Isonzo – Recensione

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Dopo Verdun e Tannenberg, gli sviluppatori di Blackmill Games hanno deciso che è finalmente giunto il momento di dedicarsi al fronte italoaustriaco della Prima Guerra Mondiale. Isonzo ci porta a guerreggiare fra le Dolomiti e il Carso.

Sviluppatore / Publisher: Blackmill Games, M2H / M2H, Focus Entertainment Prezzo: 29,99€ Localizzazione: Completa Multiplayer: Online competitivo PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S Data di Lancio: Già disponibile

Curioso come vadano le cose: dopo decenni di prevalenza mediatica della Seconda Guerra Mondiale, pare che di recente sia la Prima ad avere un nuovo periodo di popolarità. Merito con tutta probabilità delle celebrazioni del suo centenario, che hanno dato un nuovo impulso a tutta una serie di progetti; fra i videogiochi, il primo di questa nuova ondata è stato l’ottimo Valiant Hearts (2014), e risale ad appena un paio d’anni dopo la discesa nelle trincee di un colosso di vendite come la serie Battlefield.




Fra questi due titoli, nel 2015, anche un piccolo studio di nome Blackmill Games prova a dire la sua, con uno sparatutto dall’accento più realistico ambientato sui campi di battaglia di Verdun. Il titolo riscuote un moderato successo, permettendo agli sviluppatori di spostarsi sul fronte russo-tedesco con Tannenberg (2019), e, infine, approdando anche sulle linee che videro opporsi Regio Esercito e Kaiserliche-und-königliche Armee con Isonzo, da poco pubblicato su PC e console.

ISONZO: BEL FIUME, MA NON CI VIVREI

Sei le mappe attualmente presenti nel gioco: Carso, monte Sabotino e città di Gorizia, rappresentative della sesta battaglia dell’Isonzo; Monte Fior e Monte Cengio, quest’ultima inclusiva del Forte Corbin, che ci permettono di vivere le fasi finali dell’offensiva di primavera, o Strafexpedition; e infine il Sasso di Sesto, in Alto Adige, che fu preso dalle forze armate italiane nel corso dell’agosto 1915. A dispetto del nome, dunque, Isonzo ci offre una buona panoramica dei campi di battaglia di questo fronte, non limitandosi semplicemente al versante friulano. Spiace forse un po’ per l’assenza di luoghi significativi come l’Ortigara, il Pasubio o l’Adamello, ma vanno tenute a mente due cose: la prima è che ritrarre anche campi di battaglia relativamente meno conosciuti è tutt’altro che una cattiva scelta; e la seconda è che Blackmill ha già fatto sapere che altre mappe saranno aggiunte nel corso dei prossimi mesi, confermando che fra le prime ci saranno monte Grappa e Caporetto, che arriveranno in contemporanea con le forze armate della Germania. Per quanto riguarda le mappe in sé, com’è d’usanza per questo genere di giochi, il team di sviluppo ha infatti effettuato viaggi nel Bel Paese per poter visitare i vari settori del fronte, e riprodurli in maniera più fedele possibile alla realtà, anche se naturalmente è stata fatta qualche concessione al gameplay. Per dirne una, ascendere al Sasso di Sesto nel gioco è sicuramente più agevole e meno faticoso di quanto sia nella realtà, al giorno d’oggi.

Isonzo Recensione

Disarmato nelle prime fasi della guerra, il forte Corbin vide i suoi cannoni sostituiti da tronchi di legno. Un trucco per ingannare gli osservatori nemici che ritroviamo in Isonzo.

IL GAMEPLAY DI ISONZO È MENO PERMISSIVO DI QUELLO DI ALTRI SPARATUTTO: UN COLPO E CADREMO A TERRA

Così come il resto della serie di Blackmill Games, anche Isonzo segue nella traccia di giochi come Red Orchestra e Insurgency: offrire cioè un gunplay molto meno arcade di altri sparatutto, il che in soldoni significa che ricevere un colpo (anche al corpo) significa ritrovarsi davanti alla schermata di respawn. C’è qualche eccezione: venire colpiti alle braccia o alle gambe ci ferirà invece di ucciderci sul colpo, ma a meno di avere bende a disposizione per fermare il sanguinamento il nostro soldato finirà ben presto a rimpinguare l’esorbitante novero dei morti della Grande Guerra. La selezione di armi privilegia le armi con otturatore a trazione, quindi con un rateo di fuoco non molto elevato; sono presenti armi automatiche (Villar Perosa M1915 per gli italiani, mitragliatrice Madsen per gli austroungheresi), ma limitate a una sola classe e che richiedono di essere sbloccate giocando. Limitato anche l’accesso a meccaniche come il 3D spot, riservato ad alpini e Kaiserjäger, che devono utilizzare il binocolo per poterlo attivare – naturalmente esponendosi così al tiro nemico.

