Whateverland – Recensione

PC

Come ben sa Vincent, il protagonista di Whateverland, inimicarsi una strega non è mai saggio: il rischio di essere imprigionati in un mondo alternativo in cui non si muore ma, a seconda delle proprie azioni, ci si trasforma in esseri orripilanti è altissimo.

Sviluppatore / Publisher: Caligari Games / Caligari Games, WhisperGames Prezzo: 19.99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 7 Disponibile su: PC (Steam) Data di Lancio: Già disponibile




Whateverland è il nome di questo strano luogo ove esistono leggi naturali singolari e personaggi ancor più bizzarri, ma è anche il titolo dell’avventura grafica creata da Caligari Games con cui mi sono cimentato recentemente.

QUESTIONE DI PRURITI

Bestia strana, Whateverland. Trattandosi di una produzione indipendente è un po’ più facile sorvolare su parte delle magagne mentre ci si arrabatta alla ricerca dei sette frammenti di magia con cui evocare la strega Beatrice e fuggire dalla prigionia. Eppure, alla fine della fuga per la libertà del protagonista Vincent e di Nick, la spalla che strizza l’occhio a Shakespeare, credo che anche il più magnanimo dei gamer non possa fare a meno di pensare che senza tali pruriti l’esperienza sarebbe migliore sotto tutti i punti di vista.

Per quel che concerne il gameplay siamo dalle parti del punta e clicca canonico

Per quel che concerne il gameplay siamo dalle parti del punta e clicca canonico, chi ama le avventure grafiche 2D old school sa già cosa aspettarsi: enigmi, puzzle, enigmi, dialoghi a scelta multipla ed enigmi. Rompicapo ora ben congegnati ora un po’ meno che, però, quando si fanno particolarmente interattivi, spesso richiedono una precisione dell’input al di là delle grezze possibilità dei controlli e perciò si rivelano più ostici del dovuto.

whateverland

Il mini-gioco strategico-sportivo Bell&Bones.

Da qui a essere vittime della frustrazione può diventare questione di attimi, minuti o chissà, è difficile stabilirlo con sicumera in quanto la soglia di sopportazione è soggettiva, fatto sta che una maggiore raffinatezza nel click non avrebbe guastato parimenti a delle spiegazioni sul da farsi meno… non pervenute: il più delle volte si intuisce dove vuole andare a parare un dato puzzle, quel dannato orologio ad esempio è lì e aspetta solo d’essere manomesso (c’è parecchio da scassinare, Vincent di professione fa il brigante) tuttavia ci sono circostanze in cui una manciata di indicazioni pratiche oltre al banale tutorial su come si utilizza il mouse non avrebbe di certo infastidito nessuno (si poteva magari renderle facoltative, alla peggio).

Una maggiore raffinatezza nel click non avrebbe guastato parimenti a delle spiegazioni pratiche meno… non pervenute

Whateverland è così e ha anche diversi piccoli bug, prendere o lasciare (risolvibili con delle patch, niente di tragico). Anche il semplice cliccare su un oggetto o un personaggio a lungo andare può dare noia perché, dev tapini, il menu delle interazioni non si toglie di torno cliccando altrove o col tasto destro ma si deve obbligatoriamente premere sulla freccia per chiuderlo. È una frivolezza, ne convengo, ma rende l’idea di ciò che intendevo prima parlando di pruriti. Un altro fastidio può rivelarsi il mini gioco Bell&Bones, una sorta di duello strategico-sportivo che non convince granché ma che – fortunatamente, per quel che mi riguarda – è evitabile grazie a dei gomitoli recuperabili qua e là (pro tip: non sprecateli!).

IL CARATTERE DI WHATEVERLAND

Al di là di questi difetti, Whateverland possiede delle caratteristiche che lo rendono comunque adatto a chi adora le avventure grafiche in ogni loro forma o quasi. La più importante è la non linearità, un colpo di genio che si traduce in una duplice strada per venire a capo dei problemi allorché, interfacciandosi con i vari NPC in possesso dei pezzi di magia ch’egli brama, Vincent può decidere di comportarsi da ladro oppure seguire la retta via e prodigarsi nell’aiutare il prossimo.

