Dopo la parentesi di Space Assault, gli italiani di 34BigThings sono tornati sul terreno che ha donato loro la popolarità, e cioè le corse anti-gravità in piena tradizione F-Zero, WipeOut e soci. Vediamo come se la cava Redout 2.
Sviluppatore / Publisher: 34BigThings / Saber Interactive Prezzo: 29,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Online Competitivo PEGI: ND Disponibile Su: PC (Steam, Epic Games Store), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S; su Nintendo Switch nel mese di luglio Data di Lancio: Già disponibile
Redout 2 mette subito in chiaro un concetto: è veloce. Molto veloce. Della serie che se in una gara non arrivi a toccare i 1.250 (milleduecentocinquanta) km/h, non ti becchi il punteggio pieno. Nella categoria di vetture più lente.
REDOUT 2, TRA VECCHIO E NUOVO
Dall’uscita del primo capitolo, ormai quasi sei anni fa, gli sviluppatori non se ne sono rimasti con le mani in mano, né si sono limitati a svolgere il compitino. Abbandonata la dubbia strada shooter percorsa dallo spin-off Space Assault, questa volta i nostri compatrioti sono tornati a buttarsi a capofitto nei racer AG. I primi cambiamenti sono evidenti fin dalle prime schermate, in cui balza all’occhio la nuova veste grafica, che abbandona lo stile low poli che pure riusciva a imprimere una personalità di tutto rispetto, e abbraccia uno stile molto più ricco che rende i circuiti un vero spettacolo da guardare e in cui perdersi a osservare ogni dettaglio. Se non fosse che la gara richiede la nostra intera attenzione. Ecco, andrò anch’io dritto al sodo per parlare del modello di guida di Redout 2. Veloce. Tecnico. Brutale. Veloce. Preciso. Veloce. L’avevo già detto? Scusate. Fatemi aggiungere solo un’altra cosa. Veloce.
Per quanto si spacci per un arcade, questo gioco richiede una perizia di guida pari se non superiore a quella necessaria per dominare le classi più veloci dei veicoli di WipeOut, e i controlli che dobbiamo imparare alla perfezione lo dimostrano fin da subito. Oltre alla normalissima sterzata, in Redout 2 si può andare di strafe, il che ha due funzionalità uguali e opposte: nelle curve più dure, lo strafe chiude maggiormente l’angolo di sterzata, mentre in altre situazioni serve come una sorta di aggiustamento di sbandata per non finire contro le barriere a bordo pista (quando ci sono), con relativa perdita di preziosissimo tempo. Va aggiunto il controllo verticale, visto che piegare verso il basso o l’alto la punta della nostra navicella è fondamentale per evitare rallentamenti nei frequentissimi cambi repentini di inclinazione del circuito.
redout 2 è talmente superveloce da avere due tipi diversi di turbo
FARE O NON FARE. NON ESISTE GUIDARE COSÌ COSÌ
Non mi metto quasi mai a raccontare così in dettaglio tanti elementi di gameplay di un gioco, ma per Redout 2 penso che sia importante farlo, soprattutto per dare un’idea precisa della quantità di elementi che vanno a comporre un complesso stile di guida in cui si fa molto in fretta a finire in fondo alla classifica. Nemmeno il livello di difficoltà più facile è poi così banale, e bastano pochi sbagli per perdere posizioni importanti. C’è l’opzione del flashback per rimediare agli errori più grossolani, ma il titolo di 34BigThings è così efficace nel trasmettere, anzi nell’infondere l’idea di velocità, che semplicemente non avrete voglia di attivare il flashback. Vi sembrerà di fare una cosa lenta, macchinosa, vi sembrerà di tornare indietro, mentre ogni atomo della vostra volontà vorrà invece andare avanti, veloci, più veloci, superare i vostri avversari, superare la barriera del suono, fino a superare anche la dannatissima gravità. I circuiti giocano un ruolo fondamentale, in primo luogo con i tracciati veri e propri, che ci fanno sfrecciare tra ambienti fighissimi mentre a un certo punto cominceremo a chiederci se siamo ancora a testa in giù, dopo tutti quei vortici centripeti che ci spingono in su, in giù e di lato.
Le ambientazioni in cui le gare si svolgono sono anche quelle fantastiche. La prima che mi ha davvero lasciato a bocca aperta è la miniera Tartarus, uno spazio vastissimo che si spinge nelle profondità del sottosuolo e in cui riescono a trovare spazio statue dalle dimensioni epiche lambite da fiumi di lava. Pensavo fosse difficile superare quel livello di spettacolarità. Poi ho gareggiato lungo la linea dell’orizzonte di un buco nero. Non so se mi spiego. Mi pare abbastanza chiaro che Redout 2 mi abbia preso come pochi altri giochi grazie alla sua frenesia unita alla necessità di effettuare manovre precise e complesse nelle parti guidate dei suoi circuiti, quindi capirete che devo fare uno sforzo per tornare pienamente in me e portare alla vostra attenzione alcune sbavature che impediscono a questo racer AG di assurgere all’Olimpo dei titoli da cui trae ispirazione. Redout 2 è difficile, ma questo di per sè va anche bene. Il problema nasce nel momento in cui al giocatore non vengono dati gli strumenti necessari per affrontare tale difficoltà nel modo più appropriato possibile.
UN PECCATO CHE IL CONTENUTO SINGLE PLAYER NON SIA MOLTO SVILUPPATO
In Breve: Le gare di Redout 2 hanno qualcosa di stupefacente: da una parte richiedono tecnica, precisione, attenzione, e al tempo stesso ti prendono in maniera viscerale al punto che non riesci a pensare ad altro che a spingere sempre più forte fino a sfiorare la disintegrazione totale, che sia per il surriscaldamento o perché si è finiti troppo vicini a un buco nero. Per arrivare al capolavoro totale, però, gli sviluppatori di 34BigThings avrebbero dovuto rimpolpare le modalità di gioco per offrire un’esperienza più varia e completa, specie in un’ottica di allenamento. La speranza è l’ultima a morire, e la storia ci dice che la software house italiana supporta i propri titoli per i mesi e anni a venire.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel i7-7700k (4.2 Ghz), Geforce GTX 1080 8GB, 8GB RAM, HDD
Com’è, Come Gira: Ho giocato a 2560×1440 con i dettagli al massimo ed è tutto schizzato via alla velocità della luce senza alcun intoppo. L’effetto blur al massimo del turbo rende bene le velocità pazzesche senza però creare confusione.