SU PEI MONTI A GUERREGGIAR

L’unica modalità di gioco attualmente presente è l’Offensiva: uno dei due schieramenti, in base al campo di battaglia e agli eventi storici, assumerà il ruolo dell’attaccante: suo compito sarà conquistare o sabotare alcuni punti, mentre l’altro naturalmente dovrà difenderli. Come accade in altri sparatutto multiplayer, gli attaccanti hanno un sistema a “ticket”: dovessero finirli prima di riuscire a completare tutti gli obiettivi, verranno sconfitti. Isonzo prevede anche la possibilità di riempire le partite con bot – per la verità non stupefacenti in termini di intelligenza, ma utili per chi vuole prende familiarità con il gioco in un ambiente meno stressante, senza nemmeno perdere la progressione – ma è sicuramente l’aspetto multiplayer quello che rende interessante il gioco.

48 GIOCATORI POSSONO FORSE NON SEMBRARE MOLTI, MA IN REALTÀ IL RISULTATO È UN BUON BILANCIAMENTO

Isonzo offre server da 48 giocatori; forse per chi è abituato a sparatutto dalla scala molto più grande questo potrà sembrare un numero piccolo, ma al di là delle sicure considerazioni tecniche che hanno spinto a questa scelta, va detto che le mappe danno raramente l’impressione di essere vuote. Allo stesso tempo, un numero relativamente limitato di giocatori permette di evitare che si formino “effetti capannello” nelle strettoie, bloccando le partite in un continuo scambiarsi di colpi e granate degno di Una Pallottola Spuntata (sì, sto guardando proprio te, Operation Locker).

Isonzo Recensione

Attraversare la terra di nessuno del Carso non è compito piacevole. Figurarsi nel 1916.

Per il resto, il gioco è divertente: essere il primo a saltare nelle trincee, riuscire a fiancheggiare un gruppetto di soldati nemici, attraversare nubi di gas tossico, chinarsi a tagliare il filo spinato, sentire le bombe che fischiano e cadono tutto attorno a noi, sperando non finiscano per colpirci… beh, ecco, forse “divertente” non è sempre la parola giusta, ma d’altronde non è che vivere sul serio la Prima Guerra Mondiale debba essere stata tutta questa vacanza di salute, no? Su Isonzo, se non altro, possiamo respawnare tramite un sistema “a ondate”, cioè che permette a tutti i giocatori defunti di tornare sul campo di battaglia ogni circa venti secondi. Va anche sottolineato che, se la Prima Guerra Mondiale è passata alla storia per essere una guerra di posizione, le mappe di Isonzo offrono spesso passaggi alternativi e aree relativamente aperte: se ci sarà sicuramente chi si nasconderà in qualche cespuglio con tendina e stufetta a gas, l’impressione iniziale è che il camping non sia una tattica particolarmente diffusa né particolarmente efficace. Anche perché come già accennato, riunirsi troppo a lungo in una posizione statica significa fare da succulento bersaglio per bombardamenti vari…

QUESTIONE DI ESPERIENZA

Vale la pena spendere qualche parola anche sul sistema di progressione adottato da Isonzo. Tutte le classi – ufficiale, fuciliere, geniere, alpino e assaltatore – sono disponibili fin da subito; ulteriori opzioni di equipaggiamento vanno però sbloccate giocando e, una volta raggiunto un certo livello, completando una sfida specifica; le sfide delle truppe da montagna, per esempio, ruotano attorno all’individuazione delle forze nemiche. Oltre ad altre armi come per esempio l’antiquato ma ancora efficace fucile Vetterli-Vitali, troveremo bloccate dietro alla progressione anche granate (a mano, per gli assaltatori, e da fucile, per i fucilieri), oggetti non strettamente legati al combattimento (come la fiaschetta di grappa) e abilità passive specifiche di ogni classe.

I bot non sono particolarmente svegli. Aspettatevi un’esperienza molto diversa in multiplayer.

