto pare, diversi capitani padroneggiano un’arte marziale apparentemente tanto rara come la Tennen Rishin, e sono tutti riuniti nella medesima città.

Like a Dragon: Ishin! vuole farci dimenticare Kazuma Kiryu

Ci siamo persi il vecchio Kenzan!, ma il secondo spin-off a base di Giappone feudale della serie Ryu ga Gotoku è tra di noi, forte tra l’altro di una significativa opera di svecchiamento a base di Unreal Engine. Un po’ una necessità, visto che il gioco esce originariamente nel 2014, barattando le scintillanti strade affogate nei guizzanti neon di Kamurocho per le polverose vie della Kyoto del diciannovesimo secolo, declinando i volti più celebri della saga in questa particolare ambientazione.

Like a Dragon: Ishin! presenta un sistema di combattimento in tempo reale, agli antipodi della struttura a turni introdotta dal più recente Yakuza: Like a Dragon

Essendo il remake di un gioco anzianotto, Like a Dragon: Ishin! presenta un sistema di combattimento in tempo reale, agli antipodi della struttura a turni introdotta dal più recente (almeno rispetto all’uscita originale) e sempre da me recensito Yakuza: Like a Dragon. Graficamente la nuova mano di vernice offre il meglio nelle scene d’intermezzo e in particolare nei primi piani, garantendo comunque un’azione a 60 fps assai appagante quando arriva il momento di prendere in mano il pad. Il risultato, per quanto originale e in grado di richiamare gli avventurosi fasti del mai dimenticato Way of the Samurai di Acquire, resta comunque fedele alla premiata formula che ha reso tanto amata la creatura del Ryu ga Gotoku Studio, unendo una narrazione dai toni noir e solenni a momenti più leggeri e scherzosi. Ryo è una grande città e tra i suoi vicoli troveremo locali per tutti i gusti, dall’immancabile karaoke (particolarmente buffo in questa veste storica) al fabbro dove forgiare o perfezionare l’armamentario che un giovane samurai bramoso di vendetta deve obbligatoriamente portare con sé.

Like a Dragon: Ishin!

L’opera di restauro mostra i muscoli nella particolareggiata dotazione dei negozi.

Qualora abbiate bisogno di una pausa dalla trama principale, troverete Like a Dragon: Ishin! ricco di attività secondarie, battaglie random e sottogiochi con cui passare un po’ di tempo in maniera spensierata raccattando materiali rari con cui evolvere l’equipaggiamento o mettendo da parte un po’ di Virtù (ci arriviamo tra un attimo) supplementare. Certo, i classici coin-op SEGA sono assenti per ovvi motivi demografici e, come sempre, la qualità e il coinvolgimento offerto da questi extra non risulta sempre memorabile, ma complessivamente Like a Dragon: Ishin! fa onore a una serie tanto apprezzata, confermandosi un gioco estremamente coinvolgente e – soprattutto – divertente.

L’arte del combattimento secondo Like a Dragon: Ishin!

Per affrontare i suoi nemici, Ryoma vanta la padronanza di quattro distinti stili, liberamente alternabili in qualunque momento. Lotta libera non si discosta molto da quanto abbiamo sperimentato nella saga principale per mano del coriaceo Drago di Dojima, con sequenze di pugni, proiezioni e l’uso occasionale di suppellettili varie da afferrare e convertire in improvvisati oggetti contundenti. In verità si tratta dell’opzione che ho usato di meno, divertente sulle prime ma decisamente poco pratica contro nemici armati fino ai denti. È qui che fa comodo il Gioco di spade, ovvero l’unica strada percorribile per un ronin che si rispetti. Le combinazioni possono essere terminate con un colpo caricato con cui stordire e causare massicci danni, ed è solitamente la scelta giusta per affrontare i cattivi più tosti.

Per affrontare i suoi nemici, Ryoma vanta la padronanza di quattro distinti stili, liberamente alternabili in qualunque momento

Scontro a fuoco inizialmente pare lo stile più sbilanciato dato che Ryoma spara con la cadenza di una mitragliatrice e può impunemente sforacchiare i nemici atterrati, ma andando avanti il danno causato impallidirà di fronte a quello di una katana sufficientemente affilata. Resta comunque un’opzione da non scartare in virtù del buon numero di munizioni speciali con cui causare fastidiose alterazioni di stato, non ultime quelle acide con cui friggere l’armatura dei nemici corazzati. Per finire, Danza Folle unisce l’Oriente all’Occidente in uno stile in continuo movimento contraddistinto dall’uso di piombo e acciaio in simbiosi, non eccessivamente dannoso ma perfetto per dispensare morte quando i cattivi attaccano in gruppo.

Like a Dragon: Ishin!

Le tecniche speciali sono esaltate da splendidi cambi d’inquadratura.

Gli stili vengono migliorati incastonando apposite gemme in quattro distinti quadranti, ognuno dedicato a una precisa arte. Salendo di livello si guadagnano pietruzze incolori che possono essere usate indistintamente, mentre altre colorate vengono conquistate semplicemente continuando a precorrere una determinata strada, e sono esclusivamente destinate a un determinato stile. Possono anche sostituire quelle incolori già in gioco, che in questo caso verranno rimborsate e saranno pronte per essere utilizzate nuovamente; a conti fatti è un sistema flessibile che permette di sperimentare varie combinazioni senza la paura di aver compiuto scelte irreparabili.

