Warhammer 40,000: Darktide – Recensione

PC Xbox One Xbox Series X

Le porte di Tertium si spalancano, e con esse il tanfo della corruzione che risale dai suoi livelli più profondi. Per fortuna, i reietti protagonisti di Warhammer 40,000: Darktide sembrano essere più che pronti ad affrontarla.

Sviluppatore / Publisher: Fatshark / Fatshark Prezzo: 39,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Online Cooperativo PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Steam, Microsoft Store); Xbox Series X|S (prossimamente) Data di Lancio: Già disponibile (PC)

Quattro figure si muovono all’interno di un enorme complesso manifatturiero. Solitamente brulicante di lavoratori che faticano per tenere rifornita la macchina dell’eterna guerra che l’Impero deve combattere per la sua sopravvivenza, oggi le sue sale sono vuote; a svuotarle ci hanno pensato i cultisti del dio della pestilenza Nurgle, e le sue perversioni della vita umana e animale. Per i quattro reietti, per cui questa spedizione è un’alternativa marginalmente migliore al marcire in una cella, è un breve momento di pausa fra uno scontro a fuoco e il prossimo.




Ma ben presto i colpi laser torneranno ad illuminare le stanze, le spade a catena ruggiranno ancora una volta. In lontananza, un verso belluino fa tremare le mura del Manufactorum. Questo non è un semplice mutante. Tempo di stringere salde le armi, una preghiera all’Imperatore sulle labbra e nel cuore. Le orde stanno tornando, e stavolta qualcosa di mostruoso è con loro.

QUESTE OSCURE MATERIE

È evidente che per Fatshark, scegliere di tuffarsi negli universi creati da Games Workshop – quello fantasy con i due Vermintide, il Tetro Millennio con Darktide – non è solo questione di scegliere un’IP di successo a cui appoggiarsi: c’è attenzione, c’è passione (quella vera, non quella che ci vuole di Sergio Vannucci), c’è cura per i dettagli. E questa cura risplende non appena terminato il breve prologo, quando veniamo introdotti alla camera centrale della Mourningstar, l’enorme nave operativa dell’Inquisizione imperiale. Di fronte ci si aprono ambienti enormi, decorati in quello stile gotico che qualunque fan di Warhammer 40,000 non potrà fare a meno di riconoscere immediatamente. La Mourningstar è l’hub centrale del gioco: da qui potremo sbloccare e potenziare nuove armi, controllare lo status delle missioni settimanali, esercitarci nell’arte delle armi, radunarci con altri reietti, e naturalmente partire per le tredici missioni che ci attendono nelle viscere di Tertium, dove un culto dedito al dio della pestilenza Nurgle sta mettendo in pericolo l’esistenza stessa della città alveare e dei suoi miliardi di abitanti.

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La Mourningstar è l’hub centrale del gioco, da dove partiremo per le varie missioni.

Ed è proprio avventurarci in queste missioni che ci permette di capire rapidamente che Darktide non è solo forma, ma anche sostanza: così come l’Imperatore non si accontenta di vuote preghiere ma richiede il sacrificio personale e totale di tutti i sudditi del suo Impero, anche il gioco di Fatshark coniuga un’ottima presentazione a un gameplay pesante, di quelli che ti lasciano poco respiro, che anche dopo che hai finito di giocare non riesci a smettere di pensarci, roba che esci di casa, senti qualcosa che fa “tloc tloc” e pensi “oddio è un Poxburster” (l’ansia che creano questi dinamitardi servi di Nurgle e il suono d’avvertimento che li accompagna non rende a parole, la capirete giocandoci).

LE VISCERE DI TERTIUM NON PERDONANO CHI COMBATTE DA SOLO

Un gameplay viscerale, direbbe qualcuno, e in effetti in Darktide i corpi tagliati a metà da enormi spade a catena non mancano. Un gameplay che, almeno una volta andati oltre le prime due difficoltà su cinque, richiede assolutamente cooperazione fra i quattro membri del team, divisi fra le varie classi: lo Zelota, che ama dispensare la giustizia dell’imperatore restando nel bel mezzo della mischia, l’Ogryn, bestione alto tre metri che fa della forza bruta il suo segno distintivo, lo Psyker, capace di evocare attacchi arcani che mettono a rischio la sua stessa incolumità, e infine il Veterano, specialista delle armi a distanza.

