Dopo il bellissimo Sheepo, Kyle Thompson torna con una nuova arcade adventure che ci mette nei panni di un topolino guerriero su cui nessuno avrebbe puntato per “salvare il mondo”!
Sviluppatore / Publisher: Kyle Thompson / Armor Games Studios Prezzo: 16,79€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile Su: PC, Xbox Series X/S, Xbox One, Nintendo Switch Data di Lancio: Già disponibile
Da underdog, sfottuto dai suoi colleghi, partendo un po’ per caso, per dire di averci almeno provato, fare un’esperienza nuova.
È così che inizia l’avventura di Iko in Islets, nuova opera di quel matto di Kyle Thompson nel ruolo “faccio-tutto-io” di artista, programmatore e game designer (mentre le musiche sono state composte da un altro Thompson, Eric), che racconta di un mondo fluttuante, spezzato, diviso dall’obsolescenza di un’opera d’ingegneria fenomenale; sei motori magnetici che un tempo (e per molto tempo) avevano unito i 6 micro-continenti di questo piccolo mondo, dove la vita scorreva placida, pacifica e sostenibile, ora ricoperti di muschio, dimenticati da molti ma non da tutti. Da allora avventurieri improvvisati provano a riaccendere i magici generatori, come fosse un rito di passaggio, affrontando pericoli di tutti i tipi, naturali e non, mostri e tre misteriose entità che cercano in tutti i modi di tenere tutto diviso com’è.
Questa idea narrativa si traduce pari-pari sulla mappa, che andrà letteralmente composta nella sua interezza riattivando i magneti, rigorosamente protetti da boss sempre originali e con uno spiccato gusto per il bullet hell, che è un po’ un filo conduttore anche coi nemici normali ed è parte di un’indole “arcade” che dà vita a 2 specifiche caratteristiche di gameplay: un combat system veloce, snello e croccante, che alterna spada e arco (con una cadenza più da mitragliatore!) e un level design a cui piace giocare sadicamente col protagonista, mettendo spunzoni, trappole e mostriciattoli un po’ ovunque e negandogli di recuperare salute, se non raccomandando l’anima agli dei davanti alle statue-save point.
Questo rende la spedizione sempre intrigante, a tratti sorprendente (con trovate geniali sparse qua e là), impreziosita da piccoli puzzle e brillanti interconnessioni tra le ambientazioni, mantenendo al contempo il livello di sfida sempre elettrico ma mai frustrante, dove ogni bioma, pur nel suo prevedibile layout, ha sempre una caratteristica di gameplay dominante, che siano piattaforme mobili, nuvole-portale, compattatori di rifiuti (!), trabocchetti da tempio Inca alla indiana Jones o semi da cercare e piantare per far crescere fiori “alti alti alti” per proseguire.
ogni bioma, pur nel suo prevedibile layout, ha sempre una caratteristica di gameplay dominante
Da questo punto di vista donano varietà e verve le sequenze a bordo della navetta volante di Iko (mezzo fondamentale per raggiungere le isolette ancora alla deriva), inizialmente una vera e propria bagnarola con quattro assi di legno tenute insieme dallo sputo che andrà però a potenziarsi fino a diventare una vera e propria macchina da guerra, protagonista di alcune boss fight stile shoot ‘em up particolarmente esilaranti.
E a proposito di potenziamenti vale la pena accennare come il nostro Iko può diventare più coraggioso, forte e infine moderatamente devastante raccogliendo appositi oggetti raffiguranti la sua stessa effige, tendenzialmente ben nascosti con puzzle e stanze dedicate, per poi scegliere tre differenti opzioni casuali, che variano dal denaro (sempre utile e da scambiare, a sua volta, per altri power up) alla potenza dello schianto in salto, dall’attacco base alla salute, fino a cose più particolari come nemici che esplodono sempre più fragorosamente quando sconfitti (danneggiando così i loro simili) o due proiettili extra durante il doppio salto (si, escono proprio da lì, dove state pensando), che possono sempre tornare utili.
Tutti questi elementi, idee classiche e bizzarre, consuetudini del genere e genialate, riempiono fino all’orlo un gioco compattissimo
E poi insomma, esplorare è bello anche perché Islets è una gioia per gli occhi, con quei colori alla Ghibli, fondali evocativi nella loro semplicità, variegati, che passano letteralmente da giardini paradisiaci a discariche piene di sacchi del nero, impreziositi da un’affascinante mitologia e popolati da creature ben animate e adorabilmente tratteggiate, mentre la colonna sonora e gli effetti danno ancora più profondità e corpo a questo piccolo mondo, con scelte musicali spesso deliziosamente strambe, un po’ storte, capaci di ronzare nelle orecchie ben oltre l’orario di chiusura. Ai due Thompson non manca certo personalità e la loro ultima opera ne è piena zeppa.
In Breve: Islets è un metroidvania compatto, simpaticissimo, pieno di idee e di personaggi adorabili. Un mondo disegnato a mano, bellissimo, diviso in sei parti da riunire, ricostruire, partendo per un’avventura tanto folle quanto epica. Indole da action platform arcade, esplorazione sempre curiosa e senza momenti morti, che culmina in boss fight caratteristiche e diaboliche. Certo, la precedente opera di Kyle Thompson, Sheepo, era ancora più matta e particolare, mentre Islets si appoggia di più sugli stilemi del genere per trovare fondamenta solide, accendendo qualche déjà-vu, ma quanta morbidezza nel gameplay, che freschezza e che densità, con ogni partita, anche breve, capace di soddisfare e strappare più di un sorriso. Un cioccolatino.
Piattaforma di Prova: Nintendo Switch
Com’è, Come Gira: Una gioia per gli occhi che non crea problemi a nessun hardware.