La crescita del personaggio risulta flessibile, permettendo di sperimentare varie combinazioni senza la paura di aver compiuto scelte irreparabili

Non tutte le tecniche sono però disponibili da subito, giacché alcune sono accessibili solo dopo aver imparato i rudimenti presso gli istruttori che si nascondono tra le vie di Kyo e aver soddisfatto le loro bizzarre richieste. I punti esperienza non sono però l’unico modo per diventare più forti: tagliare piccoli traguardi frutta una manciata di Virtù, che a sua volta potrà essere scambiata presso un santuario con bonus e vantaggi vari, da una maggiore resistenza nello scatto alle tipologie di coltivazioni disponibili nella sezione Another life. Che roba è?

Mica posso passare tutto il tempo sfilettando la gente! O forse sì?

Quando Ryoma avrà voglia di riprendere un attimo fiato, potrà mettere da parte la sua missione per dedicarsi a un paio di attività secondarie. Another life è una sorta di simulatore di fattoria, dove il burbero samurai dal cuore d’oro giungerà in aiuto di una giovane orfana sul punto di essere sfrattata; il nostro si prenderà la briga di sborsare i soldi necessari a riscattare la casa al posto della donzella in cambio dell’uso dell’immobile. Tra un orto pronto a donare primizie e una cucina ben fornita ci sono tutti i presupposti per creare potenti pietanze curative e vendere i frutti della terra al mercato per ricavare un discreto gruzzolo.

Quando Ryoma avrà voglia di riprendere un attimo fiato, potrà mettere da parte la sua missione per dedicarsi a un paio di attività secondarie

L’altra attività è legata invece al ruolo di comandante della terza divisione della Shinsengumi che Ryoma guadagnerà ben presto: nella caserma una serie di missioni completamente slegate dalla trama principale attendono solo di essere completate per assicurare alla giustizia malfattori di ogni risma e intascare materiali ed equipaggiamento come premio. Si svolgono in mini dungeon immediatamente accessibili appena il compito verrà accettato in modo non dissimile dalle missioni secondarie di Crisis Core: Final Fantasy VII – Reunion, e affrontandole per la prima volta inizierete a prendere confidenza con i commilitoni della vostra unità.

Like a Dragon: Ishin!

Non ho sviluppato superpoteri: i miei commilitoni padroneggiano la tecnica della lancia fulmine, e il gioco ha preso la definizione alla lettera.

Questi assistono Ryoma sotto forma di carte da organizzare per supportare i quattro stili, e si daranno da fare indirettamente con abilità passive e attive, queste ultime attivabili manualmente o relegando la scelta del tempismo alla CPU. Si va dalla rigenerazione temporanea a brusche folate di vento con cui tenere i cattivi a debita distanza, e la ricerca dei compagni migliori (possono essere occasionalmente arruolati in seguito a un combattimento) assieme alla scelta delle combinazioni più efficaci potrebbe diventare un bel passatempo. La difficoltà resta purtroppo un concetto piuttosto artificioso: ai livelli più duri i boss fanno danni enormi dall’alto di riserve di punti ferita apparentemente insormontabili, ma come sempre basta mettere il gioco in pausa per abusare di tutti gli oggetti curativi necessari a rimettere in sesto Ryoma e tornare in azione più arzilli che mai.

La difficoltà resta purtroppo un concetto piuttosto artificioso

Ovviamente padroneggiare il sistema di combattimento è imperativo per spuntarla, ma generalmente è sufficiente sapere come muoversi e andare in giro con un inventario degno di un farmacista per proseguire nel gioco senza troppi problemi, una caratteristica di Ryu ga Gotoku con cui oramai avrete imparato a convivere dopo tutti questi anni. Anche perché, come sempre, il punto di forza dell’intera esperienza è la trama: magnetica, straripante di colpi di scena e popolata di personaggi interessanti e sfaccettati, ognuno col proprio bagaglio di inconfessabili segreti.

Like a Dragon: Ishin!

I temuti Shinsengumi. Volenti o nolenti diverranno la vostra nuova famiglia.

Parliamo di una fitta rete di relazioni, alleanze e voltagabbana che dà vita a un vero e proprio giallo all’ombra di una delle più tumultuose epoche della storia nipponica, sottolineato senza passi falsi da un doppiaggio giapponese carismatico e una colonna sonora impeccabile. Se la storia non è il vostro forte niente paura, perché il gioco presenta un glossario che farà capolino ogni volta che un termine poco conosciuto si paleserà nei dialoghi, permettendovi di interrompere la conversazione e arricchire la vostra consapevolezza degli eventi in corso. Ho impiegato poco meno di venti ore per arrivare ai titoli di coda, concedendomi diverse deviazioni per perseguire un dignitoso numero di attività extra al livello di sfida Difficile, il terzo tra i quattro disponibili. Tempo ben speso.

In Breve: Recuperare dalle nebbie del tempo un gioco anziano come Like a Dragon: Ishin! Può essere una scelta rischiosa, ma l’operazione di restauro si può considerare perfettamente riuscita. Magari la varietà generale non arriva a lambire le vette di follia degli ultimissimi capitoli, tuttavia il divertimento offerto dal classico sistema di combattimento arcade resta ancora attualissimo, classificando Ishin! come un riuscito esponente della celebre serie.

Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: L’Unreal Engine fa faville negli intermezzi, con primi piani e particolari eccellenti. Per quanto riguarda l’azione, 60 fps sono la norma. Qualche occasionale bug della prima ora tra cui gruppi di spassosissimi passanti rotanti, che sicuramente verranno messi a punto con le prime patch.

 

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Pro

  • Narrazione e attori digitali da oscar / Competente opera di restauro

Contro

  • Non tutte le attività secondarie risultano interessanti / Kyo non ha il medesimo fascino della caotica Kamurocho / Quattro stili di combattimento, ma andando avanti ne userete bene o male solo due
8.2

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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