Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection – Recensione

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Molto più di una banale collezione di rom, The Cowabunga Collection si presenta come il degno complemento all’ottimo Shredder’s Revenge.

Sviluppatore / Publisher: Digital Eclipse / Konami Prezzo: 39,99 euro PEGI: 12 Localizzazione: Testi Multiplayer: Cooperativo/competitivo offline/online Disponibile Su: PC (Steam), PS4, PS5, Nintendo Switch, Xbox One, Xbox Series X/S Data di Lancio: 30 agosto 2022

C’è poco da fare: quando si parla di preservazione, pochi possono vantare la passione di Digital Eclipse. Dove altri mettono assieme una manciata di rom senza eccessive cerimonie, la compagnia californiana fa un deciso passo avanti, cristallizzando digitalmente l’affresco temporale in cui i giochi nascono e vengono fruiti a vantaggio delle generazioni future.




La Cowabunga Collection non fa eccezione con la sua gargantuesca collezione di giochi, presentando tredici titoli pubblicati da una Konami in grandissimo spolvero. Il prolifico franchise dei rettili di Laird e Eastman visto da una delle più amate software house giapponesi nel suo momento di massima gloria, una produzione importante che abbraccia console a otto e sedici bit, assieme alle indimenticabili PCB da sala giochi.

L’ENCICLOPEDICA THE COWABUNGA COLLECTION

Se avete letto il mio speciale pubblicato su uno degli ultimi TGM conoscerete a menadito i titoli qui presenti, ma per i più sbadati ecco un sommario riassunto. Si parte dal primo TMNT per NES nel lontano 1989, bizzarro quanto anarchico adattamento scritto da una Konami che non aveva ben capito da dove prendere ispirazione, indecisa tra i fumetti originale e il colorato cartone animato di Fred Wolf.

Quando si parla di preservazione, pochi possono vantare la passione di Digital Eclipse.

Poi c’è l’esplosione dirompente del primo coin-op uscito nel medesimo anno, un fenomeno culturale che aprì la strada a tanti altri belt scroller su licenza per Konami. Dal suo stampo arrivano due episodi per il NES, la conversione diretta (ma con alcune aggiunte esclusive) del capostipite a gettoni e The Manhattan Project, un gioco originale scritto da un minuto gruppo di giovani sviluppatori (Kuu Neru Asobu, ovvero magia, dormi, gioca) affamati di successo. Passiamo dunque al terzetto uscito per Game Boy, che spazia da un paio di cloni di Spartan X fino al leggendario Radical Rescue (1993), ovvero il prototipo di Symphony of the Night diretto da Hiroyuki Fukui in persona.

The Cowabunga Collection

Questa copertina firmata Mike Dooney divenne l’iconica illustrazione del primissimo gioco.

Si torna subito in sala giochi con lo stupendo Turtles in Time (1991), seguito migliorato in tutto che arriva più o meno direttamente su console: il Super Famicom si becca un adattamento molto simile ma con alcune importanti differenze, mentre l’anno seguente il Megadrive saluta le tartarughe che finora lo avevano snobbato con The Hyperstone Heist, una sorta di remix dell’originale. Per finire ci sono le tre versioni (NES, Super Famicom e Megadrive) di Tournament Fighters, laddove le tartarughe e i loro bizzarri nemici si trovano invischiati nell’obbligatorio gioco di combattimento competitivo senza il quale non eri davvero nessuno negli anni Novanta. Abaco alla mano ci siamo: tredici titoli, da giocare con un bel po’ di agevolazioni moderne come il salvataggio delle posizioni, la possibilità di riavvolgere l’azione, ben tre filtri per scimmiottare i vecchi tubi catodici e addirittura il gioco online per quattro di loro, ovvero I due coin-op, The Hyperstone Heist e la versione SNES di Tournament Fighters. È ancora poco?

HO TUTTI I DATI IN MEMORIA

Mettiamo le mani avanti: non tutti gli esponenti della raccolta hanno retto benissimo la prova del tempo. I primi due per Game Boy rispecchiano quella semplicità della prima ora che li rende una curiosità destinata a perdere fascino dopo un paio di partite, mentre il Tournament Fighters a otto bit rappresenta un po’ il saluto da parte delle Turtles verso il glorioso NES: dovuto, certo, ma destinato a sbriciolarsi in un mercato allora stretto nel braccio di ferro tra Capcom e SNK.

