Arcadegeddon – Recensione

PC PS4 PS5 Xbox Series X

In Arcadegeddon una mega corporazione malvagia rischia di piantare le sue grinfie sull’ultima sala giochi indipendente della città. Per fortuna che ci siamo noi a salvare la situazione, magari con l’aiuto di qualche amico.

Sviluppatore / Publisher: IllFonic / IllFonic Prezzo: € 29,99 Localizzazione: Testi
Multiplayer: Cooperativo e competitivo online PEGI: 12+ Disponibile su: PC (Epic Games Store), PS4, PS5, Xbox Series X|S Data di lancio: Già disponibile

Avete mai sentito parlare della FunFunCo? Probabilmente no, ma nel caso in cui decideste di giocare all’ultima fatica di IllFonic sappiate che vi scontrerete spesso con gli sgherri di questa organizzazione volta a controllare l’intera industria dei videogiochi. Ecco perché il nostro protagonista si trova a dare una mano a suo zio Gilly, il proprietario dell’ultima sala giochi indipendente di una città futuristica.




Gilly chiede aiuto a suo nipote Plug, e quindi a noi, per provare a tenere alla larga i colletti bianchi della FFC che stanno facendo di tutto per mandare gambe all’aria la sua attività. Dopo aver provato con le buone a impossessarsi della sala giochi (la classica offerta che non si può rifiutare), ovviamente i cattivoni di turno hanno iniziato a giocare sporco arrivando a creare un virus che sta lentamente contagiando e convertendo l’ultima creazione di Gilly, che non solo gestisce la sala ma si occupa anche di sviluppare i videogiochi disponibili nella sua attività.

DIVERTIMENTO PROCEDURALE

Nella sua missione di sviluppare il videogioco definitivo, zio Gilly ha preso tutti i titoli realizzati nel corso della sua lunga carriera e li ha fusi all’interno di un unico “super gioco”: una simulazione virtuale che cambia ogni volta che ci si proietta al suo interno. Peccato che il virus immesso nel codice dalla FFC si stia lentamente impossessando della simulazione, piegandola al volere di questa corporazione senza scrupoli.

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All’interno dell’hub possiamo accettare missioni, personalizzare Plug e accedere alle modalità di gioco.

Spetta a noi entrare – da soli o in compagnia di un massimo di tre giocatori – dentro questa simulazione procedurale ed eliminare gli invasori digitali che si manifestano sotto forma di bot armati di tutto punto, demoni cibernetici, micidiali creature esplosive, e chi più ne ha più ne metta.

Nella simulazione funziona tutto come in un roguelite moderno

Nella simulazione funziona tutto come in un roguelite moderno. Per esempio i livelli sono sempre diversi in ogni run, dal momento che l’algoritmo si occupa di modificare l’ordine dei vari tasselli del mosaico. È poi possibile trovare delle casse del tesoro che contengono monete, armi di qualità variabile in base alla loro colorazione (da comune a leggendario), nonché degli hack che vanno a migliorare le statistiche di Plug durante la singola incursione nella simulazione, magari aumentando i danni inflitti sferrando un colpo critico oppure velocizzando la rigenerazione dello scudo.

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La sala giochi di Gilly è popolata da personalità bizzarre, come questa simpatica coppia di wrestler professionisti.

Prima di entrare nella simulazione, però, possiamo accettare delle missioni dalle varie gang che popolano la sala giochi di Gilly. Portando a termine questi obiettivi verremo ricompensati con oggetti di personalizzazione (giacche, cappelli, skin, ecc), gettoni utili a sbloccare potenziamenti permanenti e punti esperienza che fanno salire di livello il protagonista garantendogli l’accesso ad abilità sempre più potenti. In Arcadegeddon vi è dunque un sistema di progressione che permette al giocatore di personalizzare il proprio personaggio non soltanto dal punto di vista prettamente estetico, ma anche sul versante delle sue capacità marziali. Per dire, Plug è dotato di due slot per abilità attive che vanno dal lancio di palle infuocate alla creazione di buchi neri che attirano e danneggiano i nemici, giusto per citarne un paio, più tre spazi per capacità passive. Queste possono essere potenziate tra un’incursione e l’altra permettendo al giocatore di plasmare il personaggio sulla base del proprio stile di gioco, tant’è vero che è pure possibile scegliere il loadout di armi iniziali, a patto di averle sbloccate lungo l’avventura.

