Dragon Ball: The Breakers – Recensione

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Dopo un giro di boa durato ormai un mese, siamo pronti a tirare le somme sull’esperimento di Dimps e Bandai Namco, “colpevoli” di aver calato i personaggi di Akira Toriyama e Toei Animation in un videogioco multiplayer dal sapore fin troppo rustico. Dragon Ball: The Breakers è infatti un’esperienza che ha il sapore di un esperimento poco rifinito.

Sviluppatore / Publisher: Dimps / Bandai Namco Prezzo: 19,99 euro Localizzazione: Testi Multiplayer: 7Vs1 PEGI: 12 Disponibile Su: PC (Steam), PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X/S, Nintendo Switch Data di Lancio: Disponibile

Come detto nelle anteprime passate (quella di agosto e quella di dicembre dello scorso anno), lo scopo del nuovo videogioco di Dragon Ball votato al multiplayer online è quello di calare i giocatori negli inediti panni di sopravvissuti, persone come tante altre, chiamate a resistere agli attacchi dei terribili volti dei nemici che hanno reso il fumetto – e l’adattamento animato – amato da più generazioni di lettori.




La premessa è tanto semplice quanto efficace, e tirate le somme nel breve tutorial iniziale ci si trova da subito catapultati in un hub in cui creare il proprio avatar tridimensionale scegliendo tra capi di vestiario e accessori ispirati al sempre più esteso universo di Dragon Ball. Un po’ come Xenoverse – non a caso sviluppato dagli stessi Dimps, anche The Breakers riporta sul palcoscenico i pattugliatori del tempo capitanati dall’iconico guerriero Z Trunks.

L’occasione è ghiotta, poiché in un sol colpo è possibile legittimare la presenza di tre volti del passato appartenenti a linee temporali differenti, radunando così sotto lo stesso tetto personalità come il terribile Frieza, lo spaventoso Cell, o il terrificante Bu… e nelle intenzioni di Bandai Namco, il roster di razziatori giocabili si arricchirà di altri temibili avversari.

SETTE SFERE DEL DRAGO E SETTE SOPRAVVISSUTI

Un po’ come nell’ormai titolo di culto Dead By Daylight, squadre di giocatori sono chiamate alla cooperazione contro un nemico gestito da un altro giocatore, dovendosi ingegnare per non rimanere vittime del suo livello di potenza assolutamente imparagonabile a quello degli avversari.

squadre di giocatori sono chiamate alla cooperazione contro un nemico gestito da un altro giocatore

I sopravvissuti, però, possono contare su diversi gadget, tra cui strumenti con cui muoversi più velocemente nelle vaste mappe esplorabili, trappole, o vere e proprie sfere capaci di donare loro le abilità – seppur temporaneamente – di guerrieri appartenenti al cast di Dragon Ball.

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Solamente la cooperazione può segnare la differenza tra vittoria e sconfitta.

Le partite scorrono abbastanza velocemente una volta comprese le dinamiche che muovono ogni match: i sopravvissuti devono recuperare delle chiavi nascoste capaci di richiamare una macchina del tempo capace di eliminare il nemico in un sol colpo, mentre i razziatori devono accrescere il proprio livello di potenza facendo fuori i civili, o scoprendo l’incedere dei passi degli altri giocatori per metterli fuori gioco prima che possano fare danni.

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Frieza è uno dei razziatori tra i più temibili, grazie ai suoi letali laser a distanza.

Esistono alcuni casi in cui queste regole fondamentali vengono meno, come ad esempio quando il razziatore riesce a distruggere la macchina del tempo richiamabile dai sopravvissuti, o quando ancora una delle squadre riesce a radunare le sette sfere del drago per esprimere un desiderio, ma in linea di massima le dinamiche fondamentali rimangono invariate.

in linea di massima le dinamiche fondamentali rimangono invariate

Dragon Ball: The Breakers è un videogioco assolutamente aderente allo stile di tanti altri titoli multiplayer asincroni dove l’abilità joypad (o tastiera e mouse) alla mano deve giocoforza convivere con un’abile pianificazione strategica e un buon uso di abilità passive o attive conquistate a suon di elmenti gacha (che sono poi le loot boxes dei tempi andati). L’azione è ricompensata con diverse tipologie di valute in-game spendibili sia nel potenziamento delle abilità apprendibili, che nella personalizzazione del proprio stile di gioco.

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I classici radar delle sfere del drago permettono anche di rintracciare sopravvissuti e chiavi del potere.

Nel momento in cui scriviamo il titolo Bandai Namco non lesina certamente in quanto a contenuti, ma non è nemmeno paragonabile alla profondità ludica di capi saldi del genere come il già citato videogioco a tinte horror di Behaviour Interactive – con i suoi vertiginosi alberi dell’abilità – o anche ad esempi più recenti, come il controverso Back 4 Blood con le sue carte da gioco collezionabili. Non che questo rappresenti un vero problema: è chiaro che il percorso preso da Bandai Namco è quello di riduzione all’osso della formula per creare qualcosa di tutto sommato inedito, ma partita dopo partita, specie quando ci si cala nel ruolo dei sopravvissuti, la sensazione è quella che la formula, seppur divertente quando funziona, non cambi mai in modo davvero considerevole come ci si aspetterebbe da un videogioco calato in un universo talmente ricco di possibilità come quello di Dragon Ball.

il percorso preso da Bandai Namco è quello di riduzione all’osso della formula per creare qualcosa di inedito

Si deve anche considerare una meccanica di combat letteralmente inefficace: se è vero che il combattimento deve essere l’ultima risorsa a disposizione dei sopravvissuti quando si tratta di cercare di rallentare – o addirittura fermare – l’implacabile avanzata dei mostruosi villain del pantheon di cattivi di Dragon Ball, è altresì notabile come questi scontri siano gestiti in modo specialmente grossolano, con un lock-on della telecamera sui nemici mai davvero affidabile, e combattimenti ravvicinati in cui non ci si sente mai davvero in controllo della situazione.