Non tutti gli esponenti della raccolta hanno retto benissimo la prova del tempo.

Tutti, però, beneficiano di una serie di cheat mode attivabili a piacere. Volete eliminare il flickering e i rallentamenti nei giochi a otto bit? Fatto! Desiderate vedervela con un esercito insensato di nemici nei due coin-op? Le PCB originali sarebbero probabilmente esplose con tutti quegli sprite su schermo, ma ora potete farlo tranquillamente. Ogni titolo può essere giocato nelle differenti versioni territoriali, e spesso queste opzioni extra cambiano a seconda della situazione.

The Cowabunga collection

Basta richiamare la guida strategica per imparare trucchi degni del maestro Splinter!

Inoltre, volendo, potete rilassarvi e far giocare il computer al posto vostro, assistendo a replay pazzeschi: se continuate a perdere nel primo livello di Turtles in Time, magari guardare la partita di un mostro che brutalizza il gioco senza perdere un’oncia di energia potrebbe insegnarvi un trucchetto o due. Se invece vi basta una spintarella extra, ecco una bellissima guida strategica dedicata alla raccolta, realizzata da Digital Eclipse in perfetto stile Nintendo Power, con cinquanta pagine di mappe, trucchi e strategie per giocare come ai vecchi tempi. Varrebbe la pena stamparla, altroché!

QUANT’È PROFONDA LA TANA DELLA TARTARUGA?

Se volete esagerare, le Turtles vi danno il benvenuto nella loro base operativa nelle fogne, dove troverete buona parte di quello che ha gravitato attorno al franchise. Si va dalle scansioni di manuali e confezioni fino alle pubblicità e alle apparizioni su cataloghi vari, passando per le colonne sonore e toccando le copertine dei fumetti e le diverse serie TV, mostrate attraverso schermate prese dalle singole puntate.

The Cowabunga Collection offre un database inestimabile, una finestra sul modus operandi della Konami che più ci piace.

Grandi assenti i giocattoli, forse per motivi inerenti ai diritti, che nel caso delle TMNT sono un mal di testa veramente da capogiro. Ma ci si riprede presto dando uno sguardo ai documenti di sviluppo dei vari giochi, con appunti, bozze e una mole di dettagli tale da far impazzire qualunque amante del game design, in una raccolta di materiale mai visto prima d’ora. Non preoccupatevi se non distinguete un kanji da uno scarabocchio, dato che tutte le traduzioni necessarie appariranno con la pressione di un singolo tasto. Si tratta di un database inestimabile, una finestra sul modus operandi della Konami che più ci piace, circondata da una maniacale cura per i particolari.

Le traduzioni rendono i documenti di design un tesoro inestimabile quanto inedito.

Qualche passo falso c’è, dovuto però ai diritti di cui parlavamo prima: il tema originale delle Turtles è presente sotto forma di cover, ed è stato sostituito anche nell’iconica introduzione del primo coin-op; allo stesso modo, le onnipresenti inserzioni di Pizza Hut sono state rimosse da TMNT 2: The Arcade Game per NES.

 

In Breve: The Cowabunga Collection è un’opera di preservazione magistrale, nonché il modo migliore per contemplare giocando l’ascesa delle Turtles nel periodo di massimo splendore di Konami, contestualizzando il tutto all’interno di una cornice storica creata con quel gusto e quella competenza che solo Digital Eclipse può vantare.

Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: Una raccolta di gioco provenienti dagli anni Novanta non dovrebbero mettere in pensiero i muscoli di PS5, e infatti non lo fanno. Francamente dubito ci siano problemi di sorta anche sulle altre piattaforme, contando anche il talento di Digital Eclipse.

 

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Pro

  • Opera di documentazione e preservazione straordinaria / Ben tredici giochi provenienti dal periodo d'oro di Konami / Se siete fan delle TMNT, qui troverete i più bei giochi appartenenti al loro passato.

Contro

  • Alcuni titoli non reggono benone la prova del tempo, e le tre declinazioni di Turtles in Time tendono ad assomigliarsi parecchio / Peccato per quei fastidiosi diritti...
8

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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