LE DUE FACCE DI ARCADEGEDDON

Se quindi la componente PvE di Arcadegeddon convince appieno grazie al giusto mix di proceduralità e controllo offerto al giocatore, non si può dire lo stesso di ciò che concerne l’ambito PvP. Onestamente faccio molta fatica a comprendere il senso del multiplayer competitivo in un’opera simile, soprattutto considerando la qualità a dir poco scadente delle varie modalità di gioco implementate dagli sviluppatori.

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Giocando in PvP veniamo teletrasportati in apposite arene per darcele di santa ragione.

All’interno della sala giochi di Gilly, che funge da hub in cui si fa capolino dopo ogni scampagnata nella simulazione, è presente anche una macchina speciale che permette di connettersi ad altri utenti in giro per il globo per scontrarsi in una serie di otto minigiochi scelti a caso da una playlist. Ogni match dura una manciata di minuti e garantisce ai giocatori un ammontare di punti variabile a seconda della loro posizione finale in ogni minigioco. Alla fine della serie vince chiaramente chi ha accumulato il punteggio più alto. Non vi sono ricompense particolari, se non dei biglietti da spendere in oggetti cosmetici, la stessa valuta che si ottiene in quantità maggiore giocando in PvE.

Faccio molta fatica a comprendere il senso del multiplayer competitivo in un’opera simile

Il problema maggiore è riconducibile alle modalità PvP, come scrivevo poc’anzi. Queste risultano poco ispirate, come la modalità deathmatch con armi casuali o un’altra in cui il pavimento scompare improvvisamente e vince l’ultimo che resta in piedi. In linea di massima, però, il PvP risulta davvero poco divertente e non vi è alcun motivo di preferire il multiplayer competitivo alla co-op, se non quando costretti dalle missioni delle gang.

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Le monete raccolte durante l’avventura possono essere spese nei negozi per acquistare armi e potenziamenti.

Infine, nonostante il lungo periodo di Accesso Anticipato, gli sviluppatori si sono lasciati scappare qualche bug di troppo. Per esempio a volte il comando per raccogliere un’arma o aprire una cassa non risponde, oppure l’aiuto alla mira via pad si rivela particolarmente fastidioso nello spostare da solo e con una certa repentinità la visuale verso il bersaglio (non sempre quello che si vuole colpire). In più, la traduzione in italiano del gioco non appare completa: varie linee di testo sono rimaste in inglese, mentre altre sono state tradotte male in maniera letterale. Un esempio su tutti: il multiplayer “free for all” è diventato “gratis per tutti”. Perlomeno strappa un sorriso.

In breve: Arcadegeddon si è rivelato uno sparatutto con struttura roguelite ben congegnato soprattutto nella sua componente principale PvE, che può essere affrontata sia in solitaria che in cooperativa assieme ad altri tre amici. Il buon senso di progressione e la possibilità di personalizzare il personaggio sulla base del proprio stile di gioco rendono l’esperienza di gioco particolarmente godibile. Alla lunga soffre di una certa ripetitività di fondo, ma è una critica comune a molti altri esponenti dello stesso genere. Da dimenticare, invece, tutto ciò che concerne il multiplayer competitivo.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: Non si registrano particolari problemi sulla console PS5, se non qualche lieve frame drop nelle situazioni più concitate con molti nemici a schermo.

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Pro

  • Un roguelite ben strutturato. / Buona progressione del personaggio. / Adrenalinico al punto giusto.

Contro

  • Modalità PvP inconsistenti. / Vari bug da correggere. / La colonna sonora può risultare fastidiosa.
8

Più che buono

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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