The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me – Recensione

PC PS4 Xbox One

Supermassive Games inserisce un nuovo capitolo nella sua antologia dell’orrore, ispirandosi questa volta a fatti realmente accaduti nella storia americana. Il focus della vicenda ruoterà infatti su H.H. Holmes e sull’eredità raccolta da un possibile emulatore.

Sviluppatore / Publisher: Supermassive Games / Bandai Namco Prezzo: 39,99 euro Localizzazione: Completa Multiplayer: Online e Locale PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Steam), PlayStation 4, Xbox One Data di Lancio: 18 novembre 2022

Insomma, ci risiamo. Supermassive Games continua la produzione di titoli da incastonare perfettamente nella sua antologia dell’orrore, una raccolta che da Man of Medan ha accompagnato le nostre serate tra omicidi, trappole mortali, ambientazioni lugubri e, come di consueto, scelte da compiere al fine di evitare tutto questo.




Non sembra essere quindi cambiato nulla, o quasi, nella formula sfruttata in questi anni, un merito che ci sentiamo di attribuire agli sviluppatori soprattutto in funzione di un gameplay, perché di videogiochi sempre si parla, in grado di coinvolgerci e tenerci col fiato sospeso (sempre se l’intenzione sia quella di salvare tutti e non solo chi ci sta simpatico).

Non sembra essere cambiato nulla, o quasi, nella formula sfruttata in questi anni


E veniamo quindi a oggi, con questo “diavolo dentro” che rievoca fatti realmente accaduti alla fine del 1800, aventi come protagonista il primo serial killer americano, l’Holmes sbagliato potremmo dire, dato che gli vengono attribuite qualcosa come duecento vittime, tutte uccise all’interno del Castello, un edificio che serviva da abitazione, negozio ed hotel.

THE DEVIL IN ME: IL MALE NON HA CONFINI

The Devil in Me parte quindi con ottime premesse. Questa volta sfrutta la realtà, distorcendone soltanto gli elementi cardine al fine di incastonarli perfettamente in una cornice plausibile, quella dei giorni nostri in un cui la troupe di un documentario riceve un invito dal classico uomo misterioso, pronto a invitarli a proprie spese nella riproduzione fedele del Castello costruito in passato dallo stesso Holmes.

the devil in me recensione

Il Castello com’era in passato? Oppure siamo nel presente?

Qui facciamo la conoscenza dei protagonisti, che, come potete ben immaginare, rappresenteranno i diversi alter ego da interpretare, seguendo il classico filone creato da Until Dawn a oggi, quello che ci invita a creare un dedalo vero e proprio di scelte che portano a conclusioni non sempre piacevoli, almeno per il nostro doppione digitale.

NON ESISTONO SCELTE GIUSTE O SBAGLIATE, SIETE VOI A DECIDERE COSA FARE … NEL BENE O NEL MALE

Non esistono scelte giuste o sbagliate. Siete voi a decidere cosa fare, ed è forse per questo che titoli così riescono a regalare una certa immersività al giocatore che si trova aldilà dello schermo, un plauso da non sottovalutare soprattutto quando ci si deve scontrare con una sfida che punta a metterci i bastoni tra le ruote. Il curatore della biblioteca degli orrori può solo accompagnare, lo scopriamo sulla nostra pelle sin dall’inizio in cui scegliamo di affrontare il gioco alle tre diverse difficoltà proposte, e ne troviamo conferma dopo ogni QTE affrontato, senza contare le diverse scelte compiute ascoltando il cuore o il cervello.

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Il tuo assassino è a un palmo dal tuo naso, cosa sceglierai di fare?

Ogni percorso trova la sua conclusione in un’epifania in bilico tra morte o salvezza, e devo dire che fa piacere notare come ogni dettaglio trovi il suo peso e la sua posizione all’interno della narrazione, soprattutto se a giocare è qualcuno che fa molta attenzione ai dettagli. Lo storytelling di questo ultimo capitolo della prima saga ti scivola addosso che è un piacere, tanto da trovarti spesso nella posizione di segnarti su un foglio di carta le scelte compiute nella run in corso, così da poterne sfatare le conseguenze all’interno di un nuovo gameplay.

