Need for Speed Unbound – Recensione

PC PS4 PS5 Xbox Series X

10 anni dopo il reboot di Most Wanted, Criterion torna al volante di Need for Speed, con un capitolo tanto esuberante nell’estetica quanto timido nei contenuti.

Sviluppatore / Publisher: Criterion Games / Electronic Arts Prezzo: 79,99 euro Localizzazione: Doppiaggio Multiplayer: Competitivo PEGI: 7 Piattaforme: PC, Xbox Series X/S, PlayStation 5 Data di Lancio: 2 dicembre 2022

Non posso nasconderlo. Quando qualche mese fa uscì a sorpresa il primo trailer di Need for Speed: Unbound me ne innamorai follemente! Quei personaggi in cel shading, gli effetti speciali in stile graffiti ad esaltare derapate, incidenti, salti e gli stupefacenti effetti del nitro iniettato nel motore, BAM, a mille all’ora in un tripudio di colori immersi nella street culture contemporanea, tra vestiti di lusso, trap a palla, social e soldi facili.




E infatti quello che il gioco fa meglio è proprio questo, proporre una racing adventure dedicata alla gen-z colorata, scanzonata, con giovani protagonisti che si divertono, si sfidano, si sfottono e vivono come se non ci fosse un domani, sfidando l’autorità con comportamenti da “don’t try this at home”, o meglio “on the streets”, con le corse clandestine che diventano una perfetta metafora di dissenso.

il gioco vince con la sua proposta racing adventure dedicata alla gen-z

Le loro auto come estensioni di make-up, abbigliamento e acconciature, il più vistose e sgargianti possibili per raccontare la loro storia, il loro essere, sfumature di personalità magari non troppo approfondite ma riconoscibili, uniche, diverse, al centro di un open world che mette in scena la classica città americana, prefabbricata.

need for speed unbound recensione

Vederlo in foto è un conto, ma in azione questi effetti sono veramente fantastici!

Un contrasto, quello tra l’iperrealismo di una Lakeshore in 4K e 60fps, assolutamente next-gen, e l’estetica cartoon dei personaggi, che racconta molto bene l’essere fuori posto, il sentirsi invincibili, al di sopra di una società che li vorrebbe umili, ordinari, “testa bassa e pedalare”: Unbound, senza vincoli, senza catene. ]Il messaggio arriva subito, è chiaro, e forse va anche oltre le ambizioni degli sviluppatori, che di vincoli se ne sono imposti (o gli sono stati imposti) parecchi.

Need for Speed Unbound si accontenta, proprio quello che i personaggi non vogliono fare

Perché alla fine Unbound è proprio come Lakeshore, un gioco di guida ordinario, che fa il suo compito ludico con diligenza e proprietà tecnica guardandosi però bene dall’andare oltre, osare, fare qualcosa che l’ottimo Heat (evoluzione diretta di Underground) e Ghost Games non avessero fatto appena tre anni fa. Si accontenta, esattamente quello che i propri personaggi non vogliono fare. La sensazione di deja vu è quasi inquietante, a partire dall’incipit narrativo, passando per la mappa e in generale permeando poi tutta la struttura ludica, con la progressione legata alla classe del veicolo (da potenziare o da acquistare) per partecipare ad eventi sempre più remunerativi, divisi in diurni e notturni.

QUATTRO SETTIMANE IMPEGNATIVE, MA SOPRATTUTTO DIVERTENTI

Quattro settimane che porteranno il nostro protagonista, totalmente personalizzabile, ad affrontare Yaz a La Grand, la più importante corsa clandestina di Lakeshore. Una storia di amicizia e tradimenti, di auto rubate, rivalsa e corse estreme su circuiti disegnati (spesso bene) dal satellite, con un intero esercito di sbirri agli ordini della sindaca, che vorrebbe eradicare il fenomeno alla radice, con le cattive.

Dopo le prime ore il loop di gameplay diventa routine

Dopo le prime ore il loop di gameplay diventa routine; si parte dal garage del nostro amico Rydell, si fa qualche gara alla luce del sole (sprint, su circuito, esibizioni di derapata o le staffette, che assomigliano tantissimo alle Gymkhana di DiRT, con moltiplicatore, oggetti da abbattere e evoluzioni varie per esaltare il pubblico), si fa arrabbiare qualche poliziotto (facendo aumentare di conseguenza l’allerta generale), magari si aiutano altri piloti, si consegnano auto conto terzi (che verrà poi sbloccata tra quelle acquistabili) e si scopre qualche pezzo di street art, per poi tornare in garage.