Vincent può decidere di comportarsi da ladro oppure seguire la retta via e prodigarsi nell’aiutare il prossimo

La non linearità si evince anche dalla possibilità di decidere in libertà dove recarsi fra le numerose tappe presenti sulla mappa, un gioco dell’oca dove siamo noi a scegliere su quali caselle fermarci che, scusate se è poco, aiuta l’esperienza a non ristagnare qualora ci si bloccasse in un determinato puzzle. Tutto ciò fa bene al gioco giacché ne aumenta la rigiocabilità, basti pensare che nella prima run non ci si può sollazzare con tutti i 19 minigiochi presenti nel gioco, per non parlare inoltre delle conseguenze delle nostre azioni che influenzano tanto il finale quanto il comportamento degli altri nei nostri confronti.

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La mappa in cui ci si può spostare liberamente.

Narrativamente parlando i dialoghi a scelta multipla si fanno apprezzare per l’umorismo nero e per la capacità di toccare argomenti anche seri con un tocco di macabra leggerezza, lo stesso velo di grottesco che s’adagia con eleganza timburtoniana sulle spalle di un art style in cui spiccano dei deliziosi disegni fatti a mano dai tratti volutamente marcati. Per il resto c’è da segnalare un buon doppiaggio in lingua originale, una localizzazione dei testi in italiano e un prezzo contenuto, altri tre elementi che aiutano ad apprezzare Whateverland e che, sospinti insieme agli altri pregi da un magistrale comparto audio cui davvero nulla si può imputare, permettono all’evidente personalità del gioco di risaltare nonostante i difetti.

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Il pezzo di magia mi serve, ma fino a che punto voglio spingermi per averlo? Ecco come funziona nella pratica l’approccio buono/cattivo.

Dunque, cosa ci rimane in mano dopo aver passato al setaccio il gioco di Caligari Games? Un’avventura punta e clicca non lineare dalla direzione artistica ispirata, una buona sceneggiatura, vari personaggi bizzarri con cui sarebbe divertente avere modo di approfondire la conoscenza (si può ma solo fino a un certo punto), sette ore circa di fuga da Whateverland che raddoppiano o quasi grazie a una rigiocabilità assicurata dalla duplice anima à la Angeli & Demoni ma anche qualche bug di troppo, dei controlli che possono dare noia in alcuni puzzle, alcune scelte di design per così dire bislacche (@dev: e gli enigmi legati all’inventario?) e la costante sensazione che un’ulteriore mano di polish non avrebbe fatto male.

In breve: Caligari Games poteva fare di più con Whateverland: Vincent e Nick sono una bella coppia, il contesto c’è, la componente narrativa pure e lo stesso vale per una direzione artistica ispirata, oltre a una colonna sonora da applausi. Sono proprio queste belle intuizioni a rendere ancora più fastidiosi i momenti in cui i controlli remano contro o quelli in cui un bug rovina la magia di un’avventura dalla doppia identità intrigante, per tacere di alcune decisioni di game design quantomeno discutibili. Whateverland è un mondo strano e altrettanto strano è il gioco omonimo, non me ne voglia Beatrice.

Piattaforma di Prova: i7 [email protected], Nvidia 3070 Laptop 8 GB, 16 GB di Ram e SSD
Com’è, Come gira: Nessun problema di fluidità in 3840×2160, ma sarebbe stato sorprendente il contrario data la leggerezza del gioco. La colonna sonora merita solo elogi e anche il comparto grafico simpaticamente dark sa il fatto uso.

 

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Pro

  • Art style e soundtrack promossi / Ottima rigiocabilità per essere un punta e clicca / Bella la doppia possibilità buono/cattivo.

Contro

  • I controlli remano contro / Qualche indicazione in più poteva starci / Necessita di ulteriore polish.
7.2

Buono

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