ATTENTO A CIO’ CHE DESIDERI

Come dicevamo poc’anzi, la struttura cardine del titolo di Supermassive Games non è cambiata: i giocatori impersonano i diversi personaggi all’interno di capitoli ben strutturati, una scusa adatta per tentare di intraprendere un nuovo percorso con scelte diverse, sebbene ricominciare e cambiare si riveli un pelino più appagante. Al contrario di quanto visto sinora, però, i personaggi vantano un piccolo inventario con oggetti rapidi da utilizzare.

Al contrario di quanto visto sinora, i personaggi vantano un piccolo inventario con oggetti rapidi da utilizzare

Niente di trascendentale, l’obiettivo degli sviluppatori non è certo quello di metterci in mano qualche arma da utilizzare contro il nostro avversario, ma piuttosto di regalarci degli elementi che possano avere uno scopo a seconda del personaggio che andremo a utilizzare. Charlie porta con sé un biglietto da visita che si rivela piacevolmente utile per forzare le serrature di alcuni cassetti, quindi c’è la parte attiva di utilizzo, mentre nel caso di Mark, o Erin, l’oggetto si rivela più di contorno, giacché si tratta rispettivamente di una macchina fotografica e di un microfono direzionale.

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In quanti torneranno a casa? A voi il totoscommesse.

Esistono poi altri oggetti unici che possono essere scambiati tra i personaggi, e devo ammettere che in questo caso scelte ideologicamente stupide si trasformano in gesti di rivalsa, elementi in grado di cambiare i piani del nostro assassino in modo del tutto sorprendente.

Esistono oggetti unici che possono essere scambiati tra i personaggi

Adesso i personaggi possono anche scalare delle piccole sporgenze, ma onestamente oltre a giovare l’esplorazione delle aree (ci sono anche scenari esterni e non solo interni all’hotel), non fanno molto altro, riducendosi a un semplice elemento di contorno. Da segnalare infine la presenza di alcuni puzzle ambientali, meglio identificati da codici da trovare nello scenario al fine di aprire la porta del momento.

I file segreti sparsi per l’ambientazione racchiudono anche qualche video ben realizzato.

Graficamente il titolo non ha molto da invidiare ai competitor, tant’è che l’ambientazione, al massimo delle impostazioni presenti nel menù dedicato, acquisisce quasi vita propria per quanto è ben realizzata, sia per complessità di luci e ombre, che per quanto riguarda il level design.

l’ambientazione acquisisce quasi vita propria per quanto è ben realizzata

Onestamente non ho ben compreso la scelta di far spegnere gli oggetti di illuminazione durante le interazioni con lo scenario: perché Jamie dovrebbe spegnere la torcia mentre raccoglie un documento da terra? Lo stesso mood l’ho riscontrato durante la visione dei dialoghi tra i personaggi. Sembrano non avere a fuoco il proprio interlocutore, tanto da apparire distratti, come se stessero parlando con qualcos’altro piuttosto che guardare in faccia la videocamera.

Sempre presente e sempre sul pezzo, su tutte le scene degli omicidi.

Onestamente è un peccato, ma niente di insormontabile, questo va detto. Ottimo il doppiaggio in italiano, soprattutto alcune voci a cui è stato conferito maggiore pathos, e ottimo anche il Motion-Capture, sebbene per alcuni personaggi ogni tanto incespica ma niente che non possa essere risolto con una patch correttiva.

In Breve: L’ultimo capitolo di questa prima stagione della Dark Pictures Anthology conferma la voglia di voler continuare a produrre prodotti di spessore, equilibrati sul fronte del gameplay, ma non per questo immobili nel tempo. Supermassive Games cerca di fare le cose per bene, migliora alcune cose, dà il suo massimo nella narrazione e garantisce al giocatore l’intrattenimento necessario a proseguire e ricominciare, alla ricerca della nuova scelta da compiere. Restate fino alla fine dei titoli di coda, ne varrà la pena!

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: I7-11800H, 16GB RAM, GEFORCE RTX 3060, SSD
Com’è, Come Gira: Il titolo di Supermassive non ha dato nessun problema durante l’esecuzione, anche una volta attivato il Ray Tracing e l’occlusione ambientale.

 

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Pro

  • Ambientazione coinvolgente / Personaggi ben caratterizzati / L’idea dell’inventario è un’ottima premessa ma…

Contro

  • …merita qualche incentivo / Ogni tanto gli sguardi lasciano perplessi.
8

Più che buono

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