Treasures of the Aegean – Recensione

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La civiltà Minoica è sempre stata un mistero per gli amanti di storia e archeologia: all’apice dello sviluppo, è scomparsa senza tracce. Oggi riemerge nell’adrenalinico Treasures of the Aegean dei catalani Undercoders.

Sviluppatore / Publisher: Undercoders / Numskull Games Prezzo: 19,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile Su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch Data di Lancio: Già disponibile

C’è quell’aforisma sulla differenza tra copiare e rubare che suona sempre come un campanello d’allarme per chi si guadagna da vivere spargendo lettere su un foglio. E allora voglio giocare a carte scoperte e dirlo subito che la migliore introduzione di Treasures of the Aegean l’ha già realizzata il buon Calzati, affabulante bardo redazionale, perciò cos’altro potrei fare se non rubare spudoratamente e lasciare che siano le sue parole a descriverlo: “un videogioco che mescola in parti più o meno uguali Indiana Jones/Uncharted/Tomb Raider (setting archeologico/avventuriero con mercenari alle calcagna), Mirror’s Edge (parkour platforming), La-Mulana (enigmi ambientali da decifrare, ricordare e risolvere sentendosi parecchio intelligenti), Deathloop (loop temporale che si chiude ogni quarto d’ora circa che rende la risoluzione degli enigmi di cui sopra ancora più impegnativa e intrigante), il tutto incastonato in una struttura da metroidvania bidimensionale moderno, ambientato su un’isola misteriosa spuntata all’improvviso al largo di Santorini, fittizio cuore pulsante della fu civiltà minoica”. Non male, eh?

OK, MA COS’È, DUNQUE, TREASURES OF THE AEGEAN?

La risposta più facile a questa domanda è un: un gioco con uno stile grafico che colpisce al primo sguardo. Il riferimento più immediato è quello della serialità fumettistica USA, ma sparato su uno schermo in 4K con quel look ultra definito del digitale, reso ulteriormente brillante dal ricorso a colori accesissimi, brillanti, sparati ad abbagliare la pupilla dello spettatore.

Treasures of the Aegean

Mosaici e altre opere nascondono spesso indizi preziosi.

Il fumetto torna in mente anche per la gestione delle scene di intermezzo, di fatto gestite come vignette statiche in cui sopra le silhouette dei personaggi si sovrappongono baloon coi dialoghi che raccontano l’intreccio sentimentale e lavorativo di Marie Taylor e James Andrew, archeologi e cacciatori di tesori capitati (non per caso) a Santorini proprio nella sera in cui l’antica e un tempo scomparsa isola di Thera ha deciso di riemergere dai flutti nel mezzo di un’eruzione vulcanica.

CURRI CURRI, MARIE

Se nella sua bellezza statica Treasures of the Aegean si lascia ammirare, l’adorazione inizia invece quando l’azione frenetica invoca la sua parte. Marie è un’esploratrice agilissima, in grado di correre rapida e sfruttare le superfici per concatenare mosse di parkour, balzi, scalate e scivolate. Sotto i suoi piedi scorre una mappa sconfinata fatta di cunicoli, pertugi, passaggi e tesori, enormi statue antiche, necropoli, velieri naufragati decine di secoli addietro e complicati meccanismi che attendono da troppo tempo che qualcuno li azioni.

non c’è da fermarsi troppo ad ammirare il magnifico panorama: il mare intende reclamare Santorini e tutti i suoi tesori!

Alle pendici di quel minaccioso vulcano fumante appena emerso dalle acque che bagnano la Grecia, si nasconde una civiltà sottratta agli occhi del mondo tantissimo tempo fa: ma non è il caso di abbandonarsi troppo a riflessioni nostalgiche, perché nel giro di 14 minuti quello stesso vulcano è intenzionato a riprendersela. Di solito succede con un gran tremolio e qualche crollo, lasciando a Marie giusto il tempo di afferrare la mano tesa del suo James dalla portiera di un elicottero, e allontanarsi perdendo per sempre il suo provvidenziale telefono GPS sul suolo reclamato dal mare.