Bisogna ammettere che avvertire gli avversari avvicinarsi da lontano mentre il battito cardiaco prende il sopravvento è un’esperienza del tutto inedita nei videogiochi dedicati a Dragon Ball.

Il videogioco prevede che i sopravvissuti possano cambiare volto e impersonare i panni di vari guerrieri Z, ognuno con i propri colpi caratteristici e abilità uniche, ma a parte qualche esempio particolare, non si riscontra mai la possibilità di controllare con efficacia le onde energetiche e gli attacchi a distanza come si dovrebbe.

ESPRIMI UN DESIDERIO

Nei panni dei razziatori, invece, è facile perdere di vista i sopravvissuti che si attaccano corpo a corpo, poiché ad una prima raffica di colpi ci si trova spesso e volentieri con la telecamera puntata su elementi terzi, mentre le vittime inermi possono solo scappare approfittando della trasformazione in guerriero Z. Questo accade, anche riconoscendo il lavoro svolto nella cura con cui gli sviluppatori hanno caratterizzato i diversi razziatori: Cell, Bu e il perfido Frieza propongono approcci leggermente differenti all’azione – pur condividendo l’abilità di distruggere intere porzioni calpestabili delle mappe di gioco -, ma la loro grande mobilità deve comunque fare i conti con un sistema di approccio al combattimento assolutamente inefficace, e mai davvero tecnica come ci si aspetterebbe.

Non sarebbe Dragon Ball se non ci si trasformasse al raggiungimento di un nuovo livello di potenza: Bu mangia i sopravvissuti trasformati in cioccolatini per potenziarsi.

Menare colpi o sparare colpi energetici a vuoto è la prassi in The Breakers, e non è davvero comprensibile come gli sviluppatori abbiano del tutto evitato di prestare attenzione a questo aspetto, considerando come la principale forma di monetizzazione che deriva dal progetto – i già citati elementi gacha, o loot boxes – sia fondamentale per plasmare il proprio stile di gioco.

i gacha sono fondamentali per plasmare il proprio stile di gioco

E no, non si tratta mai di meri orpelli estetici: casualmente ci si può imbattere in sfere personaggio dotate di abilità effettivamente molto utili. Ed è inutile sottolineare come Dragon Ball: The Breakers sembra appartenere non ad una, ma a due generazioni di videogiochi fa in quanto a profilo tecnico: utilizzando asset tridimensionali presi sfacciatamente da videogiochi usciti nel decennio scorso, il videogioco che ha tutti gli elementi per essere un seppur timido esperimento di titolo multiplayer free-to-play è confezionato e venduto al prezzo di 20 euro.

il videogioco ha tutti gli elementi per essere un seppur timido esperimento di titolo multiplayer free-to-play

Ai quali vanno poi affiancate diverse micro-transazioni se si vuole davvero pensare di essere competitivi. Una scelta economica davvero singolare, che affiancata ad una presentazione tecnica decisamente poco appagante e a un sistema di gioco fin troppo limitato potrebbe far sorgere qualche riflessione di troppo sull’effettiva validità dell’intero progetto.

In breve: Dragon Ball: The Breakers è un videogioco rozzo e mal rifinito, ma non manca di inventiva. Quel che viene da chiedersi è se, a differenza di altri titoli multiplayers affini, avrà il tempo di evolvere e perfezionarsi nel corso del tempo, o se Bandai Namco provvederà a mettere fine al suo servizio prima che la formula di gioco venga effettivamente rifinita e arricchita come si deve.

Piattaforma di Prova: PC
Com’è, Come Gira: Su PC il videogioco si comporta abbastanza bene anche su build un po’ vecchiotte, assicurando un’azione a 4K e 60fps anche a bordo di una GTX 1080ti. E ci mancherebbe altro. Su PC il matchmaking è veloce e il netcode abbastanza stabile, ma su PS5 abbiamo riscontrato qualche problema di troppo: sperate di avere il NAT corretto.

 

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Pro

  • Una formula di gioco inedita applicata a Dragon Ball / Con il tempo potrebbe evolvere in un videogioco più curato...

Contro

  • … sempre che Bandai Namco non interrompa il servizio prematuramente / Prezzo di lancio non congruente all'offerta / Tecnicamente obsoleto / Meccaniche di combat da rivalutare / Inserire nelle loot boxes abilità importanti è un rischio non da poco.
5

Insufficiente

C'è chi dice che nella sua stanzetta, dietro una mole spaventosa di fumetti d'epoca giapponesi, si celino misteri infiniti. Da sempre appassionato di videogame made in Japan e delle opere animate di Kunihiko Ikuhara, dategli un qualsiasi J-RPG e lo renderete un orsetto felice.

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