Deliver Us Mars – Recensione

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Dopo il buon successo di Deliver Us The Moon, i ragazzi di KeokeN ci riprovano con Deliver Us Mars, un altro affascinante viaggio nello spazio la cui meta stavolta è il Pianeta Rosso, tra una narrativa accattivante e una resa estetica non proprio brillante.

Sviluppatore / Publisher: KeokeN Interactive / Frontier Foundry Prezzo: 29,99 € Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile Su: PC (Steam, Epic), PS4, PS5, Xbox One, Series X|S Data di lancio: Già disponibile

Abbandonandoci dietro la Luna per puntare al sempre più affascinante Marte, si torna nello spazio profondo seguendo la nuova rotta narrativa impostata da una KeokeN Interactive in cerca del colpaccio dopo le ottime prestazioni del predecessore.




L’esperienza spaziale di Deliver Us The Moon ci aveva ricordato, ancora una volta, la forza impressionante di una tacita narrativa ben scritta e bene innestata nella grammatica di gioco.

UNA BELLA STORIA

Un singolo protagonista, nessun altro essere vivente. Una missione eroica e documenti, ologrammi e affini con cui riempire quegli spazietti di trama utili a regalare una cornice di tutto rispetto a un gioco che, nonostante gli evidenti limiti di budget, era riuscito a ritagliarsi un piccolo plauso da parte di critica e pubblico. La dose adesso viene rincarata con Deliver Us Mars, con tutti i connotati e gli stilemi già saggiati che cercano di espandersi a dismisura, alcune volte riuscendo ad essere funzionali ed entusiasmanti, altre volte uscendo fuori dal coro e stonando tantissimo.

La narrazione torna ad essere un valore assolutamente imprescindibile per Deliver us Mars

In questa gita verso il Pianeta Rosso prenderemo i comandi della giovane Kathy Johanson e, tra storia principale e flashback, ricostruiremo gli eventi principali della sua vita, in particolare è bene segnalare il giorno in cui il padre ha rubato tre Arche – navi strategiche per la sopravvivenza del genere umano sulla Terra – fallendo nella missione di portare la figlioletta con sé.

Deliver us Mars

Qui è sicuramente successo qualcosa di brutto.

Decenni dopo, la stessa sarà scelta per far parte di un equipaggio e così raggiungere proprio Marte, visti i primi segnali di soccorso emessi dalle Arche.

IN PRIMA PERSONA

Deliver Us Mars è un gioco che ci mette totalmente a nostro agio. Dalle basi del precedente titolo la grammatica di gioco si espande verso qualche meccanica inedita, ma purtroppo non sempre ben ottimizzata. Kathy ha un dispositivo sul braccio che emette un raggio laser, tuttavia lo possiamo usare solo su alcuni oggetti specifici per intagliarli. Arrivati su Marte, Kathy dovrà far uso di due piccozze per scalare alcune pareti, peccato che non tutte le pareti siano scalabili. Sempre sul Pianeta Rosso ci sono dei piccoli rover da guidare, ma si possono usare solo per pochi metri e su percorsi prestabiliti. Insomma, nonostante abbia trovato un publisher, Deliver Us Mars sembra frenato dagli stessi limiti produttivi del predecessore con l’aggravante delle palesi intenzioni molto più ampie e titaniche, a fronte di una resa non proprio eccezionale.

Al netto di scenari di gioco davvero ben ottimizzati, i problemi sono da ritrovarsi nei poligoni abbozzati e alle animazioni dozzinali

A tutto ciò però vanno aggiunte alcune cose che, a mio avviso, sono assolutamente fenomenali, come la narrazione. Curata, cristallina, in alcuni momenti anche attenta a tratteggiare questo rapporto di Kathy con il padre perduto e a raccontarci che sì, il viaggio verso Marte rappresenta la possibilità tangibile di incontrarlo di nuovo e magari recuperare il tempo perduto. In seconda battuta non si può non sottolineare il valore dell’esperienza immersiva. Nel prologo infatti assistiamo a tutte le procedure che portano poi al lancio di uno shuttle nello spazio. In plancia di comando siamo chiamati a gestire diverse decine di piccole operazioni di controllo e check di tutti i sistemi prima di partire, azioni tutte guidate in cui – ancora una volta – non si può uscire dal percorso seminato, ma assai gradevoli ed entusiasmanti.

