Vertigo – Recensione

PC PS4 Switch Xbox One

La memoria spesso fa brutti scherzi, ma di fronte a un gioco decisamente non memorabile, forse è meglio così, no?

Sviluppatore / Publisher: Pendulo Studios / Microids Prezzo: 39,99 euro Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam, Epic Games Store, GoG), PlayStation4, Xbox One, Nintendo Switch Data di Lancio: Disponibile

Il canovaccio classico di una recensione imporrebbe di iniziare l’analisi con una qualche frase suggestiva, un aggancio brillante che introduca le principali tematiche del gioco finite sotto la lente dell’indagine lasciando però al contempo il lettore dubbioso su quale possa essere il valore finale del prodotto.




Per scoprirlo, di norma, bisogna aspettare le ultime righe dell’articolo. Invece in questo caso voglio fare un patto con voi lettori; in fondo ci conosciamo da tanto no? Direi che posso fidarmi. L’accordo è questo: io scopro le carte in apertura del prossimo paragrafo, voi però a fine lettura vi impegnate a guardare Vertigo di Alfred Hitchcock. Abbiamo un accordo? Bene, possiamo procedere.

VERTIGO O IL BLOCCO DELLO SCRITTORE

Vertigo è una libera reinterpretazione del classico di Alfred Hitchcock, che tuttavia non sfiora nemmeno lontanamente le vette della propria fonte d’ispirazione. Se non avete mai sentito nominare il film del 1958, continuate pure a leggere: averlo visto o meno non influirà granché sulla vostra esperienza con Vertigo dei Pendulo Studios. Certo qualche rimando c’è, sia diretto alla pellicola con cui il gioco condivide il titolo, sia più in generale alla produzione di Hitchcock, citata e rielaborata in più occasioni.

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Senza un gatto vicino a un portatile, si viene radiati dall’albo degli scrittori.

Nelle fasi iniziali dell’avventura l’occhio attento può scorgere persino il faccione del regista londinese tra le sedie di un cinema in un cameo che il team spagnolo non poteva ovviamente negare. Personaggi e ambientazioni del gioco distribuito dai francesi di Microids, tuttavia, sono del tutti scollegati da quelli conosciuti sul grande schermo.

Nelle fasi iniziali l’occhio attento può scorgere persino il faccione del regista londinese

Il protagonista in questa occasione è Ed Miller, scrittore che incontriamo nel pieno di una crisi di nervi in seguito a un incidente stradale su un ponte, sotto il quale si trova una macchina distrutta. Al suo interno, tuttavia, non verrà ritrovato alcun corpo: perché allora Miller è convinto di aver perso la moglie e la figlia in quella tragica occasione? C’è qualche collegamento tra questo delirio, la visione del padre suicida sul ponte e i temibili attacchi di vertigini che costringono lo scrittore a letto nei mesi successivi?

NEI MEANDRI DELLA MENTE (O DEL TEMPO)

Nonostante ci sia Ed Miller al centro dell’inquadratura nel suggestivo opening cinematografico, in cui ovviamente non mancano i rimandi e le strizzate d’occhio, la protagonista per buona parte del gioco è la dr.ssa Julia Lomas, psicoterapeuta chiamata a lavorare sul caso dello scrittore bloccato dalle vertigini. La strada scelta dai Pendulo per raccontare la ricerca della verità è ovviamente quella dell’avventura cinematografica, sulla scia delle produzioni Telltale o Quantic Dreams per intenderci. Se sulla carta questo format dovrebbe calzare a pennello a una reinterpretazione videoludica di un classico del cinema, nei fatti non tutto scorre per il meglio.

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Speriamo che questo momento di relax sia sfruttato dalla dr.ssa Lomas per un po’ di aggiornamento professionale.