Ora, considerato che ciascuna classe ha il suo tracciato di progressione specifico, personalmente credo che la velocità in cui scaliamo i livelli non sia tremendamente veloce, sopratutto nell’ottica dei nuovi giocatori; Isonzo sarà pur sempre un gioco di nicchia che punta principalmente a una playerbase di appassionati, ma non sarei sorpreso se il muro posto di fronte alla possibilità di sperimentazione con i loadout dal sistema di progressione finisse per far presto perdere l’interesse a potenziali nuove reclute. Va detto che, come sopra accennato, è positivo il fatto che sia possibile progredire nei livelli anche giocando contro i bot, velocizzando dunque il processo; l’importante è che vi assicuriate di non attivare le opzioni avanzate al momento della creazione della partita.

TECNOLOGIA BELLICA

Così come i suoi predecessori, dal punto di vista tecnico Isonzo non è certo strabiliante. Sono stati fatti degli innegabili passi avanti rispetto a Tannenberg e sopratutto a Verdun, ma questo è pur sempre il prodotto di uno studio medio-piccolo, venduto oltretutto a un prezzo che riflette la cosa (30€, anche se per qualche giorno ancora lo potete trovare scontato). Alcune animazioni lasciano a desiderare, per esempio, e anche il sonoro delle armi non convince del tutto.

ISONZO È UN PRODOTTO DAL BUDGET NON ENORME, E QUESTO SI RIFLETTE NELLA COMPONENTE TECNICA

Ma non è tutto negativo: i modelli delle armi sono decisamente ben fatti, così come quelli delle uniformi dei soldati (ma lascio ad altri, più esperti dell’argomento, il giudizio sulla loro accuratezza). Attesa, ma in ogni caso pregevole la decisione di doppiare ciascuno schieramento con la lingua che lo caratterizza; un doppiaggio che forse non entrerà negli annali del videogioco, ma comunque di buona qualità. Un peccato, però, che gli austroungarici parlino solo tedesco: l’impero ospitava infatti al suo interno numerose nazionalità (per dirne qualcuna, croati, sloveni, bosniaci e naturalmente italiani) e questo si rifletteva anche nelle sue forze armate.

Isonzo Recensione

In vendita potete già trovare vari DLC, ma sono tutti puramente cosmetici.

Nel complesso, se Isonzo non è certo un gioco che muoverà milioni di copie in virtù della sua natura da prodotto di nicchia, e se tecnicamente non è certo una sfavillante gemma, non si può che guardare con favore al lavoro che ha fatto Blackmill Games. Certo, sarebbe sciocco negare che in questo c’è anche un po’ di amor patrio: il fronte austro-italico tende talvolta a essere visto come secondario, quasi una nota a piè di pagina in quello che è stato il primo conflitto mondiale, e non può che far piacere vederlo qui rappresentato come protagonista. Ma, a maggior ragione, questa vicinanza per così dire sentimentale avrebbe reso ancora più pesanti eventuali delusioni. Fortunatamente, la netta impressione è che lo studio abbia decisamente messo impegno e passione nella creazione di Isonzo. E speriamo che la recentemente annunciata partnership con Focus Entertainment porti a sviluppi positivi (magari anche a livello di budget) sia per questo titolo che per eventuali futuri capitoli della serie.

In Breve: Così come i suoi predecessori, Isonzo è un gioco che punta a una nicchia di giocatori non particolarmente grande. Questo, naturalmente, non significa che il lavoro fatto da Blackmill Studios non sia meritevole; ma approcciandosi a questo sparatutto multiplayer è importante tenere a mente sia il suo budget non particolarmente ampio, sia le sue meccaniche di gameplay non necessariamente volte ad attirare la platea di giocatori di Battlefield e Call of Duty. Un titolo solido, dunque, ma è bene sapere a cosa si va incontro.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: GTX 1070, AMD Ryzen 3600, 16 GB RAM, SSD NVMe
Com’è, Come Gira: Visivamente e tecnicamente non siamo certo ai livelli di un Battlefield, ma ciò che Isonzo non offre in conteggio poligonale riesce a supplire bene in termini di cura nella ricreazione di campi di battaglia realmente esistiti e dell’immersività offerta.

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Pro

  • Campi di battaglia molto ben ricostruiti / Atmosfera azzeccata / Divertente, specie se giocato in gruppo.

Contro

  • Gameplay che perdona poco / Tecnicamente così così / Progressione un po’ lenta.
8.4

Più che buono

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

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