Deliver Us Mars

Alcuni momenti sono davvero suggestivi, come uscire fuori dalla nave in una piccola missione spaziale.

A contorno non possono mancare le solite sezioni con puzzle ambientali e non, da portare a termine sia con il sistema di allineamento delle antenne ad energia MPT sia con Ayla, il pod volante di Kathy, di cui potremo anche prendere il controllo per aiutarci a risolvere alcuni enigmi.

UN DELIVER US MARS NON PROPRIO IN FORMA

Di contro, Deliver Us Mars soffre di poligoni ed animazioni terribilmente dozzinali. Per quanto potrebbe essere un aspetto di poco conto, questi piccoli mostri e incubi umanoidi entrano a vivere, recitare e respirare in un contesto ben sviluppato, con scenari curati, magari non proprio ricchi di dettagli ma ben ottimizzati, che non sembrano mai appesantire la macchina da gioco. Inevitabilmente questo aspetto estetico va a scontrarsi con la già citata ottima narrativa, non riuscendo a restituire bene il pathos o l’emozione dell’avventura. In tal senso, Deliver Us Mars non è da catalogare come un fallimento, bensì si identifica perfettamente come il progetto di punta di giovani sviluppatori che, dopo l’ottima prima esperienza, hanno cercato di espandersi inserendo cutscenes, decine di personaggi e tanti altri aspetti pur non avendo la forza lavoro adatta per restituire un progetto dalle palesi intenzioni.

Narrazione, puzzle ambientali e non, tanti sentimenti da esplorare: la formula di questo “sequel” rimane fedele al capitolo genitore

L’ombra di queste stesse intenzioni in qualche modo avvolge interamente un’opera che alterna momenti di buono e sano divertimento videoludico, come mentre seguiamo il naturale avvilupparsi della trama attraverso le emozioni e le avventure della giovane Kathy, ad altri dove si percepisce proprio la voglia – del tutto contestualizzata – di creare un’opera più grande, riconoscibile, più attiva sul fronte narrativo senza però omettere documenti e oggetti (tanti saranno i rimandi all’avventura di Deliver Us The Moon); alla fine dei conti, la sensazione è che Deliver Us Mars sia eseguito da un’orchestra dove non tutti gli elementi suonano a tempo: lo spettacolo è assicurato, ma ci si accorge anche degli elementi dozzinali e puntellati in più che stonano.

In Breve: I ragazzi di KeokeN Interactive puntano e guardano ancora allo spazio con un titolo ottimo, creato sulla scia del precedente, cogliendo l’occasione per spingere molto sull’aspetto estetico tra una narrazione molto più complessa e ore di cutscenes. Al gameplay semplice ed efficace si contrappone una resa estetica non proprio brillante e una recitazione approssimativa. Un passo più lungo della gamba comunque valido, ma evidente nei difetti.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel Core i7, 16GB RAM, GeForce GTX1650 Ti, HDD
Com’è, Come Gira: Giocato al massimo della resa, ambienti, luci ed ombre di grande impatto e senza rallentamento alcuno. I problemi sono proprio nella poca cura dei poligoni dei personaggi.

 

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Pro

  • Fattori immersivi assolutamente validi / Alcuni scorci sono davvero suggestivi / Narrativa ottima

Contro

  • Poligoni dei personaggi davvero imbarazzanti / Poche novità rispetto al precedente gioco / Tantissime evidenti limitazioni
7.2

Buono

Tra un tunnel carpale e l'altro, amo Dwayne "The Rock" Johnson, Independence Day, Destiny e il DC Extended Universe, tutti buoni motivi per farmi odiare.

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