CAPPA E SPADA

Occhio: il fatto che ci sia uno specialista delle armi a distanza non significa che potrete permettervi di giocare Darktide come se fosse uno sparatutto qualsiasi. Sparare è importante, fondamentale anzi vista la varietà di nemici che cercheranno di porre fine alle vostre escursioni stando ben lontani, ma esattamente come nei due Vermintide tutti i quattro reietti dovranno fare la loro parte anche in corpo a corpo. È inevitabile: le orde di Nurgle sono sterminate e arrivano da ogni lato, e anche il tiratore più attento prima o poi si troverà impegnato in un combattimento in cui il fucile farà meglio a lasciare spazio alla paletta da campo (o a una bella power sword, magari). E, una volta che uno ci prende la mano, è una combinazione che funziona davvero bene: è davvero esaltante essere impegnati in mischia, vedere che qualcuno ha segnalato un fastidiosissimo cecchino, dare uno spintone ai Poxwalker che ci stanno addosso, estrarre la lasgun, eliminare il cecchino e tornare a calare la nostra fedele ascia da combattimento sui crani dei nemici dell’Impero, tutto nel giro di pochi secondi.

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Saper destreggiarsi in corpo a corpo è importante, quindi tenete sempre pronta la vostra arma bianca.

ARMI DIVERSE SI ADATTANO A STILI DI GIOCO DIVERSI

Il gioco offre a ciascuna delle classi anche una buona varietà di scelta, per quanto riguarda le armi a disposizione. Fra le armi a distanza dell’Ogryn, per esempio, troviamo un lanciagranate, o un fucile a pallettoni completamente automatico, o ancora un mitragliatore pesante che con tutta probabilità è stato staccato di peso da qualche carro armato. È naturale che ciascuna di queste scelte comporti vantaggi e debolezze: il lanciagranate ha un’ampia area d’effetto e riesce a sbilanciare facilmente masse di nemici, ma il fucile a pallettoni è molto più efficace nell’eliminare rapidamente unità speciali, mentre infine il mitragliatore offre una precisione migliore sulla distanza e un volume di fuoco intenso e di lunga durata. Un discorso simile può essere applicato alle armi delle altre classi, sia a distanza che corpo a corpo: ciascuna di esse ha un suo ruolo ed è importante riuscire a trovare quelle che meglio si adattano al nostro stile di gioco, e anche alla composizione del gruppo. A proposito, se per caso non progettate di giocarci con un gruppo organizzato lasciate che vi dia un consiglio: scegliete un loadout più versatile possibile, perché specializzarsi troppo in questi casi non conviene.

DARKTIDE E I SUOI PUNTI DEBOLI

Visto che stiamo parlando delle armi, è una buona idea parlare dell’economia di gioco e di come esse si ottengano. Al completamento di ogni missione verremo ricompensati con punti esperienza, con cui saliremo di livello sbloccando abilità passive, l’accesso a nuove categorie di armi e ad altre funzionalità della Mourningstar, e Ordo Dockets, la valuta principale del gioco. A fine missione c’è anche un piccola probabilità che l’Imperatore ci benedica regalandoci un’arma casuale, ma il metodo principale di acquisire nuovo armamento è tramite il negozio presente nell’hub di gioco, spendendo Ordo Dockets.

LA SCELTA DI ARMI NEL NEGOZIO È CASUALE, LIMITATA E SI AGGIORNA OGNI ORA

Ora, qui iniziano alcuni dei problemi di Darktide: il negozio offre infatti una scelta limitata di armi, ciascuna delle quali ha statistiche generate casualmente, entro un intervallo dipendente dal tipo; la selezione disponibile viene aggiornata ogni ora. Sarò sincero, non trovo particolarmente ben riuscito questo sistema: vista la differenza nello stile di gioco e del livello di potere delle armi che possiamo acquisire, è inevitabile che si generi una certa frustrazione nell’aprire il negozio e vedere che ancora una volta ha deciso di non mettere in vendita quello che stiamo cercando (per esempio, l’ambita power sword o il devastante bolter) o una versione più potente di un’arma con cui ci troviamo bene, ma che magari avrebbe bisogno di un aggiornamento.

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Una stanza piena di cure, munizioni e granate… preparatevi a combattere duramente.

