Persona 3 Portable – Recensione

PC PS4 PS5 Switch Xbox One Xbox Series X

Persona 3 Portable brucia come le fiamme del Tartaro. Ancora bello, storicamente rilevante, tuttavia lascia in bocca il sapore dell’occasione mancata.

Sviluppatore / Publisher: Atlus / SEGA Prezzo: 19,99 euro Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile Su: PC (Steam), PlayStation 4, Xbox One, Xbox Series X, Nintendo Switch Data di Lancio: 19 gennaio 2023

Arrivato sul mio PC sotto forma di pacchetto assieme al buon vecchio Persona 4 Golden, Persona 3 Portable mi fa sorridere mestamente per due motivi. Il primo riguarda la richiesta di evitare gli spoiler per entrambi i giochi, oramai vecchi di diversi lustri: legittima, tuttavia il solo Persona 4 è tra i titoli più “spoilerati” della storia anche grazie al bel Persona 4 Arena Ultimax, un gioco di combattimento competitivo che oramai ha rivelato a chiunque gli abbia dedicato un paio di partite dettagli cruciali sulla trama (non ultimo l’identità del colpevole, e considerato che si tratta sostanzialmente di un giallo…) e sulla natura dei protagonisti più enigmatici. Poi, perché mi rode il fegato: con un po’ di impegno questa poteva essere l’occasione per confezionare la versione definitiva dell’episodio che ha reinventato il marchio Persona, traghettandolo dalle farraginose meccaniche dei capitoli usciti su PSX verso l’amata formula odierna.

PERSONA 3 PORTABLE? MA IO STO GIOCANDO CON UN PC GROSSO COME UNA CASA!

Facciamo un passo indietro: è il 2006 e Persona 3 nasce sotto il segno della nuova generazione con un paio di passaggi di testimone notevoli. Katsura Hoshino prende il posto del veterano Kouji Okada alla guida del progetto, mentre l’estetica viene affidata alle matite di Shigenori Soejima, a sua volta allievo di Kazuma Kaneko. Buona parte dell’identità finora acquisita dalla serie Shin Megami Tensei è frutto di quest’ultimo signore, quindi la volontà di far rinascere lo sgangherato (almeno fino a quel momento) spin-off Persona è concreto, e i risultati si vedono.

è il 2006 e Persona 3 nasce sotto il segno della nuova generazione

Alcune meccaniche vengono snellite, lo stile grafico strizza l’occhio agli anime con un piglio particolarmente dark (i protagonisti devono spararsi alla tempia per evocare le loro Persona, per dirne una) e la fortunata serie Sakura Taisen viene presa come ispirazione per il Social Link, ovvero un sistema con cui il protagonista – muto e senza un nome predefinito, perfetto per favorire l’immedesimazione) – può stringere legami con una vasta schiera di potenziali amici per migliorare o guadagnare l’accesso a potenti entità da evocare durante le sortite nel Tartaro.

Persona 3 Portable recensione

Spero che lo scenario vi piaccia, perché non cambierà granché andando avanti.

Questo è un labirinto astratto in cui i SEES (Specialized Extracurricular Execution Squad) si avventurano ogni notte durante l’Ora Buia, ovvero quell’infinito istante che separa un giorno da un altro. I normali esseri umani vivono l’esperienza rinchiusi in bare correndo il rischio di venir ghermiti da entità note come Ombre, laddove i SEES possono muoversi liberamente e contrattaccare i cattivi nella loro stessa tana.

I normali esseri umani vivono l’esperienza rinchiusi in bare correndo il rischio di venir ghermiti da entità note come Ombre

Ovviamente gli eroi sono giovani che debbono fare i conti con scuola, hobby e amicizie durante il giorno prima di trasformarsi in paladini del paranormale allo scoccare della fatidica ora. In parole povere Persona 3 è un dungeon crawler, uno piuttosto ripetitivo perché, al contrario delle successive iterazioni, il Tartaro è un labirinto estremamente noioso e simile a sé stesso; contando che si tratta di un gioco parecchio lungo (la prima volta che lo completai impiegai oltre sessanta ore per prepararmi a dovere allo scontro finale)

In parole povere Persona 3 è un dungeon crawler piuttosto ripetitivo

potreste vedere scemare l’interesse prima dei titoli di coda se siete ormai viziati dalla varietà di situazioni che ha reso Persona 5 imprescindibile, specie nel suo aggiornamento Royal. Poi, elemento non da poco, non permetteva alcun controllo sui compagni, un’idea già allora bislacca e giustificata dal bisogno di stringere efficaci legami. È qui che le cose diventano portatili.

PERSONA 3 PORTABLE È BELLO, PERÒ SAREBBE MEGLIO CON UN FESTIVAL

Persona 3 Portable è l’adattamento del gioco originariamente convertito su PSP e prende appunti da diverse migliorie attuate in occasione di Persona 4. I compagni possono essere finalmente comandati direttamente e – ancora più importante – inizialmente è contemplata la scelta di una protagonista donna che aprirà la strada a un maggior numero di amicizie da coltivare, non ultimo l’intero casto della SEES perché, nel gioco originale, il nostro alter ego poteva solo stringere amicizia con i compagni di sesso femminile, il marpione!

persona 3 portable recensione

Tutti assieme all’attacco!

Ci sono nuovi personaggi con cui interagire dovuti alla fama che Atlus aveva nel frattempo riscosso, vedi qualche volto preso in prestito da Persona 4 o il lascivo Vincent di Catherine, mentre sono stati aggiunti lavori part time, utili abilità per il party e aggiustamenti a tutto tondo, non ultima la scelta tra cinque livelli di difficoltà. Questo è quanto vi beccate sulle piattaforme odierne, con in più la traduzione in italiano, l’alta risoluzione e marginali opzioni grafiche che non vanno oltre l’uso del filtro anisotropo e la qualità delle ombre, che su modelli poligonali provenienti dal paleozoico non è che facciano tutta ‘sta figura.