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Sguardi di fuochi, sbirri alle calcagna e una gara da vincere. Questi sono sicuramente i momenti più esaltanti di Unbound.

Qui si apre, come consuetudine, un gioco nel gioco, con tutto ciò che riguarda i nostri bolidi personalizzabili nel minimo dettaglio. Dai potenziamenti meccanici all’assetto, passando per gli elementi estetici, che vanno dai kit di carrozzeria fino ai singoli pezzi di ricambio, dalla verniciatura ai wrap, con decine e decine di forme, simboli, decalcomanie, sponsor da applicare, combinare ed esibire sulla nostra auto.

i nostri bolidi sono personalizzabili nel minimo dettaglio

Il tutto facendo affidamento su tamarraggine e senso estetico in egual misura, perdendo intere ore solo a scegliere colori e posizione, pasticciando con estremo gusto e spendendo un sacco di soldi, rimanendo inesorabilmente al verde. Tuning allo stato puro.

need for speed unbound recensione

La personalizzazione delle auto non è mai stata così bella e dettagliata, anche grazie al motore grafico, capace di una resa dei materiali spettacolare.

Need for Speed che fa quello che Need for Speed sa fare meglio, dare la possibilità a tutti di realizzare l’auto dei propri sogni. E proprio nel dettaglio, nella fotorealistica resa dei materiali, l’auto prende vita e diventa mezzo d’espressione assoluto. Guidare qualcosa di così “proprio” è una sensazione fantastica, tanto più che il sistema di controllo è settato drasticamente su sensazioni arcade, con il solo tocco del freno a togliere trazione dalle ruote posteriori per driftare senza pentirsi di niente, mentre le ruote stridono generando quel fumo animato, coloratissimo, voluminoso, che sembra uscito da Into the Spider-Verse.

Need for Speed fa quello che Need for Speed sa fare meglio, dare la possibilità a tutti di realizzare l’auto dei propri sogni

8 auto in gara (di cui 7 guidate da un’IA combattiva e sempre pronta a lanciarci frecciatine, raccontando bene il mood che c’è tra rivali e mettendo in mostra un ottimo doppiaggio italiano) che vibrano, sembrano voler bucare lo schermo, sfoggiano ali, tag, scie fluorescenti che ne accarezzano e sottolineano l’aerodinamica.

La derapata è sicuramente la meccanica principale del gioco, il che per me è sempre un bonus!

Il risultato è splendido, dinamico e capace di descrivere perfettamente le sensazioni di guida, mai complesse e sfumate come un Forza Horizon ma assolutamente intense, capaci di tenere sempre sul filo del rasoio, sfidandoci a correre testa a testa col rischio. Traffico, salti, poliziotti che sbucano all’improvviso in mezzo a una gara (più per fare scena che altro), curve cieche, strade strette, barriere architettoniche e velocità, tanta velocità.

Il risultato è splendido, dinamico e capace di descrivere perfettamente le sensazioni di guida

Il risultato, quando va tutto bene e si contano i soldi a fine gara, è solo uno: un rilascio massiccio di endorfine e la voglia di ripetere tutto. Un problema è che poi, letteralmente, molti eventi si tende a ripeterli un sacco di volte, soprattutto per necessità economiche (il portafoglio non è mai gonfio abbastanza e bisogna gestire i soldi con una certa oculatezza) ma anche perché ci sono effettivamente meno tracciati di quanto ci si aspetterebbe. Poi cala la notte, la posta in palio aumenta, la visibilità scarseggia e i poliziotti girano in branco come lupi, dando vita ad inseguimenti che, dal livello d’allerta 3 in su (prima fanno quasi tenerezza), sanno essere anche particolarmente ostici e divertenti.

Il problema è la continua necessità di ripetere alcuni eventi

In generale l’IA che muove le volanti è abbastanza ottusa, non è particolarmente organizzata e spesso la “magia” della scena svanisce con uno di loro che si incastra da qualche parte rivelando routine di comportamento elementari. Quando però si impegnano la cosa si fa interessante, con magari 4 poliziotti alle calcagna di cui 2 che cercano di speronarci, un posto di blocco qualche centinaio di metri più avanti da evitare o sfondare, le varianti “tattiche” di una fuga in velocità in autostrada o in agilità tra le vie del centro e, ovviamente, il brivido di poter perdere tutto quello che abbiamo guadagnato durante la nottata, barattandolo con una dormita in cella. Servizio in camera non incluso.