In realtà il modo per potenziare un’arma con cui ci troviamo bene ma di rarità non eccelsa senza passare per il negozio Darktide lo prevede, e cioè il sistema di upgrading offertoci dalla Shrine of the Omnissiah. Un po’ dispendioso in termini di tempo, a essere sinceri, dato che richiede di trovare risorse speciali distribuite per le varie missioni, ma se non altro c’è. Oltre a una scheda con informazioni dettagliate, significativo passo in avanti rispetto alle barre e simboli della beta (che comunque non sono spariti), ad aiutarci a capire la vera efficacia delle armi ci pensa lo Psykhanium, dove possiamo sperimentare quelle da noi possedute nei confronti di una varietà di bersagli. Certo, è bizzarro che il gioco richieda di salire di livello per poter sbloccare tutte le tipologie di nemici: quando andiamo nelle missioni i vari Reaper, Crusher e Pox Hound non aspettano certo che il nostro personaggio sia di livello 25 o 30 per farsi vedere, e allora perché non permetterci di provare le armi su di loro in un ambiente controllato? Però, a ben vedere, questi sono tutti problemi che coinvolgono la cornice esterna del gioco, se così vogliamo chiamarla. Questo non li rende trascurabili, ed è augurabile che Fatshark decida di aggiustare queste debolezze (nota a margine: non posso fare a meno di segnalare come sebbene alcune funzioni del crafting non siano ancora disponibili al momento del lancio, ma il cash shop per i cosmetici invece c’è). Ma allo stesso tempo tutto questo non va a intaccare ciò che conta davvero, cioè il gioco in sé, le missioni e il gameplay, quelli sì riusciti senza ombra di dubbio; ed è quello che ti porta ad avviare il gioco ancora e ancora per catapultarti nelle viscere di Tertium. Perché alla fine progressione, ricompense, crafting, sono tutte cose che col tempo si possono aggiustare.

APPROVATO DALL’ORDO MACHINUM?

Vale la pena chiudere parlando di altri due aspetti per così dire accessori, ma non per questo poco importanti. A livello di caratterizzazione dei personaggi non si può fare a meno di sentire la mancanza di protagonisti forti e ben definiti come i cinque eroi di Vermintide, ma allo stesso tempo i nostri reietti senza nome sono dotati di voci e di dialoghi dalla buona personalità, che proseguono efficacemente nella tradizione inaugurata ormai 14 anni fa da Left 4 Dead, e cioè quella di avere personaggi chiacchieroni che non mancano di commentare quanto accade attorno a loro.

DARKTIDE È BELLO DA VEDERE, MA TECNICAMENTE È UN MACIGNO

Passiamo poi all’aspetto tecnico del gioco: se Darktide è un gran bel vedere (pregevoli in particolare gli effetti di illuminazione) questa qualità ha un prezzo. Il gioco infatti è tutt’altro che leggero, con requisiti minimi piuttosto elevati per gli standard dell’industria: nei minimi c’è una 970, e sono abbastanza sicuro che con “minimi” Fatshark intenda “il gioco parte, poi per il resto auguri”, dato che anche schede ben più performanti faranno fatica a garantirvi i 60 fps fissi. Quindi, insomma, se volete giocarci assicuratevi di avere un bel PC (che comunque non vi metterà al riparò dagli, ahinoi, occasionali crash nel bel mezzo della missione), aspettate che esca su Xbox Series X|S, o in alternativa puntate all’opzione cloud gaming.

In Breve: Warhammer 40,000: Darktide avrebbe dovuto prendersi un bel 9 come voto, perché il gioco se lo merita: il gameplay loop è coinvolgente, l’ambientazione riuscitissima, il sonoro anche. Però quello che funziona (e chi al gioco ci deve giocare) soffre per tutto ciò che ci sta intorno, dalle performance ingiustificatamente pesanti, ai crash fin troppo regolari, a un’economia di gioco che di sicuro si può rivedere in meglio, e già che ci siamo pure una traduzione in italiano decisamente approssimativa. E allora si prende un bel voto, ma non quello a cui avrebbe potuto tranquillamente aspirare se Fatshark si fosse presa qualche settimana in più.

Piattaforma di Prova: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD / Steam Deck
Com’è, Come Gira: Giocato a 2560×1440 a dettagli medi e con DLSS impostato su prestazioni, Darktide non vede i 60 fps nemmeno dal mirino di un fucile di precisione di un assassino Vindicare. Per mantenere stabilmente i 60 fotogrammi al secondo ho dovuto abbassare la risoluzione a 1920×1080. Su Steam Deck il gioco gira a 30 fps con qualche accorgimento, accusando dei cali durante le orde. Occhio alla batteria, però!

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Pro

  • Gameplay intenso e coinvolgente / Presentazione riuscitissima / Comparto audio eccellente.

Contro

  • Alcuni aspetti dell’economia di gioco fanno storcere il naso / C’è da lavorare, e parecchio, sull’ottimizzazione.
8.5

Più che buono

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

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