Invece di optare per approccio pienamente cinematografico, come quello del recente As Dusk Falls ad esempio, il gioco di Pendulo Studios è infarcito di QTE e azioni contestuali (muovi lo stick per continuare la corsa, o aprire una porta) che non fanno altro che interrompere il flusso, invece di arricchirlo.

il gioco di Pendulo Studios è infarcito di QTE e azioni contestuali

In un gioco di questo tipo, ad ogni modo, la componente interattiva non è di solito quella più importante, tuttavia anche sul fronte narrativo l’andamento è costellato di alti e bassi. Se l’idea di rielaborare la tematiche del capolavoro hitchcockiano è apprezzabile, l’estensione verso cui questi concetti sono stati portati è invece discutibile. Nell’avventura del Vertigo videogioco la memoria diventa un meccanismo perfetto, un archivio inalterabile in cui i ricordi riflettono cristallizzati il reale, senza che la mente o le influenze esterne li minaccino di distorsione. Quello della dr.ssa Lomas nella mente di Miller è più che altro un viaggio nel tempo, una cosa abbastanza distante da un percorso terapeutico. Certo ci si può appellare alla sempre necessaria sospensione dell’incredulità, ma la pretesa di realismo del gioco non lavora in questo senso e chiunque abbia una seppur vaga conoscenza dei meccanismi terapeutici della psicologia si troverà spiazzato di fronte a metodi, approcci e deduzioni della dr.ssa Lomas.

Quello della dr.ssa Lomas nella mente di Miller è più che altro un viaggio nel tempo, una cosa abbastanza distante da un percorso terapeutico

Altri, probabilmente, rimarranno invece spiazzati rispetto ad alcune scelte narrative e raffigurative piuttosto forti compiute dagli autori, che non si sono fatti problemi a portare sullo schermo scene piuttosto crude, violente, ma soprattutto disturbanti, che costringono il giocatore a compiere azioni contrarie alla propria morale: certo accade anche altrove, ma l’interattività del mezzo impone di solito una qualche tipo di contestualizzazione, magari satirica, che ne smorzi gli effetti, qui invece assente. Non è nemmeno possibile evitarle, poiché la narrazione non si srotola attraverso bivi narrativi: al giocatore spesso non resta che scegliere cosa dire o come farlo, ma la strada verso il finale è tracciata.

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Un bel posto rassicurante dove passare la notte.

La narrazione già scricchiolante, poi, non è supportata da una recitazione digitale all’altezza delle ambizioni, per colpa di modelli poligonali un po’ impacciati nei movimenti e nelle espressioni, nonché di una recitazione poco partecipata. Facile immaginare che Vertigo non abbia goduto da un budget da AAA, ma per un’avventura narrativa sono limiti abbastanza impattanti.

ERA MEGLIO IL FILM

Benché non mi senta di stroncare del tutto Vertigo videogioco, arrivati alle ultime righe vi sarà chiaro come la pellicola di Hitchcock sia superiore sotto ogni punto di vista. A questo punto non vi resta dunque che mantenere la promessa e guardala (o riguardarla): buona visione!

In Breve: Il problema principale di Vertigo, probabilmente, è l’ambizione. Quando scegli una fonte di ispirazione così ingombrante, il rischio di finirne schiacciati è concreto. Il gioco dei Pendulo sceglie saggiamente di non ripercorrere la strada tracciata da Hitchcock, bensì di prenderne in prestito le tematiche. Purtroppo però riesce a mantenere alto l’interesse solo nelle fasi iniziali, poi una recitazione rivedibile e scelte narrative discutibili prevalgono sull’originalità. Il tentativo è di sicuro apprezzabile, il risultato decisamente meno.

Piattaforma di Prova: Nintendo Switch
Com’è, Come Gira: CPU, RAM, GPU, tipo disco (SSD, HDD)

 

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Pro

  • Rielabora in maniera originale / Avvincente nelle fasi iniziali / Ha il coraggio di osare.

Contro

  • Scene forti non adatte a tutti / Recitazione rivedibile / Scelte narrative che si prestano a diverse critiche.
6

Sufficiente

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