STOP: REWIND!

Il vulcano erutta, il pianeta si sgretola, il tempo si riavvolge e quel GPS finisce tra la meni di uno stranito uomo di Neanderthal. Poi di colpo ritroviamo Marie a Santorini, una nuova vignetta ci racconta un pezzetto mancante della sua storia, poi Thera riemerge ancora una volta, la nostra protagonista si lancia nuovamente nell’esplorazione e si ritrova in un punto casuale delle rovine, mentre il GPS temporale ha mappato la parte esplorata nel loop precedente. E così via, per altri 14 minuti (o un po’ di più, a seconda dei progressi) a correre, saltare e scivolare, raccogliere reperti, studiare marchingegni e scansare i nemici armati. Già, perché la nostra adorata coppia di… ehm, amanti dell’arte non è la sola a trovare interessante la comparsa dal nulla di un’isola in mezzo all’Egeo. Anzi, vista la rapidità con cui è comparso un sottomarino carico carico di uomini armati si direbbe che qualcuno fosse pronto.

Ciao, ti mando una cartolina dalla Grecia.

Ora, quel qualcuno devo ammettere che non ero certo io, perché Treasures of the Aegean ha superato le mie aspettative, per quanto già ben nutrite grazie alla garanzia del buon Calzati, oltre ogni previsione iniziale. Forse ingannato dal look affascinante (soprattutto per un malato di comics come me), ma anche un po’ cheap con la sua estetica da gioco mobile, forse depistato dal curriculum dei catalani Undercoders di cui – lo ammetto – non avevo mai sentito parlare prima, forse crogiolato nella spocchia di chi pensa ormai di averle viste tutte e di saper giudicare un gioco dalla copertina, Treasures of the Aegean mi ha preso alla sprovvista come un mattoncino LEGO sul pavimento nel buio delle sei di mattina.

TREASURES OF THE AEGEAN MI HA COLTO DI SORPRESA COME UN MATTONCINO LEGO SUL PAVIMENTO

Non solo è molto più grande di quanto sia lecito attendersi, non solo continua a sfoderare nuove inattese svolte quando ormai non ce le si aspetta più, ma la sua dosata combinazione di generi lasciata scorrere nel collo di una breve clessidra costringe ad essere rapidi di mano e svelti di testa; e poi stuzzica, stimola ed esalta. Insomma, nel giro di poco quello che sembrava un giochino, di colpo è un’ossessione, un’intuizione su quel dannato puzzle che sboccia mentre cucini e ti fa mangiare di fretta. E allora dentro, un’altra corsa a perdifiato nel cuore della montagna che trema ed esplode. Finché, ancora una volta, sul più bello finisce. Boom, rewind. Altro giro?

In Breve: Quando pensi di aver visto e di sapere tutto, dal nulla spunta uno studio catalano che mette insieme una combinazioni di genere così ben dosata da lasciare a bocca aperta. Treasures of the Aegean ha la mappa dei metroidvania, ma non prevede upgrade: solo la capacità di esplorare a 200 all’ora, saltando con precisione e facendo frullare le meningi con altrettanta velocità ed efficacia. Il tutto avvolto il una trama che si affida ai sempre poco sfruttati miti di Creta avvolgendoli in un loop temporale che consente di rivisitarli in un eterno ritorno che regala sempre qualche nuovo dettaglio.

Piattaforma di Prova: Xbox Series X
Com’è, Come Gira: Sulla Xbox Series X su cui l’abbiamo provato, Treasures of the Aegean colpisce subito l’occhio col suo stile pulitissimo, da comic book ultradefinitivo. Quando poi è in movimento è ancora meglio: sempre fluido, senza mai un’esitazione.

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Pro

  • Riuscito mix di generi / Mappa sconfinata / Attinge a miti poco inflazionati.

Contro

  • I controlli ogni tanto incespicano.
8.5

Più che buono

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