Le staffette ripropongono quasi 1:1 le Gymkhana di DiRT. Non certo roba nuova ma sempre divertente.

Tutto bene, a volte benino, altre benissimo, ma anche praticamente tutto già visto, provato, sperimentato. Criterion ha fatto un gran lavoro di contesto, aggiungendo uno strato di street culture molto più consistente rispetto al capitolo precedente.

gran lavoro di contesto, con uno strato di street culture molto più consistente

Ha scelto uno stile particolare e perfetto per rappresentarlo, ha curato la selezione di una colonna sonora internazionale ricercata, che viaggia per che ogni latitudine e tocca un sacco di paesi diventando, a tutti gli effetti, racconto, partendo da A$AP Rocky (che è anche un personaggio all’interno del gioco, nonché testimonial dello stesso) e arrivando a Lous and the Yakuza feat. Sfera Ebbasta (poi i gusti sono soggettivi, ma tutto suona perfettamente a ritmo col gioco), ma non è però riuscita a portare la serie verso un altro livello, in un’altra generazione.

LA BOTTA DI ADRENALINA CHE NON PUÒ MANCARE

Unbound è un capitolo confezionato benissimo, rapisce l’occhio, tecnicamente è una bomba e si gioca con piacere, però ha sempre bisogno della botta di adrenalina per funzionare e, quando passa l’effetto, ci si rende conto di fare cose estremamente schematiche, da manuale, che non riescono né a rompere né a scalfire certe imposizioni di game design che la serie, e Criterion stessa, si porta dietro da Burnout Paradise/Hot Pursuit.

I raduni dai quali selezionare gli eventi sono un fermento di piloti e personalità totalmente diverse, per nazionalità, orientamento e stile.

È un po’ triste vedere quanto un team che nei primi anni 2000 ha letteralmente rivoltato il racing arcade, oggi si accontenti di imitare sé stesso e appoggiarsi così palesemente sull’ultimo lavoro di Ghost Games per portare a casa un capitolo che avrebbe potuto essere molto di più del buon gioco che è; più esagerato, più spinto, più folle, più libero. Certo, stiamo parlando di due Criterion totalmente diverse, anche a livello di personalità coinvolte, ma tant’è.

Un capitolo confezionato benissimo, essenziale però è la botta di adrenalina

Chiosa finale sulla modalità multiplayer, totalmente distaccata dalla storia e accessibile a parte nel menù principale. 16 giocatori in una Lakeshore diurna che possono girare liberamente per la mappa o sfidarsi in eventi del tutto simili a quelli della campagna (escluse le staffette), scommettendo e gareggiando per portare a casa il malloppo. Niente polizia né gare notturne, cosa che lascia abbastanza perplessi e apre ad aggiornamenti futuri che spero arriveranno a stretto giro.

In Breve: Need for Speed: Unbound è un’opera particolare, capace di riportare prepotentemente in auge la street culture, quella contemporanea della generazione Z, ma incapace di creare nuovi spazi d’espressione ludica. Tutto quello che ruota attorno ai personaggi della storia e al nostro avatar funziona da dio, dallo stile scelto per descriverli al sistema di guida, dalla colonna sonora agli effetti speciali in stile graffiti, in contrasto con una Lakeshore che, pur nella sua vibrante realizzazione tecnica, rimane una città ordinaria e quasi anonima, un hub con qualche collezionabile sparso in giro che fa da collante a una struttura ludica abbastanza pigra.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: Giocato su PlayStation 5, 4K e 60fps solidissimi, bei colori e resa dei materiali degna di questa generazione, davvero niente da dire!

 

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Pro

  • Stile da vendere, dagli effetti speciali alla colonna sonora, per una buona interpretazione della street culture contemporanea / Si guida con gusto e spesso si nuota nell’adrenalina / Personalizzazione sempre al top.

Contro

  • Struttura ludica che non aggiunge quasi niente al precedente Heat / Tende a ripetere spesso tracciati ed eventi / Lakeshore è una città americana prefabbricata, senza caratteristiche distintive / Multiplayer abbastanza limitato.
7.5

Buono

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