Persona 3 Portable recensione

La grafica mostra abbondantemente il peso degli anni.

Purtroppo si tratta di un lavoro tutto sommato pigro che eredita anche i difetti inevitabili su un hardware modesto come la povera PSP, ovvero l’assenza delle bellissime sequenze anime che spezzavano la monotonia e enfatizzavano i momenti più importanti, assieme alla navigazione drasticamente semplificata. Nel gioco originale era infatti possibile muovere il nostro avatar liberamente all’interno di ambientazioni poligonali totalmente esplorabili, qui si sposta un cursore su schermate prevalentemente fisse dove interagire con i punti di interesse, in modo non dissimile a quello delle visual novel.Il risultato, specie se avete presente il “vero” Persona 3 e siete oramai abituati ai due capitoli successivi, è estremamente deludente.

Il risultato, specie se avete presente il “vero” Persona 3 e siete oramai abituati ai due capitoli successivi, è estremamente deludente

Cosa andava fatto? Facile: unire i punti di forza delle due versioni, magari aggiungendo l’avventura extra Episode Aegis (The Answer nella controparte americana) presente nella riedizione FES su PS2, che parte esattamente dopo la conclusione della storia principale per narrare il destino del popolare androide Aegis.

Questo tipo di navigazione sembra uscito da un dispositivo mobile da due soldi, non certo da un moderno PC.

Un vero atto d’amore verso il gioco e il suo pubblico avrebbe tratto il meglio da questo bizzarro mosaico, giacché i muscolari sistemi attuali sono indubbiamente più performanti di una semplice PSP.

CI PARLAVI ALL’INIZIO DI UN PACCHETTO…

Assieme a P3P ci hanno inviato anche Persona 4 Golden, stranamente orfano di una recensione su TGM nonostante figuri su Steam dal 2020. Il panorama è sicuramente migliore, anche perché si tratta di una conversione della migliore incarnazione possibile di Persona 4, uscita sulla sfortunata PSVita quattro anni dopo l’esordio su PS2.

Alla faccia di Persona 3 Portable, qui le sequenze animate originali sono presenti all’appello.

Per certi versi si tratta di un prototipo del quinto episodio, con diversi elementi che coincidono come la compagnia di un buffo animaletto antropomorfo (l’orso Teddy, che nasconde un segreto mica da ridere) che funge da guida e dei dungeon “personalizzati” ben differenti dal monotono panorama del Tartaro, sia nell’estetica che per quanto riguarda meccaniche e inventiva. L’ambientazione (ma anche la presentazione, con quell’enfasi sul giallo) è meno noir, nonostante la vicenda ruoti attorno a una macabra serie di omicidi nella piccola cittadina di Inaba, uno scenario che, considerando la presenza delle evanescenti Persona, in qualche modo strizza l’occhio alla Morioh-Cho di Diamond is Unbreakable.

Sì, l’estetica è DECISAMENTE più solare.

Anche se avete giocato il Persona 4 vanilla su PS2, Golden aggiunge un bel po’ di contenuti extra, in primis un bilanciamento totale della difficoltà, adesso più permissiva e meno incline a spedire il giocatore alla schermata iniziale senza troppe cerimonie. Anche la gestione delle Persona è stata messa a punto, consentendo di scegliere liberamente le abilità ereditate in seguito a una fusione, sebbene la modifica più evidente riguarda forse la durata del gioco, ampliata aggiungendo due mesi al calendario con un paio di festività (Capodanno e San Valentino) e eventi utili per approfondire al meglio le relazioni.

Golden aggiunge un bel po’ di contenuti extra, in primis un bilanciamento totale della difficoltà

Forse l’introduzione più simpatica è quella degli scooter con cui visitare Okina City, una località adiacente che originariamente veniva mostrata solo negli intermezzi dove stringere adolescenziali legami in bar e al cinema, oltre a comprare costumi in grado di soddisfare il giusto apporto di fan service.

Tutti i protagonisti indossano occhiali nel Canale di Mezzanotte. Un tocco unico.

Inutile dire che tutto questo ha significato un investimento considerevole in fase di doppiaggio, tanto per testimoniare la cura che una Atlus assolutamente non preparata ai successi di Persona 3 ha voluto infondere nella nuova creatura. Un gioco raccomandatissimo per chi conta spasmodicamente i giorni in attesa dell’annuncio di un sesto capitolo, possibilmente se siete arrivati fino a oggi schivando la grandinata di spoiler accennati inizialmente!

In Breve: Persona 3 Portable è una conversione poco convincente di un gioco che poteva esprimere di più nel 2009, incatenato allora da limiti che le piattaforme attuali non hanno. Resta un capitolo importante per la saga con un’estetica unica che funge da ponte con le sue origini, ma è un peccato che l’adattamento sia stato realizzato senza la voglia di osare.

persona 3 portable recensione
Piattaforma di Prova: PC
Com’è, Come gira: Un gioco per PSP, in alta risoluzione sulle piattaforme moderne, convertito senza eccessiva fatica: presumo che anche la vostra caffettiera sia in grado di farlo girare decentemente senza giustificare un viaggio tra le opzioni.

 

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Pro

  • Persona 3 resta un discreto JRPG, nonché un capitolo fondamentale nell'evoluzione della serie / Volente o nolente, si tratta della versione “migliore”.

Contro

  • Conversione eccessivamente pigra che evidenzia i limiti incontrati su PSP senza correggerli / Contenutisticamente esce inevitabilmente ridimensionato rispetto ai due successori.
6

Sufficiente

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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